www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 18-02-20 - n. 739

21° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai: Contributo del Partito Comunista Paraguayano

Partito Comunista Paraguayano | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Izmir 18-20 ottobre 2019

100° anniversario della fondazione dell'Internazionale comunista. La lotta per la pace e il socialismo continua!

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La pace potrà giungere soltanto dal socialismo-comunismo su scala mondiale

Diamo inizio al nostro contributo a questo 21° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai salutando tutti i partiti fratelli presenti, e in particolare i Partiti Comunisti di Turchia e di Grecia, per gli sforzi da essi compiuti per riunirci a Izmir, tenendo conto che l'internazionalismo, così come la rivoluzione, va organizzato e costruito materialmente.

Rendere omaggio ai milioni di compagni e compagne che hanno dato la vita per il socialismo-comunismo dal 1848 a oggi, e soprattutto a partire dalla creazione dell'Internazionale Comunista, costituisce un atto di giustizia e di riaffermazione del progetto rivoluzionario, nonché un'orgogliosa rivendicazione della nostra appartenenza al movimento comunista internazionale e della nostra assoluta certezza nelle possibilità di vittoria dell'alleanza sociale operaio-contadina, guidata da una forza rivoluzionaria marxista-leninista in grado di attuare una sintesi di identità in relazione alle rivendicazioni storiche delle maggioranze lavoratrici della campagna e della città, a livello nazionale e internazionale.

Sappiamo che lo studio approfondito delle vicende dell'Internazionale Comunista, con i suoi errori e i suoi successi, rappresenta una sfida ineludibile per la definizione della necessaria strategia rivoluzionaria comune ai partiti comunisti e operai, nel contesto di una crisi capitalista che consideriamo strutturale e di civiltà.

L'attuale crisi di civiltà è pervasiva e coinvolge anche noi, le forze che lottano per il rovesciamento del sistema capitalista e la costruzione del socialismo-comunismo. Per questo, l'uscita da tale crisi richiede un elevato livello di responsabilità nell'esercizio dell'internazionalismo e nei passaggi atti a dare vita al dibattito e a coordinare e a orientare le azioni, allo scopo di indirizzare il processo rivoluzionario in direzione di una reale abolizione e superamento del capitalismo - questa crisi, infatti, non può essere superata entro i confini del sistema dominante.

Sotto questo aspetto, se si intende il capitalismo come un sistema che si sviluppa e si ristruttura nel contesto di profonde crisi implicite nella sua stessa struttura, e che non implicano di per sé la distruzione pressoché automatica di questa forma di organizzazione sociale, e men che meno l'avvento del socialismo-comunismo come unico orizzonte possibile, la storia si è fatta carico di dimostrare nei fatti che la frase di Rosa Luxemburg è oggi più attuale che mai: ci troviamo infatti dinanzi all'alternativa secca «Socialismo o barbarie».

In questo contesto si deve tenere conto che le crisi strutturali del sistema rendono possibile non soltanto la via d'uscita costituita dalle proposte di superamento dell'ordine sociale esistente, ma che anzi le grandi crisi strutturali rendono possibile anche il dispiegamento della componente più repressiva, criminale, terrorista e guerrafondaia del capitalismo, accompagnata dall'arretramento di tutti i diritti conquistati dalla classe operaia nel suo insieme a livello mondiale, consentendo l'avvento e il consolidamento di regimi che esaltano la dimensione nazionale e le cui narrazioni trovano terreno fertile nelle popolazioni affamate, sottoproletarizzate e profondamente colpite e demoralizzate dall'avanzata del capitale e dalla ritirata dei governi cosiddetti progressisti, soprattutto quando le organizzazioni che si dichiarano rivoluzionarie non riescono a sviluppare le proprie forze allo scopo di assimilare il crescente malcontento.

L'offensiva imperialista è violentissima di fronte alla crisi strutturale del sistema capitalista che stiamo vivendo. La strategia del nemico è chiara: sfruttamento e lotta ideologica. Ma il campo popolare, i popoli del mondo, i nostri compagni, stanno dando battaglia con diversi strumenti e dando vita a varie forme di lotta.

