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19° IMCWP: Contributo del Partito Progressista dei Lavoratori di Cipro (AKEL)

"A 100 anni dalla Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre: gli ideali del movimento comunista per rivitalizzare la lotta contro le guerre imperialistiche, per la pace e il socialismo"

19° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

Partito Progressista dei Lavoratori di Cipro (AKEL) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Pietroburgo, 2-3 novembre / Mosca, 5-7 novembre 2017

Quest'anno i progressisti onorano in modo speciale il centenario della Rivoluzione socialista di Ottobre che con il suo dinamismo e il suo esempio ha scosso il mondo, inaugurando una nuova era per l'umanità: un'era segnata dal superamento della barbarie capitalista e dall'inizio dell'edificazione socialista. Gli oppressi superarono le difficoltà, le avversità, l'asprezza e le tragedie della vita e nelle drammatiche condizioni causate dalla Prima Guerra Mondiale, rovesciarono l'autocrazia zarista e trasformarono la rivoluzione democratica borghese in una rivoluzione socialista.

Il significato internazionale della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre è indiscutibile. V.I. Lenin stesso, parlando del significato internazionale della Rivoluzione russa, ha scritto in L'estremismo, malattia infantile del comunismo: "... non alcuni, ma tutti i tratti fondamentali e molti tratti secondari della nostra rivoluzione hanno un significato internazionale, nel senso che questa rivoluzione esercita un'influena su tutti i paesi. Mi sto riferendo qui al senso più stretto del termine: se per significato internazionale si intende la portata internazionale o l'inevitabilità storica che si ripeta su scala internazionale..." E ha aggiunto: "Naturalmente, sarebbe un gravissimo errore voler esagerare questa verità, estenderla a più di alcuni tratti fondamentali della nostra rivoluzione."

La Rivoluzione d'Ottobre non fu il risultato di qualche atto fugace o della coincidenza di qualche circostanza. Era il risultato della somma complessiva di una serie di precondizioni oggettive e soggettive grazie alle quali, in quel dato momento, il proletariato russo sotto la guida del Partito bolscevico rispondeva sinceramente con altruismo e sacrificio alle esigenze dei tempi: le esigenze di prendere il potere e avanzare i principi di edificazione del socialismo in condizioni estremamente avverse.

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre fu il risultato dello sviluppo ineguale del capitalismo nelle condizioni dell'imperialismo, con lo spostamento all'inizio del XX secolo del centro rivoluzionario in Russia per generare proprio qui, nell'anello più debole della catena imperialista, la rivoluzione; l'anello dove le contraddizioni si erano intensificate immensamente con la Prima Guerra Mondiale, mentre la società russa si radicalizzava sempre più; un anello che, per spezzarsi, doveva arrivare anche alla maturazione del fattore soggettivo, un fatto che avrebbe reso necessaria la "situazione rivoluzionaria".

Perché uno "stato rivoluzionario" si sviluppi, di solito è insufficiente che "le classi inferiori non vogliano più vivere" alla vecchia maniera; è anche necessario che "le classi superiori non possano più vivere" alla vecchia maniera, ma questo deve essere accompagnato da un considerevole aumento delle attività, vale a dire la "capacità della classe rivoluzionaria di compiere azioni rivoluzionarie di massa sufficientemente forti da spezzare (o almeno incrinare) il vecchio governo, il quale, anche in un periodo di crisi, non cadrà mai se non lo si fa cadere", concludeva Lenin nel 1915 in Il fallimento della Seconda Internazionale.

Tuttavia, non è sufficiente per la classe rivoluzionaria sviluppare "azioni rivoluzionarie", ma deve agire in modo organizzato e consapevole. È proprio qui che insiste una questione cruciale in relazione al ruolo dell'avanguardia rivoluzionaria, che agisce in ogni caso non "dall'alto" con arroganza, ma è pienamente coordinata con tutta la classe operaia e i più ampi strati della popolazione. L'avanguardia, essendo alla testa degli eventi decisivi, con il suo sacrificio e altruismo fornisce un esempio vivente e guida le masse con le quali plasma e mantiene legami incrollabili e di cui conquista la fiducia.

