www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 07-02-20 - n. 738

La spina dorsale dell'organizzazione Leninista: cellule sul posto di lavoro

Alpaslan Savaş (TKP), Rivista Comunista Internazionale n.9 * | iccr.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

2019

La lotta tra capitale e lavoro avviene da ben oltre due secoli. Sappiamo che nel corso di questa lunga storia entrambe le classi sociali hanno appreso lezioni cruciali, la più importante delle quali è l'organizzazione. Finché la classe operaia ha avuto un'organizzata forte, è riuscita a far retrocedere la classe capitalista. Al contrario, quando la borghesia è riuscita a mantenere disorganizzata la sua classe antagonista, ha incrementato la propria forza.

I luoghi di lavoro sono lo spazio in cui si svolge lo sfruttamento capitalista e quindi dove questo paradigma si esprime nel modo più chiaro. Oggi, il capitalismo è riuscito a riorganizzare i luoghi di lavoro come spazi in cui è assicurata la disorganizzazione dei lavoratori. E come ha ottenuto questo? Attraverso varie misure tra cui l'organizzazione tecnica del lavoro, l'instaurazione di relazioni competitive tra lavoratori, il controllo dei risultati delle attività di produzione e fornitura di servizi, spinando la strada ad ideologie nazionaliste/conservatrici tra i lavoratori, ecc.

Tuttavia, i lavoratori sono stati, convenzionalmente, più forti nei luoghi di produzione e fornitura di servizi. Condividevano i loro problemi con i colleghi, agivano insieme per risolvere le loro rivendicazioni o per ottenere nuovi guadagni. L'organizzazione dei lavoratori sul posto di lavoro ha portato molteplici conquiste come la giornata di otto ore, la sindacalizzazione, il diritto alle ferie retribuite, la contrattazione salariale, ecc.

Ma oggi i luoghi di lavoro sono diventati i bastioni dei capitalisti. Se il movimento comunista vuole metter fine alla disorganizzazione del proletariato, deve, per forza, impedire che i luoghi di lavoro siano spazi in cui i capitalisti abbiano la mano libera.

La preparazione per la rivoluzione

L'argomentazione secondo cui l'organizzazione del proletariato nei luoghi di lavoro è limitata alla lotta economica è stata confutata più volte con l'avanzamento della lotta di classe. La storia è piena di sconfitte subite dalla classe sociale che intraprende una lotta per accontentarsi di qualcosa di meno del potere politico nelle battaglie campali. È sufficiente ricordare gli anni successivi alla Rivoluzione d'Ottobre per vedere materializzarsi ciò che abbiamo menzionato. Nello schiacciamento della Rivoluzione Tedesca del 1918, la borghesia approfittò non solo del tradimento della socialdemocrazia, ma anche della mancanza di un'avanguardia rivoluzionaria in grado di organizzare la classe operaia nei luoghi di lavoro e diffondere questa organizzazione in tutto il paese. Allo stesso modo, lo sciopero degli operai industriali in Francia nel 1919, lo sciopero nelle grandi miniere della Gran Bretagna nel 1921 e l'occupazione delle fabbriche italiane nel 1920 finirono con sconfitte simili. La tempesta della Rivoluzione d'Ottobre non fu sufficiente a far sì che la classe operaia rovesciasse la borghesia nella patria del capitalismo. Era evidente che erano necessari altri requisiti per una rivoluzione in Europa.

"La prima fase del movimento rivoluzionario postguerra sta volgendo in gran misura al termine. La rivoluzione sta procedendo, ma non lungo una linea retta. Il compito attuale è quello di continuare la preparazione fondamentale per la rivoluzione".[1]

Lenin si stava rivolgendo ai Partiti Comunisti al Terzo Congresso Internazionale del Comintern nel 1921, sottolineando la necessità di prepararsi per la rivoluzione. Nello stesso Congresso, il Comintern presentò come ci si doveva preparare per la rivoluzione. Al Congresso, dove si chiamò alla Bolscevizzazione di tutti i Partiti, la riorganizzazione di tutti i Partiti sulla base delle cellule nei luoghi di lavoro veniva definita come un elemento della Bolscevizzazione.

Bolscevismo, non sindacalismo! Dal principio in Russia e dal momento in cui la rivoluzione iniziò a retrocedere in Europa, la risposta dei comunisti di fronte alla problematica dell'organizzazione della classe operaia nei luoghi di lavoro fu cristallina.

