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- pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 07-01-22 - n. 812
IMCWP 2021: Contributo del Movimento Socialista del Kazakistan
Movimento Socialista del Kazakistan | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
10-11/12/2021
Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai 2021 in teleconferenza straordinaria
sul tema: "Gli sviluppi economici, politici e militari internazionali. L'esperienza di lotta dei Partiti Comunisti e Operai e dei popoli. Solidarietà con Cuba, con il popolo palestinese e con tutti i popoli che lottano contro le sanzioni, le macchinazioni e l'aggressione imperialista".
* * *
Testo del discorso del co-segretario del Movimento Socialista del Kazakistan Ainur Kurmanov
Cari compagni!
Rappresento qui il Movimento Socialista del Kazakistan. In quella che era la nostra Repubblica Sovietica è stata instaurata una dittatura borghese nell'interesse dei capitalisti locali e stranieri. Le corporation multinazionali controllano per due terzi l'estrazione di petrolio, gas e minerali, e il governo applica le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale sulla definitiva privatizzazione.
In un contesto di assenza di opposizione legale, con la liquidazione del Partito Comunista del Kazakistan da parte della Corte Suprema avvenuta nel 2015 il movimento operaio rimane l'unica forza in grado di sfidare il regime e le corporation straniere. Quest'anno vi sono stati scioperi di massa dei lavoratori del settore petrolifero e delle imprese di servizi in molte regioni del Paese. Le rivendicazioni non si limitano agli aumenti salariali e al miglioramento delle condizioni di lavoro: ovunque i lavoratori insistono nel rifiutare le conseguenze dell'ottimizzazione della produzione e della privatizzazione, e nel richiedere accordi collettivi e garanzie di libertà d'azione per i sindacati. La realtà è che dal 2014 oltre 600 organizzazioni sindacali sono state liquidate in Kazakistan, molti dirigenti sindacali sono stati incarcerati e le autorità stanno tentando di dare vita a sindacati fittizi sotto il loro controllo.
I lavoratori di altri settori estrattivi, dei trasporti, dell'edilizia e dell'energia, oltre ai medici, si sono uniti alle lotte operaie, il che segnala una ripresa del movimento dei lavoratori. Ma quest'anno ricorre il decimo anniversario dell'esecuzione dei lavoratori petroliferi in sciopero di Zhanaozen, che con uno sciopero protrattosi per otto mesi chiedevano la nazionalizzazione del settore. Oggi il nostro compito non è soltanto ricordare questo triste anniversario e i compagni caduti, ma anche prevenire una riedizione della repressione di massa; diversi militanti e figure chiave sono già stati licenziati per aver partecipato a scioperi illegali, e si stanno istruendo processi criminali. Tutto ciò è ancor più rilevante in quanto la settimana scorsa il governo ha emanato un decreto sull'impiego dell'esercito per reprimere i futuri cortei e scioperi.
In questo ambito, naturalmente, avremo bisogno anche dell'aiuto del movimento comunista internazionale, perciò è importante dichiarare pubblicamente che lo sciopero non è reato! La creazione di sindacati di classe rientra nel diritto inalienabile dei lavoratori a unirsi!
In un contesto di crescente crisi socio-economica, la classe dirigente ha imboccato la via del sostegno alle forze nazionaliste e di estrema destra, allo scopo di dirottare il malcontento delle masse contro le minoranze nazionali e gli Stati vicini. In Kazakistan hanno già avuto luogo sanguinosi pogrom contro i Dungan e gli Uighuri, e anche il sentimento russofobo è in crescita: noi ci opponiamo attivamente a tutto ciò. Inoltre, le autorità hanno optato per un processo di de-comunistizzazione, riconoscendo l'«Holodomor» e dichiarando l'URSS uno Stato criminale, e inoltre avviando un processo di riabilitazione dei Basmachi e dei complici dei nazisti, quali i membri della Legione Turkestan della Wehrmacht e i reparti musulmani delle SS, che vengono spacciati per combattenti per la liberazione nazionale dal bolscevismo.
Abbiamo lanciato una campagna attiva contro questo processo di riabilitazione, così come contro la prassi di ribattezzare le vie e i centri abitati intitolati a eroi dell'Armata Rossa e della Grande Guerra Patriottica. Il nostro appello è stato appoggiato da altri partiti comunisti di tutto il mondo. Siamo grati al Partito Comunista di Grecia, ai comunisti di Polonia, Francia e Italia, al PCOR e ad altri partiti che hanno protestato presso le autorità del Kazakistan, dichiarando inaccettabile la riabilitazione politica dei collaborazionisti e dei banditi che presero le armi contro il governo sovietico. Va sottolineato che processi analoghi si possono osservare nel vicino Uzbekistan, e che vi sono tentativi di riabilitazione anche in Kyrgyzstan, appoggiati dalla Fondazione Soros, da «Open Government» e da USAID, finalizzati a riscrivere la storia presentando l'URSS come un impero che opprimeva i popoli dell'ex-Asia Centrale Sovietica.
Non meno minacciose sono le attività delle forze imperialiste che mirano a utilizzare il Kazakistan e l'Asia Centrale come trampolino per i loro piani di aggressione e a inserire le classi dirigenti locali nella loro orbita allo scopo di espandere l'influenza della NATO e del Pentagono. Così, in Kazakistan vi sono già cinque «centri di addestramento» in cui istruttori militari americani addestrano il personale degli eserciti delle ex-repubbliche sovietiche dell'Asia Centrale secondo gli standard NATO. Sin dall'inizio noi abbiamo chiesto - e continuiamo a chiedere - la chiusura di questi centri, così come l'abrogazione dell'accordo di cooperazione militare tra il Kazakistan e gli Stati Uniti, che prevede la possibilità di dislocare strutture e infrastrutture militari nel territorio della repubblica, compresa la costa del Mar Caspio.