Questi elementi, che hanno preso consistenza nella Russia del 1917, hanno contribuito al rovesciamento della tirannia con la rivoluzione di febbraio e alla sua trasformazione in una rivoluzione socialista nell'ottobre. All'avanguardia di questi processi rivoluzionari che scuotevano il mondo c'era il Partito bolscevico che guidato da V.I. Lenin è stato in grado di rispondere alle questioni scottanti dell'epoca, alle visioni e aspirazioni della stragrande maggioranza del popolo russo.

Nel 1917 il popolo russo cercava pace e terra. La rivoluzione democratica borghese di febbraio fu capace di abolire l'autocrazia, ma creò anche nel paese un doppio potere: quello dei Soviet e il Governo Provvisorio, un governo provvisorio, che non poteva, o meglio ancora, non voleva soddisfare le richieste popolari.

Nel giro di otto mesi, i processi rivoluzionari nel paese erano così profondi da surriscaldare sempre più la società e intensificare la pressione per la fine del potere duale instauratosi e l'assunzione di tutto il potere da parte dei Soviet dei lavoratori, dei soldati e dei contadini.

La Rivoluzione di Ottobre con l'assalto al Palazzo d'Inverno, il rovesciamento del governo provvisorio e l'assegnazione simultanea di tutto il potere ai Soviet provò in pratica, attraverso le deliberazioni del 2° Congresso panrusso dei Soviet di operai, soldati e contadini, di essere pronto a concretizzare le richieste popolari.

Il primo atto legislativo dei Soviet fu il Decreto sulla Pace, il giorno dopo l'assalto al Palazzo d'Inverno (26 ottobre - 8 novembre 1917), che vide la proposta del nuovo potere sovietico rivolto a tutti i popoli belligeranti e ai loro governi per iniziare i negoziati, mirando a porre fine alla guerra e raggiungere la firma di una pace giusta e democratica.

Il secondo atto legislativo dei Soviet fu il Decreto sulla Terra, che concedeva terre a milioni di contadini poveri e senza terra, proclamata come "proprietà sociale", cioè appartenente a tutto il popolo.

Il terzo atto legislativo dei Soviet fu il Decreto che istituiva il Consiglio dei Commissari del popolo, dichiarato il supremo potere esecutivo nella Russia sovietica, responsabile nei confronti del Congresso dei rappresentanti dei Soviet e revocabile da esso.

Pertanto, il primo decreto del neo-costituito stato sovietico degli operai e dei contadini in seguito alla Rivoluzione d'ottobre riguardava la pace, attraverso il quale invitava tutti i paesi belligeranti a concludere un cessate il fuoco e a sedersi al tavolo dei negoziati; negoziati tuttavia che dovevano essere condotti senza alcuna richiesta di annessioni territoriali (cioè senza la conquista di territori stranieri, senza la convivenza forzata di popoli stranieri) e senza indennità. Allo stesso tempo, fu proclamato il fallimento della diplomazia segreta e il desiderio del nuovo governo di lottare per la liberazione dei paesi e dei popoli dall'oppressione coloniale.

Leggendo il decreto sulla pace oggi, vi si potrebbe ravvisare dell'ingenuità perché indirizzato agli Stati belligeranti imperialisti, invitandoli a porre fine alla guerra e concludere la pace senza annessioni territoriali e indennità.

Tuttavia, V.I. Lenin non era così ingenuo quando firmava il primo decreto sovietico. La stessa situazione oggettiva alla fine del 1917 ci mostra che in Germania cresceva l'insoddisfazione per la prolungata guerra che stava radicalizzando sempre più la società tedesca. Inoltre, praticamente quasi tutto il resto d'Europa riusciva a malapena a contenere gli sconvolgimenti rivoluzionari. A poco a poco la gente cominciava a percepire l'assurdità della guerra e la relazione che aveva con i super-profitti per la classe dominante. Ecco perché non era un caso che il decreto si rivolgesse al cittadino comune. Pertanto, il Decreto, ripeto, era indirizzato a "tutti i popoli in guerra e ai loro governi".