Il sindacalismo fu la risposta della borghesia e il suo destinatario fu la Seconda Internazionale. Il distacco di Lenin e dei suoi compagni dalla Seconda Internazionale, che aveva trasformato sindacati, cooperative e Partiti operai in enormi organizzazioni di massa, agli inizi del '900, non fu una coincidenza. La Seconda Internazionale iniziò la sua degenerazione facendo compromessi con la borghesia in tutti gli aspetti, divenendo il suo strumento contro la classe operaia e si distrusse approvando i bilanci di guerra dei governi borghesi nel 1914. Fino al momento in cui la borghesia richiamò nuovamente al dovere quando le nuvole tempestose di una rivoluzione europea si addensavano dopo la Rivoluzione d'Ottobre…

La borghesia temeva il Bolscevismo fino alla morte. Non riuscì a trovare una soluzione a quella minaccia. Inoltre, la paura si propagò non solo in Russia, ma in tutta Europa e nel mondo. Il Bolscevismo si materializzò come Partito Comunista Mondiale nella Terza Internazionale.

Bolscevichi e bolscevismo

Al fine di comprendere appieno l'insistenza del Comintern sulla Bolscevizzazione e l'organizzazione sul posto di lavoro come elemento di essa, dobbiamo esaminare più da vicino le pratiche organizzative del Partito Bolscevico. In Russia, i Bolscevichi cercarono di organizzare le loro cellule principali nei luoghi di lavoro - fabbriche, officine, fattorie, navi, ecc. - in quasi tutti i periodi. Sebbene il Partito Bolscevico fosse di piccole dimensioni, questa pratica permise loro di stabilire un contatto diretto e legami più stretti con il proletariato rispetto ai Menscevichi.

"Nella Russia Zarista le cellule… utilizzavano tutti i reclami nelle fabbriche; la burocrazia dei capisquadra, le riduzioni dei salari, multe, la mancanza di assistenza medica per gli infortunati, ecc., per l'agitazione sul posto, attraverso volantini, riunioni ai cancelli delle fabbriche o nei cortili, riunioni separate con gli elementi di maggiore coscienza di classe e lavoratori rivoluzionari".[2]

È evidente che i Bolscevichi cercarono di utilizzare tutte i reclami di lavoro per organizzare i lavoratori. Utilizzavano i problemi legati al lavoro come bassi salari, multe, infortuni sul lavoro, ecc., come strumenti per entrare in contatto con i lavoratori e organizzarli.

Ma organizzazione per cosa?

"I Bolscevichi hanno sempre mostrato la correlazione tra i maltrattamenti in fabbrica e il dominio dell'autocrazia… allo stesso tempo, nell'agitazione delle cellule del Partito, l'autocrazia era connessa con il sistema capitalista, in modo che all'inizio dello sviluppo del movimento operaio, i Bolscevichi stabilirono una connessione tra lotta economica e politica"[3].

In questo modo, i Bolscevichi hanno trasformato i luoghi di lavoro in un campo della lotta politica e, a sua volta, spazi per l'organizzazione individuale o di massa.

Sappiamo che la risposta leninista alla domanda su come colmare il vuoto tra gli interessi attuali e storici del proletariato è "la teoria del Partito d'avanguardia". L'organizzazione bolscevica nei luoghi di lavoro è stata la manifestazione pratica di questa risposta teorica.

E questa fu una preparazione colossale per la rivoluzione. Nella sua tappa preparatoria, il Partito Bolscevico lavorò pazientemente attraverso riunioni, raduni, discorsi durante la pausa pranzo, la distribuzione di copie dell'Iskra tra le postazioni, ecc.

L'insistenza del Comintern 

È indiscutibile il fatto che Lenin sia stato il più brillante genio politico dell'epoca. Tuttavia, è stato anche uno dei migliori organizzatori di tutti i tempi. Al Terzo Congresso del Comintern, dove sottolineò che il "compito attuale è prepararsi alla rivoluzione", Lenin disse ai Partiti Comunisti che la preparazione di cui stava parlando era "l'organizzazione basata nelle fabbriche". Il Comintern trasformò l'appello di Lenin in una risoluzione con lo slogan "alle masse".