Il ritiro degli americani dall'Afghanistan non ha affatto ridotto l'influenza degli Stati Uniti e dell'Occidente in Kazakistan e nella regione - al contrario, ha causato un'intensificazione dell'attività dei gruppi islamisti nella regione, da lungo tempo fomentata dai servizi di intelligence occidentali. La situazione è ulteriormente aggravata dall'utilizzo degli ideali pan-islamisti, che stanno diventando parte integrante dell'ideologia del Kazakistan e di altre repubbliche dell'Asia Centrale. Parallelamente, vi è un legame diretto tra pan-turchisti, pan-islamisti e ONG e fondazioni occidentali, che tentano di fomentare la crescita di sentimenti nazionalisti, islamisti e xenofobi.
A nostro avviso, un rischio particolare è rappresentato dalla creazione dell'Organizzazione degli Stati Turchi avvenuta a Istanbul il 12 novembre su iniziativa di Nazarbaev e con l'appoggio di Erdoğan. Questa struttura costituisce un nuovo blocco capitalista e imperialista che mira a operare sotto gli auspici di Ankara per favorire l'espansione di quest'ultima, mascherata sotto i discorsi a favore della creazione del «Grande Turan», la NATO turca. In realtà, i suoi obiettivi principali sono rafforzare la posizione di Stati Uniti, Gran Bretagna e multinazionali minerarie, reindirizzare le rotte energetiche e di trasporto dal Kazakistan verso l'Asia Centrale attraverso l'Azerbaijan sino alla Turchia, e opporsi attivamente a Russia e Cina.
Di conseguenza, il Kazakistan e l'intera regione rischiano nel prossimo futuro di divenire teatro di operazioni militari, anche con la partecipazione di terroristi islamisti, o un'area di feroce conflitto per la redistribuzione delle sfere di influenza. A tale riguardo stiamo avviando la ricostituzione del Comitato per la Pace allo scopo di unire i militanti sociali, sindacali e civili nella resistenza contro tutti questi piani imperialisti.
Un tema cruciale è il contrasto alla proliferazione delle strutture e dei laboratori per la guerra biologica del Dipartimento della Difesa USA in Kazakistan e nell'Asia Centrale. In Kazakistan esistono già cinque strutture del genere, e si progetta di costruire a partire dal 2022 un laboratorio ad altissima sicurezza e un sito di stoccaggio sotterraneo degli agenti patogeni più pericolosi provenienti da tutto il mondo, impossibili da mettere in sicurezza. Esistono già 12 strutture di questo tipo in Uzbekistan, e in Tajikistan gli istituti di ricerca statali stanno operando nell'ambito dei programmi del Dipartimento della Difesa USA.
Per contrastare tutte queste attività nell'area post-sovietica e in tutto il mondo, noi, insieme al Partito Comunista Unitario della Georgia, al Partito Socialista della Lettonia e al Partito Comunista del Pakistan abbiamo dato vita a una Coalizione per la messa al bando delle armi batteriologiche.
Il 3 novembre si è tenuta una conferenza online intitolata «La crescente minaccia della proliferazione e dell'uso delle armi biologiche e la necessità di creare un movimento internazionale per la loro proibizione e per lo smantellamento dei laboratori», che è stata sottoscritta da partiti comunisti e operai di 16 Paesi - Georgia, Lettonia, Azerbaijan, Armenia, Kazakistan, Kyrgyzstan, Moldova, Ucraina, Grecia, Turchia, Filippine, Pakistan, Italia, Ungheria, Norvegia e Russia - nonché da numerosi altri partiti tra cui quelli di Repubblica Ceca, Kurdistan, Serbia e Croazia.
Queste strutture sono né più né meno che basi militari provviste di armi biologiche, le cui attività sono rivolte sia contro i nemici sia contro le popolazioni delle regioni in cui sono situate. Naturalmente, questo problema non ci induce a sottovalutare altre minacce militari e il rischio dell'impiego di armi nucleari o chimiche. Tutti questi armamenti sono nelle mani degli imperialisti. Dobbiamo semplicemente renderci conto del fatto che oggi questo tipo di armi, così come i laboratori in sé, stanno diventando sempre più pericolose in un contesto di guerra condotta con altri mezzi o nell'ambito delle cosiddette guerre ibride.
Naturalmente è necessario fare affidamento sul potenziale dei partiti comunisti e operai di tutto il mondo. Sotto questo aspetto dobbiamo prendere esempio dai comunisti e dagli elementi di sinistra degli anni Cinquanta e Sessanta, che diedero vita a un potente movimento contro la guerra nel contesto della Guerra Fredda e della divisione del mondo in due blocchi. Nella nostra lotta per la pace contro l'imperialismo americano dobbiamo inoltre fare nostri nuovi slogan, come l'immediata eliminazione dei laboratori americani per la guerra biologica in tutti i continenti.
Naturalmente abbiamo sempre appoggiato e continuiamo ad appoggiare i popoli di Cuba, della Palestina e di altri Paesi che lottano per resistere alle attività degli Stati Uniti, della NATO, di Israele e delle altre potenze imperialiste. Rientra nei compiti internazionalisti dei comunisti opporsi a qualunque intervento e attacco, a prescindere da quanto siano «democratici» gli slogan dietro i quali si nascondono i governi borghesi.
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