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I rapporti tra le avanguardie - I partiti comunisti nella lotta per l'unità degli interessi dei lavoratori, a prescindere dai diversi livelli di sviluppo del capitalismo nei vari Paesi

Giorgos Marinos *, Partito Comunista di Grecia (KKE) | iccr.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

17/05/2020

Rivista Comunista Internazionale n.10

«I comunisti sprezzano l'idea di nascondere le proprie opinioni e intenzioni. Essi dichiarano apertamente di poter raggiungere i loro obiettivi solo con il rovesciamento violento di ogni ordinamento sociale finora esistente. Che le classi dominanti tremino al pensiero di una rivoluzione comunista. I proletari non hanno da perdervi altro che le proprie catene. Da guadagnare hanno un mondo».
Proletari di tutti i paesi, unitevi!

K. Marx e F. Engels espressero con queste frasi insostituibili del Manifesto Comunista la necessità della strategia rivoluzionaria e della lotta coordinata dei lavoratori che vivono in Paesi diversi. Sottolinearono la grande importanza dell'unità della classe operaia contro ogni tentativo di dividerla in funzione del colore, della lingua, della cultura o delle tradizioni religiose, dimostrando che la classe operaia dei vari Paesi ha interessi comuni e un avversario comune, quali che siano le condizioni.

Il Comitato Centrale del KKE, nel celebrare il 100° anniversario della fondazione dell'Internazionale Comunista (IC) (2-9 marzo 1919), ha tributato il suo rispetto alla lotta del movimento operaio internazionale e ha riassunto le conclusioni fondamentali ricavate dalla sua storia nella sua Dichiarazione sull'argomento.

In conclusione, possiamo affermare qui che l'IC e gli sforzi precedenti manifestarono l'esigenza dell'unità internazionale del movimento operaio rivoluzionario e della lotta incessante contro l'intervento borghese e opportunista che ostacola l'unità internazionale del movimento operaio contro il nemico di classe internazionale, contro il capitale e i suoi rappresentanti, a prescindere dalla sua base, dal suo «Paese» d'origine.

La lotta internazionalista può essere condotta efficacemente quando a livello nazionale vi è una linea di opposizione ai monopoli, al potere borghese e alle organizzazioni imperialiste. Quando i partiti comunisti non si lasciano irretire dalla lotta per le riforme borghesi e per il governo borghese, dalla partecipazione e dal sostegno a governi che servono gli interessi del capitale, e si dedicano costantemente alla lotta in difesa degli interessi del popolo lavoratore, allora danno vita a forti basi in ciascun Paese, in modo tale da poter meglio coordinare la lotta a livello regionale e internazionale, concentrando il fuoco in ogni Paese sull'obiettivo del rovesciamento del capitalismo, a prescindere dalla fase in cui si trova il movimento operaio.


* Teorie e artifici ideologici che nascondono la contraddizione tra capitale e lavoro

Dopo la controrivoluzione e il rovesciamento del socialismo nell'Unione Sovietica e negli altri Paesi in cui veniva costruito il socialismo, si sono ripresentate vecchie teorie opportuniste, che sono andate a sommarsi alle nuove nel tentativo di offuscare e nascondere la contraddizione fondamentale tra capitale e lavoro, ma anche di indebolire il principio dell'internazionalismo proletario.

Tra esse possiamo annoverare le teorie sul «Nord ricco e Sud povero», sulla contraddizione tra «centro e periferia», sul «miliardo d'oro» - teorie che sostengono, per esempio, che la popolazione degli Stati capitalisti più potenti fa la bella vita, e che a soffrire sono soltanto le popolazioni degli Stati capitalisti in posizione bassa o intermedia nel sistema capitalista.

Queste teorie rispecchiano il profondo impatto delle visioni borghesi all'interno del movimento operaio, impatto che riproduce e alimenta l'opportunismo e rappresenta un grave arretramento rispetto a principi comunisti fondamentali - è un aspetto della crisi ideologica e politica del movimento comunista.

In nessuna epoca e in nessun luogo il capitalismo si è sviluppato in modo uniforme ed equilibrato.

Le condizioni oggettive, i punti di partenza diversi in relazione alle risorse naturali e al potenziale economico, la posizione geografica più o meno vantaggiosa, le circostanze storiche, gli antagonismi e le guerre imperialiste, così come le tempistiche, la frequenza e la gravità delle crisi del capitalismo - tutto ciò è all'origine di tassi di sviluppo diversi. Lo sviluppo diseguale è una legge assoluta del capitalismo.

Per esempio, USA, Germania, Francia, Cina e Russia occupano posizioni diverse nel sistema imperialista, a un livello elevato della piramide, mentre la Grecia si trova in una posizione intermedia. Ogni Stato capitalista ha il suo posto nel sistema, in funzione della sua forza economica, politica e militare; tutti, però, sono governati dalle leggi della struttura sociale, politica ed economica del capitalismo nella sua fase monopolistica.

