www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 20-11-22 - n. 848

22° IMCWP: Partito Comunista del Venezuela (PCV)

Partito Comunista del Venezuela (PCV) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

27-29/10/2022

22° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

sul tema: "Solidarietà con Cuba e con tutti i popoli in lotta. Uniti siamo più forti nella lotta antimperialista, insieme ai movimenti sociali e popolari fronteggiamo il capitalismo e le sue politiche, la minaccia del fascismo e la guerra; in difesa della pace, dell'ambiente, dei diritti dei lavoratori, della solidarietà e del socialismo".

* * *

Stimati compagni,

Desideriamo innanzitutto ringraziare il Partito Comunista di Cuba (PCC) e il popolo cubano per l'ospitalità e la straordinaria organizzazione di questo evento, pur nel pieno delle difficoltà create dall'inasprimento dell'assedio imperialista e dalle catastrofi naturali.

A nome del Partito Comunista del Venezuela (PCV), esprimiamo all'eroico popolo cubano e alla sua avanguardia, il Partito Comunista di Cuba, la nostra ferma solidarietà e il nostro sostegno nella lotta contro il criminale blocco e la sistematica politica di ingerenze e aggressioni messa in atto dall'imperialismo statunitense.

La crisi capitalista

Il modo di produzione capitalista avanza in direzione di una nuova e massiccia crisi ciclica generale, che si va manifestando nell'intensificazione della rivalità tra le potenze imperialiste e capitaliste per il controllo dei mercati, delle rotte commerciali e delle materie prime. Ciò trova riscontro in una strategia politico-militare molto più aggressiva da parte delle potenze imperialiste, evidenziata dalle crescenti ingerenze straniere, dalle occupazioni militari, dalle illegali sanzioni extraterritoriali, dalle tensioni militari legate a dispute territoriali e dai conflitti militari di varie proporzioni.

Siamo noi, la classe operaia e i settori popolari, a pagare le conseguenze prodotte dalla crisi capitalista e dalle politiche aggressive messe in atto dal capitale mondiale per proteggere i propri interessi. I tagli alla spesa pubblica, le privatizzazioni, la riduzione dei salari, la deregolamentazione del mercato del lavoro - ma anche la militarizzazione, le sanzioni illegali e la guerra, sono tutte politiche concrete che il capitale monopolista mette in atto attraverso i governi nazionali al fine di incrementare la redditività dei suoi capitali e tentare di battere la concorrenza dei Paesi rivali. In ogni Paese, i lavoratori subiscono le conseguenze di un'offensiva che precarizza le loro condizioni di vita, e al tempo stesso li costringe a farsi carico degli alti costi dei generi essenziali e dei combustibili causati dalla guerra.

La borghesia di ciascun Paese tenta di ingannare i lavoratori per far loro accettare senza resistenze i sacrifici imposti dalle sue politiche antipopolari e le drammatiche conseguenze provocate dalle sue avventure belliche. Il risollevarsi del nazionalismo, del fascismo e dei partiti di estrema destra è funzionale a questa strategia del grande capitale, che tenta di dividere la classe operaia a livello internazionale e di subordinarla ai propri obiettivi. Oltre all'estrema destra, anche i nuovi camuffamenti indossati dalla socialdemocrazia fungono da strumenti nell'opera di neutralizzazione del potenziale rivoluzionario che i lavoratori possiedono per sfruttare la crisi per i propri fini e obiettivi di classe: il rovesciamento della borghesia, la conquista del potere politico e la costruzione del socialismo e del comunismo.

I partiti comunisti e operai hanno una grande responsabilità nel contrastare questi piani del capitale mondiale. L'esercizio dell'internazionalismo proletario e l'azione indipendente della classe operaia come classe sociale a sé assumono crescente importanza e rilevanza nella misura in cui la barbarie capitalista mostra il proprio potenziale distruttivo.

La lotta di classe in America Latina e nei Caraibi

La classe operaia e i settori popolari dell'America Latina e dei Caraibi non sono estranei a questa realtà. Benché questa regione stia vivendo una nuova avanzata elettorale del progressismo, nel concreto questo tipo di esperienze di governo si limitano a promuovere timide riforme e si mostrano incapaci di intraprendere trasformazioni sociali fondamentali. La nuova ondata progressista assume oltretutto un carattere ancor più marcatamente socialdemocratico, caratterizzato da solide alleanze con settori del capitale e quindi da programmi politici più conservatori.

Ciononostante, non sottovalutiamo l'importanza delle storiche vittorie popolari in Cile, Colombia e Bolivia, che aprono prospettive di trasformazioni democratiche e sociali impedite per decenni dalle forze reazionarie.

L'esperienza ventennale dei governi progressisti della regione ha dimostrato che queste forme di governo finiscono per applicare gli interventi antipopolari e antioperai richiesti dal capitale. Questa realtà impone ai nostri partiti e al movimento operaio la necessità di porsi il problema dell'azione indipendente della classe operaia e della costruzione di alternative operaie e popolari all'interclassismo impotente del progressismo.

La realtà del Venezuela

Il Venezuela incarna oggi la dimostrazione concreta più lampante dei limiti di classe del progressismo. Il governo del PSUV è passato drasticamente da un'agenda anti-imperialista, dalle nazionalizzazioni delle industrie strategiche, dalla lotta contro il latifondo e dalla difesa dei diritti sociali e sindacali a una politica apertamente liberale fatta di privatizzazioni, liberalizzazione dei prezzi, restituzione delle terre ai proprietari terrieri, deregolamentazione del mercato del lavoro e smantellamento delle conquiste sociali.

