www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 06-02-17 - n. 619

ECM 2017 - Incontro Comunista Europeo 2017

"A 100 anni dalla Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre. Il capitalismo, i monopoli e l'Unione Europea portano crisi, guerre e povertà. Il Socialismo è attuale e necessario".

Bruxelles, 24/01/2017

Intervento del Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF)

Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) * | pcrf-ic.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Compagni,
Permettetemi innanzitutto di ringraziare i compagni del Partito Comunista di Grecia per aver ancora una volta organizzato questa conferenza dei Partiti Comunisti Europei, conferenza divenuta nel corso degli anni un evento di riferimento che dimostra la tenuta nel continente europeo del movimento comunista, quale espressione del movimento operaio rivoluzionario.

In questo anno segnato dal centenario della Rivoluzione d'Ottobre, è importante che i partiti comunisti e operai tornino su questo evento cruciale nella storia dell'umanità, non per celebrarne l'anniversario, come fanno alcune correnti della socialdemocrazia riguardo la Comune di Parigi, ma seguendo l'insegnamento di Lenin, ossia traendone lezioni politiche e teoriche per condurre la lotta odierna. Ciò è particolarmente necessario poiché ci troviamo di fronte alle conseguenze della sconfitta del socialismo reale che ha generato un'ondata di fango opportunista e revisionista con il suo portato di tradimento, negazione, pessimismo e disfattismo.

La creazione del nostro Partito Comunista Rivoluzionario di Francia, quattro mesi orsono, al di là dei problemi politici specifici sullo stato del movimento rivoluzionario in Francia, ci ha portato a riflettere su alcune questioni in relazione proprio all'esperienza dei bolscevichi e degli insegnamenti di Lenin intorno alla Rivoluzione d'Ottobre.

La prima questione riguarda il tipo di prospettive che siamo in grado di offrire alle masse che soffrono a causa delle politiche barbare attuate in ciascuno dei nostri paesi: proponiamo, con il pretesto della sconfitta e del declino della coscienza rivoluzionaria, di dedicarsi esclusivamente alla lotta per la difesa delle rivendicazioni e dei diritti acquisiti, magari adornandola di qualche frase su un possibile mitico futuro socialista? Chiediamo, in attesa di giorni migliori, di "porre l'essere umano" in prima linea nell'affrontare la crisi ecologica, condendo la rivendicazione di alcune misure sociali sulle pensioni e sulla salute?

Riteniamo, sulla base dell'esperienza e dell'analisi leninista della fase imperialista del capitalismo, che il nostro ruolo è quello di chiamare le masse a mobilitarsi contro la causa dei loro mali: il capitalismo.

Nessun problema che affligge le masse può essere risolto in modo soddisfacente e sostenibile senza mettere in discussione il sistema in opera, il capitalismo. L'esperienza del Venezuela conferma questa analisi.

Per quel che riguarda l'Europa, è evidente come mostra la politica di Syriza in Grecia che, dati l'equilibrio nei rapporti di forza e l'acuirsi della crisi del capitalismo, non mettere in causa il dominio capitalistico si finisce  per fare una politica al suo servizio. Da questo punto di vista i menscevichi avevano già mostrato la via.

La seconda questione è quella della forza sociale capace di riunire dietro di sé l'insieme degli strati sociali vittime del capitalismo monopolistico. E', come è noto, l'oggetto di un'intensa campagna ideologica della borghesia, della socialdemocrazia al suo servizio e dei revisionisti. Non ci sarebbero altri che "cittadini", "classi medie", "consumatori". La classe operaia, il proletariato, sarebbe diventato residuale, in via di estinzione, avrebbe perso la sua importanza.

Ma al di là del fatto che il proletariato, la classe operaia, secondo Marx, sono realtà dinamiche, che non possono essere considerate che in relazione allo sviluppo delle forze produttive, in ogni caso, ancora oggi c'è produzione di merci: i profitti capitalisti non scendono dal cielo, ma sono il risultato dello sfruttamento del lavoro salariato.

E se i produttori smettessero di lavorare, la produzione cesserebbe. Di conseguenza anche se fosse vero (ed è falso) che il proletariato è diminuito in termini quantitativi, ciò non cambierebbe il fatto che resta la classe su cui poggia lo sviluppo sociale, la classe principale che si pone in contrasto perenne alla borghesia.

Anche qui troviamo, in forme nuove, le stesse argomentazioni usate dai menscevichi contro i bolscevichi: che il peso numerico della classe operaia non sia insufficiente per prospettare una rivoluzione socialista. E' il ruolo del proletariato nella contraddizione capitale-lavoro che induce il nostro partito a considerare prioritario il suo radicamento nei luoghi del proletariato.

Il terzo problema è quello del rapporto tra i compiti democratici e la questione della rivoluzione socialista: come articolare parole d'ordine in grado di mobilitare la classe operaia e le masse popolari, sulla base delle loro aspirazioni immediate e della necessità di combattere il capitalismo come sistema, per stabilire le fondamenta di una società comunista alla sua fase socialista?

I bolscevichi e Lenin nel 1917 ci hanno mostrato che anziché opporle, o di costituire stadi intermedi, dove ogni vittoria parziale sarebbe un passo verso la fase successiva, era necessario collegare gli obiettivi: così la questione della pace, quella della terra, della soddisfazione dei bisogni e della fine del regime zarista (la questione della democrazia per le masse) non sono mai stati avanzati separatamente, come fini in sé o compiti costituenti altrettante fasi per accumulare forze; al contrario nelle Tesi di aprile, Lenin ha mostrato che l'insieme di queste questioni vitali per i lavoratori e i contadini non potevano trovare soluzione senza ingaggiare una lotta per il potere sovietico, cioè la rivoluzione socialista.

Quindi Lenin ha dimostrato che il problema delle alleanze nella rivoluzione non riguarda l'intesa con questo o quel partito, dove l'uno o l'altro abbandona il suo programma, ma l'alleanza tra la classe operaia e gli strati sociali non sfruttatori in base ai loro interessi contro il capitale.

Sono lezioni valide tutt'ora per articolare la lotta per uscire dalla UE, dalla NATO, per la pace e la difesa dei diritti e le conquiste sociali come le pensioni, la sicurezza sociale, per porre fine alla Costituzione antidemocratica, per la conservazione dell'ambiente, con la lotta per la rivoluzione socialista.

In ultima analisi, l'uscita dalla crisi, che è la crisi del capitalismo, è assicurata solo dal potere della classe operaia, dalla socializzazione dei mezzi di produzione e distribuzione, dalla pianificazione centralizzata e democratica. L'intera esperienza del movimento operaio, infatti, dimostra che anche quando i rapporti di forza consentono di compiere importanti progressi sociali, come la Liberazione, il '68, questi sono rimessi in causa appena detti rapporti cambiano!

Bisogna aggiungere che il rovesciamento del socialismo ha polverizzato negli ex paesi socialisti tutte le conquiste dei lavoratori, in quanto il capitalismo per sua natura non ha altra alternativa che sfruttare, sfruttare, e ancora sfruttare.

Per quanto riguarda l'idea che con il pretesto della debolezza, del declino della coscienza rivoluzionaria o di un pericolo di fascistizzazione, sarebbe opportuno allearsi a forze politiche piccoli borghesi pronte a soppiantare la socialdemocrazia tradizionale per poi condurre la stessa politica, è particolarmente pericoloso. Infatti tende non solo a rafforzare l'opinione che il capitalismo possa essere migliorato, ma sottolinea l'attuale debolezza della coscienza di classe, mettendo la classe operaia al rimorchio piccolo borghese. Questo devia la lotta contro il capitale, con il pretesto che oggi la crisi sia dovuta unicamente alla finanza e alla speculazione, che al centro dell'attenzione debba esservi la crisi ecologica, che l'obiettivo dovrebbe essere quello di condividere la ricchezza (con i capitalisti), che restando nella UE si possa migliorarla e infine che la questione della produzione sarebbe diventata un fenomeno secondario e la classe operaia starebbe scomparendo.

In definitiva aderire a tali posizioni non può portare che a un nuovo indebolimento del proletariato. Ecco perché il nostro partito ha deciso di non sostenere alcun candidato alle elezioni presidenziali e, pertanto, e dunque nessun Mélenchon con il suo programma Syriza in salsa francese.

La nostra parola d'ordine è: "per le elezioni presidenziali, rafforza il tuo sindacato su posizioni di lotta di classe e unisciti al nostro Partito per il futuro!"

Infine noi giudichiamo necessario diffondere la realtà della Rivoluzione d'Ottobre e del socialismo reale, di fronte alle campagne diffamatorie in preparazione. Si tratta di un terreno su cui l'opportunismo gioca la sua parte. E' anche una lezione dell'Ottobre e del bolscevismo che non c'è lotta rivoluzionaria senza lotta contro l'opportunismo.

E' vero che oggi, in larga parte, le nostre idee sembrano isolate, utopiche, lontane dalla realtà. Non pensiamo sia vero. La crisi del capitalismo induce a porsi tante domande.Viviamo sempre, e nulla mostra il contrario, in un'epoca di transizione dal capitalismo al comunismo, il capitalismo si rivela incapace di risolvere i propri problemi e pone minacce mortali sull'umanità. La rivoluzione sembra lontana, ma la realtà oggettiva ci mostra che non ci è mai stata così prossima.

Ma bisogna che i comunisti svolgano il loro ruolo di comunisti, il ruolo di assistere la nascita di una nuova società, non di restare al capezzale di un capitalismo senile, col pretesto che il meno peggio sarebbe meglio.

Nel gennaio 1917 in Svizzera, Lenin ha spiegato alla gioventù operaia svizzera: "... questi rivolgimenti potranno finire soltanto con l'espropriazione della borghesia e la vittoria del socialismo. Noi vecchi, non vedremo forse le battaglie decisive dell'imminente rivoluzione. Penso però di poter esprimere la fondata speranza che i giovani, i quali militano così egregiamente nel movimento socialista della Svizzera e di tutto il mondo, avranno la fortuna non soltanto di realizzare la futura rivoluzione proletaria, ma anche di condurla alla vittoria". (Lenin, Rapporto sulla rivoluzione del 1905, Opere Complete, Vol. 23). Dieci mesi più tardi era Presidente dei commissari del popolo della Russia sovietica! La vittoria è del proletariato se noi comunisti sappiamo essere dei marxisti-leninisti coerenti.

Nulla ci sarà dato, occorre essere all'altezza del nostro ideale!
Viva la rivoluzione d'Ottobre!
Evviva il comunismo, la giovinezza del mondo!

*) Intervento del Segretario generale del Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF), Maurice Cukierman, al Meeting Comunista Europeo


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