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Senza orientamento marxista-leninista e indipendenza organizzativa non c'è partito comunista

Rivista Comunista Internazionale n. 4

Ali Ruckert * | iccr.gr

26/06/2014

Le intenzioni di distruggere il Partito Comunista sono iniziate fin dal momento della pubblicazione delle prime opere della teoria marxista. Solo quattro anni dopo che è stato pubblicato il "Manifesto del Partito Comunista", abbiamo assistito al tentativo di vietare il Partito dei Comunisti, che era appena in gestazione, con l'aiuto del "Processo contro i comunisti" nella città tedesca di Köln (Colonia) nel 1852 .

In quasi tutti i paesi del mondo, la borghesia ha cercato di impedire lo sviluppo di un forte movimento comunista. Ai giorni nostri, questi tentativi non sono cessati, al contrario sono diventati ancora più aggressivi e variegati. Allo stesso tempo, ci sono sempre tentativi di attuare la tattica del "cavallo di Troia", cioè di revisionare i fondamenti del marxismo, la dottrina della lotta di classe, utilizzando il pretesto della 'modernizzazione' della teoria marxista.

In Lussemburgo, il Partito Comunista ha dovuto affrontare numerosi attacchi da parte delle forze reazionarie sin dalla sua fondazione nel gennaio 1921. Dopo ogni sciopero, azione e manifestazione negli anni '20 e '30 erano sempre i comunisti ad essere arrestati e tacciati come "capibanda politici".

Un tentativo, lungamente elaborato dalla borghesia reazionaria del Lussemburgo; di vietare e sciogliere il Partito Comunista e molte altre organizzazioni di sinistra con una nuova legge, fallì il 6 giugno 1937. Nel maggio 1935, il governo aveva introdotto un progetto di "Legge sulla tutela dell'ordine politico e sociale", che portò a una vasta opposizione tra il popolo del Lussemburgo. La legge fu approvata dal Parlamento nazionale il 23 aprile 1937 con 34 voti a favore, 19 contrari e un'astensione. Allo stesso tempo, si decise di chiedere il sostegno degli elettori con un referendum nazionale. Il Partito Comunista, insieme a molti sindacalisti, socialdemocratici, liberi pensatori e altre persone di orientamento democratico, organizzò una vasta campagna per spiegare le motivazioni di questa legge. Essa infine fu respinta dal 50,57% dei voti nel referendum del 6 giugno 1937.

Nemmeno l'occupazione del Lussemburgo da parte delle truppe fasciste tedesche riuscì a  fermare le attività del Partito Comunista. Contrariamente a tutti gli altri partiti politici del paese, che si autosciolsero, il KPL decise di proseguire la sua attività in clandestinità. I comunisti del Lussemburgo guadagnarono grandi meriti e il rispetto del popolo per la loro resistenza attiva contro gli occupanti fascisti. Anche se il partito subì enormi e dolorose perdite per retate, arresti, imprigionamenti, torture e omicidi, i fascisti e i loro tirapiedi non riuscirono a distruggere il Partito Comunista. Il KPL uscì dall'occupazione moralmente rafforzato e aumentò le sue fila grazie a  molti nuovi militanti da tutto il paese. Tra il 1945 e il 1994 il KPL è stato permanentemente rappresentato alla Camera dei Deputati (il Parlamento nazionale) e nei consigli comunali di molte località del sud del paese.

I cambiamenti strutturali dell'economia e della società, avvenuti tra il 1979 e il 1990, nonché lo smantellamento dell'industria siderurgica hanno comportato gravi problemi per KPL. I militanti del partito provenivano principalmente dall'industria mineraria e siderurgica. Erano membri del partito per lo più di lunga data e con una certa formazione marxista. A seguito della sua efficace attività all'interno del movimento per la pace, dopo il 1980 sempre più giovani e intellettuali si iscrissero al KPL. Alcuni di loro si sentivano chiamati a "correggere" o "migliorare" la teoria marxista sulla base della preparazione culturale borghese acquisita.

Al momento della drammatica sconfitta degli stati del socialismo reale, della vittoria del capitalismo nella "guerra fredda" e della restaurazione dei rapporti sociali capitalistici in Unione Sovietica e nei paesi ex socialisti dell'Europa orientale, il KPL, che era sempre stato fermamente solidale con l'URSS e i paesi socialisti, si trovò in una situazione difficile che metteva in gioco la sua stessa sopravvivenza.

