www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 27-11-06
da Partito Comunista Portoghese
Lisbona 10-12/11/06: Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai
Manifestazione conclusiva.
Discorso di Jeronimo de Sousa, Segretario Generale del Partito Comunista Portoghese.
Lisbona, 10-12 novembre 2006
L’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai ha avuto il suo epilogo in un grande comizio, seguito da migliaia di persone e in cui sono intervenuti rappresentanti di alcuni partiti presenti alla conferenza. Il discorso conclusivo è stato tenuto da Jeronimo de Sousa, Segretario Generale del Partito Comunista Portoghese.
Del suo importante contributo, abbiamo ritenuto di proporre le parti riguardanti alcune rilevanti questioni di carattere teorico, l’analisi della situazione internazionale e il richiamo alla necessità dell’unità del movimento comunista internazionale, quale condizione imprescindibile di un più ampio fronte delle forze progressiste e antimperialiste di tutto il mondo.
Compagni,
E’ per noi motivo di grande gioia ospitare nel nostro paese l’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, con la partecipazione di un così grande numero di delegazioni di Partiti che – come il PCP in Portogallo – stanno resistendo e lottando nei loro paesi contro l’offensiva del capitale, per difendere gli interessi dei lavoratori, per alternative di progresso e giustizia sociale, per la pace e per il socialismo.
La vostra presenza, compagni, che abbiamo voluto valorizzare con questo Comizio di Solidarietà perché possiate sentire il calore della nostra amicizia e del nostro sincero riconoscimento, costituisce un incentivo per la nostra lotta.
Essa dimostra che, al contrario di quanto i nostri avversari vanno dicendo, i comunisti portoghesi non sono isolati e che hanno amici in tutto il mondo. Ma dimostra anche che in tutti i continenti, nelle più diverse condizioni e forme, la resistenza e la lotta dei lavoratori e dei popoli continua. Dimostra che i comunisti e il movimento rivoluzionario non sono condannati al “declino irreversibile”, come affermano i predicatori della “fine della storia”, della “fine delle ideologie” e della “fine della lotta di classe”. Dovunque, ci sono forze che si pongono l’obiettivo di una società socialista nei loro programmi e nelle loro lotte, che difendono i valori e gli ideali del socialismo e del comunismo, che hanno un’influenza reale nel movimento sociale e nella vita politica di numerosi paesi.
No, compagni. Il comunismo non è “morto” e non morirà. Fino a quando la società sarà divisa in classi sociali, fino a quando ci sarà sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, fino a quando la contraddizione di fondo tra lavoro e capitale non sarà superata, non solo ci sarà spazio per i Partiti Comunisti, ma la loro esistenza e la loro solidarietà internazionalista diventeranno sempre più necessarie.
Perché è evidente che i tempi di tremenda regressione che viviamo oggi a livello internazionale hanno le loro radici nel sistema di sfruttamento capitalista, nella dittatura del grande capitale, nella corsa al massimo profitto (che sempre più si forma nella sfera non produttiva, speculativa, dei traffici criminali), nella dittatura del mercato che è dominato dai grandi gruppi economici e finanziari multinazionali.
La violenta offensiva dello sfruttamento che la cosiddetta “globalizzazione” rappresenta, con l’attacco ai diritti e alle conquiste storiche dei lavoratori e la regressione sociale, addirittura di civiltà, che l’accompagnano, rappresenta un atto d’accusa contro il capitalismo e la sua incapacità di risolvere i problemi dei lavoratori e dei popoli.
La realtà dimostra la necessità, già a suo tempo dimostrata da Marx, Engels e Lenin, di riorganizzare la società su nuove basi, in cui i lavoratori e il popolo – e non i profitti – possano trovarsi al centro delle politiche, ed in cui le magnifiche conquiste della scienza e della tecnologia (di cui le multinazionali si sono impossessate) possano essere messe al servizio di un reale miglioramento delle condizioni di vita e servire a porre fine ai flagelli della disoccupazione, delle malattie, della fame, dell’analfabetismo, che affliggono il pianeta e che, invece di essere combattuti, sono vergognosamente strumentalizzati per impedire una presa di coscienza rivoluzionaria dei popoli oppressi e per riprodurre i meccanismi di sfruttamento e sottomissione del capitalismo.
