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- pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 24-11-07 - n. 204
Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai
Minsk, 3-5 novembre 2007
Intervento di Ghennadij Zjuganov, in rappresentanza del Partito Comunista della Federazione Russa
La causa della Rivoluzione d’Ottobre vive e trionfa
Il 7 novembre 1917 è la data cruciale nel calendario dei più importanti avvenimenti del XX secolo: quel giorno si realizzò la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre che ha aperto la strada all’edificazione di una società senza guerre, violenza e oppressione per tutta l’Umanità. Questa società che sorse inizialmente in Russia oggi è l’obiettivo a cui aspirano molti popoli. Il nuovo secolo nella vita di tutte le nazioni sarà caratterizzato dall’aspirazione delle nazioni a realizzare quei limpidi ideali per cui hanno fatto la rivoluzione i nostri padri e nonni.
Le rivoluzioni non si fanno su commissione. La Rivoluzione d’Ottobre non è stata un “esperimento” teorico, ma un’opportunità reale e unica per la Russia di assicurare la sua autoconservazione nazionale come Stato in una situazione di bancarotta militare, politica ed economica, di disintegrazione territoriale ed incapacità sociale totale del blocco latifondista-borghese dominante.
La Rivoluzione di Febbraio, che fu una sorpresa per la maggior parte delle forze politiche, si è trasformata nel punto culminante della crisi di tutto l’antico sistema politico-sociale della Russia e non ne ha rappresentato certamente l’inizio. Se consideriamo quelli che sono i settori essenziali della vita di qualsiasi stato e popolo, constatiamo che stavano attraversando una profondissima crisi ed erano stati distrutti completamente già prima del 1917.
La Rivoluzione ha contribuito a raggiungere il culmine del movimento rivoluzionario in tutto il mondo. “Giù le mani dalla Russia Sovietica!”, questa fu la parola d’ordine della vasta campagna di solidarietà delle forze progressiste del mondo con la giovane repubblica. Mentre i governi borghesi cercavano di soffocare la rivoluzione, il proletariato mondiale al contrario sosteneva i popoli della Russia nella lotta contro l’aggressione del capitale e l’intervento straniero. In vari paesi furono intrapresi sforzi eroici per instaurare il potere dei lavoratori. La Rivoluzione d’Ottobre del 1917 fu anche il catalizzatore della lotta di emancipazione nazionale in Oriente – Cina, India, Mongolia, Turchia – e nei paesi dell’Africa.
La svolta della storia
La lotta si è sviluppata per realizzare necessità che erano maturate oggettivamente ed era aperta a differenti sbocchi. V.I. Lenin non negava la possibilità della via “burocratico-reazionaria” della restaurazione di un potere statale forte, dell’integrità del paese, del risorgere della sua economia. Ma segnalava sempre che i bolscevichi lottano per la via “democratico-rivoluzionaria” di soluzione di questi problemi, in quanto la più adeguata agli interessi della maggioranza del popolo, attraverso l’emancipazione e l’autogestione delle vaste masse popolari.
Le persone intelligenti e perspicaci esistono in tutte le classi e strati sociali. Nella misura in cui si acutizzava la crisi, la necessità e l’inevitabilità di misure urgenti si rendeva evidente per tutti i politici in grado di orientarsi, anche solo un poco, nella situazione. Così, nella notte della vigilia dell’insurrezione di Pietrogrado, uno dei leader dei menscevichi, Dan, si recò al Palazzo d’Inverno e a nome di molti membri del Consiglio Provvisorio della Repubblica Russa cercò di convincere Kerenski ad avviare immediatamente la promulgazione di decreti del Governo Provvisorio per dare soluzione pratica ai problemi della pace e della terra. Kerenski respinse la proposta.
