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- pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 15-02-22 - n. 817
IMCWP 2021: Contributo del Partito del Lavoro del Belgio
Partito del Lavoro del Belgio (PTB) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
10-11/12/2021
Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai 2021 in teleconferenza straordinaria
sul tema: "Gli sviluppi economici, politici e militari internazionali. L'esperienza di lotta dei Partiti Comunisti e Operai e dei popoli. Solidarietà con Cuba, con il popolo palestinese e con tutti i popoli che lottano contro le sanzioni, le macchinazioni e l'aggressione imperialista".
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Per l'unità della classe operaianella sua lotta per i diritti sociali e democratici, per il clima, per la pace e per il socialismo
Bert De Belder, Partito del Lavoro del Belgio (PTB-PVDA), dicembre 2021
«Divide et impera» è da sempre una delle strategie predilette dalla borghesia per conservare il suo dominio sulla classe operaia. In Belgio come altrove, questa strategia viene presa alla lettera: i separatisti stanno lavorando per dividere il Paese nel 2024, quando affronteremo elezioni cruciali a ogni livello.
Questo è lo scenario in cui i nazionalisti fiamminghi del partito N-VA e il Partito Socialista francofono intendono concludere un accordo per suddividere ancor più le competenze tra le Fiandre (il nord del Paese, di lingua fiamminga) e la Vallonia (il sud, di lingua francese) e svuotare completamente l'unità del Paese.
Contemporaneamente, i fascisti del Vlaams Belang sono scesi sul sentiero di guerra. Prendendo a modello Trump, parlano già oggi di «elezioni rubate», in forte anticipo rispetto al 2024, e invocano già la rivolta, anche di piazza.
Il progetto dei separatisti è quello delle grandi imprese. Viene promosso dalla VOKA, la lobby delle grandi imprese fiamminghe, che intende dividere lo stato sociale, dividere e indebolire i sindacati, aggredire le pensioni e i sussidi per le malattie e via dicendo. Il suo sogno sono delle Fiandre aziendaliste e autoritarie, pressoché prive di diritti sociali per i lavoratori.
Non permetteremo che questo accada. Non per nulla il nostro X Congresso del Partito, da poco concluso, è stato denominato il Congresso dell'Unità, e abbiamo lanciato una vasta campagna popolare, #WeAreOne. La buona notizia è che vi sono speranze. Sia nel nord, sia nel centro, sia nel sud del Paese, secondo i sondaggi di opinione, un'ampia maggioranza della popolazione è favorevole all'unità del Paese. Se esiste una divisione in Belgio oggi, è quella tra la popolazione da un lato e i politici dall'altro; tra la classe operaia nel suo insieme e le élite economiche e politiche. La classe operaia aspira all'unità e alla solidarietà.
L'unità della classe operaia contro la divisione e la fascistizzazione
Nell'Europa di oggi vediamo l'estrema destra rialzare la testa: il partito fascista Vlaams Belang e numerosi gruppi estremisti fascisti in Belgio, e arnesi quali Zemmour, Le Pen, Baudet, Salvini, Vox, AfD e altri nel resto d'Europa. Costoro stanno tentando di organizzarsi a livello europeo e mondiale; vogliono fare di Varsavia o di Madrid la loro capitale; salutano il presidente fascista brasiliano Bolsonaro come uno dei loro simboli.
Come negli anni Trenta, parte dell'establishment economico è tentato dall'opzione fascista allo scopo di dividere e opprimere il popolo. Nel tentativo di ampliare e consolidare il loro potere economico assicurandosi una base politica più forte, i grandi monopoli ricorrono a varie strategie. Con il susseguirsi delle crisi negli ultimi anni - crisi politica; crisi economica, finanziaria e sociale; crisi climatica e crisi sanitaria - il loro obiettivo è rafforzare il potere esecutivo (il governo) a spese di quello legislativo (il parlamento). Tale obiettivo viene perseguito con ogni sorta di norme di emergenza, leggi eccezionali e leggi sulla pandemia. La concertazione sociale viene ridimensionata, gli spazi democratici ridotti, il ruolo dei sindacati messo sotto attacco e il diritto di sciopero limitato.
Contemporaneamente, e nell'interesse dei settori più reazionari della borghesia, l'estrema destra tenta di attirare il popolo deluso dai partiti tradizionali. E non lo fa indirizzando la sua giusta collera verso l'alto, verso il grande capitale e i suoi rappresentanti politici, ma lascia che il popolo indirizzi la sua rabbia verso il basso, verso gli altri lavoratori, i disoccupati, i migranti, i richiedenti asilo. La strategia è astuta: il lupo si traveste da agnello. In tutta Europa, l'estrema destra si traveste da movimento anti-establishment e sottrae alla sinistra elementi del suo programma politico. Anche questo non rappresenta una novità nella storia. Il fascismo ha sempre tentato di costruire un movimento di massa per mezzo di una demagogia sociale, nazionalista e razzista.
Razzismo, sessismo, nazionalismo miope, anticomunismo e rifiuto della scienza sono tutti veicoli della fascistizzazione. A tutto ciò contrapponiamo l'unità e le lotte della classe operaia, e il dinamismo e la voglia di cambiamento dei giovani.