Ci riferiamo al potere politico del capitale e alla proprietà capitalista dei mezzi di produzione, al criterio del profitto come forza motrice dello sviluppo, alla struttura di classe basata sulla suddivisione della società capitalista in una classe borghese dominante e in una classe operaia sfruttata, con gli strati intermedi che subiscono le conseguenze della concentrazione e della centralizzazione del capitale, venendo in parte distrutti e in parte trasformati in satelliti dei monopoli - sono caratteristiche comuni a tutte le società capitaliste.

Nel suo Indirizzo inaugurale dell'Associazione internazionale degli operai, Marx, riferendosi allo sviluppo dell'Inghilterra nell'Ottocento, fece riferimento all'«esiziale stato di salute, di morale e di intelletto in cui tale "inebriante aumento di ricchezza e di potenza limitato ai possidenti" è stato ed è prodotto dalle classi operaie». Continua Marx: «Ovunque la gran massa operaia è caduta più in basso nella misura almeno in cui pochi superiori sono saliti nella scala sociale. Oggi ha assunto dimensioni europee la verità (evidente per ogni spirito imparziale e contestata solo da chi ha interesse a suscitar in altri feeriche speranze) che né il perfezionamento delle macchine, né l'applicazione della scienza alla produzione, né nuovi mezzi di comunicazione, né nuove colonie in cui emigrar, né l'apertura di nuovi mercati, né il libero scambio, né la sinergia di tutte tali cose eliderebbero la miseria delle masse lavoratrici; anzi, sulla falsa base presente, ogni altro sviluppo di forze creatrici di lavoro renderà d'uopo più profondi i contrasti sociali e più acuti i conflitti sociali».1

Queste realtà cruciali evidenziate da Marx furono confermate e rafforzate nell'era dell'imperialismo analizzata da Lenin, e si sono approfondite nella nostra epoca.

Oggi, a livello globale, la ricchezza è fortemente concentrata: il 10% più ricco possiede oltre il 70% della ricchezza totale in Cina, Europa e Stati Uniti, mentre il 50% più povero possiede meno del 2%, e il 40% intermedio meno del 30%.

Negli USA la ricchezza ha toccato il massimo livello di concentrazione dagli anni Venti del Novecento. L'1% più ricco degli americani possiede il 40% della ricchezza privata totale.2

La concentrazione della ricchezza ha subito un'ulteriore accelerazione per esempio nel 2018, con 26 miliardari le cui proprietà equivalgono alle entrate della metà più povera della popolazione mondiale.

I miliardari di tutto il pianeta hanno visto aumentare la loro ricchezza del 12%, pari a 2,5 miliardi di dollari al giorno, nel corso del 2018, mentre i 3,8 miliardi di persone che costituiscono la parte più povera della popolazione del pianeta hanno visto la loro ricchezza ridursi dell'11%, pari a 500 milioni di dollari al giorno.

Il numero dei miliardari è raddoppiato dopo lo scoppio della crisi economica del 2008.3

Riguardo ai senzatetto, il New York Times riferisce che gli studenti che non dispongono di un alloggio e devono risiedere in ricoveri per senzatetto o presso parenti ammontano a 114.659. È il numero più alto mai registrato nella storia della città di New York, pari a oltre il doppio del 2010. Dato che la popolazione delle scuole pubbliche della città ammonta a 1,1 milioni, ciò significa che uno studente su 10 è senzatetto - un primato in questo campo per la città di New York. Vi sono quartieri in cui uno studente su tre è senzatetto (e nelle zone degradate del Bronx lo è il 44% degli studenti).

Nell'Unione Europea, 110 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà. Ci sono oltre 16 milioni di disoccupati, mentre le persone con occupazioni temporanee o part-time sono ancora più numerose. In Germania, la locomotiva del capitalismo europeo, oltre 8 milioni di persone sono impiegate nei cosiddetti «lavoretti», con salari ridicoli. L'età del pensionamento nei Paesi scandinavi è stata elevata a 70-74 anni.

Questi esempi, e moltissimi altri dati sulla barbarie del capitalismo, evidenziano l'infondatezza delle teorie del «miliardo d'oro», del «centro-periferia» e simili.