Fino al 1990, il KPL poteva finanziare le proprie attività principalmente con le quote associative e le donazioni da parte di amici del partito, nonché con le retribuzioni dei parlamentari nazionali e comunali e con la casa editrice di proprietà del partito. Dopo il 1990, rimase un solo deputato al parlamento nazionale e, dopo l'annessione della Repubblica Democratica Tedesca alla Repubblica Federale di Germania, gli ordini di stampa da aziende della DDR alla tipografia di proprietà del partito cessarono da un giorno altro. In questa situazione, anche il quotidiano comunista era in serio pericolo.

La sconfitta delle società socialiste dell'Europa orientale condusse anche a una situazione in cui molti comunisti persero coraggio. Convinti della supremazia storica del socialismo sul capitalismo, in molti casi non furono capaci di distinguere tra i loro desideri e la realtà. Attualmente, molti di loro hanno cessato la loro militanza attiva o addirittura hanno lasciato il partito .

1991 - 1993 : il revisionismo sotto la maschera di "Apertura e Rinnovamento"

Il Partito Comunista del Lussemburgo si era seriamente indebolito e dovette congelare le sue attività nelle fabbriche e a livello comunale. Ma la sua esistenza come partito comunista era in gioco a causa di idee revisioniste, che miravano a distruggere il carattere comunista del partito, le sue forme di organizzazione, a smantellare la sua base marxista-leninista e a condurlo su una via riformista. Tutto questo accadde sotto la maschera di "isolare il conservatorismo e il settarismo", "rompere le rigide strutture che hanno caratterizzato il modo di agire per decenni", "modernizzare" il partito e per renderlo "più democratico" e "più efficace". Questi erano i punti principali di un appello, pubblicato con il titolo "Dare al nostro Partito e alla Sinistra un futuro!", da un gruppo di "rinnovatori" all'inizio del dicembre 1993, durante la preparazione del 27° congresso del KPL.

Diversi compagni hanno seguito queste idee, poiché in quel momento praticamente tutti i comunisti non erano soddisfatti della situazione del partito. Da un lato, c'erano deficit reali in materia di democrazia all'interno del partito e, dall'altro, molti compagni erano in cerca di un aiuto qualsiasi per prevenire un ulteriore calo del partito.
Il mentore del gruppo dei "rinnovatori" dentro il KPL aveva già pubblicato una serie di articoli sul quotidiano comunista "Zeitung vum Lëtzebuerger Vollek" sotto il titolo "Addio al comunismo? Appello per un nuovo umanesimo sociale". In quegli articoli egli teorizzò, tra l'altro, che «il moderno partito, dedito alla democratizzazione sociale radicale» non può essere un «partito di classe» o un «partito di tipo leninista», dal momento che «questa tipologia reca già in sé i germi delle deformazioni successive». Né questo partito «può possedere UNA SOLA teoria corretta». Inoltre «i confini tra i partiti, tra la forma organizzativa politico-partitica e le altre forme di organizzazione, sono in parte artificiali». Pertanto deve essere di «decisiva importanza stimolare il superamento di questi confini». Scrivendo questo, l' ideologo dei "rinnovatori", già anticipava la fondazione di un movimento trasversale di sinistra che sarebbe comparso successivamente e in cui il partito comunista avrebbe dovuto sciogliersi, secondo l'intenzione dei "rinnovatori".

Proprio nello spirito di "apertura" il giornale comunista avrebbe dovuto essere convertito in un "giornale della sinistra pluralista" . Il Comitato Centrale del KPL e il suo potere di controllo sul giornale avrebbero dovuto essere sostituiti da una "società di redattori" in collaborazione con "una vasta cerchia di persone di sinistra interessate" e la funzione di redattore capo ricoperta da un "rinnovatore".

"Nessuno detiene la verità assoluta". Questo, a quei tempi, era il consueto argomento dei "rinnovatori" nelle discussioni interne al KPL, quando tentarono più volte di mettere in discussione l'ideologia marxista-leninista, la sua applicazione nell'analisi della società, nonché le conclusioni da trarne per la politica di un partito comunista.