In altre parole, la possibilità di realizzare trasformazioni burocratico-reazionarie, vale a dire la “rivoluzione dall’alto”, la cui personificazione era a suo tempo stata Stolypin, si era completamente esaurita in Russia. Le classi governanti della vecchia Russia avevano avuto la possibilità di risolvere gli stessi compiti a modo loro, ma non seppero approfittarne e dovettero abbandonare la scena. Insieme a loro scomparve il vecchio stato.
Il diritto al potere si sarebbe potuto conseguire solo con la libera competizione delle differenti forze politiche, cercando di ottenere l’appoggio della maggioranza della popolazione, vale a dire superando o perlomeno riducendo la divisione sociale.
I Soviet riuscirono a realizzare questi compiti e ciò rappresenta un evento storico. Il tentativo delle altre forze di rovesciarli con le armi nel corso della Guerra Civile fu infruttuoso, il che confermò una volta di più il carattere legittimo del Potere Sovietico.
Il Grande Ottobre salvò lo Stato Russo
La Rivoluzione d’Ottobre segnò l’inizio di una nuova riunificazione dello Stato russo.
Oggi è di moda incriminare i bolscevichi e Lenin del fatto che “divisero” un paese “unito e indivisibile” in repubbliche nazionali. Scusate, ma la divisione si produsse non nel 1922 ma nell’estate 1917. Per esempio, la Polonia ottenne l’indipendenza per mano del Governo Provvisorio immediatamente dopo la Rivoluzione di Febbraio. In Ucraina, la Rada Centrale capeggiata da Vinnichenko fece la stessa cosa che Kravchuk ha ripetuto nel 1991. Così è stato dappertutto, dai paesi del Baltico fino al Turkestan. L’Impero Russo come comunità non ha cessato di esistere in conseguenza della Rivoluzione d’Ottobre. In queste condizioni ricadde su Lenin il compito di dare soluzione al problema del ristabilimento dell’unità statale nazionale dell’Impero Russo. Trovò e propose la formula dell’unione delle repubbliche uguali in diritti, già esistente in quel momento.
Il risultato della Rivoluzione d’Ottobre e della Guerra Civile rappresenta la vittoria del metodo democratico-rivoluzionario di salvezza e riunificazione della Russia contro il metodo burocratico-reazionario.
Fu una combinazione unica di circostanze ad obbligare la Russia a procedere sulla via dello sviluppo socialista, malgrado l’immaturità di molte “premesse del socialismo”, soprattutto sul terreno economico.
Il paese fu salvato. Iniziò la costruzione di una nuova società. La prima preoccupazione del Potere Sovietico fu quella di aprire a tutti i cittadini l’accesso all’educazione. La scuola aprì le sue porte a tutti, gli istituti e le università ai più capaci, non ai più ricchi. L’Unione Sovietica è diventata il paese più istruito e con il maggior numero di lettori del mondo.
Il grandioso piano GOELRO assicurò al paese la più moderna industria energetica, cambiò radicalmente la vita e le tecnologie industriali. In breve tempo furono creati i settori industriali moderni che non esistevano nella Russia zarista. Il paese poteva produrre per conto suo tutto il necessario per lo sviluppo e il progresso, per difendersi dall’aggressione esterna.
Il diritto al lavoro non venne garantito a parole ma con la creazione di nuovi posti di lavoro, con il diritto al riposo, con il passaggio dei palazzi e delle tenute dei ricchi alla proprietà del popolo lavoratore.
Nel paese apparvero nuove città, si costruirono case a ritmi accelerati, dai quartieri operai, dai tuguri e dalle baracche la gente si trasferiva in appartamenti confortevoli.
I teatri e le sale per concerti si aprirono a tutti. Nei palazzi della cultura e nei club rurali ogni persona poteva esprimere il proprio talento e capacità.