La contraddizione tra capitale e lavoro si va intensificando a livello internazionale. La borghesia, tanto nei Paesi capitalisti sviluppati quanto nei Paesi con uno sviluppo inferiore del capitalismo, sta aumentando la propria ricchezza, mentre non soltanto i bisogni della popolazione non vengono soddisfatti, ma la situazione della classe operaia e degli strati popolari sta peggiorando, in termini sia relativi sia assoluti. Ed è così ovunque, in tutti i continenti, così come negli «Stati poveri» dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina in cui i gruppi monopolistici, in modo indipendente o in collaborazione con le imprese multinazionali, stanno accumulando enormi capitali grazie allo sfruttamento della classe operaia. Di conseguenza, la lotta unitaria dei partiti comunisti e operai e il coordinamento delle loro attività non hanno confini, e devono essere estesi al mondo intero.

In anni recenti, i progressi tecnologici e scientifici e la loro applicazione alla produzione sono stati presentati come una panacea contro le difficoltà del capitalismo.

La robotica, l'intelligenza artificiale, i moderni sistemi di informazione e la cosiddetta quarta rivoluzione industriale vengono attivamente promossi. Si tratta di un nuovo livello di sviluppo delle forze produttive che determina una riorganizzazione di settori dell'economia e un aumento della produttività.

Non è la prima volta che lo sviluppo delle forze produttive viene accompagnato dalla promozione di illusioni riguardo alla soluzione dei problemi della gente, con una separazione dello sviluppo della tecnologia e della scienza dai rapporti di produzione capitalisti basati sullo sfruttamento, che costituiscono la cornice che determina l'orientamento delle forze produttive e le pone al servizio della classe borghese, della redditività e della competitività del capitale.

Per esempio, la competizione tra USA, UE, Cina, Germania e Russia, che si contendono il primato o posizioni di forza in alcuni settori delle nuove tecnologie, trae origine dagli interessi e dalle necessità dei principali gruppi finanziari e dell'economia capitalista in generale, e naturalmente è funzionale ai programmi militari e di riarmo e agli obiettivi geostrategici.

È la realtà a dare risposta all'interrogativo principale: chi trae beneficio dallo sviluppo delle forze produttive? I monopoli ne traggono beneficio, la classe operaia e gli strati popolari no. I produttori della ricchezza non possono godere dei frutti del loro lavoro. I nuovi servizi sono inaccessibili, costosi e non soddisfano i bisogni delle persone.

I nuovi posti di lavoro promessi dai fautori del capitalismo non sono in grado di controbilanciare le cause della disoccupazione. Il circolo vizioso per cui i settori più giovani della forza lavoro che desiderano entrare nel ciclo di produzione non vengono assorbiti, i licenziamenti e il lavoro temporaneo e part-time caratterizzano tutti i Paesi capitalisti, forti o deboli che siano. L'applicazione delle nuove tecnologie produce la distruzione di centinaia di migliaia di (vecchi) posti di lavoro, e i nuovi posti vengono creati in condizioni di maggiore sfruttamento, manodopera a costo inferiore e flessibilità. Ad avere motivo di festeggiare sono soltanto le varie élite che svolgono funzioni direttive nella produzione e vengono integrate nella classe borghese.

I sistemi tecnologici più moderni si traducono in un aumento dell'intimidazione da parte dei datori di lavoro, nella sorveglianza delle prestazioni dei lavoratori, nell'aperta violazione della loro vita privata e nella riduzione del tempo libero che i lavoratori possono dedicare all'attività sindacale e politica.

Questa situazione smentisce i fautori del capitalismo e le forze opportuniste che favoleggiano sulla sua «umanizzazione» e sostengono che nel «centro» del sistema i lavoratori possono vivere bene e raccogliere i frutti dei progressi tecnologici.

È vero che i lavoratori possono vivere meglio grazie a progressi tecnologici e scientifici che riducano la quantità di lavoro fisicamente usurante e le operazioni di routine più noiose, riducendo complessivamente il tempo lavorativo e aumentando il tempo libero, con la soddisfazione dei crescenti bisogni delle persone. Ma la precondizione perché ciò accada è il rovesciamento del sistema dello sfruttamento, la conquista del potere da parte della classe operaia, la socializzazione dei mezzi di produzione e la pianificazione scientifica centralizzata - la costruzione del socialismo-comunismo.

«...non può darsi alcun termine medio tra la dittatura della borghesia e la dittatura del proletariato. Ogni sogno d'una qualsiasi terza via è querimonia reazionaria piccolo-borghese. Lo attesta anche l'esperienza dello sviluppo più che secolare della democrazia borghese e del movimento operaio in tutti i paesi progrediti e, in particolare, l'esperienza dell'ultimo quinquennio. Lo afferma inoltre tutta la scienza dell'economia politica, tutto il contenuto del marxismo, il quale chiarisce come in ogni economia di mercato sia economicamente inevitabile la dittatura della borghesia, una dittatura che può essere soppiantata soltanto dalla classe dei proletari, cioè dalla classe che si sviluppa, si moltiplica, si unifica e si consolida con lo sviluppo del capitalismo».4

Lo sviluppo ineguale del sistema capitalista e degli Stati che lo costituiscono, con i monopoli al centro, determina oggettivamente i rapporti ineguali che caratterizzano il sistema e i suoi Stati. Essi sono collegati nel contesto dell'internazionalizzazione del capitale attraverso rapporti di dipendenza e interdipendenza ineguale, dovuti ai diversi livelli di sviluppo capitalista e ai diversi livelli di forza economica, militare e politica.

