www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 02-04-20 - n. 745

21° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai: Contributo del Partito Comunista di Svezia

PC di Svezia | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Izmir 18-20 ottobre 2019

100° anniversario della fondazione dell'Internazionale comunista. La lotta per la pace e il socialismo continua!

* * *

Anzitutto, a nome del Partito Comunista di Svezia desidero ringraziare il Partito Comunista di Turchia e il Partito Comunista di Grecia per aver organizzato e ospitato questo incontro. Riconosciamo il notevole contributo che entrambi i partiti stanno dando alla ripresa del movimento comunista e operaio in tutto il mondo.

Fondato nel 1919, il Comintern rappresentò la prosecuzione rivoluzionaria del movimento operaio internazionale e coordinò le attività del comunisti in tutto il mondo. Esso svolse un ruolo enorme nel promuovere la causa della rivoluzione in numerosi Paesi e mobilitò la resistenza contro la minaccia nazista e fascista.

Tuttavia, l'attività del Comintern - per quanto importante ed eroica - non fu priva di problemi. Nella conferenza nazionale organizzata dal nostro partito a fine estate, abbiamo individuato come un certo numero di conseguenze del VII Congresso Mondiale del Comintern abbiano contribuito alla situazione in cui si trova ancora oggi il movimento operaio e comunista nel nostro Paese.

Quando il Comintern aprì la porta ai fronti popolari unitari, lo fece per necessità storica e in relazione alla necessità di difendere l'Unione Sovietica e le conquiste ottenute attraverso la lotta dei lavoratori. Per i partiti nazionali, questo implicò una modifica dell'analisi della socialdemocrazia, riassunta perfettamente dall'allora segretario del Partito Comunista di Svezia, Sven Linderot, che dichiarò:

Non possiamo presentare noi stessi come infallibili e i socialdemocratici come più o meno ostili verso il socialismo, se desideriamo ottenerne la cooperazione con l'obiettivo di giungere all'unità politica con la socialdemocrazia.

Linderot spiegò inoltre che i comunisti svedesi non erano più all'opposizione rispetto ai socialdemocratici al potere e che dovevano ammettere che anche tra le file dei socialdemocratici e tra i loro leader era in corso una lotta sincera per il socialismo.

La ricerca dell'unità con la socialdemocrazia costrinse i comunisti a modificare la loro analisi della socialdemocrazia. Non era possibile criticare la socialdemocrazia e denunciarla per ciò che era, e al tempo stesso cercare la cooperazione con essa.

Quel periodo fu cruciale non soltanto in quanto modificò le relazioni dei comunisti con la socialdemocrazia, ma anche in quanto segnò un'alterazione delle contraddizioni che continua ancora oggi a influire su di noi.

I comunisti identificano correttamente la contraddizione essenziale all'interno del capitalismo nella contraddizione tra lavoro e capitale. Si tratta della contraddizione centrale, che esiste oggettivamente all'interno delle basi economiche del capitalismo. Di conseguenza essa può essere analizzata scientificamente. Fu su queste basi, quindi, che i comunisti organizzarono se stessi e il movimento operaio.

La situazione mutò negli anni Trenta. Quando l'enfasi si spostò sulla lotta contro il fascismo, la contraddizione principale del capitalismo fu messa in secondo piano. Invece della contraddizione tra capitale e lavoro, fu posta in primo piano quella tra fascismo e democrazia capitalista. Intorno a questa contraddizione era possibile trovare un'intesa con i socialdemocratici nonché con alcuni elementi capitalisti, tentativo che fu messo in atto in Svezia.

Si tratta di un mutamento di prospettiva molto importante, poiché la contraddizione intorno alla quale si organizzano quindi i comunisti rientra nella sovrastruttura. Tanto il fascismo quanto la democrazia capitalista sono espressioni politiche della base economica del capitalismo. Non possono essere analizzate nello stesso modo e di certo non offrono alcuna prospettiva rivoluzionaria - offrono esclusivamente delle alternative all'interno della cornice del capitalismo.

Dopo la sconfitta del fascismo, questa contraddizione fu ulteriormente sviluppata. I comunisti svedesi in quel periodo identificarono il loro principale avversario nella reazione. Questo consentì al partito di mantenere immutata la propria analisi e la propria strategia mirante a creare fronti popolari unitari.

Queste contradizioni penalizzano ancora oggi il movimento operaio. I comunisti indirizzano le loro critiche contro il neoliberismo, quando a esso non si contrappone altro che un capitalismo più regolato, di tipo keynesiano. I comunisti indirizzano le loro critiche contro le politiche di destra, quando a esse non si contrappone altro che le politiche capitaliste di sinistra. In fin dei conti, tutte queste categorie rispondono alle esigenze del capitalismo in questa o quella fase del suo sviluppo. Ciò significa che le contraddizioni su cui si concentrano molti comunisti non permettono loro di spezzare il quadro del capitalismo, in quanto non fanno che lottare per delle «alternative» capitaliste.

È la logica del «meno peggio», e noi la respingiamo con decisione. Noi non siamo contrari ad alcuni aspetti del capitalismo e favorevoli ad altre versioni meno dannose o meno malvage di esso. Siamo contrari al capitalismo, e gli contrapponiamo il socialismo.

Almeno a partire dal 1935 sino a oggi, vi è stata una linea molto chiara in funzione della quale i comunisti hanno avuto la tendenza a ricercare la contraddizione principale della società contemporanea all'interno della sovrastruttura del capitalismo. Noi riteniamo che ad aver preparato il terreno per questa tendenza sia stato lo spostamento dell'enfasi dalla contraddizione capitale-lavoro alla contraddizione fascismo-democrazia.

Desideriamo sottolinearlo: la scelta per noi non è tra più versioni del capitalismo, ma tra socialismo e capitalismo. Senza porsi la questione dei due diversi sistemi, è impossibile porsi la questione del potere.

Quando ripensiamo alla fondazione del Comintern, dobbiamo trarre insegnamento dalle esperienze di coloro che vennero prima di noi, di coloro che aprirono la strada. Comportarci diversamente sarebbe oltraggioso nei riguardi dei milioni di comunisti che diedero la vita per un mondo migliore.

Nel fare questo, dobbiamo differenziare gli aspetti positivi da quelli negativi. Dobbiamo prendere le loro esperienze per quello che sono - successi e fallimenti, errori e progressi. Siamo convinti che questo vada fatto mediante un processo di valutazione autocritica e di messa in discussione delle verità di un tempo. Soltanto esercitando l'autocritica e analizzando la nostra storia possiamo rendere giustizia all'eredità del Comintern.

Viva il Comintern!
Viva il socialismo!


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.