Per raggiungere questo obiettivo, amavano "citare" Rosa Luxemburg e Antonio Gramsci, usarli come mazza contro Lenin e contro i "falchi stalinisti" all'interno del partito. Nel loro appello del dicembre 1993 sostennero che il KPL dovesse imboccare la stessa strada del «rinnovato PCE o "Sinistra Unita" in Spagna, che può coesistere senza problemi, come Rifondazione Comunista in Italia, con le sue ampie alleanze elettorali, come il PCF in Francia, che sta apertamente discutendo davanti tutto il paese e si rinnova, come la PDS (tedesca) di Gregor Gysi, che ci ha mostrato durante la sua visita come un esponente di sinistra sia in grado di attrarre l'attenzione del pubblico e dei media».

È ben noto che la formula per il successo, "Trasparenza e rinnovamento", in quei giorni promessa ai membri del KPL con riferimento alla politica dei partiti comunisti che avevano seguito il percorso revisionista dell' "eurocomunismo" negli anni '70 e '80, un percorso che il KPL si era rifiutato di seguire, portò infine ad una "mutazione" di quei partiti. Essi hanno buttato via il loro orientamento marxista-leninista, rinunciato alla lotta di classe e si sono sempre di più aperti alle influenze socialdemocratiche, neofemministe e no-global e, alla fine, hanno fallito.


I dibattiti all'interno del KPL circa il suo futuro orientamento ideologico e politico culminarono in occasione del 27° Congresso il 19 dicembre 1993. I "rinnovatori" non riuscirono nell'intento di dare al partito un altro orientamento. Tre quarti dei delegati al Congresso votarono a favore delle risoluzione che respinse tutte le manovre «per rendere l'organizzazione incapace di agire, per tradire le idee comuniste e la sua base ideologica marxista, nonché per distruggere le sue strutture». Questa risoluzione successivamente condusse all'elezione di un Comitato centrale in grado di ristabilire la capacità d'azione del partito.

I portavoce dei "rinnovatori", tra cui alcuni deputati, non furono rieletti come membri del CC. 24 "rinnovatori" decisero quindi di non accettare la decisione della maggioranza dei delegati e, nel gennaio 1994, lasciarono ufficialmente il partito, sebbene in precedenza avessero sempre chiesto la "votazione segreta per tutte le decisioni del partito", per altro adottata in occasione del 26° congresso del KPL nel novembre 1990. Nel marzo 1994, coloro che avevano lasciato il partito fondarono la "Nuova Sinistra" che, annunciata come un "movimento trasversale e di sinistra", in pratica era diretta contro il KPL e voleva reclutarne i militanti, diffamare e danneggiare il partito pubblicamente.

Questa scissione rese il lavoro del KPL ancora più difficile. Da un lato, l'unico deputato al parlamento nazionale rimasto al KPL rifiutò di restituire il suo mandato al partito e, dall'altro, i "comunisti riformati" della "Nuova Sinistra" furono ulteriormente utilizzato dai media borghesi come strumenti contro "i falchi stalinisti del KPL". Internamente, tuttavia, il Partito Comunista del Lussemburgo ritrovò la via verso una nuova compattezza basata sul marxismo- leninismo. Ciò costituì un presupposto importante per l'adempimento dei compiti principali del Partito negli anni difficilissimi che seguirono.

1999 - 2003: Un'alleanza elettorale con gravi conseguenze

Nella primavera del 1999, quando il KPL non si era ancora ripreso dalle conseguenze negative della sconfitta del socialismo nella "guerra fredda" e della scissione del 1993, quando il partito era ancora largamente isolato e non aveva possibilità di avere alcun eletto né a livello nazionale, né a livello comunale, il Comitato Centrale allargato del KPL (membri e candidati del CC, membri dei comitati di partito locali e membri della Commissione di Controllo del partito) prese la decisione di partecipare alle elezioni nazionali del giugno 1999, nell'ambito di un'alleanza elettorale. Di questa alleanza facevano parte "Nuova Sinistra", un'organizzazione trotzkista, i membri del sindacato socialdemocratico che avevano lasciato il "Partito Socialista dei Lavoratori del Lussemburgo" (LSAP) e esponenti di sinistra non organizzati in alcun partito.

La decisione di partecipare a tale alleanza non fu presa su una base teorica, ma per motivi tattici, con l'obiettivo di migliorare le possibilità del KPL alle elezioni parlamentari del 12 giugno 1999, nonché per le elezioni comunali quattro mesi più tardi. Comunque, non vi era stata alcuna preventiva discussione approfondita sui principi della politica comunista delle alleanze.

I membri del CC erano a conoscenza del fatto che il partito si sarebbe trovato ad affrontare una grande sfida, dal momento che le differenze ideologiche, politiche e anche personali tra comunisti e "rinnovatori " continuavano a esistere. Non si poteva escludere che alcuni componenti della nuova alleanza approfittassero dell'alleanza per neutralizzare politicamente il KPL.

