www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 28-06-18 - n. 679

19° IMCWP: Contributo del Partito Comunista degli Stati Uniti

"A 100 anni dalla Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre: gli ideali del movimento comunista per rivitalizzare la lotta contro le guerre imperialistiche, per la pace e il socialismo"

19° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

Contributo del Partito Comunista degli Stati Uniti | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Pietroburgo, 2-3 novembre / Mosca, 5-7 novembre 2017

Vi saluto, compagni, a nome del CPUSA. Questi sono tempi assai difficili, e desideriamo discutere soltanto alcuni punti.

Oggi il capitalismo è sconvolto da una serie di crisi interconnesse. Di fronte alla crescente instabilità economica, il capitale transnazionale è impegnato in un attacco frontale contro la classe operaia internazionale e contro il pianeta da cui dipendiamo. Per garantirsi i profitti nel pieno della crisi, il capitale pretende spietati piani di austerità, il diritto illimitato di penetrare in nuovi mercati e impadronirsi di nuove risorse, accordi di libero scambio che lo esentino da qualunque normativa e - come nel corso di tutta la storia - il diritto di imporre forme di lavoro sempre più flessibili, precarie e sottopagate - o perfino non pagate.

In altre parole, la risposta del capitale alla crisi è un programma universale fatto di austerità, deregolamentazione, devastazione ambientale e aggressione imperialista.

Dal momento che la sola risposta del capitale è «più diseguaglianza, più violenza, più austerità», la democrazia capitalista deve fronteggiare anche una crisi di legittimazione politica. Centinaia di milioni di persone guardano oggi a sinistra con occhi nuovi. Perfino negli Stati Uniti, dove le ferite dell'anticomunismo della Guerra Fredda sono tuttora aperte e sanguinanti, i giovani si identificano orgogliosamente con i politici che, come Bernie Sanders, dichiarano di avere ideali socialisti.

Ma non è tutto «pane e rose». L'incapacità del capitalismo di mantenere le sue promesse di democrazia e opportunità ha portato alla ribalta sulla scena politica anche movimenti reazionari e fascisti.

Il pericolo rappresentato dall'estrema destra non va sottovalutato. I fascisti arrivano al potere proponendo il razzismo, lo sciovinismo nazionalista, la teocrazia e la violenza di Stato come soluzioni per l'insicurezza creata dalla globalizzazione capitalista. Dividono e disorganizzano la classe operaia, promettendo lavoro, sicurezza economica, potere e prestigio ad alcuni, mentre condannano altri a un'oppressione ancor più aspra.

Il programma politico di questi gruppi è dettato dal settore più perfido e reazionario della classe capitalista. Questo programma non è nato con Donald Trump. Negli Stati Uniti è andato suppurando per 150 anni, sin da quando gli schiavisti da noi sconfitti nella guerra civile iniziarono a organizzarsi per riprendersi il potere. Per comprenderlo è sufficiente rivolgere lo sguardo alle regioni degli Stati Uniti che sono già ora sotto il controllo dell'estrema destra, dove rileviamo salari da fame, carceri gestite in funzione del profitto, incessanti attacchi ai danni del sindacato, austerità spietata e privatizzazioni scatenate, negazione generalizzata del diritto di voto e adozione di leggi che limitano le libertà delle donne, delle minoranze religiose e delle vittime di oppressione razziale e nazionale, in particolare gli afro-americani.

L'elezione di Trump ha portato questo programma alla ribalta nazionale, dove esso assume la forma di un'intensificazione di tutti i tratti più violenti e antidemocratici del capitalismo in crisi: aperto corteggiamento dei neonazisti e dei suprematisti bianchi; rinnovate aggressioni e attacchi imperialisti contro la sovranità di Cuba, del Venezuela, dell'Iran e della Repubblica Popolare Democratica di Corea; intensificazione dei programmi di violenza di Stato contro gli immigrati e i  rifugiati; e attacchi ai danni dei giudici e di altri funzionari che si rifiutano di attuare il programma fascista.

Per sconfiggere questo programma sarà necessaria la più ampia unità possibile. Né il Partito Comunista, né l'intera sinistra anti-capitalista possono farcela da soli. In assenza di una coscienza di classe e socialista, settori della classe operaia possono cadere nella trappola delle idee fasciste. La resistenza richiede una lotta più intensa nell'ambito della classe operaia per un programma in grado di unire i lavoratori contro il fascismo. Richiede la costruzione di un movimento ampio che comprenda la classe operaia, i movimenti popolari e perfino quei settori della classe dirigente che hanno interesse a conservare le istituzioni della democrazia capitalista. Noi ne siamo consapevoli. Lo abbiamo appreso nelle eroiche lotte antifasciste degli anni Trenta e Quaranta, condotte sotto la guida politica dell'Internazionale Comunista.

Ma siamo anche consapevoli - avendolo appreso da quelle stesse lotte - che non possiamo vincere se i partiti comunisti non saranno al centro della lotta. I partiti della democrazia capitalista possono anche non rendersene conto, ma non possono vincere senza di noi, così come non avrebbero potuto battere Hitler e sbaragliare le potenze dell'Asse senza di noi. Non possono vincere senza di noi, perché non sono in grado di discernere la via che conduce oltre la democrazia borghese e oltre il capitalismo. La loro prospettiva è limitata alla conservazione del medesimo sistema violento e non democratico in cui il fascismo prende inizialmente piede. La globalizzazione neoliberista non è un rimedio contro lo sciovinismo nazionalista; l'austerità non è un rimedio contro la crisi economica; in breve, il capitalismo non è in grado di offrire una soluzione duratura contro il fascismo o un futuro sostenibile per il genere umano.

Perciò, mettere fine allo spettacolo del pagliaccio nucleare Donald Trump è soltanto un primo passo. E approfittare delle elezioni dell'anno prossimo per spezzare il potere dell'estrema destra al Congresso è soltanto un primo passo. E ricacciare nell'ombra i neonazisti è soltanto un primo passo nella lotta decisiva per il progresso della democrazia. La nostra lotta rivoluzionaria deve mirare a trasformare i rapporti sociali violenti e ineguali del capitalismo, a sradicare il razzismo e le altre forme di oppressione. È promuovendo la democrazia contro TUTTE le forme di diseguaglianza - tra cui quelle che colpiscono i lavoratori, la gente di colore, le donne, i giovani, gli anziani e le persone LGBTQ - che possiamo raggiungere quell'ampia unità necessaria per sconfiggere l'estrema destra e avanzare verso vittorie ancor più grandi.

Per questo ci schieriamo a favore di un totale disarmo nucleare, a partire dagli Stati Uniti. Ci schieriamo per la fine del blocco USA contro Cuba, e per una politica estera che rispetti la sovranità nazionale di tutti i Paesi che subiscono le aggressioni imperialiste degli Stati Uniti. Ci schieriamo contro il razzismo, il sessismo e l'omofobia. Ci schieriamo per uno sviluppo sostenibile, per il progresso sociale e per una pace fondata sulla giustizia, contro un ordine fondato sulla paura.

Come disse Lenin in un discorso di novantasei anni fa, pronunciato in occasione del quarto anniversario della rivoluzione, noi consolidiamo le conquiste e realizziamo le promesse della democrazia borghese, ma facciamo ciò come «prodotto accessorio» della nostra lotta rivoluzionaria per il socialismo. La lotta e soltanto la lotta, dichiarò Lenin, deciderà sino a quale punto arriveremo. Abbiamo un mondo da guadagnare; dobbiamo trionfare, e trionferemo!


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