Di conseguenza, il decreto sulla pace era una richiesta popolare di tutta Europea che aveva la massima importanza internazionale, perché insieme all'indirizzo di politica estera perseguito dal giovane stato sovietico, poneva come obiettivo principale la creazione delle migliori condizioni possibili per lo sviluppo e il rafforzamento della rivoluzione socialista in Russia, ma anche l'instaurazione della pace e della sicurezza mondiale per i popoli. Allo stesso tempo, il decreto sulla pace esprimeva la volontà del popolo sovietico di vivere pacificamente con tutte le altre nazioni, mentre delineava un documento giuridico in cui si esprimeva lo sforzo per un'ampia comprensione e cooperazione internazionale che rappresentava la solida base della politica estera sovietica in tutto il mondo, perseguita nel corso di 70 anni della sua esistenza.

La pacifica politica estera dell'Unione Sovietica si basava sui principi democratici proclamati dal Decreto sulla pace, che fin dall'inizio della vittoriosa Rivoluzione di Ottobre aveva dato una forma concreta a:

a) il ripristino e il rafforzamento dell'indipendenza politica ed economica dei paesi e dei popoli piccoli ed economicamente deboli, e

(b) la salvaguardia del diritto di tutti i popoli del mondo di autodeterminarsi, senza alcun intervento esterno - diretto o indiretto - per scegliere la propria forma di governo statale.

Una politica che è continuata, specialmente a metà degli anni '30 quando le nuvole di guerra cominciarono ad addensarsi sull'Europa e altrove. Dal 1933, l'Unione Sovietica fece una proposta alla Commissione Generale del Disarmo per definire il termine "aggressione", tuttavia la Lega delle Nazioni controllata dagli inglesi e dai francesi respinse la proposta sovietica perché non volevano un fronte comune contro l'aggressione tedesca.

Successivamente, anche gli sforzi della politica estera sovietica per realizzare un sistema di "sicurezza collettiva", la cui attuazione avrebbe almeno significato in Europa la cooperazione del primo stato socialista, l'URSS, con i paesi capitalisti di Inghilterra e Francia (a democrazia borghese) contro il nazifascismo, furono respinti; uno sforzo che sfortunatamente per l'umanità non si è materializzato con i circoli imperialisti dell'Inghilterra e della Francia, maggiormente responsabili, impegnati nella politica di "pacificazione" con la Germania hitleriana che portò al Patto di Monaco (settembre 1938) tra Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia il cui obiettivo era di dirigere gli hitleriti verso est.

Alla fine, la coalizione anti-hitleriana operò con i suoi alti e bassi, anche se non sempre dimostrò un'adeguata coerenza, anche se i collaboratori di questa coalizione avevano altri piani e pensieri contro l'URSS; pensieri espressi apertamente e pubblicamente dopo la vittoria antifascista dei popoli - il cui maggior onere fu addossato all'Unione Sovietica, mentre il popolo sovietico pagava un prezzo pesante in milioni di morti - con la dichiarazione della Guerra Fredda e la perseveranza della "politica della bomba atomica".

Da un lato, l'Unione Sovietica avviò il processo per annullare il potere politico della bomba atomica sviluppando un proprio arsenale, creando così un equilibrio di forze, anche se si basava sul "terrore di un disastro nucleare". D'altra parte il paese dei Soviet agì risolutamente per la pace e la sicurezza dei popoli, dando l'esempio ad altre nazioni: il Soviet supremo dell'URSS votò nel marzo 1951 la Legge sulla difesa della pace e la proclamazione della propaganda in favore alla guerra come un crimine contro l'umanità.

È attraverso tali azioni concrete che è stato dato un impulso al Movimento per la pace, che ha sviluppato e abbracciato tutti i paesi di tutto il mondo; un movimento che, sin dai suoi primi passi, ha mantenuto salde le posizioni di principio contro la guerra, la subordinazione, l'oppressione coloniale e la discriminazione razziale, tutte minacce per la pace mondiale.

Il rovesciamento controrivoluzionario a cavallo tra gli anni '80 e '90 del XX secolo, che portò al collasso del socialismo in Europa, la dissoluzione dell'Unione Sovietica e la restaurazione del capitalismo in questi paesi fu un serio ostacolo allo sviluppo dell'Umanità, una battuta d'arresto che, oltre al grave impatto socio-economico negativo sulle masse popolari, ha messo in pericolo la pace e la stabilità mondiale.