I bambini erano l’unica classe privilegiata del paese. Già la prima generazione sovietica crebbe istruita, forte, sana e patriottica e fu in grado di spezzare la macchina bellica più poderosa del mondo: l’esercito fascista che riceveva armi e alimenti, equipaggiamento bellico e risorse dall’Europa. La Grande Vittoria fu il trionfo e la miglior prova della potenza del regime sovietico. La Bandiera rossa con falce, martello e stella venne innalzata sul Reichstag espugnato.
Negli anni del dopoguerra, il Potere Sovietico nei tempi più brevi ricostruì il paese in rovina, e fu il primo paese tra gli stati partecipanti alla guerra ad abolire il sistema delle tessere di razionamento. Il Potere Sovietico ha salvato il paese e il mondo dalla minaccia mortale con il proprio scudo militare missilistico. Ha usato l’atomo per fini pacifici, costruendo la prima centrale elettrica atomica e la prima nave a propulsione nucleare. Appena quattordici anni dopo una dura guerra, il lancio del primo satellite artificiale aprì all’Umanità la via delle stelle. L’assistenza medica e l’educazione gratuite, l’espansione della costruzione di abitazioni e i prezzi stabili, la salute morale della società e un alto livello culturale erano valori fondamentali che assicuravano la crescita demografica, ed ogni cittadino poteva avere fiducia nel presente suo e dei suoi figli.
I popoli dell’Unione Sovietica vivevano in amicizia e concordia, si celebravano milioni di matrimoni internazionali, si preservava con cura l’eredità culturale e le tradizioni di ogni popolo. Il potere della Potenza Sovietica nato nel fuoco della Rivoluzione d’Ottobre permetteva di preservare la pace sulla Terra, contenere le ambizioni degli imperialisti e non lasciar passare i diktat della “democrazia delle bombe”.
Però il regime sociale della giustizia e delle pari opportunità, della fratellanza dei popoli e del lavoro creatore non piaceva a tutti. I nemici del socialismo, del regime sovietico, nascondendo per qualche tempo la propria avidità e desiderando lucrare in modo parassitario sul lavoro di altri, si sono infiltrati negli organi supremi del potere. Ricorrendo alla demagogia, alla verbosità, alle promesse menzognere e all’inganno, hanno spogliato il popolo di tutte le sue conquiste. Facendo appello alle caratteristiche più vili dell’essere umano – l’avidità, l’invidia, il nazionalismo – hanno distrutto il paese, hanno aizzato i popoli l’uno contro l’altro nelle guerre e nei conflitti. Nel suo sviluppo la Russia è stata respinta indietro di molti decenni.
Sull’orlo dell’abisso storico
Negli anni del governo Eltsin-Putin la Russia ha perso il potenziale economico, difensivo, scientifico-culturale e informativo che sono necessari ad attuare la politica corrispondente al proprio rango e ai propri interessi nazionali. Ha perso anche alleati disposti a sostenerla nell’arena internazionale. Mai in precedenza nella sua storia moderna la Russia era stata così debole e isolata come ora. Stiamo pagando il prezzo della politica antinazionale che dopo il 1991 è stata condotta da Eltsin e ora viene continuata da Putin, che si appoggia sui docili membri di “Russia Unita”.
Il partito governativo marcia sulla strada della dittatura. Con il pretesto del “rafforzamento della verticale del potere” si conculcano i diritti umani. Il Consiglio della Federazione si è trasformato in un organo decorativo. I cittadini sono stati privati del diritto di eleggere i dirigenti delle regioni. I governatori designati da Mosca sono più vicini agli interessi delle strutture affaristiche che a quelli della popolazione. Il Potere non accetta di dialogare con la società.
Si è instaurato il terrore informativo. I mezzi di comunicazione hanno scatenato una vera e propria guerra contro ogni opinione sana. Come conseguenza, il popolo indigente e sulla strada della scomparsa ha finito di dare più fiducia alle parole che non ai fatti e agli atti. Sebbene le riforme liberali siano state rovinose, molti sono disposti a votare per la “stabilità” di Putin. E si dimenticano del sottomarino “Kursk” perso e della stazione orbitale “Mir” sprofondata nell’oceano. Ed anche della tragedia di “Nord-OST” e dell’attentato terrorista di Beslan, delle perdite della popolazione comparabili con quelle sofferte dalla Russia durante la Prima Guerra Mondiale, dell’analfabetismo sempre più diffuso tra i bambini russi e della mancanza completa di valori morali.
