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- pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 25-11-07 - n. 204
Minsk: Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai
Celebrare l’Ottobre aprendo la strada a una nuova primavera dei popoli
Intervento di José Reinaldo Carvalho*, in rappresentanza del Partito Comunista del Brasile (PCdoB)
La Grande Rivoluzione Socialista che abbatté la vecchia Russia zarista fu senza dubbio l’evento più importante della Storia, dal punto di vista dell’evoluzione politico-sociale dell’umanità: per la prima volta infatti il proletariato, guidato dal Partito comunista e alleato con altri gruppi sociali, fra cui il più importante i contadini, divenne classe dominante e iniziò a edificare il potere operaio e la società socialista.
L’Ottobre del 1917 confermò le tesi di Marx ed Engels, basate su un’analisi storico-sociale scientifica, secondo cui il capitalismo non era affatto eterno. Già in precedenza, sotto l’influenza di condizioni di antagonismo insanabile e col verificarsi di alcune condizioni soggettive, l’evoluzione economica e politica della società era giunta a passaggi chiave che sfociarono poi in vere e proprie rivoluzioni.
Nel 1848 il Vecchio Continente fu attraversato in lungo e in largo da movimenti che passarono poi alla storia come “Primavera delle Nazioni”, laddove il proletariato fece il suo battesimo del fuoco nell’arena politica e per la prima volta formulò chiaramente i propri obbiettivi, combinando la causa nazionale, quella democratica e quella sociale. L’epoca degli imperi coloniali della Santa Alleanza dava chiari segni di volgere al termine e, d’altro canto, il capitalismo nascente era incapace di soddisfare i principi di libertà, eguaglianza e fraternità. Riguardo specialmente all’emancipazione sociale, la borghesia di metà ’800 mostrava chiaramente i propri limiti. Per questo nel Manifesto del Partito comunista (1848), documento fondativo del socialismo scientifico, Marx ed Engels scrissero: “Fra tutte le classi che oggi stanno di contro alla borghesia, il proletariato soltanto è una classe realmente rivoluzionaria”. Venticinque anni più tardi, a Parigi, accadde il primo tentativo rivoluzionario di presa del potere da parte del proletariato, durante l’eroica Comune. In Russia, vent’anni prima del trionfo della rivoluzione d’Ottobre, ebbero luogo le “prove generali”, con la rivoluzione democratica contro l’autocrazia zarista.
L’Ottobre 1917 confermò la tesi di Lenin secondo cui, con il passaggio del capitalismo alla fase imperialista, i tempi erano ormai maturi per la rivoluzione socialista dato l’inasprirsi di contraddizioni oggettive: fra proletariato e borghesia, fra Stati imperialisti e popoli e nazioni oppresse, nonché fra le potenze imperialiste stesse per il dominio del mondo.
La Rivoluzione Socialista del 1917 creò un nuovo contesto politico mondiale. La sua influenza politica e ideologica fu enorme. L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche diede il maggior contributo alla sconfitta del nazismo, la maggiore e più aggressiva potenza militare della borghesia imperialista. La vittoria del socialismo mosse i lavoratori del campo capitalista alla lotta, obbligando la borghesia a concessioni ai movimenti democratici e sindacali. Il ventesimo secolo, sotto l’influenza della vittoria del socialismo in URSS, divenne il secolo delle rivoluzioni antimperialiste, democratiche, popolari e socialiste, il secolo delle lotte per la libertà nazionale e sociale delle nazioni così come delle lotte anticolonialiste e per la democrazia, la pace e la giustizia, in cui questi obbiettivi si fondevano con i grandi valori e ideali del Grande Ottobre.