Sarebbe un errore imperdonabile se oggi, sotto la pressione degli sviluppi avversi al socialismo, gettassimo la politica estera perseguita sulle questioni della pace dall'URSS e dal sistema socialista dopo la Seconda Guerra Mondiale: una politica che ha contribuito a cambiare l'equilibrio nei rapporti di forze e che ha creato condizioni favorevoli per far progredire la lotta dei popoli dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina verso una vita migliore.

Contrariamente alle entusiastiche dichiarazioni dei vari apologeti del capitalismo sul prevalere di un "nuovo ordine internazionale", che presumibilmente avrebbe stabilizzato la pace mondiale e che avrebbe portato a una riduzione degli armamenti, osserviamo una crescente aggressione degli Stati Uniti-NATO-UE, il fronte Euro-Atlantico, in violazione dei principi del diritto internazionale e dell'Atto finale di Helsinki, con tattiche che non solo promuovono la destabilizzazione e l'indebolimento di stati sovrani, ma anche la condotta di interventi e incursioni militari illegali. Non solo la NATO ha globalizzato la sua azione, cosa che ha fatto in associazione con l'UE, ma sta modernizzando e ampliando il suo arsenale, cercando di "legittimare" i suoi presunti interventi militari preventivi.

La mancanza del "polo contrapposto", provocato dalla dissoluzione del sistema socialista, è un incoraggiamento all'imperialismo, che oggi, con il capitale multinazionale come punta di diamante, sta intensificando i processi per il controllo dei centri geostrategici, non solo nelle aree con riserve energetiche, nel quadro della concorrenza interimperialista per la ridistribuzione delle sfere di influenza globali e regionali.

Nonostante le intrinseche contraddizioni e gli antagonismi interimperialisti, nella maggior parte dei casi si osserva una maggiore attività aggressiva collettiva degli stati imperialisti dominanti, basata principalmente sulla diversificazione dei monopoli nazionali e sulla loro trasformazione o subordinazione al capitale multinazionale, che, sebbene apparentemente agisca a livello sovranazionale, tuttavia, non smette di promuovere gli interessi geostrategici di un'oligarchia che governa una minoranza di paesi imperialisti dominanti.

La moderna crisi sistemica, che affligge il capitalismo, dimostra ancora una volta i vicoli ciechi in cui questo sistema di sfruttamento sta spingendo l'umanità; una crisi che, in sostanza - anche nei centri sviluppati del capitalismo - rafforza e allarga ulteriormente le differenze all'interno della società, impoverisce la maggioranza della popolazione e accumula la ricchezza generata nelle mani di un'oligarchia economica sempre più piccola.

La classe dominante e i suoi rappresentanti politici stanno cercando di superare la crisi da un lato attraverso l'applicazione di drastiche misure di austerità, l'imposizione della disciplina fiscale, con lo smantellamento dello stato sociale, la riduzione della spesa per lo sviluppo e, infine, con la perdita della sovranità nazionale degli Stati, che viene sostituita dai monopoli multinazionali e finanziari, che ora hanno il controllo esclusivo sulla gestione economica, politica e sociale di ciascuna società separata. D'altra parte, tuttavia, stanno anche cercando di superare la crisi promuovendo nuovi sistemi di armamento e aumentando la spesa statale nell'industria militare e bellica, che produce sottaciuti profitti nei complessi militari-industriali. Quindi, i problemi inerenti al capitalismo, riprodotti in ogni crisi, mettono costantemente in evidenza la coerenza e l'opportunità del socialismo come stadio superiore nello sviluppo della società umana.

