www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 19-07-16 - n. 598

Iniziativa Comunista Europa: Manifestazione Anti-NATO a Varsavia - contributo del Partito Comunista Polacco

Partito Comunista Polacco (KPP) | initiative-cwpe.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

La NATO e l'aumento della militarizzazione della Polonia

La controrivoluzione in Europa centrale e orientale ha dato inizio a una nuova era dell'imperialismo. Nonostante gli annunci di fine della corsa agli armamenti e delle minaccie alla pace globale, il mondo non è diventato più sicuro. Al contrario, la situazione in Europa centrale e orientale dimostra che la NATO è un'alleanza aggressiva e una minaccia alla libertà dei popoli.

All'inizio degli anni Novanta, i politici polacchi presero ad annunciare che il loro obiettivo era di formare un'alleanza militare con gli Stati Uniti ed entrare nella NATO. I primi colloqui furono condotti nel 1993, senza che la società polacca ne fosse informata. Allo stesso tempo, il partito socialdemocratico, che aveva vinto le elezioni, la cosiddetta Alleanza della Sinistra Democratica, era ufficialmente molto scettico nei confronti della NATO. Tra i suoi slogan elettorali spiccava la collaborazione con Oriente e Occidente, nell'idea di neutralità.

Nell'ottobre del 1993 venne costituito il Partenariato per la Pace, un progetto nascosto per allargare la NATO e coinvolgere i paesi dell'Europa centrale e orientale nella politica militare occidentale. Nel gennaio 1994, il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton affermava che la questione non era se la NATO si sarebbe o meno allargata, ma quando ciò sarebbe accaduto. Nel febbraio 1994 la Polonia fu fra i primi paesi a firmare l'accordo per il Partenariato con la NATO. A siglarlo fu il governo di coalizione guidato dai socialdemocratici, quindi sappiamo che fin dall'inizio hanno mentito alla società circa la neutralità della Polonia. Il Partenariato per la Pace è stato presentato come un modo di proteggere la pace e la creazione di un sistema di difesa generale in Europa. Il Partenariato era chiaramente invece un modo di ottenere nuovi mercati per le imprese militari occidentali e per iniziare a integrare gli eserciti dell'Europa centrale e orientale nella NATO attraverso esercitazioni militari internazionali, conferenze e corsi di formazione.

Nel 1995 il premier socialdemocratico polacco Józef Oleksy visitò la il quartier generale della NATO e fu messo a conoscenza dello "Studio sull'allargamento della NATO", documento sulla espansione dell'Alleanza in Europa. Questo studio era parte di un lavoro più ampio che non riguardava solo le questioni militari, ma anche l'intervenuto nella politica interna polacca. Richiedeva per esempio lo sviluppo di una "economia di libero mercato" e l'introduzione di programmi predisposti dalle istituzioni finanziarie internazionali come la Banca Mondiale e il FMI. Nel luglio 1997 la Polonia, insieme a Repubblica Ceca e Ungheria, fu invitata a partecipare a colloqui sull'allargamento dell'Alleanza. Durante la campagna elettorale del 1997, l'ingresso nella NATO era già presentato come uno degli obiettivi principali della politica internazionale e accettato da tutti i principali partiti politici. Il 17 febbraio 1999 il Trattato di Washington era ratificato dal parlamento polacco. La Polonia aveva già un nuovo governo di destra, ma tra i principali promotori dell'accordo figurava l'allora presidente socialdemocratico Aleksander Kwasniewski.

La Polonia entrava nella NATO nel marzo del 1999, appena due settimane prima del suo attacco alla Jugoslavia. La Polonia non partecipò militarmente all'attacco a causa della mancanza di risorse, ma lo sostenne politicamente. L'opposizione a questa guerra era molto scarsa, nonostante il malcontento popolare della società. Nessun grande potere politico osò opporsi.

La successiva fase della militarizzazione e subordinazione agli obiettivi della NATO è stata la partecipazione alla cosiddetta "guerra al terrore". Dopo l'aggressione all'Afghanistan, la Polonia fu uno dei primi paesi ad aderire alla coalizione a guida USA. Nonostante il malcontento generale, il presidente Kwaśniewski nel 2002 inviò truppe in Afghanistan. La Polonia è stata tra le principali forze ISAF. Nel picco di questa attività, erano circa 2.200 i soldati polacchi a partecipare all'occupazione dell'Afghanistan. Oltre 43 soldati furono uccisi e oltre 380 feriti nel corso della guerra. Il costo stimato delle enormi spese del contingente militare polacco in Afghanistan è di circa 6 miliardi di zloty (1,35 miliardi di euro).

Dal 2003 la Polonia ha sostenuto la guerra degli Stati Uniti contro l'Iraq. Le forze speciali polacche hanno partecipato all'attacco e altre truppe sono state inviate ad occupare il paese. Radosław Sikorski, all'epoca ministro della Difesa, membro di think tank neo-conservatori, ebbe anche l'idea di rimpiazzare le truppe USA con quelle dell'Europa centrale, più economiche e sacrificabili. Il costo della partecipazione all'occupazione dell'Iraq ha raggiunto oltre 1 miliardo zloty (225 milioni di euro), la maggior parte del quale è stato coperto dal bilancio dello Stato.

Allo stesso tempo, mentre la Polonia partecipava alle aggressioni di Stati Uniti e NATO, le spese militari crescevano. Nuove attrezzature stato state acquistate dagli Stati Uniti per le truppe in Iraq e Afghanistan, equipaggiamento per lo più inutile in operazioni difensive ma adeguato per avventure all'estero. Le grandi aziende militari hanno guadagnato contratti per la fornitura di nuovi carri armati, aerei e sistemi elettronici. La Polonia ha acquistato anche un grande numero di jet da combattimento F-16. Tutto ciò accadeva successivamente alle misure di austerità.

Un'altra tappa della militarizzazione è iniziata con i piani di G.W. Bush di stabilire uno scudo anti-missili. Le autorità polacche annunciarono che avrebbero con piacere invitato le truppe della NATO e ospitato basi militari straniere nel paese. Questa mossa veniva giustificata dalla cosiddetta "minaccia da Oriente". Negli ultimi anni questo tipo di propaganda è stata diffusa da quasi tutte le forze politiche. E' stato un modo per ottenere il consenso sociale all'aumento della militarizzazione del paese. Le spese militari sono le uniche garantite dal bilancio dello Stato e raggiungono il 2% del PIL. La Polonia è attualmente tra i paesi leader dell'UE in materia di bilancio militare. Il ministro della Difesa ha inoltre recentemente ricordato che le spese per la difesa dovrebbe raggiungere il 3% del PIL. Nuovi programmi di modernizzazione delle forze armate sono in fase di lancio e non sono collegati a compiti difensivi. La strategia polacca comincia ad essere sempre più aggressiva. Si dà il chiaro permesso di intervenire nella politica interna di altri paesi.

Siamo anche di fronte a una crescente militarizzazione della società. Il governo nazionalista di destra sta cercando di imporre il suo concetto di difesa territoriale, composto di forze paramilitari. E' uno strumento di propaganda di governo e un modo per spingere ulteriormente i limiti della politica aggressiva. Anche considerando la possibilità di armare l'estrema destra nazionalista e il suo inserimento nella difesa territoriale. Questa militarizzazione è anche una minaccia per i diritti civili. La nuova "legge anti-terrorismo", che rende più semplici le intercettazioni telefoniche e l'utilizzo dei servizi segreti in casi politici, è stata approvata prima del vertice NATO. E' stata giustificata, come sempre, come un modo per rendere più sicura la Polonia, ma in realtà dà al governo più potere per attaccare i movimenti popolari.

Quando parliamo di militarizzazione dobbiamo menzionare anche la resistenza ad essa. E' stata più forte durante la fase iniziale della guerra contro l'Iraq. La grande maggioranza della società si oppose alle aggressioni militari. Tuttavia questa resistenza non è mai stata trasformata in proteste di massa e azioni contro la guerra. In Polonia sono state molto limitate in termini di dimensioni. Tutti i principali partiti politici divergevano solo per i dettagli riguardanti la politica militare. La partecipazione alla NATO e alle sue guerre non è mai stata parte del dibattito pubblico. Oggi che sono noti i costi e l'esito dei conflitti in Iraq e Afghanistan, alcune preoccupazioni sono state poste, ma non gli viene data molta attenzione. Le lezioni di Iraq e Afghanistan non sono state apprese, perché ora la Polonia sta inviando truppe per partecipare alla guerra contro Daesh in Iraq.

Siamo di fronte a una crescente campagna di propaganda. La maggior parte della copertura mediatica degli eventi, quali esercitazioni militari o il presente vertice NATO, è entusiastica. Anche la retorica dei politici principali è sempre più aggressiva, tendenza questa lodata dai media. Il vertice NATO è accompagnato da spettacoli locali che mirano a convincere la società della necessità della militarizzazione. Questi eventi sono sponsorizzati dal bilancio dello Stato e dalle aziende statali. Questa tendenza è in aumento perché i sondaggi indicano che gran parte della società si oppone ancora alle basi militari straniere in Polonia. Nei luoghi in cui devono essere piazzati i siti militari ci sono già state diverse proteste. Lo scopo della propaganda è di isolare chi protesta. Siamo in una situazione molto difficile e pericolosa. L'imperialismo NATO ha bisogno di ulteriori provocazioni e di un'atmosfera di paura per giustificare la sua esistenza. Le grandi compagnie militari globali stanno traendo profitto dalla politica di paesi come la Polonia. Anche loro hanno lo scopo di spaventare le intere società per ridurle all'obbedienza.

La NATO ci sta portando verso una nuova corsa agli armamenti e maggiori spese militari, a cui dobbiamo opporci. Rifiutiamo le basi militari della NATO, lo scudo anti-missili in avanzamento verso Oriente e il progetto di integrare ad esso nuovi membri. Il nostro obiettivo come comunisti è di contrastare l'imperialismo, il militarismo e la propaganda a favore della guerra. Il nostro internazionalismo deve essere forte, abbiamo molto in comune con le persone della classe operaia provenienti da paesi che sono attualmente presentati come nemici. I nostri nemici sono i capitalisti e i mercanti di guerra, non i lavoratori provenienti da Russia, Ucraina, Bielorussia e altri paesi. Non abbiamo bisogno della NATO, abbiamo bisogno di rovesciare il capitalismo.


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