www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 21-06-18 - n. 678

19° IMCWP: Contributo del Partito Comunista di Svezia

"A 100 anni dalla Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre: gli ideali del movimento comunista per rivitalizzare la lotta contro le guerre imperialistiche, per la pace e il socialismo"

19° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

Contributo del Partito Comunista di Svezia | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Pietroburgo, 2-3 novembre / Mosca, 5-7 novembre 2017

Cari compagni,

Prima di tutto, il Partito Comunista di Svezia desidera ringraziare il Partito Comunista della Federazione Russa per averci ospitati qui in questa storica occasione.

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre ha segnato inequivocabilmente l'inizio dell'attuale epoca di transizione dal capitalismo al socialismo. La rivoluzione ha confermato la correttezza della strategia e della tattica dei bolscevichi, dimostrando per la prima volta al mondo che è concretamente possibile un modo di produzione socialista. Inoltre, pur trovandosi a fronteggiare un'incessante pressione militare ed economica, lo Stato degli operai e dei contadini si dimostrò vittorioso e resiliente, trasformando per la prima volta l'arretrata periferia zarista in quella società sviluppata che avrebbe realizzato l'emancipazione della classe operaia e l'abolizione della schiavitù del salario. Grazie alla rivoluzione, il popolo sovietico poté spingersi là dove nessun altro popolo era giunto prima.

Lo sradicamento dell'analfabetismo aiutò le masse a liberarsi dalla superstizione ed elevò i livelli di istruzione, che insieme al carattere pianificato dell'economia gettarono le basi per una rapida industrializzazione. Facendo affidamento sui progressi scientifici ed economici, e promuovendoli essa stessa, l'organizzazione socialista del lavoro rese possibile un'altra impresa dalla portata storica senza precedenti, la grande vittoria nella guerra totale contro le potenze imperialiste più industrializzate e militarizzate dell'epoca. Il modo di produzione socialista contribuì a ridurre il vantaggio iniziale degli imperialisti, in alcuni casi perfino superandoli sul piano tecnologico, mettendo il nucleo stesso della materia, il potere dell'atomo, al servizio del popolo e perfino dando inizio, alcuni anni dopo, all'esplorazione dello spazio. Tutto questo, e innumerevoli altri successi sociali, scientifici e culturali, fu possibile soltanto grazie alla Rivoluzione d'Ottobre.

Per di più, la rivoluzione aprì di fatto le porte alla liberazione dei popoli oppressi di tutto il mondo, e la sua stessa esistenza rafforzò la posizione dei lavoratori in ogni Paese, ingenerando disperazione nei suoi detrattori imperialisti. La rivoluzione ha affrontato, e continua ad affrontare, le incessanti critiche e l'ostilità dei suoi avversari borghesi, proprio in quanto per costoro è impossibile negare i suoi inconfutabili successi. L'Ottobre offre una promessa ai lavoratori di tutto il mondo: che la storia non è finita, e che la società può cambiare e cambierà. Perciò, celebrare e studiare la rivoluzione, come i nostri partiti stanno facendo qui, continua a essere un'attività di primaria importanza.

Gli eventi della Russia ebbero un impatto profondo sulla società svedese. Ispirati dalla rivoluzione di febbraio, e mossi dall'incapacità del capitalismo di offrire mezzi di sussistenza essenziali, i lavoratori e i soldati si sollevarono in tutto il Paese nella primavera del 1917. A Seskarö, all'estremità settentrionale del Golfo di Botnia, i lavoratori ebbero rapidamente la meglio sulla polizia, presero il potere e istituirono un soviet locale. Al culmine dell'ondata rivoluzionaria, la borghesia divenne sempre più nervosa, e il re stesso pensò di fuggire dal Paese. Ma alla fine le insurrezioni recedettero di fronte a una combinazione di crescente repressione da parte dello Stato e misure di compromesso.