Tutta questa costruzione mostruosa del potere poggia su una voluminosa borsa di denaro, sulla droga informativa e sui manganelli dei distaccamenti speciali della Polizia.
Non è un caso che l’atteggiamento dell’Occidente in merito al discorso di Putin a Monaco e ad altre dichiarazioni briose sia abbastanza scettico. Parli pure, consoli gli elettori russi che ricordano con nostalgia i tempi della Grande Russia e dell’Unione Sovietica. Perché in realtà il Cremlino non può fare nulla per correggere l’attuale situazione di vessazione e umiliazione. Per questo, i dirigenti di Washington e a Bruxelles pensano che la Russia continuerà a marciare a rimorchio della loro politica. I progetti e i programmi nazionali di Putin e di “Russia Unita”, proclamati con tanta enfasi avranno bisogno di molti anni per essere plasmati. Le conseguenze della loro realizzazione, a causa dell’insufficienza e della mancanza di sistematicità dei passi previsti, poco probabilmente rafforzeranno le posizioni internazionali della Russia. Nel migliore dei casi, tutti questi progetti saranno uno strumento comodo per dividere la torta del bilancio statale e del Fondo di Stabilizzazione, non i mezzi per far uscire il paese da una profonda crisi sistemica. E’ chiaro che la maggior parte delle risorse assegnate sarà semplicemente rubata dai “proprietari efficienti” e dall’apparato statale corrotto.
Continuano a combatterci e a discriminarci. Dall’Occidente avanza verso la Russia il rullo compressore della NATO che opera fianco a fianco con l’Unione Europea. Sul nostro Estremo Oriente incombe il Giappone che continua a presentare rivendicazioni territoriali e non avanza solo pretese sulle quattro isole delle Kurili meridionali, ma di tanto in tanto insinua che potrebbe trattarsi di altro.
Non regna la tranquillità neppure nella zona meridionale. Iraq e Afghanistan sono sconvolti da una guerra che sembra infinita. Non si parla di fine ma di continuazione e di scalata del conflitto in questa regione. Esiste la minaccia del suo allargamento all’Iran e alla Siria. Si è acutizzato bruscamente il problema palestinese.
Dietro a tutto questo, ad Ovest, ad Est e a Sud, stanno gli Stati Uniti. I loro dirigenti attuali pretendono di governare il mondo, cioè governare globalmente sotto la copertura della lotta contro il terrorismo e instaurare la democrazia su modello nordamericano, esportare il modo di vita nordamericano ricorrendo alla forza, violando brutalmente le norme e i principi del Diritto Internazionale. E’ abominevole che questa sfacciata politica imperialista del saccheggio di altri paesi e popoli, del ricatto e della violenza esplicita venga mascherata con gli ipocriti argomenti della difesa dei diritti umani, dei valori democratici e persino con i disegni di Dio e del Vangelo.
Esiste tale forza!
Esiste una via d’uscita dal pantano in cui i “democratici” hanno spinto il paese? Si, esiste. Sono le idee, i valori e le esperienze dell’Ottobre.