In Paraguay, la crisi capitalista si è fatta sentire dopo il crollo dei pezzi delle materie prime sul mercato mondiale, che ha colpito soprattutto il settore agricolo, principale motore dell'economia nazionale, che ha registrato una contrazione delle attività economiche del 2,8% nel primo semestre dell'anno e ha accumulato sino al terzo trimestre una crescita negativa che ha costretto il governo ad ammettere pubblicamente che il Paese era entrato in «recessione tecnica».

In quanto caratterizzato da elevati livelli di liberalizzazione economica, il Paraguay diviene sempre più vulnerabile ai colpi esterni, e la situazione è aggravata dalla scarsa diversificazione del suo modello produttivo, il cui nerbo è costituito dal settore primario da esportazione. Le previsioni relative all'evoluzione di questo settore non sono incoraggianti, dal momento che secondo il rapporto del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) le proiezioni relative all'andamento deella produzione di materie prime sul mercato mondiale evidenziano una tendenza negativa; in particolare la soia - prodotto principale dell'economia paraguayana - ha segnato quest'anno una produzione inferiore di 4,6 milioni rispetto al previsto, malgrado il lieve recupero registrato dai prezzi sul mercato internazionale. [1]

Sotto questo aspetto, gli ultimi trimestri sono stati estremamente traumatici per la classe operaia paraguayana, per la quale disoccupazione, sotto-occupazione e precarizzazione del lavoro sono divenute una costante. Il nostro Paese registra uno dei tassi più elevati di lavoro informale, che interessa il 71% della popolazione economicamente attiva (PEA) [2]; a ciò si aggiunge il problema della qualità dell'impiego - il nostro Paese è tra i cinque caratterizzati dalla peggiore qualità dell'impiego nella regione secondo la Banca Interamericana di Sviluppo (BID 2018).

Al tempo stesso, la disoccupazione interessa il 7% della popolazione, la cui componente femminile è quella più colpita. Per quanto concerne la remunerazione della forza lavoro, il salario minimo continua a risultare insufficiente a soddisfare i bisogni vitali di riproduzione della vita materiale della classe operaia paraguayana; l'aumento dei beni che costituiscono il paniere base ha raggiunto il 70%, a ulteriore detrimento di un salario già di per sé misero. Di fatto, perché il salario minimo consenta il mantenimento di una famiglia media, tale grandezza dovrebbe aggirarsi intorno al 50%.

La crisi economica e sociale in Paraguay si traduce in livelli elevati di sottoproletarizzazione della classe operaia, di marginalità e di sfruttamento, in un contesto segnato da persecuzioni ai danni dei leader sindacali e contadini e di sfratti violenti a beneficio dell'espansione della frontiera agricola mirante a incrementare i tassi di profitto in caduta libera.

L'espulsione della popolazione dalle campagne, l'esilio e l'eliminazione fisica di coloro che dissentono dal modello produttivo imposto al Paraguay, la distruzione di tutti i diritti del lavoro, la creazione di una sorta di paradiso fiscale e il rigido controllo del suolo, del sottosuolo (ricco di enormi quantità di acqua potabile), delle risorse idriche e del cielo, nonché del settore idroelettrico rientrano nel progetto del capitale imperialista per il nostro Paese. Si intende inoltre utilizzare il Paraguay come base per il monitoraggio della regione e perfino per il dispiegamento militare, all'occorrenza. Ne sono la prova gli investimenti multimilionari nella sede dell'ambasciata nordamericana, dove si costruisce in lungo e in largo su un terreno di cinque ettari che sorge a pochi passi dalla residenza presidenziale.

Il disastro ambientale in Paraguay ha causato oltre 12.000 focolai di incendio, che soltanto nel Chaco paraguayano hanno distrutto 293.000 ettari di territorio, provocando la scomparsa di 3000 specie animali e vegetali locali - il tutto attivamente promosso dall'avidità capitalista che mette a repentaglio la nostra stessa esistenza come specie.

