www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 29-11-22 - n. 849

22° IMCWP: Contributo del Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna

Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

27-29/10/2022

22° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

sul tema: "Solidarietà con Cuba e con tutti i popoli in lotta. Uniti siamo più forti nella lotta antimperialista, insieme ai movimenti sociali e popolari fronteggiamo il capitalismo e le sue politiche, la minaccia del fascismo e la guerra; in difesa della pace, dell'ambiente, dei diritti dei lavoratori, della solidarietà e del socialismo".

* * *

Stimati compagni,

Vogliamo aprire questo intervento ringraziando il Partito Comunista di Cuba per il suo lavoro di organizzazione di questo 22° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai all'Avana. Siamo riconoscenti per gli sforzi messi in campo dal Partito e dal popolo di Cuba per questo importante evento, che ha lo scopo di discutere temi di attualità utili per lo sviluppo della lotta di classe nei nostri Paesi.

Compagni,

La congiuntura internazionale è caratterizzata da un'altissima tensione. Le contraddizioni tra le varie potenze imperialiste sono andate crescendo negli ultimi anni, in un'escalation della competizione per le materie prime, le vie di trasporto, le fonti energetiche, i mercati e le sfere di influenza. Questa escalation è giunta al culmine quando lo scorso 24 febbraio ha avuto inizio la guerra aperta in Ucraina, con l'intervento diretto della Russia. In questo frangente, la classe operaia e i settori popolari dei nostri Paesi stanno vivendo le conseguenze delle due recenti crisi capitaliste e gli effetti della guerra imperialista in atto.

Le famiglie lavoratrici risentono ancora delle conseguenze della crisi capitalista del 2008. Per gli operai di oggi, le condizioni di vita e di lavoro sono peggiori di quelle dell'inizio del secolo, e molti diritti politici, sociali e sindacali sono andati perduti a vantaggio di un'uscita dalla crisi funzionale agli interessi capitalisti. A ciò si è aggiunta all'inizio del 2020 una nuova crisi capitalista, segnata dalla pandemia da Covid-19, che è intervenuta ad aggravare la situazione, accelerando una crisi che si andava manifestando già dal 2019 e i cui effetti continuano a farsi sentire a distanza di due anni.

L'economia politica ci insegna che le crisi sono un elemento caratteristico e ciclico dell'economia capitalista, e rispondono a dinamiche propri dei processi di produzione e accumulazione. D'altro canto, la teoria leninista ci insegna anche che la fase attuale in cui conduciamo la nostra lotta di classe è quella dell'imperialismo, fase superiore e finale del capitalismo.

Questa fase è caratterizzata dall'internazionalizzazione del capitale e delle relazioni economiche, così come dalle relazioni di dominio e sottomissione causate principalmente dall'esportazione di capitali. Ribadiamolo - il punto non è soltanto la politica estera aggressiva messa in atto da questa o quella potenza. Una delle conseguenze più importanti di questa esportazione di capitali è l'aumento della competizione tra gli imperialisti, così come l'inasprimento delle contraddizioni tra loro. Per questo, periodicamente hanno luogo nuovi conflitti per la spartizione del mondo, a seconda dell'evoluzione dei rapporti di forza tra i monopoli e tra le potenze imperialiste che li appoggiano. Oggi, lo sviluppo economico diseguale a livello internazionale rende impossibile la scomparsa di queste contraddizioni inter-imperialiste.

L'acuirsi di queste contraddizioni inter-imperialiste giunge alla sua manifestazione massima attraverso la guerra. La guerra è uno strumento dei capitalisti, è il modo più radicale di risolvere le contraddizioni tra loro. La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, e per questo dobbiamo analizzare ogni guerra in funzione di questa premessa, cioè delle ragioni politiche ed economiche che sono alla base della guerra.

La guerra in Ucraina è una guerra imperialista. Da un lato, il blocco UE-USA-NATO ha un enorme interesse ad allargare la sua influenza sulle ex-repubbliche sovietiche ed ex-democrazie popolari dell'Europa orientale, utilizzando ogni mezzo a sua disposizione, compresa la violenza, come ha dimostrato in occasione del colpo di Stato di Euromaidan. Dall'altro, anche il blocco dei capitalisti russi ha modo di rivendicare la propria influenza su vari di questi territori. Così scoppia la contraddizione per l'influenza e il controllo delle rotte di trasporto, delle fonti di materie prime e per il dominio sui mercati della regione.

Negli ultimi decenni, ogni conflitto o contraddizione a livello internazionale ha implicato l'accumularsi di una tensione in grado di scatenare una nuova guerra mondiale. Questo scenario di guerra imperialista generalizzata è oggi ancor più vicino dopo gli eventi verificatisi in Ucraina, dal momento che i Paesi europei si stanno muovendo nella direzione di un aumento delle spese militari, di un rafforzamento dell'alleanza imperialista della NATO e della riesumazione dell'idea dell'«esercito europeo».