Si sta sviluppando impetuosamente la grande Cina che si ispira ai successi e alle realizzazioni della nostra Rivoluzione. Da 28 anni conserva il primo posto al mondo nei ritmi di crescita. Al nostro fianco sta la sorella Bielorussia che è la più vicina a noi per destini e mentalità. La saggia e perspicace direzione del presidente A. Lukashenko ha salvato il paese dai falsi “riformatori”. Non è grande la repubblica, ma un trattore su otto nel pianeta è stato fabbricato in Bielorussia. Un camion da rimorchio su tre è dell’impresa “Belaz”. I frigoriferi di Minsk e le stufe di Brest sono conosciute in tutto il mondo. Tutte le imprese create durante gli anni del potere sovietico continuano a funzionare a pieno ritmo. La qualità dei prodotti bielorussi è incomparabilmente migliore di quella dei manufatti della Russia, dove i capitalisti, nella loro corsa alla ricerca dei profitti, falsificano qualsiasi cosa: dal pane alla vodka.
Non si assomigliano la piccola Bielorussia e l’immensa Cina, ma hanno qualcosa in comune. E’ il potere del popolo e nell’interesse del popolo, non del capitale. Ed è la principale eredità della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, di cui stiamo celebrando l’anniversario.
E si tenga conto che la Bielorussia non possiede gas, petrolio, oro o diamanti. Chiedete agli abitanti delle province limitrofe alla Bielorussia dove vive meglio la gente. Vi risponderanno: in Bielorussia. E’ una sentenza per il nostro attuale regime. Per questo va su tutte le furie, e giorno e notte cerca di arrecare danno a Lukashenko, di evitare di attuare gli impegni dell’accordo che prevede la creazione dello stato unificato.
Esigiamo che si ponga fine a tale pratica. Smettiamola di ricattare Minsk, di litigare con i bielorussi su chi sarà il presidente e chi il vice-presidente dello stato unificato, di gettare l’occhio sulle fabbriche e le imprese bielorusse. Esistono gli accordi sulla creazione dello stato unificato, si abbia la compiacenza di rispettarli. Si abbia la bontà di creare l’organo unico di amministrazione di tale stato, di unificare la difesa, la politica estera, le dogane, di omologare le leggi. Perché l’Occidente si affanna per separare la Bielorussia dalla Russia e rovesciare il suo governo, per incorporare la Bielorussia nella NATO e nell’UE.
Occorre porre decisamente fine a questi progetti, proteggere la Bielorussia contro i piani aggressivi dell’Occidente. Il PCFR ritiene che la creazione dello stato unificato rappresenti un compito non rimandabile della politica estera russa. In generale è una delle questioni fondamentali per garantire la sicurezza e gli interessi geopolitici della Russia.
Il mondo del secolo XXI si radicalizza sempre più rapidamente, le idee del Grande Ottobre vengono comprese sempre più profondamente dalle nuove generazioni. Ed è sempre più chiara l’idea che il capitalismo selvaggio è sinonimo di distruzione dell’umanità.
Tutte le esperienze della lotta leninista per lo sviluppo pacifico della rivoluzione sono state studiate attentamente dal Partito Comunista della Federazione Russa e hanno costituito la base della sua strategia e tattica moderna.
Oggi, come nel 1917, il nostro paese affronta di nuovo il problema della sopravvivenza statale nazionale, della necessità di adottare una serie di misure che non hanno alternativa. Parliamo sempre di queste misure e sono ben conosciute.
Si tratta, in primo luogo, del cambiamento della politica economico-sociale, al fine di stimolare la produzione nazionale, di ristabilire i diritti patrimoniali dei collettivi di lavoro e i diritti sociali dei lavoratori.
Si tratta anche dell’instaurazione della forma sovietica del potere del popolo dal basso, dell’assicurazione del controllo sul ramo esecutivo del potere da parte di quello legislativo.
E, infine, si tratta della restaurazione delle posizioni internazionali indipendenti e della sovranità della Russia, il che esige passi concreti verso il ripristino dello stato federale unico sulla base della volontarietà.
In poche parole, ci toccherà risolvere compiti molto simili a quelli di 90 anni fa. Naturalmente, ci sono anche delle differenze. Sono le seguenti: se la Rivoluzione Socialista del 1917 venne realizzata sia con le armi che per via pacifica, ora mettiamo direttamente in relazione la sopravvivenza statale nazionale e la rinascita della Russia con la conservazione della pace civile, interetnica e internazionale.