C'era un ulteriore svantaggio dato dal fatto che la stragrande maggioranza dei compagni non aveva né esperienze teorica né conoscenze pratiche riguardo la politica delle alleanze, poiché non avevano mai partecipato ad alleanze locali tra comunisti e socialdemocratici a livello comunale. Inoltre, un terzo dei compagni aveva aderito al KPL dopo il 1990.

Ci furono anche compagni che respinsero per ragioni di principio qualsiasi tipo di cooperazione, dal momento che non vedevano l'utilità di un'alleanza elettorale tra socialdemocratici, comunisti e altre forze di sinistra, ammesso che i compromessi necessari per tale alleanza non violassero questioni ideologiche o strategicamente importanti. Un gruppo locale del KPL si astenne anche dal formare una lista di candidati per le elezioni locali e chiese il voto a favore del LSAP socialdemocratico. Altri compagni non vollero assumersi l'onere aggiuntivo e si astennero dalla partecipazione alla campagna elettorale.

Dal punto di vista odierno, dobbiamo considerare che l'alleanza con il nome di "Déi Lénk" (la sinistra) è stata sfortunata fin dall'inizio, dal momento che le  divergenti concezioni dei diversi partner dell'alleanza non erano mai state esaustivamente discusse nel processo di preparazione.

I comunisti non riuscirono ad attuare la loro proposta di definire la cooperazione come un'alleanza elettorale di organizzazioni indipendenti. Fu invece adottata l'adesione individuale. Inoltre si decise che le indennità dei futuri deputati, a livello comunale o nazionale, sarebbe stata devoluta a "Déi Lénk".

Nel corso della formazione delle liste dei candidati ci furono molti tentativi di escludere i candidati proposti dal KPL e di mantenere il numero di militanti del KPL nella lista il più basso possibile. La legge elettorale in Lussemburgo consente agli elettori di votare singolarmente candidati individuali, o di votare l'intera lista di un partito, o anche di votare candidati di liste diverse. D'altra parte, la legge non consente di esprimere preferenze per i candidati all'interno delle liste dei partiti partecipanti. Ciò non favorisce le alleanze tra due o più partiti.

Purtroppo in alcuni casi le macchinazioni contro i candidati comunisti ebbero successo. Anche alcuni membri del CC del KPL che avevano già rotto il loro rapporto con il partito e poi avevano pubblicamente cambiato sponda, furono coinvolti in intrighi. All'interno del partito si manifestò un sentimento di sfiducia e la struttura organizzativa del partito si indebolì. In quel periodo il KPL aveva già grossi problemi finanziari e difficoltà a mantenere la sua casa editrice e il giornale comunista. In tali circostanze, la direzione del partito dovette compiere grandi sforzi per garantire la proprietà del partito a spese delle altre attività politiche.

Come risultato delle elezioni fu eletto un deputato al parlamento nazionale e alcuni candidati comuni a livello locale  ottennero il mandato nelle maggiori città operaie del sud del Paese. I candidati indicati dal KPL ottennero risultati relativamente buoni. La conseguenza di questo successo fu che le differenze tra le varie componenti dell'alleanza elettorale non furono ulteriormente discusse. Sotto la superficie, tuttavia, gli intrighi contro i comunisti continuarono e ci furono crescenti tentativi di trasformare l'alleanza elettorale in un partito politico.

Questa opzione era stata formalmente esclusa da tutti i partecipanti al momento della costituzione dell'alleanza elettorale. Cionondimeno divenne sempre più chiaro che una certa parte dei suoi componenti aveva in programma la formazione di un nuovo partito politico e, quindi, la distruzione del Partito Comunista del Lussemburgo. Ciò avrebbe potuto facilmente accadere, se il KPL non avesse reagito.

Nel corso del 2002, la direzione del partito, alcuni membri della quale erano nello stesso tempo impegnati negli organismi dirigenti di "Déi Lénk", dovette respingere ripetutamente diversi tentativi di vietare le attività o addirittura gli slogan del KPL in occasione di manifestazioni pubbliche, nonché le prese di posizione del partito sulle questioni nazionali e internazionali. Inoltre i membri di "Déi Lénk" che erano attivi a livello internazionale cercarono sistematicamente di fare credere agli altri partiti comunisti e operai che il Partito Comunista del Lussemburgo aveva cessato di esistere. In certi casi, furono coinvolti in quelle attività anticomuniste alcuni membri del KPL che in seguito lasciarono il partito. Così il Partito Comunista del Lussemburgo cominciò a ristabilire i suoi contatti diretti con gli altri partiti comunisti.

