www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 03-02-18 - n. 660

19° IMCWP: Contributo del Partito Comunista di Danimarca (DKP)

"A 100 anni dalla Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre: gli ideali del movimento comunista per rivitalizzare la lotta contro le guerre imperialistiche, per la pace e il socialismo"

19° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

Partito Comunista di Danimarca * | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Pietroburgo, 2-3 novembre / Mosca, 5-7 novembre 2017

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre ha portato speranza e ottimismo ai popoli del mondo. Un nuovo brillante futuro nasceva sotto gli auspici di pace, prosperità e libertà dopo anni di guerra, miseria e tirannia. Queste prospettive e il modo coraggioso in cui erano avanzate, ispirarono uomini e donne in tutto il mondo.

Poiché la Rivoluzione d'Ottobre era considerata con speranza e ammirazione dalla gente comune, nella stessa misura era detestata e odiata dalla borghesia globale e dai rappresentanti del vecchio mondo, fin dal suo insorgere. La ragione è ovvia. La Rivoluzione aveva messo in discussione l'ineludibilità del capitalismo e quindi la sua stessa esistenza, dimostrando che la gente comune era in grado di prendere il destino nelle proprie mani. Questo era un pericolo che doveva essere neutralizzato.

Tuttavia, il capitalismo dell'epoca non era in grado di contrastare questa minaccia perché era diviso in imperi rivali, divisi da interessi rivali. La guerra di intervento contro la giovane repubblica sovietica non sortì l'esito sperato dai suoi ideatori ma dopo pochi anni, l'imperialismo stesso fu gettato in una nuova guerra globale, auto-inflitta, che si rivelò disastrosa e aumentò ulteriormente la minaccia: ora, un terzo del mondo sfuggiva al dominio imperialista e dal capitalismo e subito dopo la guerra gli imperi coloniali iniziarono a sgretolarsi. Qualcosa doveva essere fatto.

La principale forza imperialista emersa dalla Seconda Guerra Mondiale furono gli Stati Uniti d'America, e gli strateghi statunitensi indicarono ciò che era necessario fare: l'Europa imperialista doveva essere unita, le sue rivalità superate e il capitalismo unificato doveva muoversi sotto la leadership degli Stati Uniti.

Negli anni immediatamente successivi alla guerra, il capitalismo era completamente screditato, specialmente in Europa, che vide l'ascesa di forti partiti comunisti in diversi paesi. Un leader conservatore danese dichiarò in Parlamento: "Siamo tutti socialisti". Non c'era fiducia in un sistema responsabile di due guerre mondiali e di una devastante crisi economica mondiale. Il capitalismo doveva dimostrarsi capace di pace e progresso e dietro questa apparenza doveva essere intrapresa una nuova offensiva contro il socialismo e l'Unione Sovietica.

Come tutti sappiamo, questa operazione riuscì, anche se con altri mezzi rispetto ai tentativi precedenti. L'imperialismo gongolava: il capitalismo aveva vinto la competizione decisiva mondiale, la storia era alla sua fine.

Ma il capitalismo non era cambiato. Continuò ad essere scosso dalle sue contraddizioni interne analizzate da Marx e presto si formarono delle rotture in quella che venne chiamata Unione Europea. Gli interessi in conflitto divennero sempre più visibili, portando a atti di oppressione degli Stati membri più deboli da parte di quelli più forti e ad atti di aggressione contro i vicini dell'Unione: abbiamo visto la Yugoslavia e stiamo vedendo ora l'Ucraina. Anche tra l'UE e gli Stati Uniti, le differenze iniziano a evidenziarsi. La UE sta superando il suo tutor sia nella popolazione che nella forza economica, e due eguali centri imperialisti non possono coesistere per sempre.

Ciononostante, l'UE continua a promuoversi come progetto di pace, democrazia e prosperità anche se non è così. È un progetto di pace solo nel senso che ha posto fine alle rivalità tra i vecchi imperi dell'Europa, ma mettere insieme quelle forze non significa pace. La democrazia dell'UE è una farsa e per quanto riguarda la prosperità, bene, chiedi ai greci...

Ma molti, anche tra le forze di sinistra, si lasciano ancora ingannare: considerano l'UE come un guardiano della pace e etichettano come nazionalista e reazionaria la resistenza contro l'UE, come nel caso degli inglesi nella rottura con l'Unione.

Oggi il capitalismo è caratterizzato da monopoli transnazionali di dimensioni superiori a quelli di molti stati e che si sforzano di esercitare il loro dominio su questi stati. In Europa, nessun singolo stato è abbastanza potente per resistere a questi monopoli. E l'Unione non è stata costruita per farlo. Al contrario, il dominio dei monopoli viene convogliato attraverso le istituzioni dell'Unione, così come generalmente il dominio di classe viene canalizzato attraverso le istituzioni statali.

È importante capire che l'UE non è una difesa contro i monopoli globali, al contrario. Proprio come la Rivoluzione ha dovuto annientare il vecchio stato per liberare i lavoratori oppressi dal capitale nazionale, così il nuovo superstato sovranazionale deve essere schiacciato per liberare l'umanità lavoratrice oppressa dai monopoli sovranazionali.

Pertanto, per la moderna classe operaia europea, la resistenza contro l'UE è necessaria, progressista e rivoluzionaria. I partiti laburisti di diverse denominazioni ignorano questo aspetto e, di conseguenza, i lavoratori stanno sempre più voltando le spalle a loro per sostenere invece i nazionalisti, che sembrano sfidare l'UE o astenersi del tutto. L'abbiamo visto in Francia come prima in Grecia e in Spagna, l'abbiamo visto in Germania e lo abbiamo visto di recente in Austria. Lo stiamo osservando anche in Danimarca ma su una scala meno disastrosa.

La rivoluzione d'ottobre ha sollevato la bandiera della sovranità nazionale e dell'autodeterminazione. Ha messo in evidenza la dialettica dell'internazionalismo proletario e del patriottismo. La sua eredità vivrà. Слава памяти Великой Октябрской Революции! Да стравствует Новый Октябрь!

*) Intervento di Henrik Stamer Hedin


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