E’ vero che il capitalismo ha dimostrato una sorprendente capacità di resistenza e adattamento e che l’edificazione del socialismo, dopo millenni di società basate sullo sfruttamento e sull’oppressione dell’uomo da parte dell’uomo, si è rivelata più complessa, tormentata e lunga di quanto avessero previsto i comunisti in epoca di avanzata liberatrice. Le disfatte del socialismo hanno lasciato campo libero all’espressione della natura sfruttatrice e oppressiva del capitale. L’imperialismo è passato all’offensiva, cercando di recuperare le posizioni perdute nel corso del XX secolo in durissime battaglie di classe che hanno compreso due guerre mondiali distruttrici e che hanno richiesto alle forze progressiste, e in primo luogo ai comunisti, convinzione, coraggio e determinazione rivoluzionaria.
Ma la necessità del superamento rivoluzionario del capitalismo non solo non è venuta meno con la disintegrazione dell’URSS e la scomparsa del socialismo come sistema mondiale, ma è diventata ancora più attuale e più urgente. La vita conferma quotidianamente che il capitalismo non solo è incapace di superare le sue contraddizioni, ma che queste tendono sempre più ad acutizzarsi. Ed è evidente che la accelerata centralizzazione e concentrazione del capitale che è in corso in tutto il mondo e la concentrazione del potere politico ed economico nelle mani dei grandi gruppi transnazionali, allarga straordinariamente la base sociale di appoggio antimonopolista e anticapitalista. Esposta alle drammatiche conseguenze sociali e ambientali derivanti dalla corsa al massimo profitto e dalla corsa agli armamenti, è la sopravvivenza stessa dell’Umanità ad essere messa in discussione, e ciò rende l’alternativa del socialismo ancora più urgente e necessaria.
(…)
Partito patriottico e internazionalista, e cosciente delle sue responsabilità nei confronti del popolo portoghese e sul piano internazionale, il PCP proseguirà la sua lotta in difesa di una politica estera e di difesa che assicuri la sovranità e l’indipendenza nazionale, per un’Europa di pace, progresso e cooperazione e per un mondo libero dalla minaccia imperialista, più democratico, più pacifico, più giusto.
La lotta contro questa UE del grande capitale e delle grandi potenze e per un’altra Europa di pace, progresso e cooperazione rappresenta un particolare indirizzo del nostro intervento, in cui si inserisce la realizzazione, il 16 dicembre, di un Incontro Nazionale sulle conseguenze per il Portogallo di 20 anni di adesione alla CEE e l’attenzione che concentreremo sulla presidenza portoghese dell’Unione Europea nel corso del secondo semestre del prossimo anno.
E’ nostro dovere, insieme con gli altri partiti comunisti e le forze della sinistra di tutta Europa, fare tutto ciò che è possibile per fermare i tentativi , in particolare da parte della Germania, di salvare il “trattato costituzionale” che i referendum in Francia e in Olanda hanno bocciato senza appello. Occorre fare di tutto affinché vengano respinte le politiche neoliberali, che continuano malgrado l’intensa lotta che contro di esse conducono i lavoratori e le popolazioni in numerosi paesi.Occorre fare di tutto per cambiare il corso militarista che vede impegnata l’Unione Europea.
Le contraddizioni e le rivalità tra i grandi blocchi imperialisti – USA, UE/Germania e Giappone – non impediscono ad essi di coordinare aspetti fondamentali delle loro politiche contro i lavoratori e contro i popoli. Il compromesso raggiunto tra USA e UE per collaborare nel Medio Oriente, per ciò che riguarda Palestina e Libano, è molto grave e non sarà mai fatto abbastanza per denunciare le responsabilità dell’UE, per le azioni e per le omissioni, nel vero e proprio strangolamento del popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania. Sul piano militare questo compromesso arriva al punto di pretendere di “costituzionalizzare” “l’alleanza transatlantica” e il ruolo della NATO, il che costituisce un flagrante smentita delle teorie che difendono la militarizzazione dell’UE e la sua affermazione come blocco economico-politico-militare che assicurerebbe “l’autonomia dell’Europa” e contrasterebbe le pretese egemoniche dell’imperialismo nordamericano.
La lotta contro il militarismo e la guerra, per il disarmo e in difesa della pace, della solidarietà con i popoli vittime dell’ingerenza e dell’aggressione imperialista, è un compito fondamentale del momento che attraversiamo. In tal senso, il PCP lotta per il ritiro delle truppe di aggressione dall’Iraq, dall’Afghanistan e dagli altri paesi occupati, per lo scioglimento della NATO, contro le basi militari straniere, per accordi che conducano all’eliminazione delle armi nucleari.
Un altro serio motivo di preoccupazione in relazione al quadro internazionale riguarda i crescenti attacchi ai diritti, alle libertà e alle garanzie che stiamo registrando. Con il pretesto della cosiddetta “guerra al terrorismo”, di cui Bush è grande paladino, si fanno strada concezioni e pratiche autoritarie, persino fascistizzanti.
Tutti i giorni ci arrivano nuove notizie di crimini di guerra, di flagrante violazione dei diritti umani più elementari in prigioni e campi di concentramento, di attività illegali e criminali della CIA e degli altri servizi segreti dell’imperialismo, di massacri di popolazioni civili, di sequestri e torture, di misure e leggi che mirano a criminalizzare la resistenza all’oppressione e a inquisire e persino a mettere fuorilegge forze progressiste. La recente approvazione da parte del Congresso degli USA della “legalizzazione” della tortura costituisce una deriva fascistizzante tanto più grave in quanto non ha registrato alcuna reazione significativa da parte delle “democrazie occidentali”, sempre così pronte a sguainare la spada contro i popoli che intendono sottomettere in nome dei diritti umani.
In questo contesto, assistiamo ad un’accentuazione del revisionismo storico, al tentativo di dare una copertura al fascismo e al rilancio dell’anticomunismo, con la messa fuorilegge della Gioventù Comunista Ceca – a cui assicuriamo la nostra ferma solidarietà – e l’approvazione da parte del Parlamento Europeo di una mozione che tenta di criminalizzare l’ideologia comunista stessa. Tutto ciò esige la lotta più ferma perché non si avveri ciò verso cui ci mette in guardia il poema di Brecht: “prima prenderanno i comunisti” e gli altri non si preoccuperanno finché non verrà il loro turno.
Compagni,
La situazione internazionale presenta effettivamente tratti inquietanti che non dobbiamo sottovalutare. Ma presenta contemporaneamente, confermando le analisi e le prospettive indicate dal XVII Congresso del PCP, elementi di fiducia nella possibilità di invertire l’attuale pericoloso corso dello sviluppo mondiale e di realizzare avanzate progressiste e persino rivoluzionarie.
Dovunque prosegue la resistenza e la lotta dei lavoratori e i popoli in un processo che conosce scontri durissimi e sofferenze inimmaginabili, come nel caso dell’eroico popolo palestinese, ma in cui sono anche possibili sorprendenti vittorie e svolte progressiste. E’ ciò che sta accadendo in America Latina, con un’onda di speranza che comporta certamente l’esistenza di molte questioni aperte e di incertezze e che è nel mirino dell’imperialismo, ma che al punto in cui è giunta – con l’eroica resistenza di Cuba socialista, la rivoluzione bolivariana in Venezuela, la svolta a sinistra in Bolivia e i processi democratici in Brasile e in altri paesi, e i colpi inferti al progetto ricolonizzatore dell’ALCA – costituisce già un grande incoraggiamento per le forze progressiste di tutto il mondo.
Gli USA e i loro alleati, in Afghanistan e in Iraq, stanno apprendendo una lezione che da tempo avrebbero dovuto imparare, ma che la natura del capitalismo porta a dimenticare: i popoli non si sottomettono ai diktat dell’imperialismo, aspirano alla libertà e alla giustizia sociale, non rinunciano alla propria sovranità. Coloro che davano per certa e rapida la sottomissione di questi popoli si trovano invischiati nello stesso pantano che essi hanno creato, con perdite crescenti e una crescente opposizione alla guerra delle opinioni pubbliche nei loro stessi paesi. Bush, in un raro momento di lucidità, ha persino paragonato l’Iraq al Vietnam, cosa che non è del tutto vera, ma che indica bene la fortissima resistenza con cui le truppe di occupazione devono fare i conti.