Nel febbraio 2003, l'alleanza elettorale rifiutò di formare in tempo utile la lista dei candidati per le elezioni del giugno 2004 al Parlamento Europeo e di garantire che un certo numero di membri del KPL sarebbe stato incluso nella lista, benché i comunisti avessero rigorosamente rispettato tutti gli accordi. Questo fu l'inizio della rottura definitiva dell'alleanza elettorale.

Nell'aprile 2003, prima di annunciare la presentazione di una propria lista aperta di candidati, il Partito Comunista del Lussemburgo aveva inviato una lettera al Comitato di Coordinamento Nazionale di "Déi Lénk" con un ultimo tentativo di accordo su una lista comune con rappresentanza paritaria di candidati nominati dal KPL e da "Déi Lenk". Questa fu immediatamente respinta da "Déi Lénk", dal momento che alcuni dei precedenti "rinnovatori" e "nuovi sinistrorsi" prevedevano un facile successo se non ci fossero stati candidati del KPL nelle liste. Ma alle elezioni parlamentari del giugno 2004 sia il KPL, sia "Déi Lénk" non ottennero alcun mandato al parlamento nazionale.

Alle elezioni parlamentari del giugno 2009 il KPL ottenne il 2,1% nel più grande distretto elettorale, ma non riuscì a raggiungere il 4% necessario per un seggio in parlamento. Nel 2012, il KPL, dopo 18 anni di assenza, elesse rappresentanti comunali nella seconda e nella terza più grande città del paese: a Esch/Alzette (5,25%), a Differdingen (4,84 %) e nella città di Rümelingen (9.29%).

Dal punto di vista odierno, dobbiamo riconoscere che l'alleanza elettorale con le altre forze di sinistra, nata nel 1999 in condizioni molto sfavorevoli, avrebbe potuto facilmente portare alla scomparsa del KPL dalla scena politica.

Tuttavia questa sfortunata esperienza non deve essere utilizzata come pretesto per un rifiuto di principio di alleanze con forze di sinistra e socialdemocratiche, poiché i compromessi, su temi politici, ma mai su questioni ideologiche e di importanza strategica, appartengono alla normale prassi del marxismo.

Circa la politica delle alleanze in generale e delle alleanze elettorali in particolare, è in ogni caso importante ricordare le considerazioni fondamentali del movimento comunista. Altrimenti, l'esistenza del partito comunista sarà posta in grave pericolo.


Il principio più importante deve essere che la capacità d'azione politica del partito comunista non deve essere danneggiata e neppure minacciata dalla forma dell'alleanza elettorale. L'indipendenza ideologica e organizzativa del partito comunista deve essere garantita. In altre parole: il partito comunista non deve farsi trascinare dall'alleanza, la sua azione indipendente non deve essere limitata.

Friedrich Engels nel 1889 scrisse in una lettera al socialdemocratico danese Gerson Trier:
«Perché il proletariato sia abbastanza forte da vincere il giorno decisivo, esso deve - e Marx e io lo abbiamo sostenuto sin dal 1847 - formare un partito separato, distinto da tutti gli altri e opposto a loro, un cosciente partito di classe.
Ma ciò non vuol dire che questo partito in certi casi non possa utilizzare gli altri partiti per i suoi scopi. Né ciò significa che non possa temporaneamente sostenere le proposte di altri partiti se tali proposte sono o direttamente vantaggiose per il proletariato o progressive per quanto riguarda lo sviluppo economico e la libertà politica».

Engels continuava scrivendo: «non sarei assolutamente incondizionatamente contrario a ogni e qualsiasi collaborazione temporanea con "altri partiti" per scopi precisi», «ammesso che il carattere di classe del partito del proletariato non ne sia compromesso. Per me questo è il limite assoluto.»(1)

*Ali Ruckert è Presidente del Partito Comunista del Lussemburgo

Note:

1) Versione tedesca: "Marx Engels Werke", vol. 37 , p. 326 e 327 , Dietz Verlag Berlin 1974 - Versione inglese: Karl Marx e Frederick Engels, Corrispondenze scelte, Progress Publishers, Moscow, 1975


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