Le criminali sanzioni imposte dall'imperialismo rappresentano un grave ostacolo per l'economia del Paese, ma non possono spiegare la crisi attuale. Il PCV è da sempre fermo e deciso nel condannare le sanzioni illegali e le ingerenze imperialiste, così come condanniamo e combattiamo il loro utilizzo come pretesto per giustificare la deriva neoliberale del governo di Maduro e la politica di criminalizzazione delle lotte operaie e popolari.

Il governo del presidente Nicolás Maduro sta attuando misure aggressive miranti a offrire garanzie al capitale mondiale e nazionale, e che nel contempo aggravano i sacrifici imposti ai lavoratori e ai settori sfruttati, che vengono in definitiva costretti a farsi carico delle conseguenze della crisi e delle sanzioni illegali imperialiste.

La pietra angolare della riorganizzazione economica attuata dal governo è la sua politica del lavoro. Il governo ha sospeso completamente i diritti dei lavoratori sanciti dalla Costituzione e dalle leggi nazionali. La politica di distruzione dei salari ha fatto sì che il salario minimo legale non sia ormai altro che un riferimento puramente simbolico che tocca a malapena i 14 dollari al mese, e che si riduce di giorno in giorno con l'avanzare dell'inflazione e della svalutazione della moneta. I padroni approfittano di questa situazione per sganciare le entrate dei lavoratori dal salario minimo, fissare gli stipendi in funzione del mercato libero del lavoro e imporre condizioni di sovra-sfruttamento alle masse lavoratrici. Questo va ad aggiungersi al fatto che nel 2018 un memorandum del Ministero del lavoro ha eliminato i contratti collettivi, e alla recente introduzione di istruzioni da parte dell'ufficio del bilancio che tagliano in misura significativa il calcolo dei benefici salariali di milioni di lavoratori del settore pubblico.

È da questa brutale politica di riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori che trae origine quello che il governo definisce il «miracolo economico» del Venezuela. L'apparente crescita economica poggia su un'indiscriminata opera di rapina e sfruttamento ai danni della classe operaia venezuelana, che fa aumentare la precarietà, la povertà, l'emigrazione forzata e allarga la disuguaglianza sociale all'interno della società venezuelana trasformandola in un baratro.

Questa radicale inversione di tendenza nella politica del governo del PSUV ha reso possibile il suo totale accordo con i settori capitalisti tradizionali del Venezuela e perfino con i capitali imperialisti. È su queste basi che si è costruito e si porta avanti il patto d'élite tra i poli della borghesia nazionale e i capitali monopolisti mondiali. È chiaro quindi che in Venezuela non si sta costruendo il socialismo, né si sta procedendo in una direzione progressista.

La resistenza operaia popolare e la costruzione dell'Alternativa rivoluzionaria

La resistenza del movimento operaio e popolare alla riorganizzazione neoliberale viene combattuta con una feroce persecuzione e criminalizzazione delle lotte, anche sul piano penale. Sono numerosi i casi di lavoratori licenziati e arrestati per aver lottato per i propri diritti e aver denunciato la corruzione nelle imprese pubbliche. Cogliamo l'occasione per ringraziare i partiti comunisti e operai per la solidarietà da loro dimostrata verso la giusta causa dei lavoratori ingiustamente incarcerati in Venezuela.

Questo attacco contro la classe operaia è la chiave della persecuzione governativa ai danni del PCV. Non soltanto ci viene negato il diritto di prendere la parola in parlamento, ma veniamo anche sottoposti a una violenta censura mediatica, e in occasione dei precedenti processi elettorali è stato leso il nostro diritto politico di presentare candidature autonome. I partiti comunisti e operai internazionali devono sapere che è in atto l'applicazione di un piano inteso a mettere fuori legge il PCV o ad attaccare la sua direzione politica.

Costruire l'Alternativa operaia popolare

Il PCV, il movimento operaio e i settori popolari stanno lottando contro questo nuovo patto d'élite e contro il suo programma economico capitalista. Non è un compito facile, dal momento che esiste ancora una forte polarizzazione politica; ma la classe operaia non ha alternative. Di fronte all'unità dei capitalisti nel patto d'élite, la classe operaia e i settori popolari devono anch'essi rafforzare la loro unità e capacità di azione politica indipendente per rendere possibile l'alternativa rivoluzionaria alla crisi e all'aggressione imperialista.

È questo l'asse centrale che caratterizza il percorso del nostro XVI Congresso Nazionale, che terremo nei prossimi giorni dal 3 al 5 novembre con lo slogan: «Ampia unità operaia e popolare per sconfiggere l'offensiva del capitale!»

Infine, desideriamo ribadire la nostra ferma solidarietà con la causa del popolo palestinese e con il popolo del Sahara occidentale contro l'occupazione dei loro territori e per il rispetto della loro sovranità. Rinnoviamo inoltre la nostra solidarietà con i popoli che fronteggiano gli assalti delle sanzioni, della guerra e dell'occupazione imperialista, come quelli di Siria, Yemen, Iraq e Repubblica Popolare Democratica di Corea. Esprimiamo la nostra solidarietà con i Paesi socialisti e con i partiti comunisti che subiscono gli attacchi del fascismo e della messa fuori legge delle loro attività.

La nostra esortazione è che l'Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai continui a procedere all'insegna della necessità postaci dalla lotta di classe a livello mondiale: rafforzare la solidarietà mondiale della classe operaia e la sua capacità di lotta con un programma comune contro la violenta offensiva del capitale mondiale.

Partito Comunista del Venezuela (PCV)


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