Purtroppo, non possiamo dire che la risoluzione sia stata realizzata con lo stesso zelo. Solo tre anni dopo, nel suo Quinto Congresso, il Comintern riuscì a riportare nuovamente la risoluzione nella sua agenda principale.

Tre anni furono un periodo abbastanza lungo per agire agli inizi degli anni '20. Le lotte di classe erano ardue e, rispetto ad altri periodi, il prezzo di ogni ritardo era abbastanza grande per ogni partito in ritardo, poiché la classe capitalista stava assumendo rapide misure contro la Rivoluzione d'Ottobre ovunque, in particolare in Europa.

Nel suo Quinto Congresso nel 1924, il Comintern, ancora una volta, portò sul tavolo la questione della Bolscevizzazione - e la trasformazione dei partiti comunisti sulla base delle cellule nei posti di lavoro come elemento di bolscevizzazione - e l'attuazione di politiche organizzative diffuse sotto lo slogan "alle masse" senza ulteriori ritardi. Tuttavia, la situazione nelle lotte di classe era piuttosto diversa rispetto alle conseguenze immediate della Rivoluzione d'Ottobre. Nello stesso Congresso, il Comintern definì le condizioni oggettive del capitalismo come di "stabilità parziale, relativa e transitoria". In effetti, questa definizione fu confermata in poco tempo. Nel primo periodo di cinque anni scoppiò la crisi economica che sconvolse il mondo e, dopo, la crisi politica che si concluse in una nuova guerra mondiale. Quindi, l'importanza del "periodo preparatorio" puntualizzato da Lenin si rivelò. Il grande terremoto del capitalismo si stava avvicinando e i comunisti in tutto il mondo stavano, da un lato, attrezzando i loro Partiti e, dall'altro, avanzando verso una svolta cruciale nei luoghi di lavoro, all'interno del proletariato.

Inserirsi nella classe operaia

Dall'inizio degli anni '20 fino al suo ultimo congresso nel 1936, il Comintern non desistette mai dalla sua insistenza sulla Bolscevizzazione e sull'Organizzazione basata nelle cellule sui luoghi di lavoro come elemento principale della stessa. Si realizzarono molti lavori pratici e scritti su questo tema.

Il Congresso in cui la questione divenne centrale approvò la "Proposta di Risoluzione sull'Organizzazione delle Cellule di Fabbrica", redatta dal Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista (CEIC) alcuni mesi prima.[4]

"L'organizzazione del Partito deve esser adattata alle condizioni e agli scopi della sua attività. (…) L'obiettivo finale del nostro Partito è il rovesciamento del dominio borghese, la conquista del potere del proletariato, il raggiungimento del comunismo. Il suo compito immediato è quello di conquistare la maggioranza della classe operaia partecipando attivamente alla lotta quotidiana delle masse lavoratrice e guidare questa lotta. Ciò si può realizzare solo attraverso la più stretta associazione della nostra organizzazione di Partito con le masse lavoratrici nelle fabbriche".[5]

L'obiettivo era piuttosto semplice: garantire al Partito di stabilire i legami più stretti possibile con la classe operaia, per penetrare al suo interno e aumentare la sua influenza. Il Comintern non disegnò un modello, ma piuttosto propose ai Partiti di riorganizzarsi per il raggiungimento di questo obiettivo.

Di fatto, la stessa proposta di risoluzione affermava anche che, sebbene la decisione di considerare le cellule nei luoghi di lavoro come la struttura fondamentale dei Partiti Comunisti fosse stata assunta nel Terzo Congresso, la decisione non fu realizzata nella maggioranza delle sezioni. Inoltre, la ragione per la quale la Rivoluzione Tedesca subì, nuovamente, un duro colpo nel 1923 dopo la sconfitta nel 1918 era dovuta principalmente a questo fatto:

"L'esperienza della Rivoluzione Tedesca (fine del 1923) ha, tuttavia, dimostrato chiaramente che, in assenza di cellule nelle fabbriche e di strette connessioni con le masse lavoratrici, esse non possono esser trascinate alla lotta e guidate, il loro stato d'animo non può esser valutato correttamente, il momento più favorevole per noi non può esser sfruttato, ne possiamo trionfare sulla borghesia".[6]

Abbiamo già menzionato che i Bolscevichi erano lì, all'interno della classe sociale che avrebbero guidato. Il Comintern consigliò ai Partiti Comunisti di far ciò che i comunisti in Russia avevano fatto, penetrare, stabilirsi all'interno della classe:

"13. L'organizzazione primaria del partito, suo fondamento, è la cellula di fabbrica (in fabbrica, miniera, officina, laboratorio, ecc.), alla quale devono appartenere tutti i membri del Partito che lavorano in quel luogo… Deve avere almeno tre membri.