In tale contesto possiamo inquadrare il problema della cessione di diritti sovrani in linea con gli interessi della classe borghese, che aspira a trarre profitto dalla sua partecipazione a strutture e organizzazioni imperialiste come UE e NATO, con l'obiettivo di mantenere il proprio potere e di perpetuare il capitalismo.

In conclusione, possiamo affermare che gli squilibri nei rapporti internazionali tra gli Stati capitalisti più potenti e quelli che occupano una posizione intermedia nel sistema imperialista costituiscono un elemento funzionale del capitalismo destinato a essere eliminato con il suo rovesciamento, con la costruzione della società socialista-comunista. Comprendere come questo punto essenziale sia fondamentale per la maturazione della coscienza politica della classe operaia e degli strati popolari è parte della strategia dei partiti comunisti. Diversamente, infatti, separando il problema della dipendenza, dell'interdipendenza ineguale, della sovranità o dell'indipendenza in condizioni di occupazione dalla lotta per il socialismo, si perde l'obiettivo strategico - e ciò è causa di deviazioni e soluzioni utopistiche che si collocano all'interno del capitalismo, per esempio in relazione ai governi incaricati di gestirne le leggi.


* La rinuncia all'internazionalismo proletario è disastrosa

La teoria del «miliardo d'oro» e del «centro-periferia» conduce a posizione estremamente pericolose che portano alla rinuncia al principio dell'internazionalismo proletario.

Sviluppando ulteriormente il principio enunciato nel Manifesto Comunista, che esortava i lavoratori di tutti i Paesi a unirsi, Marx, nell'Indirizzo inaugurale dell'Associazione internazionale degli operai, ribadì che «la classe operaia ha ora il dovere di conquistare il potere politico», e collegò questo dovere alla necessità di una lotta comune della classe operaia in tutto il mondo, osservando che «l'esperienza del passato ha insegnato come il dispregio del legame fraterno (che dovrebbe esister fra gli operai di diversi Paesi e incitarli a sostenersi gli uni con gli altri in tutte le loro lotte per l'emancipazione) è punito con la disfatta comune dei loro sforzi isolati».5

Negli Statuti generali dell'associazione internazionale degli operai, Marx afferma «che l'emancipazione degli operai non è un problema locale né nazionale, ma un problema sociale che abbraccia tutti i paesi in cui esiste la società moderna, e la cui soluzione dipende dalla collaborazione pratica e teorica dei paesi più progrediti; che il presente risveglio della classe operaia nei paesi industrialmente più progrediti d'Europa, mentre ridesta nuove speranze ed è in pari tempi un serio ammonimento a non ricadere nei vecchi errori, esige la unione immediata dei movimenti ancora disuniti».

Nella sua storia secolare, il KKE ha accumulato una vasta esperienza e ha compiuto grandi sforzi allo scopo di svolgere i suoi compiti internazionali. Lo ha fatto con il suo sostegno alla Rivoluzione d'Ottobre, la sua partecipazione alla Federazione Balcanica, l'ingresso nell'Internazionale Comunista, la partecipazione alle Brigate Internazionali nella guerra civile spagnola contro il dittatore Franco, nella battaglia contro l'anticomunismo e l'antisovietismo, nella solidarietà internazionalista con la lotta della classe operaia in tutto il mondo.

Il KKE, nella complicata situazione creatasi con la controrivoluzione, ha preso importanti iniziative per il coordinamento e l'azione comune dei partiti comunisti e operai. Con sforzi incessanti, incontri bilaterali e cooperazioni multilaterali, attraverso convergenze e dissensi, è stato in grado di porre le basi per il 1° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai tenuto nel 1998 ad Atene, e ne ha conservato la responsabilità per diversi anni, fornendo nel corso del tempo contributi significativi.

Il KKE ha contribuito alla creazione del giornale teorico «International Communist Review» (ICR), che ospita importanti articoli e analisi su questioni cruciali del conflitto ideologico-politico, orientate in direzione della creazione di un polo distinto in grado di contribuire alla ricostruzione e all'unità del movimento comunista internazionale. Ha contribuito alla creazione dell'«Iniziativa dei partiti comunisti e operai europei» per coordinare l'azione dei partiti comunisti d'Europa contro lo sfruttamento capitalista, l'UE e la NATO.