Ciò che più conta è che all'epoca non esisteva un partito d'avanguardia. Quello che sarebbe in seguito divenuto il partito comunista, il nostro partito, era stato fondato soltanto durante la fase finale dei disordini di quella primavera, e non costituiva ancora una forza rilevante. Per contro, la Rivoluzione d'Ottobre costrinse definitivamente la classe capitalista svedese a fare concessioni alla classe operaia svedese - che a quel tempo aveva ormai raggiunto un livello relativamente elevato di coscienza e di organizzazione - o ad affrontare la costante minaccia, tutt'altro che irrilevante, di scioperi e insurrezioni popolari che avrebbero infine condotto alla rivoluzione.

Allo scopo di ridurre al minimo i rischi - e forse anche di sopravvivere come classe - i borghesi dovettero adattarsi, e individuarono una soluzione innocua nella socialdemocrazia e nel parlamentarismo. La minaccia rappresentata dalla vittoria della rivoluzione in Russia, e dai successivi progressi sociali in quel Paese, preparò il terreno per lo sviluppo di quello che divenne noto a livello popolare come «Stato sociale svedese», discusso nei nostri precedenti contributi. Questo sistema contribuì ad alleviare alcuni dei costi umani e sociali del capitalismo, prevenendo un aumento del radicalismo operaio.

Per ricorrere a una metafora, si può dire che le riforme fecero cadere dal tavolo della classe possidente qualche briciola di pane un po' più grossa sul tavolo dei fornai, ma di certo non garantirono loro i frutti del loro lavoro. La situazione oggi è la stessa, ma le briciole stanno diventando sempre più piccole. Con l'intensificazione della concentrazione del capitale, i salari reali ristagnano e l'indebitamento sale alle stelle.

Il successo della rivoluzione e l'esistenza dell'Unione Sovietica furono una condizione indispensabile per lo sviluppo della socialdemocrazia svedese in veste di gestore del capitalismo in quella fase storica. Dopo le controrivoluzioni nei Paesi socialisti, la forza contrattuale della classe operaia si è notevolmente ridotta. Per i capitalisti non è più importante come un tempo placare la classe operaia, che è oggi caratterizzata da una minore organizzazione e coscienza di classe. Le riforme che limitavano i profitti sono state revocate dagli stessi socialdemocratici che le avevano introdotte, il che conferma che i riformisti sono sistemicamente incapaci di garantire riforme durature, a prescindere dalle loro eventuali buone intenzioni. I servizi pubblici sono stati privatizzati, e questo ha reso inaffidabili le infrastrutture, la sanità e la scuola, subordinandone l'accesso a differenze di classe segnate da contrasti sempre più elevati. Ma il nostro partito non si fa illusioni sulla natura dello Stato borghese, e per le ragioni precedentemente elencate noi non vediamo una soluzione nella rinazionalizzazione. Noi vediamo in questo senso una sola soluzione duratura, e cioè il socialismo.

Al suo 37° Congresso, tenutosi questa primavera, il nostro partito ha rivisto in modo sostanziale il suo programma, affinché rispecchiasse meglio la situazione reale del periodo post-sovietico. La precedente concezione di una via graduale al socialismo è stata abbandonata, alla luce della presa d'atto del fatto che le forze produttive nel nostro tempo sono giunte a un livello di maturazione e di sviluppo tale da rendere oggettivamente possibile una transizione diretta al socialismo. Il programma aggiornato del partito prende inoltre una posizione più dura contro le forze che sostengono la possibilità - e alimentano illusioni al riguardo - di un capitalismo dal volto umano. Abbiamo rivisto la nostra posizione riguardo alla praticabilità della tattica dei fronti popolari nel momento attuale; oggi, alla luce dell'esperienza storica, siamo invece a favore di una collaborazione su basi strettamente di classe, allo scopo di preservare la nostra indipendenza politica e di promuovere una posizione di classe chiara e non annacquata, in una veste esplicitamente comunista.

La Grande Rivoluzione d'Ottobre è stata solo la prima di molte vittorie. Cent'anni sono un periodo brevissimo nella prospettiva della storia umana, e questo non è che l'inizio. Approfittiamo di questo momento, qui, nella città dove tutto ebbe inizio, per commemorare le nostre passate sconfitte e per celebrare le vittorie comuni, consapevoli che ci attendono molti nuovi Ottobre.


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