14. Nelle fabbriche in cui vi sono solo uno o due membri del Partito, devono essere collegati alla cellula di fabbrica più vicina… Nota: i membri del Partito che non lavorano in una fabbrica, ecc., devono, di norma, essere collegati alla cellula di fabbriche più vicina; altrimenti formano cellule di strada.

15. La cellula è l'organizzazione che connette il partito con i lavoratori e piccoli contadini. Le funzioni della cellula sono quelle di svolgere il lavoro di partito tra le masse lavoratrici esterne al partito per mezzo dell'agitazione e propaganda sistematica comunista: reclutare nuovi membri, distribuire pubblicazioni di partito, pubblicare un giornale di fabbrica, condurre lavoro culturale e educativo tra i membri e operai in fabbrica, lavorare persistentemente e ininterrottamente per conquistare tutte le posizioni ufficiali dentro la fabbrica, per intervenire in tutti i conflitti industriali e richieste dei lavoratori, per spiegargli dal punto di vista della lotta di classe rivoluzionaria, per conquistare la leadership in tutte le lotte dei lavoratori con un lavoro persistente e instancabile.

16. Per condurre le sue attuali attività, la cellula elegge un comitato composto da tre a cinque membri… Il comitato è responsabile del lavoro della cellula".[7]

Le decisioni citate furono redatte dal Dipartimento dell'Organizzazione del CEIC nel gennaio 1925, immediatamente dopo il Quindi Congresso che ribadì l'appello alla Bolscevizzazione. Furono approvate ad aprile e pubblicate un mese dopo. Nel rapporto redatto per esser presentato al Sesto Congresso, leggiamo la seguente nota sull'importanza dell'attuazione di queste decisioni:

"Il rapporto del CEIC al Sesto Congresso del Comintern affermava che da metà del 1925 le sezioni avevano iniziato a rivedere i loro statuti sotto la guida del Dipartimento dell'Organizzazione. Si sono incontrate molte resistenze, ma nella maggioranza dei paesi europei il lavoro è stato completato. In paesi coloniali e Latinoamericani, il lavoro era appena iniziato".[8]

Apparentemente, non è stato facile. Hanno mantenuto i loro sforzi con perseveranza e pazienza.

Dopo il Quinto Congresso, il Comintern fece per diverse volte valutazioni sull'organizzazione dei Partiti Comunisti basati sulle cellule nei luoghi di lavoro. Cercarono di identificare successi, carenze e requisiti. Una valutazione realizzata nella decima riunione del CEIC che si tenne nel 1929 fornì risultati sorprendenti sul punto che i Partiti Comunisti avevano raggiunto in termini di formazione di cellule nei luoghi di lavoro in un momento in cui il capitalismo stava attraversando una profonda crisi economica e politica. Insieme alle proposte sui rimedi da perseguire, questi risultati fornirono la base di una circolare che fu pubblicata nel dicembre 1930. La circolare elenca le carenze più importanti nel lavoro di cellula nel luogo di lavoro come segue:

"1. Ci sono poche cellule di fabbrica…

2. La maggioranza delle cellule di fabbrica esistenti sono concentrate in impianti di piccole dimensioni. Ce ne sono molte poche in fabbriche più grandi, e queste sono, solitamente, numericamente deboli e con poca influenza politica.

3. Le cellule di fabbrica esistenti sono di norma non abbastanza attive e non hanno alcun contatto con la vita quotidiana delle fabbriche.

4. Tra i lavoratori membri del Partito c'è una forte tendenza a eludere dal lavoro nelle cellule di fabbrica e, conseguentemente, non tutti appartengono a una cellula di fabbrica. Il PC Cecoslovacco, ad esempio, dichiara che il primo di luglio 1930, il 57% dei suoi membri sono operai industriali, ma solo il 14% era organizzato in cellule di fabbrica. (…)

6. Il lavoro delle cellule di fabbrica è pessimo e spesso completamente disconnesso dal lavoro del Partito nel suo insieme, a causa dell'inadeguata attenzione prestata al lavoro delle cellule di fabbrica dagli organismi principali del Partito."[9]

La circolare ha inoltre stabilito che le cellule nei luoghi di lavoro non erano sufficientemente associate con l'agenda politica centrale del Partito ed evidenziava i problemi potenziali che ciò poteva creare:

"Nelle grandi campagne politiche condotte dal Partito, le cellule di fabbrica, di norma, assumono un ruolo molto minore, a volte non partecipano in assoluto. Di solito le campagne politiche si realizzano alla vecchia maniera, fatto condannato ripetutamente dall'Internazionale Comunista, ereditata dai partiti socialdemocratici - agitazione generale, incontri popolari, partecipazione dei membri nelle loro aree di residenza, ma non dove lavorano; le forze trainanti della campagna continuano ad esser la stampa centrale del Partito e gli agitatori inviati dal centro del Partito. (…)

Si dice che la debolezza delle cellule di fabbrica rende impossibile organizzare campagne attorno ad esse. (…) Questo significa che nella pratica nulla viene fatto per riorganizzare il Partito sulla base della cellula di fabbrica, e che il Partito non è in grado di portare le nostre parole d'ordine alle masse lavoratrici e denunciare il tradimento e il controrivoluzionario lavoro dei socialdemocratici, riformisti, e i fascisti…"[10]

Il Comintern sottolineò che non solo la creazione di cellule nei luoghi di lavoro, ma che anche la loro capacità di far parte del lavoro politico del Partito era essenziale. Inoltre, le forze ostili non erano sedute a riposare e a non far niente; il fascismo si stava propagandando nella classe operaia come un tumore. Di fatto, il Comintern stava risuonando una regola semplice: "se non sei organizzato, la parte opposta lo è". Era evidente che il tempo stava per scadere e che il Comintern esortò i CC dei vari Partiti ad adottare misure:

"I Comitati Centrali dei Partiti Comunisti devono prendere tutte le misure per vedere che l'intero sistema di direzione del partito sia rivolto alle fabbriche. Soprattutto, l'intera stampa del Partito deve esser rivolta a questo fine. (…) Gli articoli devono esser scritti in linguaggio semplice, in modo che l'operaio medio, incluso l'operaio non politicizzato, ancora non abituato a specifiche espressioni e formulazioni politiche, possano capirli. (…) Oltre agli articoli di carattere generale, i giornali di partito devono contenere una grande quantità di lettere di vari distretti e fabbriche."[11]

Fu sottolineato che le cellule devono esser sostenute al fine di ottenere l'efficacia desiderata nei rispettivi luoghi di lavoro. A questo proposito, il Comintern convocò i Comitati di Partito ad assumere la guida all'interno dell'organizzazione del partito:

"Le cellule di fabbrica possono diventare più forti e convertirsi nelle unità decisive del Partito solo se i Comitati di Partito che guidano il loro lavoro gli danno appoggio quotidiano e costante. (…) Al posto dell'attuale contatto burocratico, mantenuto per circolari, i Comitati del Partito devono stabilire contatti diretti e vivaci con le fabbriche e le rispettive cellule."[12]

Il Comintern puntualizzò inoltre le difficoltà incontrate nella formazione delle cellule. Dichiarava che, nella pratica, le difficoltà più gravi si incontrarono nei luoghi di lavoro dove non esistevano membri del Partito o solo uno o due membri, e presentò diverse proposte per superare questi problemi:

"L'appoggio nella formazione di cellule di fabbrica dovrebbe esser fornito dalle cellule urbane nelle vicinanze della fabbrica interessata. I membri della cellula urbana devono mettersi in contatto con gli operai della fabbrica, aspettandoli quando escono dalla fabbrica, o intercettandoli nella strada verso la fabbrica, diventare loro conoscenti nei locali pubblici o parlare con loro all'interno delle loro case. (…)

Una volta stabilito il contatto, con questi o altri mezzi, con 3-5 lavoratori dentro la fabbrica, devono esser immediatamente organizzati in una cellula di fabbrica. Non importa quanto numericamente sia debole la cellula, deve immediatamente impegnarsi energicamente nello stabilire ulteriori contatti e reclutare nuovi membri dentro le file del Partito Comunista, e fare del suo meglio per stabilire connessioni con i dipartimenti della fabbrica in cui non ci sono membri del Partito. Il Comitato del Partito deve prestare la massima attenzione a questo lavoro e deve offrire aiuto incessante ai compagni nel correggere i loro errori e, se è necessario, inviare alcuni funzionari per aiutarli nel loro lavoro…"[13]