I partiti comunisti e operai, a prescindere dalla posizione geografica e dal livello di sviluppo degli Stati in cui si trovano a lottare, devono considerare l'internazionalismo proletario come un compito primario e distinguersi nel rispetto dei loro obblighi internazionalisti.

Naturalmente è necessario scambiare opinioni e compiere azioni congiunte per obiettivi specifici, contro l'attacco del capitale e dei partiti che ne servono gli interessi, contro l'imperialismo e le sue organizzazioni e contro l'unione imperialista transnazionale costituita da UE e NATO.

Il sostegno alla lotta di classe in tutto il mondo ha un'importanza vitale, come la difesa delle lotte dei lavoratori e la condanna di massa della repressione capitalista. È un compito importante fronteggiare l'anticomunismo, con le sue distorsioni della storia e la provocatoria equiparazione del socialismo-comunismo all'abominio fascista - equiparazione che è ideologia ufficiale dell'UE e delle altre organizzazioni imperialiste.

Oggi più che mai, il movimento comunista può schierarsi al fianco dei partiti comunisti che vengono perseguitati dai governi borghesi e contrastare le norme che proibiscono la loro attività e i loro simboli.

L'esperienza accumulata dimostra quanto sia preziosa la solidarietà internazionalista per i comunisti di Polonia, Ungheria e Paesi Baltici, così come di altri Paesi.

Il movimento comunista può reagire in modo ancor più deciso al blocco americano di Cuba, schierandosi al fianco del popolo cubano e in difesa della rivoluzione cubana. Deve condannare senza appello il golpe in Bolivia, gli interventi imperialisti in Venezuela e in altri Paesi dell'America Latina, esprimere solidarietà verso il popolo della Siria e tutti gli altri popoli sotto attacco da parte dell'imperialismo, i popoli che vivono in regime di occupazione straniera, rafforzare il movimento per i diritti dei popoli palestinese e cipriota.

I comunisti schierati per l'internazionalismo proletario hanno la forza di fronteggiare efficacemente il nazionalismo, l'ideologia e la politica della classe borghese che mira a creare ostilità e odio tra i lavoratori, tra i popoli dei diversi Paesi.

I comunisti hanno la capacità di far comprendere alla classe operaia, al popolo, che in ogni Paese ci sono «due patrie» - la patria dei capitalisti e la patria dei lavoratori.

Il patriottismo che espressione degli interessi dei lavoratori, del popolo, contro gli interessi dei capitalisti, è legato a doppio filo all'internazionalismo proletario e crea uno scudo protettivo contro il nazionalismo, ma anche contro il cosmopolitismo, anch'esso espressione di un'ideologia borghese reazionaria.

Il cosmopolitismo viene utilizzato dai monopoli e dagli Stati capitalisti per estendere la propria azione, per ampliare i propri interessi, per preparare il terreno all'internazionalismo del capitale e alla sua sfrenata azione di sfruttamento, per la creazione e l'ampliamento di organizzazioni imperialiste regionali e internazionali quali l'Unione Europea, la NATO e altre strutture imperialiste che agiscono contro i popoli.

Il nazionalismo e il cosmopolitismo sono parte integrante dell'ideologia e della prassi borghese; favoriscono e servono gli interessi dei monopoli, con la cessione di diritti sovrani - elemento tipico della classe borghese, che se ne serve per difendere i propri interessi di classe, per trincerarsi contro lo sviluppo della lotta rivoluzionaria.

Gli interessi della classe operaia sono in netta contraddizione con il nazionalismo e il cosmopolitismo. I popoli non traggono beneficio dagli appelli borghesi a favore della «promozione geostrategica» e della competizione per il raggiungimento di posizioni più elevate nell'ambito della piramide imperialista, né da quelli a favore dell'«unità nazionale» che implica la subordinazione degli interessi dei lavoratori e del popolo a quelli dei capitalisti.

Oggi la lotta dei lavoratori e del popolo contro le guerre e gli interventi imperialisti va intensificata ancor di più, per rafforzare la battaglia contro la NATO, per lo smantellamento delle basi americane NATO in ogni Paese e contro l'uso delle forze armate all'estero.

I partiti comunisti di ogni Paese e il movimento comunista internazionale nel suo insieme hanno il compito di prendere i provvedimenti organizzativi, politici e ideologici necessari per preparare la classe operaia e i suoi alleati a condurre una lotta incessante contro le guerre imperialiste, secondo una linea che colleghi la difesa dei confini e dell'integrità territoriale alla lotta per il rovesciamento del potere del capitale.