La lezione principale del 1917 è che solo la rivoluzione è in grado di portare alla conquista della libertà, delle trasformazioni sociali e delle politiche progressiste. Novant’anni fa, la concertazione fra le classi come strategia del movimento operaio e democratico era al capolinea. Naturalmente oggi non si può riprodurre allo stesso modo tale esperienza e sicuramente una rivoluzione sociale, una presa del potere politico da parte dei lavoratori così come la costruzione di una nuova società non occorrerebbero così come nel 1917. Ci sono infatti problemi nuovi e complessi da studiare, con una teoria più ricca che tenga conto dello studio concreto della società contemporanea.
L’imperativo rivoluzionario di costruire una nuova società fu reso assai difficile dall’attività di contrasto delle classi controrivoluzionarie. Le classi dominanti insieme ai nemici esterni portarono il Paese con il loro sabotaggio, embargo economico e intervento militare alla fame e alla miseria, alla morte e distruzione. In tali condizioni il lavoro del Partito bolscevico di costruzione del socialismo ebbe davvero del “miracoloso”. Il potere dei Soviet era divenuto espressione del potere dei lavoratori. Al posto di quello che era stato definito il “bastione della reazione” sorgeva ora una comunità di nazioni socialiste, l’URSS. Per recuperare il distacco economico e sociale rispetto ai Paesi più avanzati, la nuova economia accelerò l’industrializzazione e modificò l’agricoltura creando la grande produzione agricola socialista, sulla base di diversi livelli di proprietà collettiva. L’edificazione del socialismo produsse uno sviluppo spettacolare della vita sociale. L’analfabetismo scomparve, il livello culturale dell’intera società si innalzò e milioni di persone uscirono dalla povertà incominciando una nuova vita, dignitosa sebbene modesta. In poco tempo il Pasese divenne una potenza internazionale.
Noi non esprimiamo una sola valutazione sull’edificazione del socialismo in URSS e non giungiamo neppure a conclusioni definitive sulle cause del suo crollo. Questo processo ebbe infatti diverse fasi: dopo la presa del potere, ci fu la guerra contro la reazione interna ed esterna che sfociò in un intervento militare. I primi anni videro un comunismo di guerra e quindi la NEP, seguita da un’industrializzazione forzata e dalla collettivizzazione agricola.
Nel mezzo di questi sforzi, il Paese dovette affrontare la minaccia della guerra, il che rese necessario accelerare la preparazione bellica per difendere la nazione e le conquiste della Rivoluzione. Ignorare tutte queste circostanze è un atto di anacronismo storico, del resto tipico di tutte le campagne promosse dalla propaganda borghese e imperialista contro il socialismo. Di fatto, se vogliamo parlare di “socialismo reale”, non possiamo non tenere conto di esse.
Il periodo di industrializzazione accelerata (dalla fine degli anni ’20 fino all’inizio della II Guerra Mondiale) fu il più florido dal punto di vista socio-economico. Esso fu un periodo di impressionante sviluppo, senza paragoni e irripetibile, nonché fu un periodo di totale mobilitazione del popolo sovietico. D’altro canto, fu un periodo di intensi conflitti interni ed esterni.
Fu in questo periodo che il governo sovietico assunse i tratti, con tutti i pro e i contro, con cui è arrivato ai giorni nostri. L’urgenza di attuare le misure per l’edificazione socialista, l’inesperienza ed errori teorici e pratici furono i fattori che portarono all’idea che si fosse compiuta la fase socialista e crearono false aspettative su una rapida edificazione del comunismo. Tutte le nozioni di transizione di lungo periodo furono abbandonate, così come l’idea stessa di transizione. Il bisogno di centralizzare ulteriormente il comando per garantire una mobilitazione totale e per fronteggiare i sabotaggi e le minacce nemiche finirono con l’indebolire la democrazia socialista, di classe e popolare. L’essenza della dittatura del proletariato fu sovvertita. Il sistema economico non riuscì a creare un giusto equilibrio fra sviluppo intensivo ed estensivo, il che si ripercosse negativamente sull’approvvigionamento alle masse di beni e servizi.
Ogni periodo di edificazione del socialismo ha la sua importanza storica, creando le condizioni materiali che, nel bene e nel male, sono state la materia prima per la costruzione delle punte più alte così come delle miserie della nuova società. Sicuramente, il rovesciamento del socialismo non fu il prodotto di un’evoluzione spontanea: esso fu il risultato di una battaglia in cui la pressione esercitata dai nemici imperialisti così come dal ruolo esercitato dall’interno dai loro agenti ha una considerevole importanza.
Socialismo, obbiettivo necessario
Il ciclo inaugurato nel 1917 fu bloccato dalla degenerazione del socialismo e interrotto dal fallimento delle prime esperienze della sua edificazione, un fallimento storico che ha generato una nuova situazione mondiale e cambiato il rapporto di forza fra progressisti e conservatori.
Oggi le nazioni sono di fronte a una brutale offensiva imperialista, in particolare nordamericana, che vuole imporre il proprio dominio con la guerra e il militarismo. In questo scenario si è diffusa la nozione che il socialismo e la rivoluzione hanno sofferto un colpo fatale e che quindi non vi è possibilità alcuna per la lotta rivoluzionaria.
Noi, i comunisti, contrariamente a questo senso comune, riteniamo che la lotta per il socialismo sia ancora all’ordine del giorno, perché corrisponde a un bisogno oggettivo di evoluzione sociale. Allo stesso tempo, non ci illudiamo che ciò avvenga per un evoluzione naturale o per grazia ricevuta dalla classe dominante. Le forze inoltre che combattono per il socialismo sanno che esso non potrà essere edificato di punto in bianco. Un’analisi attenta della Storia mostra che l’edificazione del socialismo e la sua successiva evoluzione a una società senza classi, il comunismo, sarà un lavoro di molte generazioni. Bisogna inoltre considerare che non c’è un modello unico di edificazione del socialismo: ciò ha storicamente costituito un serio errore e una posizione antiscientifica. Il socialismo è universale come teoria generale e aspirazione alla libertà della classe operaia di tutto il mondo. E’ universale in quanto definitiva trasformazione epocale dall’oppressione alla liberazione dell’uomo che realizzerà le sue aspirazioni di progresso e giustizia. Comunque, il socialismo sarà la risultante delle variegate lotte di ciascun popolo, ciascuno con le sue caratteristiche storiche e politiche ben precise: ciò richiederà da parte delle forze rivoluzionarie e dal Partito comunista di ciascun Paese l’elaborazione di programmi, tattiche e strategie nuovi e originali.
Controrivoluzione e crisi della civiltà
Il 90° anniversario del più grande evento della storia umana conduce l’attuale generazione di militanti per il socialismo a una serie di considerazioni di ordine pratico. Non si è ancora concretizzato appieno quel rapporto di forze favorevole a condurre l’umanità a una nuova “Primavera delle Nazioni”. Tuttavia, questa condizione non si verificherà per generazione spontanea, ma sarà necessario per le forze rivoluzionarie adottare piani strategici, procedure tattiche e metodi d’azione idonei a una lotta mondiale per il socialismo. Di fronte a un capitalismo-imperialismo di dimensione mondiale, alle politiche neoliberiste, alle politiche di guerra, alla natura reazionaria del sistema politico ed economico borghese, cosa c’è all’ordine del giorno? Combattere per migliorare il sistema capitalista, attenuandone le “deformazioni” prodotte dalla globalizzazione, oppure elaborare strategie, tattiche e metodi rivoluzionari che portino i lavoratori di tutto il mondo a combattere per il socialismo come unica via per risolvere i problemi posti all’umanità da questo sistema? Il grande paradosso dei giorni nostri è che il capitalismo, nonostante sia un sistema che ha raggiunto un livello di sviluppo ed espansione così avanzato da raggiungere ogni angolo del pianeta, potenziando ovunque l’utilizzo delle risorse a un livello inimmaginabile soltanto poco tempo addietro, allo stesso tempo esso massimizza lo sfruttamento, spoglia le nazioni delle proprie risorse e produce crisi e stagnazione a beneficio soltanto delle grandi borghesie parassite dei Paesi imperialisti. Stando così le cose, è impossibile contenere l’esplosione di conflitti in cui il fattore di classe è legato al fattore nazionale. In questo contesto, riappare la lotta per il socialismo.
Nell’11° Congresso del loro partito, tenuto nell’ottobre del 2005, i comunisti brasiliani hanno svelato il carattere di grave arretramento economico e sociale dell’età attuale, evidenziando i limiti di sviluppo dell’attuale capitalismo, nonché le sue aspre contraddizioni che conducono la nostra civiltà a una crisi e a una svolta epocali: o l’umanità combatte contro il capitalismo riaprendo così una strada per la costruzione di un ordine socio-economico superiore, o si arrenderà alla barbarie. Secondo il documento approvato all’unanimità dai membri del Partito, questo arretramento è chiaramente manifesto nelle asimmetrie crescenti fra i Paesi ricchi imperialisti e i Paesi economicamente dipendenti nonché nell’aggravarsi delle contraddizioni di classe. L’idea cardine di uno sviluppo economico indipendente per ogni Paese è stata sostituita dalle regole imposte dalla globalizzazione capitalista, basata sulla spoliazione di interi popoli e nazioni, sul massimo sfruttamento della classe operaia, sul mancato rispetto dei diritti umani e sulla devastazione ambientale. D’altronde la possibilità per il sistema capitalista di uscire fuori in modo pulito dal pantano di un ordine economico dove i fattori di instabilità e crisi aumentano sempre più, dove l’economia nordamericana non riesce più strutturalmente a far quadrare il bilancio e decresce a fronte di un aumento esasperato della rendita parassitaria, è praticamente nulla. Anche rispetto al rapporto fra capitale e lavoro, stiamo vivendo un periodo di regressione e distruzione. La disoccupazione, la precarietà e il taglio dei diritti sociali e del lavoro si sono diffusi in modo a dir poco epidemico. Queste questioni rimandano a un nodo centrale: uno sviluppo nazionale indipendente non è più concepibile sotto il capitalismo. Il socialismo è quindi presupposto di sviluppo, con il potere in mano alle nuove classi emergenti, le classi lavoratrici, in grado di fare quelle riforme strutturali con la legittimazione che deriva loro dalla lotta popolare per un nuovo ordine sociale e politico.
A 90 anni dal grande evento occorso nella “vecchia” Russia, è il mondo a mostrare nel XXI secolo i maggiori segni di invecchiamento. Appare sempre più evidente come la scomparsa del socialismo in URSS e nell’Europa dell’Est all’inizio degli anni ’90 sia stata una vera e propria controrivoluzione, le cui terribili conseguenze si sentono tutt’ora. Il ciclo politico inaugurato nell’ultima decade del XX secolo è conservatore e controrivoluzionario. La direttrice generale della politica è stata ed è la brutale e profonda offensiva imperialista, che alle nazioni ha alzato il prezzo da pagare per la propria libertà, sovranità nazionale, sicurezza e diritti sociali. I tratti principali di questa offensive sono le politiche neoliberiste, la militarizzazione, la guerra e una politica estera unilaterale da parte degli Stati Uniti che ignora sistematicamente le organizzazioni e il diritto internazionale. Le libertà politiche sono bloccate dall’ipertrofia di uno Stato la cui legislazione è sempre più orientata in funzione repressiva e dalla violazione dei diritti umani sotto le parole d’ordine di “democrazia” e, paradossalmente, “difesa dei diritti umani”, usate in senso demagogico e strumentale. Appare chiaro quindi come il sistema capitalista non possa assicurare democrazia sociale e politica e come esse si possano raggiungere non tramite un presunto “miglioramento” del sistema borghese e neppure mediante concessioni della classe dominante, che anzi si sta dimostrando sempre più reazionaria, ma soltanto con il superamento in senso socialista della sua struttura e sovrastruttura.
A livello macroeconomico, la strategia imperialista è stata impedire lo sviluppo economico delle nazioni intendessero mantenersi autonome a livello internazionale e cercare una propria via di sviluppo economico. Quasi due decadi dopo la scomparsa dell’URSS, gli USA pensano di aver raggiunto l’obbiettivo di imporre la loro tirannia a livello globale: fanno mostra in modo terroristico del loro potere militare e nucleare, con più di mezzo milione di soldati nordamericani fuori dal territorio nazionale che occupano Paesi come l’Iraq, l’Afghanistan e l’ex-Jugoslavia, senza contare le oltre 700 basi sparse per il mondo, i 500 mila miliardi di dollari di spese militari, il loro piano di scudo anti-missile e l’incremento degli armamenti atomici.
Come espressione di questa offensiva per la supremazia mondiale, l’imperialismo nordamericano ha elaborato vere e proprie teorie di dominio: tale è ad esempio l’idea del “Nuovo secolo americano”, basato su una strategia di sicurezza nazionale che considera il principio della guerra globale e infinita, quello di guerra preventiva, e la condanna e la punizione dei Paesi considerati “Asse del Male” secondo i propri arbitrari criteri. Ciò rende evidente come un’altra aspirazione sociale fondamentale, la pace, non sia raggiungibile sotto gli standard del sistema di dominio capitalista e imperialista. Soltanto il socialismo è in grado di ricostruire pace e relazioni armoniche di cooperazione internazionale fra le nazioni, mentre sotto l’attuale sistema, il rischio di conflitti sarà sempre alto. Un altro obbiettivo della politica estera imperialista è evitare la comparsa di un concorrente globale, che reagisca all’egemonia nordamericana in modo efficace e in vari campi sulla scena internazionale. Per questo gli USA tentano di limitare Cina e Russia, di subordinare l’Europa ai propri interessi e di troncare l’emergere di capi di Stato che proclamino la loro autononomia a livello regionale, nonché tutte le esperienze rivoluzionarie.
Un nuovo inizio, preparando la nuova Primavera delle Nazioni
I fattori strutturali e congiunturali qui sopra menzionati mettono all’ordine del giorno il bisogno di ricominciare a lottare per alternative radicali, con caratteristiche di massa che siano di rottura con lo stato attuale dell’ordine mondiale: tornare a lottare per il socialismo nelle nuove condizioni del XXI secolo è un’esigenza per tutte le forze antimperialiste, rivoluzionarie, progressiste e socialiste. Questo nuovo movimento rivoluzionario naturalmente dovrà fare i conti con l’impatto negativo del fallimento degli inizi degli anni ’90, che ha prodotto notevoli mutamenti nei rapporti di forza fra classi e ha avuto conseguenze negative anche a livello soggettivo.
Se però l’inizio degli anni ’90 fu segnato dal fallimento della prospettiva rivoluzionaria e socialista e da un’involuzione dei partiti comunisti e delle forze rivoluzionarie, vero è anche che questo riflusso, per alcuni versi non ancora terminato, non è l’unico fenomeno rilevante. Specialmente dal 1995 a oggi stiamo infatti conoscendo un nuovo inizio delle lotte, un nuovo risveglio a livello globale. Questa rinascita dei conflitti è stata segnata dalla comparsa di nuove forze politiche, nuovi movimenti e nuovi modi di coordinarsi fra loro.
E’ un fatto che i piani degli USA stanno fallendo in Iraq, Afghanistan, Libano e Palestina: sia dal punto di vista diplomatico, che da quello militare, la brutalità dei loro attacchi preventivi e le loro minacce non hanno funzionato secondo le loro intenzioni. Allo stesso tempo, si stanno riacutizzando la lotta per la pace e i conflitti sociali anche nei Paesi a capitalismo avanzato, con l’aumento della resistenza dei lavoratori ai crescenti tagli ai loro diritti e alla fine del welfare state.