Inoltre furono affrontati molteplici metodi per crescere dentro il luogo di lavoro. Le proposte del Comintern a riguardo non sono niente di meno che un corso in materia organizzativa:

"Un membro del Partito non può esser attivo nell'intera fabbrica, ma solo in un turno e in una postazione. (…) Deve scoprire tutto sui lavoratori nel suo turno, se ci sono membri o simpatizzanti del Partito in esso (…) e con essi creare il nucleo della cellula di partito nella fabbrica. Con questa base stabilita, devono accertarsi del colore politico dei loro colleghi di lavoro, quali sono membri di sindacati riformisti, del partito socialdemocratico, di organizzazioni fasciste, ecc. Questa conoscenza è assolutamente essenziale per ogni membro del Partito. Quando stanno facendo il loro lavoro di partito nella postazione, i membri del Partito devono, prima di tutto, naturalmente, stabilire un contatto con lavoratori esterni al partito ma con pensiero rivoluzionario e cercare di avvicinare membri di sindacati riformisti e del partito socialdemocratico che mantengono un pensiero rivoluzionario, come anche singoli lavoratori fascisti …"[14]

I rischi che possono sorgere durante lo svolgimento del lavoro organizzativo furono anch'essi oggetto di attenzione. Furono formulate raccomandazioni rispetto alla persistenza e alla sicurezza dell'organizzazione:

"In tutti i paesi capitalisti la cellula di fabbrica può operare solo come organizzazione cospirativa. Conseguentemente, il suo lavoro e il lavoro di ciascun membro deve esser condotto in modo tale che i vari agenti di polizia nella fabbrica non possano, per quanto possibile, scoprire chi sono i lavoratori comunisti e in nessun caso conoscere il lavoro pratico svolto dal partito comunista, la sua propaganda politica e agitazione tra gli operai, e sul consolidamento organizzativo della sua influenza nella fabbrica. Nel suo lavoro, quindi, la cellula di fabbrica deve osservare rigorosamente le regole cospirative primarie. Questo vale sia per i Partiti Comunisti illegali che per quelli legali".[15]

Tuttavia, si puntualizzò che le preoccupazioni in materia di sicurezza non dovevano mai suscitare paura nei lavoratori dentro il luogo di lavoro:

"Quando si istruiscono le cellule sui metodi cospirativi, i Comitati del Partito devono allo stesso tempo spiegare che queste regole non devono, in alcun caso, esser applicate in modo da isolare la cellula dalle masse dentro la fabbrica; che, pur adottando metodi cospirativi contro la polizia e i suoi agenti, devono far sapere sempre ai lavoratori della loro esistenza, impiegando mezzi come volantini e fogli di notizie di fabbrica, tenendo riunioni, ecc. Il compito più importante di una cellula di fabbrica è reagire immediatamente ad ogni evento nella fabbrica e nel paese, emettere slogan appropriati in nome del Partito per organizzare e condurre la lotta per gli interessi della classe operaia…"[16]

Dopo che questa circolare venne pubblicata nel 1930, le cellule nei luoghi di lavoro tornarono all'ordine del giorno dell'ottava riunione del CEIC tenutasi nel 1931. Non solo raccomandazioni, ma furono dicussi anche i metodi per superare queste difficoltà e valuate le pratiche risultanti.

Il Comintern non si disinteressò della questione negli anni seguenti; mantenne sempre la determinazione che i Partiti Comunisti devono organizzarsi sulla base delle cellule nei luoghi di lavoro. Alla fine degli anni '20, molti Partiti Comunisti avevano raggiunto importanti risultati organizzativi tra la classe operaia grazie alla perseveranza del Comintern. In tutta Europa, decine di migliaia di lavoratori in migliaia di posti di lavoro conobbero i partiti comunisti.