Oggi è quanto mai evidente che lo scambio di opinioni e le iniziative congiunte occasionali non sono sufficienti. L'internazionalismo proletario non deve limitarsi all'espressione di sentimenti di solidarietà da parte della classe operaia, al contrasto a sfruttamento, ingiustizia sociale e repressione capitalista.

I partiti comunisti hanno il compito di comprendere e di far comprendere in modo determinato che il senso del principio immortale «Proletari di tutti i Paesi, unitevi!» è che la classe operaia ha il compito storico di rovesciare il potere borghese, il capitalismo, e di edificare il socialismo-comunismo.

I partiti comunisti che hanno adottato posizioni borghesi sulla fine della classe operaia, negandone il ruolo di avanguardia che deriva dal suo ruolo unico nella produzione e andando frettolosamente alla ricerca di altri soggetti, per esempio all'interno della piccola borghesia, hanno rinunciato alla lotta per il rovesciamento del capitalismo, per la rivoluzione socialista, che è l'essenza stessa dell'internazionalismo proletario.

Su tali basi, hanno scoperto un «nuovo internazionalismo» con gruppi di forze piccolo-borghesi, gettando il movimento popolare tra le braccia della socialdemocrazia, dell'opportunismo e della gestione capitalista - come esemplificano i cosiddetti «social forum» e il sedicente movimento degli Indignados, che si è rivelato l'ennesimo terreno di coltura per l'estrema destra fascista.

I cosiddetti partiti di sinistra della socialdemocrazia vecchia e nuova che cooperano con i partiti comunisti che hanno subito questa mutazione - per esempio il «Partito della Sinistra Europea» - non hanno nulla a che vedere con il socialismo scientifico. Verso la rivoluzione socialista hanno un atteggiamento ostile, e partecipano alle campagne organizzate dalle forze borghesi per screditare il socialismo nell'Unione Sovietica, diffondendo il veleno dell'anticomunismo e ricorrendo alla ricetta borghese dell'«anti-stalinismo». Appoggiano lo sviluppo capitalista e alimentano illusioni utopistiche quali il capitalismo dal volto umano e l'Unione Europea imperialista.

Questi partiti sostengono di rappresentare l'«unità della sinistra» con prese di posizione contro il neoliberismo - una versione della gestione borghese che è fatta propria sia dai partiti liberali sia da quelli socialdemocratici, allo scopo di intrappolare il movimento dei lavoratori inducendolo a sostenere la gestione socialdemocratica del sistema capitalista sfruttatore.

Nello stesso modo si comportano nei riguardi dell'estrema destra e del fascismo, nascondendo il fatto che quest'ultimo è una creazione del capitalismo, favorita dai meccanismi dello Stato borghese e alimentata dalla mancata soddisfazione delle aspettative popolari dovuta alle politiche antipopolari dei governi borghesi, liberali, socialdemocratici e dei cosiddetti partiti di sinistra - SYRIZA in Grecia, Podemos in Spagna e via dicendo.

Questa esperienza è preziosa per i partiti comunisti e operai, e sottolinea come le forze che hanno rinunciato alla rivoluzione socialista spostandosi su posizioni di gestione del capitalismo non siano in grado di fronteggiare efficacemente l'estrema destra e il fascismo. I presunti «fronti antifascisti» promossi da costoro funzionano da veicoli per il rafforzamento della democrazia parlamentare borghese, la dittatura dei monopoli. L'unica forza che si contrappone in modo coerente all'estrema destra e al fascismo è costituita dai partiti comunisti che lottano per il rovesciamento del capitalismo e l'eliminazione delle cause che danno origine alle forze reazionarie.


Condizioni e prerequisiti per il superamento della crisi del movimento comunista internazionale e per il rafforzamento dell'internazionalismo proletario

L'arretramento del movimento comunista internazionale che ha fatto seguito alla controrivoluzione richiede un esame autocritico e una profonda comprensione delle dimensioni della crisi ideologica e politica che il movimento sta affrontando; soltanto così potremo trarre conclusioni essenziali e prendere le misure necessarie per il rafforzamento dei partiti comunisti e per l'unità e il potenziamento dell'azione del movimento comunista.

A tal fine è necessario riconfermare alcuni principi fondamentali che permetteranno di superare le debolezze, di lottare contro le deviazioni, in modo tale da gettare basi solide per il conseguimento di una strategia rivoluzionaria unitaria. Soltanto attraverso questo processo l'internazionalismo proletario potrà assumere il ruolo che merita e imprimere il proprio marchio sugli sviluppi dei prossimi anni.

I partiti comunisti sono partiti della classe operaia; ne costituiscono l'avanguardia politica e ideologica organizzata, la più alta forma di organizzazione - un'organizzazione rivoluzionaria che lotta per la conquista del potere da parte degli operai, per la dittatura del proletariato, per il rovesciamento del capitalismo e per la costruzione di una società socialista-comunista.