L’America Latina è uno scenario di cambiamenti importanti, dove in un ambiente politico promettente si stanno aprendo nuove prospettive per grandi trasformazioni sociali e politiche.A fianco dell’eroica resistenza cubana, che sconfigge ogni giorno l’embargo imperialista, l’America Latina oggi vive la Rivoluzione Bolivariana, che ha accentuato il proprio carattere antimperialista. A dieci anni dalla prima vittoria elettorale di Chavez nel 1998, il programma rivoluzionario sta assumendo nuovi aspetti, dichiaratamente socialisti. Oltre a ciò, forze democratiche, patriottiche e popolari, generalmente di sinistra o centro-sinistra, hanno preso il comando di diversi Paesi, formando obbiettivamente un fronte che si oppone all’egemonia nordamericana e promuovendo riforme economiche, politiche e sociali. Tramite nuove vie mai praticate precedentemente, le classi popolari stanno per essere nuovamente incluse in nuove esperienze politiche, aumentando la resistenza democratica e antimperialista e raccogliendo le forze sia da un punto di vista politico che organizzativo per le nuove lotte future..
A 90 anni dalla Grande Rivoluzione Socialista, il mondo è in piena trasformazione. Sta forse questo a significare che siamo in un nuovo periodo rivoluzionario? Che la rivoluzione socialista è divenuta una questione urgente che necessita di un’altrettanto urgente soluzione? Che può dirsi iniziata una nuova Primavera delle Nazioni del XXI secolo? Non ancora. Tuttavia, ciò significa che le condizioni per la lotta sono migliorate, in quanto le forze rivoluzionarie si sono incrementate alla vista che l’imperialismo non è invincibile.
Non possiamo essere fatalisti e vedere solo i segnali dell’offensiva imperialista. E’ necessario considerare anche le nuove potenzialità rivoluzionarie che attualmente esistono. La via che sta percorrendo la nuova lotta per il socialismo non è facile. Questa lotta fronteggerà in ogni momento un gigantesco sistema di dominio che non cederà il passo tanto volentieri. Se i lavoratori e i popoli vogliono un sistema politico, economico e sociale nuovo, così come libertà, sovranità nazionale, diritti, pace e sicurezza, dovranno rilanciare una lotta di classe su ampia scala che sia determinata, saggia nella tattica e nella strategia di combattimento, nonché fondata su un alto livello di coscienza politica e ideologica. Celebrare il novantesimo del Grande Ottobre è una felice occasione per coltivare questi valori.
Attualmente in Brasile il nostro popolo lotta per il socialismo in molti modi, superando in modo originale insidie e ostacoli. Il socialismo in Brasile sarà il risultato della lotta e della mobilitazione del popolo brasiliano contro le classi dominanti e l’imperialismo nordamericano. Il piano di battaglia dovrà prendere in considerazione la lotta nazionale, la lotta democratica e la lotta per i diritti sociali. Ciò permetterà il verificarsi di alleanze politiche e sociali, molti modi quindi per organizzarsi a livello popolare e molti gradi di opposizione alla classe dominante, secondo i livelli di coscienza, di mobilitazione nazionale e di organizzazione raggiunti.
La Rivoluzione Socialista Sovietica, con le sue conquiste e il suo contributo versato per il progresso umano, è un monumento alla saggezza e all’eroismo del Partito Comunista e dei lavoratori. I suoi modi sono irripetibili oggi, tuttavia la sua ispirazione e i suoi ideali sono tutt’ora validi..
*Giornalista, segretario per i rapporti con l’estero del Partito comunista del Brasile, direttore del Cebrapaz, Centro Brasiliano di Solidarietà ai popoli e di lotta per la Pace (www.cebrapaz.org.br).