www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 27-02-17 - n. 622

18° IMCWP - 18° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

"Crisi capitalista e offensiva imperialista - Strategia e tattica dei Partiti Comunisti e Operai nella lotta per la pace, per i diritti dei lavoratori e dei popoli, per il socialismo"

Hanoi, Vietnam, 28-30 ottobre 2016

Contributo del Partito Comunista in Danimarca

Partito Comunista in Danimarca | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

28/10/2016

Cari compagni,

Prima di tutto i nostri ringraziamenti al Partito Comunista del Vietnam per ospitare il nostro incontro annuale.

Come sapete, la Danimarca è un paese piccolo e il Partito Comunista in Danimarca è un piccolo partito, ma questo non significa che ciò che facciamo non sia importante.

Nel 1972, la maggioranza della popolazione votò per aderire alla Comunità economica europea o CEE, denominata poi Unione Europea, la UE. Ma questo non significa affatto che i danesi siano felici di far parte del sistema UE. Dal 1972, i nostri governanti, assertori dell'UE, sono stati sconfitti in diversi referendum sulle questioni europee. Il 3 dicembre dello scorso anno, la maggior parte della popolazione danese, chiamata a referendum, si è opposta all'ampliamento del potere dell'UE sulla legislazione nazionale in materia di giustizia e affari interni.

In larga misura, lo scetticismo popolare verso l'intero progetto europeo è stato animato dal Movimento popolare apartitico contro l'Unione Europea. Il nostro partito partecipa attivamente a questo Movimento sia a livello nazionale che locale: abbiamo rappresentanze a livello dirigenziale e dei militanti del partito svolgono un ruolo importante in molte delle commissioni locali. Grazie a questo continuo lavoro i danesi sono tra i popoli europei meglio informati sulle questioni comunitarie e hanno conservato un sano scetticismo e resistenza a ulteriori concessioni all'UE del capitale.

Oggi, la lotta contro l'accordo di libero scambio TTIP è un fronte importante per la resistenza alla UE sia in Danimarca, che nel resto dell'UE. Il Movimento popolare contro l'Unione Europea rappresenta un ampio spettro politico e questo significa che le ragioni di opposizione alla UE tra i suoi membri sono varie. L'adesione va dai nazionalisti borghesi, ai comunisti. I nazionalisti basano la loro resistenza sul fatto che l'integrazione nell'UE annulla gran parte della sovranità della Danimarca, mentre i comunisti, naturalmente, considerano l'UE uno strumento del grande capitale per approfondire ulteriormente lo sfruttamento sui popoli all'interno e al di fuori dei confini dell'Unione europea. Per i comunisti, una rottura con l'UE sarà un importante passo avanti verso il nostro obiettivo: realizzare la rivoluzione socialista e iniziare la costruzione del socialismo e del comunismo.

La lotta per la pace è estremamente importante, ma con un po' di vergogna dobbiamo riconoscere che attualmente il Movimento per la pace in Danimarca è piuttosto debole. Questo è tanto più triste perché la Danimarca ha per molti anni guidato quella che i governanti del nostro paese chiamano "una politica estera attiva". Un risultato di questa politica è che il nostro Paese ha partecipato alle guerre nella ex Jugoslavia, in Afghanistan, in Iraq, in Libia, in Siria e in altri luoghi. È un dato di fatto: negli ultimi decenni, la Danimarca è stata tra i primi paesi a scendere in guerra quando gli Stati Uniti, la NATO o l'Unione europea lo hanno chiesto. Come comunisti nutriamo naturalmente la ferma convinzione che la guerra e la militarizzazione non rafforzano la pace, al contrario!

La questione della pace nella regione artica richiede particolare attenzione. La Groenlandia, l'isola più grande del mondo, è parte del cosiddetto "Regno" (come sono le Isole Faroe e la Danimarca in senso stretto). Questo significa che la Danimarca ha un ruolo particolare da svolgere per garantire che l'Artico non venga militarizzato, che l'ambiente sia protetto e che il cambiamento climatico sia contrastato prima che tutta la calotta di ghiaccio della Groenlandia si sciolga. Vi è una collaborazione internazionale in corso nella materia specifica tra i partiti comunisti di Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Russia, Stati Uniti e Canada.