Oggi

Oggi, non viviamo in un mondo nel quale il Comintern apporta la sua guida al movimento comunista. Ma i Partiti Comunisti devono esser tanto perseveranti come il Comintern per radicarsi nella classe operaia e per organizzare/formare organizzazioni nei luoghi di lavoro con questo fine. Pertanto, le discussioni tenute dal movimento comunista internazionale negli anni '20 e le pratiche risultanti rimangono attuali.

Inoltre, dobbiamo prendere atto degli sviluppi che rendono necessaria l'organizzazione basata sulle cellule nei luoghi di lavoro, aumentando oggi le sue opportunità rispetto agli anni '20. Possiamo segnalare le seguenti questioni:

- Il livello di proletarizzazione è aumentato. Un aspetto di questo sviluppo è l'incremento quantitativo della classe lavoratrice. Paragonato con gli anni '20, i salariati costituiscono una porzione molto più grande della società.

- In linea con l'incremento della quantità di lavoratori dipendenti, il numero di spazi dove esistono, ovvero i luoghi di lavoro, è proliferato. Nel XIX e XX secolo, per i Partiti Comunisti, la definizione di "luogo di lavoro" era limitata, principalmente, alle fabbriche dove venivano impiegate tecniche di produzione di massa. Oggi, al contrario, oltre alle fabbriche impegnate nella produzione di massa, decine di lavoratori sono impiegati in luoghi in cui si forniscono servizi. Allo stesso modo, il numero di piccole imprese è aumentato considerevolmente.

- L'orario di lavoro è stato esteso. Oggi i lavoratori trascorrono più tempo nei loro luoghi di lavoro. Il lavoro flessibile non accorcia questo tempo.

- Gli interventi dello Stato borghese verso il movimento operaio sono stati diversificati. I sindacati sono uno degli oggetti di questi interventi. L'obiettivo principale di questo intervento è quello di mantenere il tasso di lavoratori sindacalizzati più basso possibile (de-sindacalizzazione) e portare i sindacati sotto il controllo dello Stato o delle organizzazioni capitaliste. Oggi, il movimento sindacale internazionale è stato messo sotto il controllo di monopoli internazionali attraverso la GUF (Global Union Federations), assumendo una posizione persino peggiore del collaborazionismo della Seconda Internazionale.

- La Turchia è tra i paesi che hanno sperimentato uno dei più duri interventi a riguardo. Attraverso questo intervento, iniziato con l'illegalizzazione dei sindacati rivoluzionari dopo il golpe fascista del 12 settembre (1980) e sottomessi alle politiche del partito di governo dell'AKP, la maggioranza dei sindacati è stata sottoposta al controllo diretto della classe nemica. Nella maggior parte delle principali industrie, i lavoratori stanno conducendo una lotta contro questi sindacati per rivendicare i loro diritti.

- Tuttavia, il movimento sindacale mantiene la sua importanza sia nel mondo che in Turchia. È fondamentale organizzare il movimento sindacale con orientamento di classe rappresentato dalla Federazione Sindacale Mondiale (WFTU-FSM) in ogni paese. La necessità di sindacati con orientamento di classe in Turchia aumenta ogni giorno che passa. Al fine di creare esempi progressivi tra i sindacati, il movimento comunista deve rafforzare le sue organizzazioni nei luoghi di lavoro. Il Partito Comunista di Turchia ha compiuto i suoi sforzi per rafforzare le sue organizzazioni nei luoghi di lavoro principalmente sulla base di questa prospettiva.

Concludiamo con vari esempi degli sforzi del TKP per organizzare cellule nei luoghi di lavoro in vari rami dell'industria e servizi:

- Stiamo parlando di decine di reparti e migliaia di posti di lavoro che sono distribuiti tra i settori dell'industria, dei servizi, dell'edilizia e dell'energia, che presentano diversi problemi e dinamiche interne. Questo implica una struttura eterogenea che rende impossibile l'impiego degli stessi metodi e strategie organizzative.

- 1.5 milioni di lavoratori sono impiegati nelle industrie automobilistiche, siderurgiche e manifatturiere. Le cellule formate all'interno di queste aziende, dove i tassi di sindacalizzazione sono relativamente più alti, espandono il loro raggio d'azione assumendo i problemi riscontrati nelle loro fabbriche, cercando di creare un comitato sul luogo di lavoro che includa, ove possibile, più lavoratori della fabbrica.