I partiti comunisti sono guidati dalla visione rivoluzionaria del mondo del marxismo-leninismo e hanno l'obbligo di compiere ogni sforzo possibile per assimilarla, allo scopo di condurre un monitoraggio e un'analisi costante degli sviluppi, servendosi del metodo del materialismo dialettico in modo tale da poter identificare tempestivamente i fenomeni della lotta di classe, generalizzando l'esperienza del movimento popolare e dei lavoratori e fornendo alla classe operaia e agli strati popolari gli strumenti necessari per condurre la lotta di classe, lo scontro con il capitalismo e la borghesia.

I partiti comunisti lottano per l'unità della classe operaia, indipendentemente dalla razza, dall'origine nazionale, dalla lingua e dalla tradizione religiosa. La prontezza e la vigilanza ideologica, la lotta incessante contro l'opportunismo sono condizioni necessarie per guidare con efficacia lo scontro con i meccanismi del potere borghese.

È un dato di fatto che l'organizzazione, il funzionamento e l'azione dei partiti comunisti nei loro Paesi e sul piano internazionale sono decisamente lontani dal livello necessario richiesto dalla complessità della lotta di classe, che rende necessario lo scontro con lo sfruttamento capitalista e con l'ostilità dell'imperialismo.

Il compito dei partiti rivoluzionari marxisti-leninisti è urgente, ed è essenziale che essi facciano uso dei passi che sono stati compiuti per il coordinamento del movimento comunista e per la creazione di basi solide in ogni Paese.

La questione cruciale è chiarire le direzioni strategiche che sono state pregiudicate dall'opportunismo prima e dopo la controrivoluzione, e padroneggiare i principi in grado di porre rimedio ai danni subiti.

Prima di tutto, è necessario prendere atto in modo unitario che il capitalismo contemporaneo è il capitalismo dei monopoli, l'imperialismo, e non può essere considerato soltanto una politica estera reazionaria e aggressiva, per esempio quella messa in atto dagli USA.

Fare questo, infatti, significherebbe separare la politica dall'economia, dalle basi economiche dell'imperialismo - i monopoli che stanno ampliando il loro dominio in tutto il mondo.

Le rivoluzioni borghesi, scrivendo la propria storia, hanno condotto al rovesciamento del feudalesimo, ma sono finite ormai da tempo. La nostra epoca è quella della transizione dal capitalismo al socialismo-comunismo, un'epoca di rivoluzioni proletarie, e questa questione cruciale deve essere il faro che guida la lotta dei comunisti.

Il carattere della rivoluzione, che è la questione strategica centrale del movimento comunista, non è determinato da criteri basati sugli attuali rapporti di forza. È determinato dalla nostra epoca, dalla necessità di risolvere le contraddizioni di base tra capitale e lavoro salariato, sul terreno della maturazione dei prerequisiti materiali per il socialismo che si sono creati nel contesto dello sviluppo capitalista, con la nascita e il colossale sviluppo delle grandi imprese, degli enormi gruppi monopolistici.

La controrivoluzione non ha modificato queste regole. Il carattere della rivoluzione nella nostra epoca è socialista, e questo ha un'importanza decisiva per il percorso del movimento comunista.

La lotta per il socialismo, con una linea anti-monopolista e anti-capitalista basata sull'unione delle forze, sul raggruppamento del movimento dei lavoratori e sull'alleanza sociale della classe operaia con gli strati popolari oppressi, può dare forza ai partiti comunisti e operai, permettendo loro di scontrarsi con il capitale, con la borghesia e con i loro rappresentanti politici e sindacali.

A tale fine, gli sforzi per la creazione della coscienza anticapitalista possono assumere una funzione dinamica, preparando la classe operaia e i suoi alleati per la rivoluzione socialista che costituirà il faro per la lotta dei partiti comunisti.

Lo sviluppo ineguale del capitalismo crea condizioni diverse nella lotta di classe. Esistono specificità in campo economico, nella situazione politica, nella strutturazione delle forze sociali, che i comunisti devono tenere attentamente in conto. Ma in ogni situazione e al di là di ogni specificità, rimane comunque la lotta di classe, la lotta tra capitale e lavoro. Nelle diverse condizioni di ciascun Paese, è necessario svolgere l'unico compito internazionale, la preparazione delle condizioni soggettive per la rivoluzione socialista, per il potere operaio, per la dittatura del proletariato. Questa relazione può difendere i partiti comunisti dall'opportunismo di destra e dal dogmatismo.

