www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 22-11-15 - n. 566

17° IMCWP - 17° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

"I compiti dei Partiti comunisti e operai per rafforzare la lotta della classe operaia contro lo sfruttamento capitalista, le guerre imperialiste e il fascismo, per l'emancipazione dei lavoratori e dei popoli, per il socialismo".

Istanbul, Turchia, 30 ottobre-1 novembre 2015

Contributo del Partito Comunista Libanese

Partito Comunista Libanese (PCL) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Cari compagni

Innanzitutto permettetemi, a nome del Partito Comunista Libanese (PCL) di ringraziare i compagni del "Partito Comunista, Turchia" per l'organizzazione del 17° IMCWP in un frangente molto critico che il mondo in generale e il Medio Oriente in particolare stanno attraversando.

La nostra regione sta quasi vivendo una terza guerra mondiale, iniziata dall'imperialismo Usa e dai suoi alleati nell'area contro i nostri popoli, che inseguono la liberazione dei propri paesi dalla dipendenza, dal sottosviluppo e dalla povertà e aspirano ad emanciparsi da regimi e dittature reazionarie create dall'imperialismo, insieme con l'entità israeliana, al fine di dominare la nostra regione, la quale possiede un'importanza strategica dal punto divista geografico, politico ed economico, in quanto possiede la più grande quantità di "oro nero" al mondo, oltre a essere snodo delle vie di trasporto e distribuzione di questa risorsa.

Ecco perché l'imperialismo, quello Usa in particolare, ha deciso di utilizzare tutte le sue armi per impedire che i nostri popoli si liberino e si riprendano la loro ricchezza per impiegarla nel proprio sviluppo. È per questo che c'è stata l'ingerenza militare diretta in Libia, Siria e prima in Iraq. Ed è anche per questo motivo che vi è stato un incoraggiamento da parte imperialista ai sistemi politici reazionari arabi affinché intervenissero in Bahrein e Yemen.

Ma le questioni più pericolose sono due:

Il primo problema è il contributo dato dalle forze imperialiste alla creazione e allo sviluppo di molti gruppi terroristici; quelle stesse forze che oggi pretendono di combattere il terrorismo per mezzo di quella che viene chiamata "Coalizione internazionale". Questi gruppi che hanno beneficiato del sostegno finanziario fornito da alcune monarchie ed emirati del Golfo Persico, insieme all'aiuto prestato dal governo turco; gruppi che i paesi imperialisti hanno favorito dotandoli di esperti, tecnologia e armi avanzate per distruggere i nostri paesi, assassinando bambini e anziani, distruggendo case e città, imponendo il loro dominio sui giacimenti petroliferi di alcune regioni in Iraq e Siria, per poi vendere alle multinazionali petrolifere e lucrare sul prezzo; tutto ciò al fine di promuovere quello che questi gruppi terroristici hanno definito il "loro paese", istituito sulla deportazione di milioni di cittadini che sono andati ad aggiungersi ad altri milioni di persone emigrate a causa dei combattimenti. Tra loro ci sono più di due milioni di profughi siriani, centinaia di migliaia fra palestinesi e rifugiati iracheni che ora vivono in Libano, già in crisi a causa delle continue minacce e delle violazioni israeliane, così come dell'ampiezza della crisi regionale in atto in Siria. Questa crisi, a cui partecipano le due parti della "classe politica" in Libano (8 marzo e 14 marzo) [il gruppo detto del "8 marzo" è filo-siriano e filo-iraniano, invece quello del "14 marzo" è costituito dei partiti politici legati agli Usa e all'Arabia Saudita, ndt] ha portato "Isis", "Al Nusra" e altre organizzazioni a diffondersi ancora di più in Libano. Crisi che ci obbliga a formare gruppi a protezione dei villaggi e delle città per resistere alle loro minacce, proprio come abbiamo già fatto di fronte alle aggressioni e all'occupazione israeliana.

La seconda questione riguarda l'entità israeliana, la quale cerca di imporre un progetto di "Stato ebraico" (cioè fare della Palestina uno stato ebraico puro) sulla terra dell'intera Palestina, beneficiando delle guerre nella regione araba. Uccidere, forzare i palestinesi a lasciare le loro case (incluse le terre del 1948), costruire più insediamenti, rifiutare "il diritto al ritorno" sancito dalla risoluzione 194 delle Nazioni Unite, con il pieno sostegno di Washington e di una parte dell'Ue, rende più facile l'attuazione di questo progetto. Tali crimini inumani, commessi da questa entità razzista hanno fatto esplodere oggi una nuova Intifada (nuova rivolta) su tutta la terra di Palestina. Stati e organizzazioni hanno iniziato a parlare del diritto all'autodifesa dell'entità israeliana nei confronti dell'Intifada, ma quando sono i palestinesi a cercare di proteggersi dai crimini razzisti e dall'occupazione israeliana, tutto il mondo va contro di loro.

Cari compagni,

Noi, come Partiti comunisti e operai, siamo chiamati ad avere una posizione corretta e coraggiosa per affrontare ciò che sta accadendo in questa parte del mondo. La lotta contro l'imperialismo e il fascismo, la lotta per la liberazione che la classe operaia internazionale sta combattendo parte dalla comprensione di quanto avviene nella nostra regione e che ha a che vedere con il "Progetto di Nuovo Medio Oriente", il punto di partenza per uscire dalla crisi che colpisce i centri capitalistici, per spartirsi di nuovo il mondo, i suoi mercati, le sue regioni. Il capitalismo non è finora riuscito a trovare le vie d'uscita adeguate alla crisi che sta affrontando dal 2008.

Partendo da questo punto e per impedire un cambiamento radicale negli equilibri di potere internazionale, inclusa la fine del sistema unipolare scaturito a seguito dell'abbattimento dell'Urss, vediamo che l'imperialismo, quello americano in particolare e dell'Unione europea, non si accontenta di scaricare sulla classe operaia internazionale il peso della crisi e delle conseguenze della sua politica economica, strangolando stati quasi al collasso, ma si spinge più in là. Esso usa la forza militare per fronteggiare i tentativi di cambiamento, con la costruzione di nuove basi militari e coalizioni, spostando la flotta da guerra lungo mari e oceani del mondo. Inoltre possiamo vedere l'imperialismo lanciare guerre provocatorie, principalmente nella regione intorno ad Afghanistan e Pakistan, e organizzare colpi di stato con il sostegno dei partiti politici religiosi e di quelli terroristici, senza dimenticare le cospirazioni contro i popoli dell'America Latina e dell'Africa.

A questo, va aggiunto che le potenze capitaliste stanno confrontandosi in modo sempre più aggressivo. Con ciò intendiamo gli scontri tra l'imperialismo - nello specifico quello americano - e i loro concorrenti degli altri paesi capitalisti che cercano di riservarsi un posto in un mondo multipolare, con gli Stati dell'Asia, dell'America Latina e dell'Africa che fungeranno da loro campi di battaglia. Anche l'energia e le fonti naturali, i mercati mondiali, i cervelli saranno elementi di questo quadro complicato.

Qual è il nostro ruolo di Partiti comunisti di fronte a questo nuovo attacco?

La crisi globalizzata ed i suoi effetti che il sistema capitalista sta ora sperimentando ci mettono in prima fila nello scontro a livello nazionale ed internazionale. Vediamo che lo slogan di superare il capitalismo ha preso piede e questo impone a noi e alle forze anticapitaliste di lottare per costruire un sistema socialista che parta dalle condizioni specifiche di sviluppo materiale di ogni paese, per cui non è necessario che sia un unico sistema o di un unico tipo.

Ciò richiede, da parte nostra, l'adesione alla lotta politica e ideologica, anche a quella pratica, per scoprire i tentativi del capitalismo di deformare la coscienza umana e per affrontare il terrorismo e le sue cause, come pure per affrontare le campagne del neo-fascismo e dell'anti-comunismo.

È per questo che il nostro Partito (PCL) suggerisce che i Partiti comunisti e operai inizino a pensare alla realizzazione di un nuovo internazionalismo per fronteggiare il capitalismo globalizzato. Ciò richiede, da parte di tutti noi, la ricerca di efficaci strutture politiche di sinistra, a livello regionale e internazionale, con l'attivo ruolo della classe operaia e dei suoi sindacati. Richiede inoltre un ulteriore sviluppo di questi Incontri internazionali (IMCWP), ampliandoli e radicandoli affinché formino un nocciolo duro in vista dei confronti che andranno determinandosi.


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