- Il lavoro organizzativo delle cellule di Partito in queste fabbriche è legato principalmente all'agenda della sindacalizzazione. Nella maggior parte di queste fabbriche, le cellule del Partito aprono la strada alla sindacalizzazione sul posto di lavoro. Le cellule del partito agiscono secondo la natura del sindacato che esiste sul posto di lavoro. Se il sindacato ha una struttura democratica adeguata allo svolgimento del lavoro organizzativo, la cellula del Partito partecipa al comitato sul posto di lavoro del sindacato, se non esiste una tale struttura, la cellula del Partito cerca di crearne una all'interno della struttura organizzativa del sindacato. Se l'organizzazione in questione è un sindacato "giallo" sotto la direzione dei capitalisti, si organizza principalmente la cellula del partito cercando di proteggersi.

- Le organizzazioni sul posto di lavoro delle cellule di partito nel settore dei servizi variano in termini di qualità e quantità. Ad esempio, i grandi centri commerciali in varie parti di Istanbul sono tra gli obiettivi delle cellule del Partito. Le cellule del Partito istituite per organizzarsi in questi centri agiscono tra gli impiegati che lavorano in queste attività. Sotto la guida di queste cellule sul posto di lavoro, nell'ultimo anno siamo stati in grado di creare esempi di comitati sul posto di lavoro nei principali uffici. Inoltre, ci sono aziende nel settore dei servizi che hanno uffici in tutto il paese. Ad esempio, un lavoro organizzativo iniziato con un piccolo numero di lavoratori in una catena di negozi al dettaglio, è riuscito a diventare un'organizzazione che cerca di rappresentare ed è in grado di rivolgersi a tutti i lavoratori impiegati nell'azienda. Hanno portato avanti i loro sforzi nell'ambito di una rete di solidarietà istituita dal Partito basata sulle loro richieste.

Note:

*) Alpaslan Savaş (TKP - Partito Comunista di Turchia)
Rivista comunista internazionale n.9
- Editorial article of the 9th issue of the "International Communist Review"
- WPI, The class struggle, the labour and trade union movement and the role of the communist parties
- TKP, The backbone of Leninist organization: workplace cells
- RCWP, Workers' democracy and taking power
- PCM, Political work among the working class and the labour and trade union movement, the experience of the Communist Party of Mexico
- KKE, On the work of the communists in the labour and trade union movement in Greece and in Europe and the need for its regroupment
- PCTE, Workers Shift. The Work of Spanish Communists to Organise the Working Class
- PCV, The PCV in the Labour and Trade Union Movement For the Triumph of Class-Consciousness in Venezuela
- PSP, Splintered proletariat. Bourgeois democracy against workers' solidarity
- NKPJ, Regarding the necessary participation of workers in the party and trade unions- bitter historical lessons for further organized struggle for socialism
- SMK, Working movement of Kazakhstan in the period of restoration of capitalism and in the conditions of bourgeois dictatorship
- PC(it), The Italian Working Class throughout the capitalistic crisis

[1] 1.Foster, William Z.; "Üç Enternasyonal Tarihi" ("History of the Three Internationals"), Yazılama Yayınları, November 2011, p.296

[2] Piatnitsky, O., "The Bolshevisation of the Communist Parties by Eradicating the Social-Democratic Traditions", Communist International Publication, 1934, p.6; cited in Molyneux, John, "Marxism and the Party", Pluto Press, 1978, available at: https://www.marxists.org/history/etol/writers/molyneux/1978/party/index.htm

[3] Piatnitsky, ibid., p. 6; cited in Molyneux, J., ibid.

[4] La definizione di "Cellule di fabbrica" nei documenti del Comintern può esser considerata sinonimo di "cellule sul luogo di lavoro", poiché i documenti non si riferiscono solo attività industriali. Utilizzeremo il secondo termine nel resto di questo articolo.

[5] Degras, Jane, "The Communist International 1919-1943 Documents", Volume II (1923-1928), p. 79.

[6] Ibid, p. 80.

[7] Ibid, p. 174.

[8] Ibid, p. 172.

[9] Degras, J.; "The Communist International 1919-1943", Volume III (1929-1943), pp.143-144

[10] Ibid., p. 144.

[11] Ibid., p. 144.

[12] Ibid., p. 145.

[13] Ibid., pp. 145-146.

[14] Ibid., p. 146.

[15] Ibid., p. 146.

[16] Ibid., p. 147.


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