La militarizzazione dell'economia e della società si va accelerando, e ha conseguenze evidenti in termini di limitazione di diritti fondamentali, di intensificazione della campagna anticomunista in molti Paesi, così come nel moltiplicarsi dei trasferimenti coatti di popolazioni e nei flussi migratori.

Nel nostro Paese, la borghesia e il suo governo socialdemocratico hanno optato per una serie di misure che vanno a scapito dei diritti della classe operaia e dei settori popolari. Tali misure sono caratterizzate da due elementi: l'aumento del livello di sfruttamento della manodopera con nuovi interventi atti a incrementare la flessibilità interna alle aziende, e l'impiego massiccio di risorse pubbliche per salvaguardare gli interessi dei monopoli. Il governo spagnolo, come tutti i governi socialdemocratici, non è interessato a superare il capitalismo, ma soltanto a gestirlo.

Il PCTE interviene in questo contesto dando impulso alla mobilitazione e all'organizzazione delle masse contro la guerra imperialista e contro le conseguenze della crisi capitalista, sia nei luoghi di lavoro sia nei quartieri. Stiamo facendo un importante sforzo di chiarimento delle cause della guerra, delle cause della crisi capitalista, così come di denuncia degli interventi adottati dal governo di coalizione socialdemocratico, allo scopo di evitare nuovi inganni nei confronti della classe e del popolo. Chiediamo la fine di ogni coinvolgimento del nostro Paese nella guerra, per mezzo della presenza militare o dell'invio di armi, e lottiamo affinché il nostro Paese rompa con le alleanze imperialiste, in linea con la lotta anticapitalista e antimonopolista.

Compagni,

Vorremmo approfittare di questa occasione anche per esprimere la nostra solidarietà alla classe operaia, al popolo di Cuba e al suo Partito Comunista. Condanniamo ogni tentativo di provocazione, aggressione e destabilizzazione ai danni della rivoluzione cubana, e esortiamo tutti a difendere la Rivoluzione, che è patrimonio non soltanto dei suoi protagonisti, ma dell'intera classe operaia internazionale.

Esprimiamo inoltre la nostra solidarietà con il Partito Comunista del Venezuela, che deve fronteggiare gravi difficoltà nello svolgimento della sua attività politica a causa della costante persecuzione messa in atto dal governo bolivariano del Paese ai danni dei nostri compagni. Appoggiamo gli instancabili sforzi del Partito Comunista del Venezuela intesi a difendere il suo spazio politico e a compiere con responsabilità il suo compito storico, quello di essere l'avanguardia della costruzione del socialismo nel Paese.

Esprimiamo la nostra solidarietà al popolo saharawi e al Fronte Polisario, che difendono il loro diritto all'esistenza e all'autodeterminazione con ogni mezzo a disposizione. Denunciamo in modo chiaro ed esplicito il governo spagnolo, che volta le spalle al popolo saharawi dichiarandosi favorevole a considerare il Sahara come una provincia autonoma del Marocco. Questa posizione del governo socialdemocratico spagnolo tenta di difendere gli interessi dei monopoli spagnoli nel saccheggio del Sahara, e avalla il proseguimento del dominio marocchino ritardando la completa decolonizzazione del territorio del Sahara Occidentale.

Da ultimo, esprimiamo il nostro sostegno al popolo palestinese, che subisce i continui attacchi dello Stato di Israele, che causano centinaia di morti e feriti. È urgente giungere a una soluzione per uno Stato palestinese indipendente, con Gerusalemme Est come capitale e con le frontiere del 1967. È necessario procedere affinché il popolo palestinese e il popolo saharawi possano decidere liberamente e senza alcuna ingerenza il proprio futuro.

Stimati compagni,

Viviamo un momento decisivo della lotta di classe, in cui le contraddizioni del capitalismo sono fortemente inasprite. Malgrado le sofferenze che questa situazione sta causando, noi partiti comunisti e operai dobbiamo approfittarne per trasformare la frustrazione in speranza e la smobilitazione in mobilitazione. Tutto ciò nel contesto di una linea d'attacco che metta in discussione il potere dei monopoli e ponga al centro del dibattito politico la necessità di costruire il nostro potere, che presuppone un'economia pianificata in modo centralizzato e scientifico, basata sulla proprietà sociale, che ponga fine allo sfruttamento capitalista. In tal modo, la classe operaia può assumere la capacità di dimostrare che un altro mondo è possibile - un mondo senza sfruttamento e senza diseguaglianze sociali, un mondo socialista-comunista.

Viva il 22° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai!

Viva l'internazionalismo proletario!


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