Il Movimento comunista e operaio internazionale combatte nelle difficili condizioni del neoliberismo e degli impedimenti posti dai capitalisti alla progettazione di soluzioni alternative ai problemi esistenti ed emergenti, ma anche per costruire la prospettiva per il futuro dell'umanità. Questo è davvero un compito difficile, che è ancora più arduo a causa della manipolazione dell'opinione pubblica e delle persone comuni a livello internazionale, regionale e locale attraverso azioni controllate, con il sistema dei media sotto la guida della borghesia dominante. Questo è uno sforzo che ha come scopo il raggiungimento dell'obiettivo strategico finale: ovvero il superamento dell'anarchia capitalista attuato attraverso tattiche efficaci e flessibili, azioni quotidiane per perseguire e raggiungere obiettivi intermedi e di medio termine direttamente correlati alla realtà esistente, comprendenti anche la lotta contro la guerra, le armi militari, l'abolizione delle basi militari negli Stati sovrani, la riduzione fino all'abolizione della spesa per i programmi di armamento, la fine degli interventi negli affari interni dei paesi sovrani e le operazioni militari in paesi stranieri.

Le forze che lottano per la pace affrontano un avversario esperto e ben organizzato che, nonostante le sue intrinseche contraddizioni, riesce ad agire in modo coordinato. Ciò obbliga le forze politiche e sociali a combattere contro i monopoli multinazionali e i loro rappresentanti politici per coordinare le loro azioni e i loro obiettivi a livello sia regionale, sia europeo che internazionale, al fine di fermare l'assalto del neoliberismo, che, in aggiunta agli sviluppi negativi in campo socio-economico, alimenta e promuovere politiche contro la pace. Le relazioni di mutua comprensione e rispetto create tra le forze che amano la pace devono essere basate sulla comprensione reciproca e sul rispetto reciproco, senza esclusioni.

Per quanto alti e azzeccati siano i nostri slogan, qualsiasi azione sia intrapresa da un movimento comunista, tutto sarà inutile se non riusciremo a essere non solo avanguardia e forza trainante nella lotta per difendere ed espandere i diritti dei lavoratori, per preservare le condizioni di pace e sicurezza, ma anche per rafforzare tutti gli strati sociali e le forze politiche che si oppongono, in un modo o nell'altro, all'ordine neoliberale dominante.

AKEL, in tutti i suoi 90 anni di vita e di lotte, ha sempre collocato Cipro e il suo popolo - greco-cipriota e turco-cipriota - sopra ogni altra cosa. È stata ed è una forza che riunisce forze politiche e sociali più ampie nel tentativo di:

- fortificare e rafforzare la Repubblica di Cipro,
- liberarla dall'occupazione e dalla partizione di fatto,
- assicurare la sua integrità territoriale e,
- riunificate la popolazione - greco-cipriota e turco-cipriota - in condizioni di pace, sicurezza e prosperità in una federazione bizonale, bicomunitaria, in uno stato completamente demilitarizzato, senza eserciti stranieri e basi militari, con una sola sovranità, un'unica personalità internazionale, una sola cittadinanza, un ponte di pace e cooperazione tra i popoli del Mediterraneo orientale e del Vicino Oriente.

La Rivoluzione d'Ottobre, a parte il suo carattere profondamente sociale per la liberazione della classe operaia e degli strati popolari più ampi dalla barbarie del sistema capitalista di sfruttamento, è direttamente collegata alla causa della pace, che garantisce lo sviluppo senza ostacoli di tutti i popoli del mondo nel rispetto delle loro scelte.

Socialismo e pace sono concetti identici e intrecciati, e i comunisti devono essere in prima linea nella lotta per la pace, associandovi un profondo contenuto sociale. La lotta per la pace in particolare oggi assume un forte carattere antimperialista e i comunisti, da un lato, non devono e non possono essere assenti in tale lotta e dall'altro, hanno un obbligo e devono esprimere la loro solidarietà con tutti i popoli in difficoltà perché è connaturato alla storia e all'azione dettate dal movimento comunista internazionale e operaio.

Sono trascorsi 100 anni dalla vittoriosa Rivoluzione Socialista dell'Ottobre 1917 in Russia, e i suoi insegnamenti e la sua visione universale senza tempo che hanno nutrito generazioni e generazioni di persone, rimangono invariati, mantengono il loro realismo, la loro puntualità e rilevanza, forgiano la coscienza contemporanea e rafforzano oggi la volontà dei lavoratori e degli oppressi di rovesciare e superare la barbarie capitalista, di costruire una società socialista affinché prevalga la pace mondiale.

* Vera Polycarpou, capo dell'Ufficio relazioni internazionali e membro del Comitato Centrale di AKEL


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