Si, compagni. In condizioni molto diverse, dovunque la resistenza e la lotta di liberazione dei lavoratori e dei popoli prosegue. Potremmo moltiplicare gli esempi, cominciando dall’Europa, dove hanno luogo scioperi, dimostrazioni ed altre azioni di massa contro l’offensiva del capitale. Ma c’è un popolo che qui non vogliamo dimenticare, che deve affrontare una cospirazione contro il suo diritto a decidere, in piena sovranità, il proprio futuro: il popolo di Timor Est, al quale esprimiamo – come pure alla sua grande forza di liberazione, il Fretilin – la fraterna solidarietà dei comunisti portoghesi.
Compagni,
L’esperienza del PCP e della Rivoluzione portoghese conferma che l’avanzata del processo di liberazione e la lotta contro l’imperialismo, richiedono la combinazione della lotta in ogni paese con la cooperazione a livello internazionale, e che il patriottismo e l’internazionalismo sono due facce della stessa medaglia. Profondamente coinvolti, come siamo, in compiti nazionali, nella lotta contro le politiche di destra del governo del Partito Socialista al servizio del grande capitale, ci stiamo contemporaneamente impegnando per contribuire al rafforzamento della cooperazione di tutte le forze di sinistra e antimperialiste e in primo luogo – non in alternativa, ma come condizione necessaria per il rafforzamento di un vasto fronte antimperialista – all’incremento della cooperazione tra i partiti comunisti e operai.
Pensiamo che al giorno d’oggi, con l’allargamento dello spettro delle classi e degli strati sociali che sono colpiti dallo sfruttamento del grande capitale e che sono oggettivamente interessati al superamento rivoluzionario del capitalismo, anche la nozione di internazionalismo si stia allargando; ma il suo nucleo centrale, a nostro avviso, continua ad essere la solidarietà tra i lavoratori, la cooperazione tra i comunisti, l’internazionalismo proletario. Da qui deriva l’importanza, in un quadro più largo di cooperazione tra le forze antimperialiste e rivoluzionarie, che attribuiamo all’Incontro che si sta svolgendo a Lisbona e al nostro impegno – sempre nel rispetto dell’indipendenza di ogni partito e della diversità delle rispettive posizioni – per lo sviluppo dell’azione comune o convergente.
I tempi che viviamo sul piano mondiale sono tempi difficili di resistenza e di accumulazione delle forze, ma sono anche tempi di lotte eroiche e di grandi potenzialità progressiste e rivoluzionarie, in cui i partiti comunisti, fianco a fianco con le altre forze progressiste e rivoluzionarie, hanno un ruolo insostituibile da svolgere. La nostra stessa esperienza di 85 anni di lotta ci insegna che il principale fattore di resistenza e di avanzata liberatrice risiede nel Partito e nel suo stretto legame con la classe operaia e le masse, risiede nella difesa intransigente delle caratteristiche forgiate nella lotta – la natura di classe, l’ideologia marxista-leninista, la democrazia interna, l’obiettivo del socialismo, il patriottismo e l’internazionalismo – che assicurano la sua coesione e unità e definiscono la sua stessa identità comunista. E ci insegna anche che il rafforzamento della solidarietà internazionalista dei comunisti, dei progressisti, dei lavoratori e dei popoli, è indispensabile per invertire il pericoloso corso attuale di sviluppo mondiale e conseguire nuove avanzate liberatrici.
Nel valorizzare e ringraziare la presenza a Lisbona e al nostro comizio di rappresentanti di tante organizzazioni amiche, vogliamo assicurare loro - e a quelli che, per le difficoltà, non sono potuti essere presenti – l’amicizia dei comunisti portoghesi e augurare grandi successi nella lotta che conducono nei loro paesi.
Viva l’Incontro Internazionale!
Viva la solidarietà dei comunisti, dei lavoratori e dei popoli!
Viva il PCP!
Traduzione per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare