www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 21-06-12 - n. 415

da www.icsbrussels.org/ICS/2012/Contributions_to_the_Seminar/ICS2012_Greece_KKE_EN.pdf
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
21° Seminario Comunista Internazionale
 
Bruxelles, 18-20 maggio 2012
www.icsbrussels.org - ics@icsbrussels.org
 
Il rapporto tra i compiti immediati dei comunisti e la loro lotta per il socialismo
 
Contributo del Partito Comunista di Grecia (KKE)
 
Stimati compagni
 
Il nostro Partito, molto prima del manifestarsi della crisi economica capitalista di sovraccumulazione, aveva previsto come la crescita dell'economia capitalista stesse preparando il terreno per una nuova crisi economica capitalista. Gli avvenimenti confermano la posizione marxista-leninista in relazione al carattere delle crisi nell'economia capitalista. Tutte le vecchie posizioni teoriche borghesi e revisioniste, riapparse sotto nuovi nomi come "crisi di sottoconsumo o sovraconsumo", "crisi finanziaria", "crisi del debito", "crisi del neoliberalismo", sono state confutate dallo stesso evolversi degli avvenimenti. Il carattere internazionale e sincronizzato della crisi iniziata nel 2008-2009, insieme con la profondità e le difficoltà della ripresa, evidenziano i limiti storici del capitalismo. Questa constatazione non significa in alcun modo che il capitalismo cadrà, che crollerà da solo. Al contrario, alla crisi seguirà senza dubbio un periodo di ripresa, probabilmente anemica, che si baserà su un'offensiva più ampia del capitale contro la classe operaia, combinata con l'acuirsi delle contraddizioni e rivalità inter-imperialistiche e insieme alla possibilità di esplosioni di nuove guerre imperialiste.
 
L'evoluzione della crisi nell'Unione europea sta inasprendo le contraddizioni e le rivalità al suo interno, abbattendo i miti della convergenza, dell'integrazione, dell'annullamento delle basi nazionali e statuali della lotta di classe, ecc. Sembra che l'asse franco-tedesco stia passando momenti difficili, che la coesione dell'UE abbia subito un duro colpo. Le evoluzioni e la possibilità che la Germania entri in crisi (alcuni dati mostrano un calo nella crescita e tendenze all'incremento della disoccupazione) daranno nuovi elementi in merito.
 
E' stato dimostrato che il capitalismo diventa sempre più pericoloso per la classe operaia ed i settori popolari. Si pone oggettivamente la necessità del socialismo, una necessità che non è determinata dalla correlazione di forze che si forma in ciascun momento storico. Al contrario, è determinata dalla maturazione delle pre-condizioni materiali per la costruzione socialista, cioè dalla prevalenza dei rapporti capitalistici, dal livello di sviluppo della principale forza produttiva, la forza lavoro. La soluzione della contraddizione fondamentale tra capitale e lavoro è all'ordine del giorno. Utilizzando questi strumenti e avendo studiato la situazione del nostro paese, definiamo il carattere dell'imminente rivoluzione in Grecia come socialista. L'epoca delle rivoluzioni democratico-borghesi si è definitivamente conclusa, perfino per quegli Stati storicamente arretrati nello sviluppo capitalistico e con ritardi nella sovrastruttura politica come ad esempio gli Stati del Nord Africa e del Medio Oriente.
 
Sottolineare questo fatto oggi, nel XXI secolo, è importante perché in larga misura sussistono ancora posizioni strategiche elaborate dal movimento operaio rivoluzionario per società che stavano a cavallo di due epoche storiche, ad esempio la Russia zarista all'inizio del XX secolo, e che sono ancora adottate in modo meccanico. È questa la realtà che il nostro Partito analizza, sostenendo che la logica delle "tappe intermedie" non ha una base oggettiva e ostacola la preparazione e l'organizzazione della classe operaia ad un duro scontro di classe.
 
Un'altra questione fondamentale è la riorganizzazione, la ricomposizione del movimento comunista internazionale in modo che possa rispondere alle nuove condizioni elaborando strategie e tattiche che daranno impulso alla preparazione della classe operaia, alla sua alleanza coi settori popolari, alla concentrazione di forze per il rovesciamento della barbarie capitalista.
 
La corretta analisi dei rapporti tra economia e politica, riconoscendo il decisivo ruolo della prima, senza ignorare la retroazione della seconda, è alla base della formazione di una tattica che serva l'obiettivo strategico.
 
Così, la questione che si pone è quale deve essere la linea politica di un partito comunista in condizioni di drammatiche manifestazioni delle conseguenze della crisi (per esempio, in Grecia i disoccupati sono 1.500.000, il tasso di disoccupazione supera il 50% nella fascia d'età tra 15 e 28 anni, una gran parte della popolazione vive sotto la soglia della povertà, i salari sono stati ridotti a 300-400 euro), quando esiste una pressione sociale per un allentamento della tensione e immediate soluzioni dei gravi problemi?
 
A questo punto, va sottolineato che non è sufficiente affermare che la crisi si deve al capitalismo, ma bisogna indicare che esistono due vie d'uscita. Una è quella favorevole al capitale, cioè la continuazione del percorso di sviluppo capitalista, l'altra è l'uscita favorevole alla classe operaia e ai settori popolari poveri, la via della socializzazione dei monopoli e del potere operaio. Il tentativo di concepire una posizione intermedia, per alleggerire il peso delle dure e dirette conseguenze sulla classe operaia, significa in realtà la sottomissione alla prima via, quella del percorso capitalista.
 
Il nostro Partito fa un'analisi completamente differente da quella delle forze dell'opportunismo, della nuova sinistra e della nuova socialdemocrazia, come SYRIZA nel nostro paese o delle cosiddette forze anti-memorandum, le quali sostengono che l'attacco contro i diritti dei lavoratori e del popolo è il risultato di una particolare gestione politica e biasimano i memorandum e gli accordi sul prestito firmati dal governo greco con FMI, UE e BCE.
 
L'offensiva del capitale contro la classe operaia, che viene condotta attraverso una serie di misure come i tagli alla spesa per sanità, istruzione, welfare, l'abolizione dei diritti lavorativi, l'abolizione dei contratti collettivi, la riduzione dei salari, lo smantellamento dei diritti alla previdenza sociale e la promozione delle privatizzazioni, è la sola via d'uscita dalla crisi a beneficio del capitale e ha un unico obiettivo: il rafforzamento della competitività del capitale greco in condizioni di crisi economica capitalista e di acutizzazione della competizione internazionale. Questa politica configura l'essenza strategica dell'UE e sta nel suo documento fondativo (Trattato di Maastricht) e in tutte le successive revisioni, nel Patto di Stabilità e nella Strategia UE 2020. Si tratta di misure che hanno come oggetto l'uscita dalla crisi economica capitalista a spese della classe operaia e dei settori popolari poveri. L'entrata nel mercato internazionale di economie capitaliste come Cina, India e Brasile, caratterizzate da una forte disuguaglianza interna e da un'imponente forza lavoro con salari straordinariamente bassi e con infrastrutture e servizi molto limitati nei settori della sanità, del welfare, ecc., ha causato la compressione del prezzo della forza lavoro a livello internazionale. Si tratta dunque di una politica al servizio delle necessità della riproduzione allargata del capitale, una politica che non è semplicemente una scelta di linea "neoliberale". Tali misure sono adottate in altri Stati dell'UE già da molti anni. È la stessa strategia di ristrutturazione dei governi conservatore e laburista in Gran Bretagna nei decenni 1970, 1980 e 1990, la stessa strategia di Agenda 2010 e di Hartz IV in Germania inaugurata dai socialdemocratici, ecc. Questa politica ha annullato quella delle concessioni di alcuni diritti formatasi in base alle necessità della ricostruzione capitalista del dopoguerra in Europa e sotto una differente correlazione di forze internazionale con la presenza dell'URSS e degli Stati socialisti. Questo dimostra chiaramente che la tendenza di sviluppo del capitalismo va verso l'estensione di un impoverimento relativo e assoluto della classe operaia e che ogni cambiamento di direzione non può che essere congiunturale, cosicché è un inganno credere di poter tornare alle condizioni dei decenni passati. Inoltre, questo fatto demolisce la visione sviluppatasi nel tempo che nel capitalismo ci possano essere conquiste stabili e durature a favore dei lavoratori.
 
In Grecia, tali misure non erano state portate a compimento negli anni precedenti per molte ragioni che hanno a che vedere con la resistenza e lo sviluppo di un movimento di opposizione alla loro realizzazione, in cui il KKE e le forze nel movimento sindacale con una posizione di classe, il PAME, hanno svolto un ruolo dirigente.
 
Le forze opportuniste tipo SYRIZA, come le forze borghesi anti-memorandum propongono quale via d'uscita la possibilità di cambiare le regole di gestione, principalmente con un allentamento della rigida politica fiscale a livello UE con misure come: il controllo statale delle banche, la restrizione di certe misure di austerità, gli investimenti statali, ecc. Tuttavia, Hollande non fa menzione a una revisione del Patto di Stabilità bensì alla sua implementazione con un capitolo sulla crescita. Si tratta di una negoziazione dalla prospettiva dei monopoli francesi che aspirano a formare un'alleanza con gli altri Stati della cosiddetta "Europa del Sud". Abbiamo accumulato esperienza delle misure di nazionalizzazione che hanno avuto luogo nel capitalismo. Si tratta di misure adottate dallo Stato borghese con l'obiettivo di un rafforzamento del capitale e di assicurare la sua riproduzione allargata. Così, negli anni '80 in Grecia abbiamo visto la nazionalizzazione di molte imprese indebitate al fine di recuperarle o di quelle delle infrastrutture (energia, telecomunicazioni, ecc.), che hanno preparato il terreno per l'apertura di nuovi spazi all'attività capitalista. La stessa cosa promettono una serie di forze keynesiane e socialdemocratiche, citando come esempio gli interventi realizzati dallo Stato sul sistema bancario di USA, Gran Bretagna, ecc. Il movimento comunista non può appoggiare questo tipo di gestione come uno sviluppo positivo. Queste misure non conducono all'uscita dalla crisi, né a un miglioramento dei livelli di vita della classe operaia e dei settori popolari poveri, portandoli invece indietro di decenni. Questo è un altro modo di condurre l'offensiva contro la classe operaia.
 
Il KKE, perfezionando la sua linea politica nelle condizioni di crisi durante gli ultimi tre anni, ha lanciato le parole d'ordine: uscita dall'UE e cancellazione unilaterale del debito, col potere popolare e l'economia popolare.
 
Abbiamo insistito sulla necessità che i lavoratori si rendano conto che non ci può essere un'uscita dalla crisi favorevole sia alla classe operaia che al capitale. Gli slogan "non pagheremo la loro crisi" e "che la crisi la paghi il capitale" sono state le direttrici della nostra attività nel movimento operaio e popolare.
 
Le nostre forze hanno giocato un ruolo guida nello sviluppo delle lotte e degli scioperi contro l'applicazione delle misure antipopolari, i tagli salariali, i licenziamenti, con il migliore esempio fornito dallo sciopero nelle Acciaierie Greche che ha raggiunto i 201 giorni. Esse hanno spinto per la creazione di comitati popolari che raggruppano i sindacati, i movimenti dei lavoratori autonomi, i contadini e le donne nelle città e nei quartieri che hanno resistito e paralizzato in larga misura il pagamento delle imposte straordinarie e sviluppato un movimento di solidarietà coi disoccupati ed i settori popolari più poveri. Abbiamo lavorato con una linea di contrattacco e non di difesa davanti all'attacco, presentando un quadro coerente di istanze radicali che entrano in conflitto con la politica dell'UE e la strategia del capitale.
 
Abbiamo fermamente combattuto la linea dell'opportunismo e del sindacalismo giallo e filo-padronale che promuovevano al movimento un governo borghese anti-memorandum.
 
Le mobilitazioni che si sono sviluppate nel periodo precedente avevano molti elementi positivi, si sono fatti passi nell'organizzazione e partecipazione dei lavoratori di vari settori agli scioperi e manifestazioni. Le manifestazioni dei cosiddetti "cittadini indignati" organizzate nelle piazze, benché esprimessero l'indignazione e la protesta di larghi settori di lavoratori e di altri strati, sono state utilizzate per formare una corrente in cui fossero prevalenti l'ostilità al movimento sindacale della classe operaia, la denuncia dei partiti politici e non dei capitalisti e gli slogan nazionalisti e populisti. Sono stati anche utilizzati per provocazioni, ecc.
 
Queste manifestazioni sono state appoggiate direttamente dalle forze del capitale, che si oppongono a certi punti o in generale al memorandum e all'accordo sul prestito, come un investimento in un processo che possa far emergere nuove forze politiche e portare alla riforma del sistema politico borghese. Il livello di sviluppo della lotta di classe nel nostro paese ha anch'esso determinato il risultato elettorale del 6 maggio. Così, il risentimento e l'indignazione espressi mediante l'affossamento di PASOK e ND sono stati convogliati verso l'illusoria ricerca di un'uscita nel quadro dell'UE, senza entrare in conflitto con la strategia ed il potere del capitale. Questo ha portato al rafforzamento delle cosiddette forze anti-memorandum e specialmente di SYRIZA, che gioca un ruolo da protagonista nella ricostituzione dello spazio socialdemocratico.
 
Riassumendo le conclusioni da trarre da tutto questo periodo, noi consideriamo che lo sviluppo del movimento nel nostro paese abbia segnato progressi positivi ed importanti, benché non abbiano raggiunto un livello corrispondente a queste condizioni e circostanze. Un problema fondamentale da affrontare è l'organizzazione dei lavoratori nei luoghi di lavoro per il conflitto diretto col capitale, come pure il consolidamento dell'alleanza popolare.
 
In base alla nostra esperienza dello sviluppo della lotta di classe in Grecia, le valutazioni sugli avvenimenti nell'UE e l'acuirsi degli antagonismi e delle contraddizioni, specialmente nella regione del Mediterraneo Orientale, pensiamo che i compiti che si pongono al nostro Partito e al movimento comunista in generale siano i seguenti:
 
a) Rivelare il carattere della crisi come crisi capitalista di sovraccumulazione. Confutare tutte le visioni borghesi e revisioniste che tentano di occultare il fatto che la crisi deriva dalla natura stessa del capitalismo. Confutare l'idea che ci possa essere un'uscita a favore del popolo sul terreno del capitalismo. Esplicitare che la lotta per il potere operaio e la lotta per il socialismo sono l'unica via d'uscita a beneficio della classe operaia e dei settori popolari poveri.
 
b) Giocare un ruolo guida nell'organizzazione della lotta della classe operaia e dei settori popolari poveri contro le politiche antipopolari e l'offensiva del capitale. Stare in prima linea nell'organizzazione dei lavoratori nei luoghi di lavoro contro il capitale, sostenere l'alleanza popolare promuovendo un quadro coerente di lotta e rivendicazioni su una linea conflittuale con la politica dell'UE, una linea di conflitto con la strategia del capitale, col potere dei monopoli.
 
c) Intensificare il conflitto con le forze dell'opportunismo, specialmente sul ruolo che hanno deciso di giocare nel rinnovamento della socialdemocrazia, come è successo in Grecia col caso di SYRIZA, di Melenchon in Francia che ha offerto il suo appoggio incondizionato a Hollande e alla cosiddetta rinegoziazione con l'UE. Soprattutto, dobbiamo aprire un fronte contro quello che viene definito "governo di sinistra", le illusioni che nel quadro del capitalismo e della strategia dell'UE ci possa essere un governo che serva gli interessi del popolo. Si tratta di un mito che è stato confutato dall'esperienza storica e i comunisti hanno non solo l'obbligo di non parteciparvi ma anche di combatterlo in modo deciso.
 
d) I comunisti devono seguire da vicino gli avvenimenti nell'UE e nell'eurozona, rivelare il loro carattere di alleanza reazionaria di Stati capitalisti che non cambia e non può essere riformata in modo che assuma un carattere a favore dei popoli. Denunciare la cosiddetta rinegoziazione dentro la cornice dell'UE e il suo carattere, cioè che non si tratta di una rinegoziazione a beneficio degli interessi della classe operaia e dei popoli. I comunisti devono essere preparati alla possibilità di una restrizione dell'eurozona mediante l'espulsione di alcuni Stati. Dobbiamo evidenziare che i popoli devono prendere l'iniziativa con la parola d'ordine del ritiro dall'UE col potere popolare e l'economia socialista.
 
e) Inoltre, i comunisti devono prepararsi al possibile inasprimento delle contraddizioni inter-imperialistiche, alla possibilità di guerre imperialiste regionali, per dare impulso all'acuirsi della lotta di classe affinché l'uscita dalla guerra sia combinata alla lotta per il potere operaio.
 
Stimati compagni,
 
Il periodo che viviamo è una sfida per il movimento comunista. Sicuramente intraprenderemo piccole e grandi lotte, alcune con successo ed altre no. Questo è un periodo in cui gli avvenimenti si sviluppano rapidamente. Ai comunisti è richiesto di mantenere una salda linea politica, di legarsi alle masse e di essere preparati ad agire in ogni condizione.
 
Kyrillos Papastavrou, membro del CC del KKE, responsabile del Comitato Ideologico del CC. 
 

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