www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 08-03-08 - n. 218

da KPRF - http://kprf.ru/rus_law/55300.html
 
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo avalla la repressione anticomunista in Lituania
 
Dichiarazione dell’Unione dei Partiti Comunisti – PCUS
 
L’Unione dei Partiti Comunisti – PCUS (UPC – PCUS), che raggruppa i 17 principali partiti comunisti delle repubbliche ex sovietiche ha denunciato la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che respinge una querela inoltrata contro le autorità lituane, responsabili del rapimento in un paese straniero e dell’imprigionamento di un gruppo di dirigenti comunisti, alcuni dei quali in età avanzata. Un’altra grave manifestazione di avallo da parte di un’istituzione europea (per di più quella che dovrebbe garantire il puntiglioso rispetto dei diritti umani) della furibonda “caccia alle streghe” anticomunista che imperversa nel nostro continente.
 
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha finalmente esaminato, dopo sette anni, la querela avanzata nei confronti del regime al potere nella Repubblica di Lituania dal primo segretario del Partito Comunista di Lituania, dottore di scienze storiche, professor Mikolas Martynovic Burokjavicius e dai suoi compagni, dichiarandola infondata. E’ una decisione che suscita la nostra indignazione.
 
E’ stata dichiarata infondata la querela di un comunista che venne bloccato da agenti della CIA statunitense nel gennaio 1994 in Bielorussia e trasferito illegalmente in Lituania. Un processo manipolato contro di lui e i suoi compagni si protrasse per cinque anni. La sentenza venne emessa solo nel corso dell’ottavo anno di detenzione di M.M Burokjavicius, il che rappresenta un record mondiale di violazione della legge. Il verdetto del tribunale: 12 anni di privazione della libertà per la partecipazione all’attività del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. La colpa di Burokjavicius e dei suoi compagni risiede nell’aver adempiuto al proprio dovere di stato e di partito di garantire l’esistenza dell’Unione Sovietica, nel rispetto delle decisioni del referendum dell’Unione del 17 marzo 1991. Nell’agosto del 1991 le aggressive autorità nazionaliste della Lituania proibirono l’attività del Partito Comunista sul territorio della repubblica, scatenando il più forsennato anticomunismo. Molti attivisti del Partito Comunista di Lituania hanno subito persecuzioni e repressione per motivi politici.
 
La querela venne avanzata quando l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa stabilì che le repressioni anticomuniste non rispondevano a norme di democrazia e civiltà.
 
Il Segretariato del Consiglio dell’UPC – PCUS dichiara che il modo con cui la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha liquidato la causa del comunista M.M. Burokjavicius rappresenta un oltraggio alla giustizia. E’ evidente che con processi come questo i diritti dell’uomo non si estendono ai comunisti. Inoltre, con simili decisioni viene incoraggiata la rinascita del fascismo. Non è certo un caso che oggi i fascisti in Europa esultino per la sentenza della corte.
 
Il Segretariato del Consiglio dell’UPC – PCUS a nome dei 17 partiti comunisti degli stati dell’ex Unione Sovietica esprime la sua decisa protesta contro il rigetto della querela presentata da M.M. Burokjavicius contro il regime filo-fascista della Lituania ed esige che essa venga esaminata in conformità con i poteri attribuiti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
 
Ci rivolgiamo ai partiti comunisti e a tutti gli antifascisti perché esprimano la loro solidarietà con la lotta dei comunisti sovietici contro la rinascita del fascismo in Europa incoraggiata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
 
Traduzione dal russo di Mauro Gemma per www.resistenze.org