Allo stato attuale, la Danimarca è governata da un governo borghese minoritario profondamente reazionario che, se potesse assumere pienamente il potere per perseguire la sue intenzioni, avvierebbe una drastica demolizione del sistema di welfare per il quale la classe operaia di Danimarca ha combattuto per oltre un secolo. La politica del governo si attesta su due assi principali: prima di tutto, il settore pubblico deve essere ridimensionato, impattando sulle scuole, le istituzioni di assistenza all'infanzia, i servizi di sanità pubblica e così via. In secondo luogo, i benefici per i più deboli e bisognosi devono essere erosi. Recentemente l'assistenza sociale e le prestazioni speciali per gli immigrati sono state gravemente ridotte. D'altra parte, le imprese e i più ricchi potranno godere di agevolazioni fiscali.

Su questo sfondo è stato incoraggiante vedere le recenti grandi manifestazioni contro l'austerità del governo. Sindacati, partiti politici e varie altre organizzazioni hanno animato la mobilitazione di oltre un centinaio di città del paese.

Purtroppo, una questione particolare ha portato la Danimarca alla ribalta internazionale. Considerando che la Danimarca in passato ha svolto un ruolo significativo ed esemplare nelle Nazioni Unite in materia di assistenza ai popoli in difficoltà, la situazione si è rovesciata: tra i paesi europei, la Danimarca ora si distingue come uno dei paesi con la politica più restrittiva nei confronti dei rifugiati! L'obiettivo dichiarato di questa politica è rendere la vita per i profughi che giungono nel paese sufficientemente miserabile, in modo da tenerli lontano e indurli a cercare riparo e sicurezza in paesi più ospitali. Le forze trainanti di questa politica orribile sono l'attuale governo e l'estrema destra xenofoba del Partito popolare danese, ma anche i socialdemocratici vi contribuiscono essendo in continua competizione con l'estrema destra per individuare nuovi tagli e riduzioni ai danni dei profughi.

Fortunatamente questo approccio disumano non è condiviso da tutti. Quando il flusso dei rifugiati ha toccato il suo picco tanti danesi si sono prodigati in soccorso spontaneamente, anche se sono stati multati per i loro sforzi. Nei comuni le autorità non possono chiudere gli occhi davanti ai problemi. A seguito dei recenti tagli alle prestazioni, i rifugiati non saranno in grado di trovare una sistemazione che possano permettersi: e quindi le amministrazioni comunali dovranno intervenire con ulteriore assistenza.

Purtroppo il nostro partito è piccolo, ma facciamo del nostro meglio per partecipare ai vari movimenti e alle organizzazioni che lavorano per una società migliore. Cerchiamo sempre di dimostrare che quando il popolo è colpito dai tagli o da altre misure o quando prendiamo parte alle guerre, la colpa non può essere addossata solamente ai governi incompetenti o ai cattivi politici. No, è responsabile l'intero sistema capitalista monopolistico, che nella sua ricerca di profitto spinge ancora più profondamente le persone nella povertà e nella miseria.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita dell'anticomunismo, non da ultimo nell'Europa orientale. I partiti comunisti e i simboli comunisti vengono soppressi o addirittura vietati. In dichiarazioni ufficiali, l'UE ha posto un segno di equazione tra il comunismo e il nazismo anche se, ovviamente, sono l'antitesi uno dell'altro. E' di cruciale importanza che rafforziamo la lotta contro l'anticomunismo. Il prossimo anno ci offrirà adeguate opportunità per farlo durante le celebrazioni del 100° anniversario della Grande Rivoluzione d'Ottobre in Russia del 1917.

Il capitalismo è il problema, il socialismo è la soluzione.


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