In questo contesto, la lotta di classe richiede livelli sempre più alti di organizzazione e di consapevolezza. Il nostro partito sta lavorando sodo sul terreno ideologico e su quello economico e rivendicativo, combinando le due lotte allo scopo di dare vita a una lotta politica sempre più solida, a partire dal rafforzamento della classe operaia e contadina. Crescenti mobilitazioni operaie, contadine, studentesche e territoriali stanno avendo luogo nel nostro Paese, dando vita a una variegata esperienza di lotte, che tuttavia non riescono ancora a convergere in una sintesi politico-sociale. A tale riguardo abbiamo iniziato a tenere riunioni plenarie regionali del nostro ambito di unità sociale e politica, il Congresso Democratico del Popolo, preparando una campagna politica che aspira a raggiungere e a mobilitare le maggioranze lavoratrici della campagna e della città.

Noi comunisti e comuniste partecipiamo a numerose lotte, insieme ad altre organizzazioni sociali, denunciando la politica truffaldina e super-sfruttatrice delle organizzazioni imprenditoriali e latifondiste, che si manifesta in questa ondata di incendi. Leviamo inoltre la nostra voce contro il vergognoso Accordo di Itaipú, così come abbiamo fatto contro le manovre mafiose in occasione della liberazione del narcotrafficante mafioso Samura e contro il Piano di Azione Congiunta per gli sfratti che mira a criminalizzare ancor di più i movimenti che lottano per il diritto ad abitazioni dignitose. Contro la mutilazione del Giardino Botanico e la costruzione del viadotto-truffa è in corso una lotta serrata guidata da donne, giovani e varie organizzazioni.

Anche nel movimento operaio abbiamo dato vita a numerose lotte settoriali e generali allo scopo di affrontare la crisi e i licenziamenti, cercando di contrastare la proposta del governo e delle organizzazioni padronali che consiste nello scaricare tutto il peso della crisi sulle spalle delle maggioranze lavoratrici della città e della campagna. Scioperi dei docenti e mobilitazioni studentesche denunciano la condizione di totale abbandono della sanità e della scuola pubblica, oltre a contrastare insieme al movimento operaio e contadino la politica di aggiustamenti e sperperi sancita dal PNG 2020.

Di fronte al livello di crisi che stiamo vivendo in Paraguay, il governo dell'inganno, guidato da Mario Abdo Benítez, non riesce a stabilizzarsi. In questi giorni si susseguono le minacce di un giudizio politico; l'ambasciatore nordamericano Lee McClenny ha diffuso un eloquente tweet in cui invita il governo ad «ascoltare il popolo» e a lottare contro la corruzione e l'impunità, lasciando intendere che il sostegno garantito dall'ambasciata yankee allo scopo di evitare il giudizio politico negli ultimi quattro mesi si sta indebolendo.

Siamo consapevoli che la destabilizzazione rientra nel progetto del capitale monopolista-imperialista in questo momento, ed è finalizzata a inasprire la crisi e a fare sì che si creino le condizioni per bollare lo Stato paraguayano come «Stato fallito» e quindi passibile di subire un intervento militare.

Il concetto di unità a cui lavoriamo nel Partito Comunista Paraguayano si incentra sul rafforzamento dell'alleanza sociale operaio-contadina e popolare, che deve divenire capace di creare identità negli altri settori sociali oggettivamente messi a rischio dal capitale monopolista, cercando di raggiungere la più ampia unità possibile tra gli sfruttati e le sfruttate, gli esclusi e le escluse, con l'obiettivo di superare il capitalismo attraverso una progressiva rivoluzione democratica, agraria e anti-imperialista in grado di porre la contraddizione tra capitale e lavoro come ostacolo centrale da superare.

Compagni, in questi tempi bui e violentissimi, in questa difficile situazione che stiamo attraversando come genere umano, dobbiamo cercare di trarre il meglio del meglio dai comunisti e dalle comuniste: l'amore per la vita e la gioia di lottare contro ogni forma di oppressione, pianificando le nostre azioni inserite in una strategia rivoluzionaria che, per rendere possibile il proseguimento della vita sulla terra, dovrà essere mondiale.

Per l'internazionalismo proletario e l'elaborazione di una strategia rivoluzionaria comune!
Organizziamo il presente per rivoluzionare il futuro!
Socialismo è vita, pane e pace!

13 ottobre 2019
Partito Comunista Paraguayano

1] "Comportamiento de las Commodities en tiempo real" https://www.megabolsa.com/tiempo-real-commodities/ Visitato il 30-09-2019

2] "Informe del primer año de gestión de Mario Abdo Benítez" Sociedad de Economía Política del Paraguay, 2019.


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