La teoria marxista-leninista e la prassi rivoluzionaria, e l'insostituibile esperienza della Rivoluzione Socialista d'Ottobre, hanno dimostrato che non esistono vie di mezzo né fasi di transizione tra il capitalismo e il socialismo. I sedicenti governi anti-monopolisti rimangono comunque entro i confini del sistema e perpetuano il potere dei monopoli. Il sostegno o la partecipazione dei partiti comunisti a governi borghesi e la collaborazione con la socialdemocrazia conducono alla gestione del capitalismo, servono gli interessi dei monopoli e il loro potere, ricacciano indietro il movimento dei lavoratori.

L'esperienza del movimento comunista internazionale e del KKE conferma che la classe operaia non può compiere la sua missione storica senza un proprio partito forte, ben organizzato e ben attrezzato sul piano teorico - il partito comunista, che ne assicura l'indipendenza ideologica, politica e organizzativa in ogni situazione, senza arretramenti sotto le pressioni provocate da sviluppi legati al rischio di guerre imperialiste, crisi capitaliste e ascesa di forze fasciste e di estrema destra.

I partiti comunisti devono trarre insegnamento dalle esperienze positive e negative della costruzione del socialismo nel Novecento, dall'esperienza dell'Unione Sovietica e degli altri Paesi della costruzione del socialismo; devono comprendere pienamente che la lotta di classe continuerà sino a quando ogni forma di diseguaglianza sociale e ogni forma di proprietà individuale dei mezzi di produzione non verranno abolite; devono trarre conclusioni essenziali dai rovesci controrivoluzionari, riaffermando la necessità della lotta contro l'opportunismo e dell'applicazione delle leggi della costruzione del socialismo.

Il cosiddetto «socialismo di mercato», il «socialismo del XXI secolo» e le relative varianti che utilizzano leggi e categorie economiche del capitalismo come elementi della costruzione del socialismo sono estranei al socialismo scientifico e alle leggi della costruzione del socialismo-comunismo.

La Cina, dove dominano ormai da anni rapporti di produzione capitalisti e dove i monopoli cinesi si stanno espandendo in tutto il mondo, accumulando enormi capitali, è l'esempio più eloquente.

Le leggi della costruzione del socialismo-comunismo si creano oggettivamente, e la loro violazione conduce alla restaurazione del capitalismo. La coesistenza di rapporti di produzione socialisti e capitalisti è impossibile - è una garanzia di controrivoluzione, di restaurazione del capitalismo, come i popoli hanno verificato nel modo più doloroso.

Il socialismo coincide con il potere politico della classe operaia, con la socializzazione dei mezzi di produzione, con la pianificazione centralizzata della produzione sociale e dei servizi, con il controllo sociale dei lavoratori.

Oggi il carattere internazionale della lotta di classe è ulteriormente accentuato dalla rapida internazionalizzazione del capitale, dalla crescita delle associazioni regionali e internazionali dei monopoli e degli Stati capitalisti, dall'acuirsi degli antagonismi imperialisti in tutto il mondo.

Di conseguenza, l'organizzazione internazionale del movimento rivoluzionario dei lavoratori costituisce una necessità, indipendentemente dalle forme che scaturiranno dagli sviluppi e dai percorsi assunti dal raggruppamento rivoluzionario del movimento comunista.

È questa la questione cruciale che va affrontata con maggiore responsabilità, in modo tale che i partiti comunisti possano rafforzarsi sul piano organizzativo, politico e ideologico e creare legami con la classe operaia e il suo movimento, con gli strati popolari e i giovani, dando vita a solide basi nei settori e nelle imprese di importanza strategica.

Il KKE sta elaborando iniziative atte a creare le condizioni che daranno impeto all'adozione di una strategia unitaria dei partiti comunisti - sotto diverse forme, quali l'«Iniziativa Comunista Europea», l'«International Communist Review»; l'obiettivo di creare un polo marxista-leninista all'interno del movimento comunista internazionale rimane fondamentale e necessario.

Lo slogan del Manifesto Comunista, «Proletari di tutti i Paesi, unitevi!», continua a ispirare la lotta dei comunisti in tutto il mondo, indipendentemente dal livello di sviluppo dei Paesi in cui i partiti comunisti si trovano a lottare.


Note:

*) Giorgos Marinos, membro dell'Ufficio politico del Comitato centrale del Partito Comunista di Grecia (KKE)

1Karl Marx, Indirizzo inaugurale dell'Associazione internazionale degli operai, Londra 1864.

2www.capital.gr/forbes (20/2/2019)

3www.eea.gr (21/1/2019), Camera di Commercio di Atene

4V. I. Lenin, Tesi e rapporto sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato (marzo 1919), in Opere complete, vol. 28, pag. 467.

5«Questa idea ispirò gli operai di differenti paesi, riuniti il 28 settembre 1864 in assemblea pubblica nel St. Martin's Hall, a fondare l'Associazione internazionale [dei lavoratori]».


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