Per il clima e per la pace
Cambiare il sistema. Questa è la parola d'ordine che si ascolta sempre più spesso tra i giovani, come abbiamo rilevato recentemente in occasione del COP26 Climate Summit di Glasgow, dove 200 giovani del Partito del Lavoro del Belgio e studenti appartenenti ai movimenti RedFox e Comac si sono recati a manifestare, discutere e imparare.
Sempre più giovani rifiutano il sistema attuale in cui conta soltanto il profitto e in cui le due fonti della ricchezza, il lavoro umano e la natura, vengono distrutte. Lo strato di vernice verde che i partiti tradizionali hanno tentato di applicare alle loro politiche a Glasgow non può più nascondere le cause radicali del cambiamento climatico. La lotta per il clima non può essere vinta senza sfidare questo «capitalismo verde» e la sua «ecologia punitiva» incarnata dalla carbon tax o dal passaggio obbligato a costose fonti energetiche alternative - provvedimenti troppo spesso accompagnati da atteggiamenti moralisti che puntano il dito accusatore contro la classe operaia e i popoli del Sud.
A proposito della contrapposizione tra Nord e Sud - o meglio, tra imperialismo occidentale e lavoratori, popoli e nazioni del Sud del mondo - anche questo importante tema è stato individuato dal nostro Congresso dell'Unita come sfida cruciale da raccogliere. Dobbiamo assicurarci che la classe operaia non rimanga vittima non soltanto di un miope nazionalismo, ma anche dello sciovinismo da superpotenza europeo. Notiamo una forte resistenza alla decolonizzazione e all'antirazzismo, che in gran parte è alimentata da cinque secoli di colonialismo e sfruttamento del Sud del mondo - un retaggio drammatico e criminale che dobbiamo combattere con decisione.
Oggi il principale obiettivo dell'imperialismo occidentale a guida USA è impedire qualunque sfida alla sua posizione di dominio mondiale sempre più debole. È questa l'unica vera ragione della nuova Guerra Fredda che l'imperialismo conduce e alimenta contro la Cina. Questa nuova Guerra Fredda rischia di divenire calda prima o poi, e in questo la NATO, macchina da guerra dell'imperialismo, e i suoi cloni e alleanze in Asia (come il Quad e l'AUKUS) svolgono un ruolo cruciale.
La NATO continua a rafforzarsi e a estendere il suo raggio d'azione, alla vigilia del suo importante vertice di Madrid che si terrà nel giugno 2022, in occasione del quale intende rinnovare la sua strategia di aggressione. Washington chiede agli alleati NATO di aumentare le loro spese militari. Molti settori economici sono in difficoltà a causa della pandemia, ma un settore che se la cava particolarmente bene è il commercio internazionale delle armi. L'anno scorso, le 100 maggiori aziende produttrici di armi hanno aumentato le vendite dell'1,3%, segnando un incremento del 17% rispetto al 2015, secondo l'ultimo rapporto annuale dell'istituto svedese SIPRI. I cinque maggiori rivenditori di armi, si noti, sono aziende americane. Gli Stati Uniti premono sui Paesi dell'Unione Europea affinché adottino un atteggiamento ostile verso la Cina e gli investimenti cinesi in Europa.
Il vagone europeo è attaccato alla locomotiva americana tramite la NATO e i trattati europei. Ma perché l'Europa dovrebbe seguire docilmente Washington nella sua nuova guerra fredda, nella sua militarizzazione, nelle sue alleanze aggressive? L'Unione Europea e i Paesi europei potrebbero decidere di abbandonare la loro alleanza unilaterale con gli Stati Uniti e voltare le spalle alla NATO.
Nel frattempo, l'Unione Europea sta promuovendo anche la propria «autonomia strategica» e progetta di creare una propria forza militare più ampia e potente, allo scopo di riaffermarsi come grande potenza imperialista autonoma. Non dobbiamo infatti farci illusioni: l'Europa non è migliore degli Stati Uniti in termini di atteggiamenti, piani e interventi imperialisti e militaristi. Sia nella sua versione transatlantica incentrata sulla NATO, sia in quella limitata all'Unione Europea, l'obiettivo rimane quello di conquistare più materie prime, mercati, rotte di rifornimento e forza-lavoro a vantaggio delle proprie multinazionali.
La nuova guerra fredda contro la Cina è una minaccia alla pace mondiale. Implica il rischio di militarizzare intere società, il che avverrebbe anche a spese degli spazi democratici utilizzabili dai sindacati radicali e dai movimenti sociali. Inoltre, una guerra inghiotte grandi somme di denaro, e le risorse destinate alle spese militari non possono essere impiegate per investimenti sociali. In breve: in guerra è la classe operaia a pagare il conto nell'interesse della classe dominante.
A queste grandi sfide - attacchi al progresso sociale e ai diritti democratici, fascistizzazione, deterioramento del clima, militarizzazione e guerra - soltanto il socialismo, in ultima analisi, può dare una risposta globale e sostenibile.
Parafrasando Karl Marx: per abolire l'idea del capitalismo è sufficiente l'idea del comunismo; ma occorre l'azione concreta dei comunisti per abolire concretamente il capitalismo. Come partiti comunisti e operai, dobbiamo elaborare le iniziative sul campo in numerosi ambiti. E dobbiamo fare sì che in ogni lotta, iniziativa e campagna concreta venga aperta la porta al vento nuovo dell'unica alternativa sociale possibile, il socialismo, per l'oggi e per il domani.
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