www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 19-01-16 - n. 572

ECM 2015 - Incontro Comunista Europeo 2015

"Rafforziamo la lotta operaia e popolare contro la barbarie capitalista che crea guerre, povertà, rifugiati e immigrati. Per l'Europa del socialismo, della pace, della  giustizia sociale".

Bruxelles, 07/12/2015

Intervento del Partito Comunista di Danimarca

PC di Danimarca | kke.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Dichiarazione di Bjarne Rasmussen, commissione internazionale

Lo scontro tra l'imperialismo e i popoli che ha dominato il mondo per diversi anni va ulteriormente aggravandosi. La Libia è stata ridotta in pezzi da una guerra imperialistica, e l'imperialismo ci ha fatto credere che era in atto una ribellione popolare, un pezzo della ''Primavera Araba''. La Libia oggi è sotto il controllo dell'estremismo islamico. Ciò che è stato chiamato ''ribellione'' o ''guerra civile'' in Siria si è evoluto in una brutale guerra come non se ne vedevano da decenni, forse da secoli. Nuovi fronti sono stati aperti in Ucraina e nella penisola Araba. E dietro l'aggressività e la distruzione sta l'imperialismo – americano e quello europeo emergente.

Non è affatto evidente a tutti che le cose stiano così. L'imperialismo ha preparato le fondamenta di questa strategia durante la guerra del Vietnam e l'ha raffinata in Afghanistan, e oggi l'ha sviluppata ulteriormente ad un livello superiore e nuovo, dove gli interessi delle potenze imperialiste sono servite dalle potenze clientelari locali. Gli Stati Uniti, che indirizzano questo potere per liberarsi del regime Baath in Siria, non hanno ingaggiato una guerra aperta contro la Siria, ma si lavano le mani bombardando ad est gli insediamenti dello Stato Islamico, e mentre bacchettano la Turchia, Arabia Saudita e i paesi del Golfo, lasciano loro finanziare ed equipaggiare con uomini e armi le milizie islamiche che ad ovest combattono la vera guerra a Damasco. Questa strategia inganna molti, anche a sinistra.

Gli Stati Uniti e i suoi satelliti in Medio oriente – Israele incluso – supportano più o meno apertamente i cosiddetti ''ribelli siriani'', di cui lo Stato Islamico rappresenta solo la fazione più fanatica. Il Governo siriano è appoggiato dalla Russia, dall'Iran e dalle forze patriottiche in Libano ed Iraq. Le forze in campo sono così tante, che esiste il pericolo che si crei qualcosa di più di una guerra civile o regionale. Questo è vero soprattutto dopo che la Russia è scesa in campo nello scontro.

Il caso dell'Ucraina è simile. Solo la riluttanza della Russia ha fino ad ora evitato uno scontro militare diretto tra le più grandi potenze del mondo. Aggiungendo a questo le crescenti tensioni nelle regioni del Pacifico, si potrebbe temere che la situazione internazionale è tale che un minimo passo falso può aprire le porte ad una terza guerra mondiale.

In questo contesto è di crescente importanza che l'Unione Europea dimostri sempre di più il suo lato negativo, esternamente, nel caso dell'Ucraina, così come internamente, nel caso della Grecia. L'Unione Europea non è un progetto pacifico come spesso ha preteso di essere, ma anzi l'imperialismo europeo contribuisce a disegnare il mondo attraverso le crisi e la guerra. Combattere l'Unione Europea e l'imperialismo sta diventando sempre più il compito della nostra epoca.

In questa situazione, è incoraggiante che vi siano ribellioni in tutto il mondo.

L'America Latina si sta liberando dall'egemonia imperialistica degli Stati Uniti ed ha smesso di essere il ''giardino privato'' del grande vicino.

Le sollevazioni popolari contro le politiche di austerità della UE che si diffondono in un numero crescente di paesi europei, talvolta raggiungono significativi posti di potere, come Syriza in Grecia e Podemos in Spagna. Questi movimenti sono molto immaturi, approssimativi nei loro propositi e troppo pieni di illusioni per mostrare realmente la strada del conflitto contro il capitale e la reazione; in particolare, la loro mancanza di coraggio o volontà di scontrarsi con l'Unione Europea è una debolezza. Un movimento rivoluzionario in direzione di una Europa socialista non è affatto ciò che vediamo. Ma c'è una espressione di malessere pubblico e di volontà di cambiamento, e in questo senso l'andamento è positivo.

Un referendum in Danimarca la scorsa settimana ha mostrato che la maggioranza dei votanti respinge l'influenza dell'Unione Europea [la vittoria del NO mantiene le clausole di esclusione. N.d.T.]. La maggioranza in parlamento voleva abbandonare alcune clausole di esclusione che la Danimarca ha in base al Trattato di Lisbona.

Un anno fa, il Partito Comunista della Danimarca ha dichiarato che la classe lavoratrice e il popolo della Danimarca è davanti ad una scelta strategica:
''permettere che l'imperialismo continui il suo corso in un mondo dominato da imprese globali imperial-capitalistiche in vicendevole competizione, nell'interesse delle quali gli stati e le popolazioni sono obbligate ad adeguarsi?
Oppure in alternativa può essere portata avanti una lotta contro queste strutture di potere imperialistiche, per sostituirle con un ordine mondiale di stati sovrani ed eguali?
In Danimarca come in altri Paesi, i comunisti devono darsi il compito di aiutare la classe lavoratrice e le persone a raggiungere la consapevolezza di queste due alternative fondamentali.''

Questa dichiarazione è stata confermata nel nostro recente 34esimo Congresso ed è una guida importante per il nostro lavoro. La grande maggioranza delle persone nei paesi imperialisti non è capace di guardare l'imperialismo dall'esterno; sono abituati all'idea che il loro sistema e il loro modo di vivere sia naturale e legittimo e credono ai loro governanti quando dicono che l'intento dell'aggressività imperialista è di difendere la libertà e la democrazia. Il compito che ci siamo posti è di informazione e propaganda. E' necessario per noi raggiungere i più ampi strati di popolazione. Occorre che ci sia una unità che non si è vista per decenni, una unità che deve superare i circoli ristretti. Occorre che noi agiamo, e non solo parliamo, da rivoluzionari.

Il Partito Comunista della Danimarca durante quasi cento anni di vita ha dato prova diverse volte che i comunisti danesi sono capaci di portare a termine questo compito. Noi confidiamo che il nostro movimento, se pur indebolito e diviso può cogliere questa sfida, e facendolo, aumenterà la sua forza e la sua vitalità.


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