La rivoluzione socialista sopravvivrà solo nel caso in cui saprà trovare le forze per rompere il circolo vizioso che viene a crearsi con i tentativi di superare l’elemento piccolo borghese servendosi anche di mezzi piccoli borghesi, vale a dire con la coercizione diretta. Al caos che minaccia di mandare a pezzi l’edificio della civiltà deve opporsi l’ordine, ma non l’ordine della caserma, bensì quello in grado di assumere tutti gli aspetti, le diversità e il carattere multiforme della vita, il che si esprime nell’idea universale di armonia.
Questo aspetto dell’eredità leninista non è stato ricordato frequentemente negli ultimi decenni, ma rappresenta parte integrante della teoria di Lenin sulla rivoluzione sociale e sulla sua pratica rivoluzionaria. Si, Lenin poteva essere deciso, duro, rigoroso e comprendeva che ci sono periodi in cui è necessario applicare la violenza rivoluzionaria, quando è urgente la salvezza del popolo e della società dalla catastrofe. Ma comprendeva meglio di qualunque rivoluzionario della sua epoca la terribile minaccia rappresentata dall’adattamento alla violenza, anche la più giustificata inizialmente. E’ la minaccia della sua impercettibile trasformazione in spontaneità antipopolare incontrollata che origina la reazione a catena del male. Nelle sue ultime lettere indirizzate al congresso del partito, Lenin parla direttamente di questo.
Le idee e la causa del Grande Ottobre vivono e ritornano a vincere.
Gli anticomunisti in Russia e in Europa con ogni mezzo stanno passando sotto silenzio il fatto che le idee del socialismo esercitano un’influenza molto benefica sul destino di vari paesi che ancora fino a mezzo secolo fa erano colonie o semicolonie. Oggi i successi della Cina non sono solo incontestabili ma vengono percepiti come qualcosa di assolutamente logico. Ma occorrerebbe ricordare che appena 60 anni fa (un periodo insignificante nella dimensione storica) questo paese era a pezzi e il popolo cinese, con le sue millenarie, ricchissime tradizioni, viveva sotto il feudalesimo. E’ stato il partito comunista la forza modernizzatrice che ha collocato il paese in una posizione di primo piano nel mondo.
Processi simili sono avvenuti e avvengono in Vietnam che, negli anni 60-70, inflisse una dura sconfitta militare all’imperialismo nordamericano. Processi interessanti si sviluppano in Laos, sotto l’influenza delle forze di sinistra. In India, i partiti comunisti sono parte della coalizione delle forze di governo. Il presidente del Parlamento Nazionale dell’India è comunista. Ciò dimostra il grado di influenza dei nostri compagni in uno dei più potenti stati del mondo.
I nostri compagni in altri paesi, prima di tutto in Asia, trovano forme nuove ed efficaci di costruzione della società socialista. E’ un esempio di arricchimento reciproco delle idee dei partiti che operano in condizioni differenti. I comunisti di Cina e Vietnam hanno studiato in maniera creativa le esperienze sovietiche, utilizzandone quanto di più valido e respingendone i tratti che si sono dimostrati fallimentari. Anche noi stiamo studiando con attenzione le esperienze dei nostri amici per adattarle alle condizioni in cui si trova la Russia, in conseguenza delle “riforme di mercato”.
Nei paesi in cui i partiti comunisti sono al governo o partecipano all’amministrazione dello stato, vive quasi il 40% della popolazione del pianeta. Quasi metà degli abitanti della Terra ha optato coscientemente per il socialismo. E’ la prova più evidente della forza vitale delle idee del socialismo! I successi dei nostri amici confermano che il socialismo non rappresenta il passato dell’Umanità, ma la sua prospettiva.
(…)
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare