www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 14-12-23 - n. 885

23° IMCWP: Contributo del Movimento Socialista del Kazakistan

Movimento Socialista del Kazakistan (SMK) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/10/2023

23° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

20-22/10/2023, Izmir (Smirne),Turchia

Sul tema: Le battaglie politiche e ideologiche per affrontare i capitalisti e l'imperialismo. I compiti dei comunisti di informare e mobilitare la classe operaia, i giovani, le donne e gli intellettuali nella lotta contro lo sfruttamento, l'oppressione, le menzogne imperialiste e il revisionismo storico; per i diritti sociali e democratici dei lavoratori e dei popoli; contro il militarismo e la guerra, per la pace e il socialismo.

* * *

Kazakistan: sfruttamento coloniale, dipendenza e deterioramento sociale

Negli ultimi tre anni, nel Kazakistan si è completato il processo di creazione di un'economia coloniale e dipendente.

Tale processo ha avuto inizio nel momento stesso in cui il Kazakistan ha ottenuto l'indipendenza, ed è stato segnato dalla distruzione di imprese industriali nell'ambito della restaurazione del capitalismo. Per prime sono state distrutte le imprese ad alta tecnologia dell'industria pesante. Poi sono state distrutte le imprese dell'industria media e leggera. Dopo di che è venuto il turno dell'agricoltura. Tutte queste azioni sono state condotte dalle autorità, su consiglio e sotto la supervisione di consulenti occidentali. Il risultato è stato la totale deindustrializzazione del Kazakistan.

Quanto alle imprese industriali di interesse economico, cioè quelle dei settori estrattivo e della trasformazione e le imprese del settore dell'energia, durante le privatizzazioni degli anni Novanta sono finite quasi per intero in mani straniere. Per esempio, quando a metà degli anni Novanta si tennero aste chiuse per la vendita delle imprese, l'ambasciatore USA vi partecipò personalmente per controllare quali imprese straniere se le sarebbero aggiudicate.

In tal modo, proprietari stranieri si sono accaparrati le imprese per pochi spiccioli. Per esempio, la Ekibazstuzskaya GRES-1, con una capacità produttiva di 4000 megawatt, è stata venduta all'impresa americano-israeliana AES Suntree Power Ltd. Il valore stimato della GRES-1 era di 23 miliardi di tenge, ma è stata svenduta a 100 milioni di tenge. Dodici anni dopo, quest'impresa è stata acquistata dall'azienda di Stato per 1,26 miliardi di tenge.

Il processo di deindustrializzazione è stato accompagnato da licenziamenti di massa, che hanno causato una grave disoccupazione e miseria. Nel corso degli anni Novanta, tra 4,5 e 5 milioni di addetti altamente qualificati hanno lasciato il Paese. L'industria leggera - stabilimenti di cucitura, tessitura e tessili, industria alimentare - è andata completamente distrutta.

Entro il secondo decennio del XXI secolo, il Kazakistan si è trasformato da Paese agro-industriale sviluppato in Paese del Terzo Mondo, totalmente dipendente dalle forniture di merci e prodotti dall'estero. Importiamo ben l'80% dei prodotti alimentari e quasi il 90% dei prodotti industriali. Siamo cioè diventati un mercato per la vendita di prodotti stranieri.

Si può affermare che in Kazakistan è stata deliberatamente creata un'economia coloniale, in cui preziose risorse naturali vengono inviate in Occidente, dal quale in cambio vengono importati prodotti.

Le imprese ancora in funzione si trascinano in un'esistenza miserevole. E i loro lavoratori sono sottoposti a un indicibile sfruttamento. Dopo i licenziamenti di massa, ogni lavoratore è costretto a lavorare per due o per tre, in cambio di un salario basso, perché teme di perdere il posto.

Quest'estate il Paese ha introdotto provvedimenti normativi che di fatto aboliscono la giornata lavorativa di 8 ore. E questo peggioramento è stato mascherato come introduzione della settimana lavorativa di quattro giorni.

I sindacati indipendenti sono stati di fatto annientati nel Paese.

Le nostre richieste a tale riguardo sono le seguenti:
- Cessazione della chiusura delle imprese e loro nazionalizzazione da parte dello Stato.
- Modifica della Legge sui Sindacati e dello Statuto del Lavoro.

Negli ultimi trent'anni le infrastrutture del Kazakistan, passate in mani private, sono semplicemente crollate. I proprietari privati, che non avevano alcun interesse a effettuare interventi di manutenzione, si sono limitati a spremere quanto più denaro possibile dalle imprese. Tutto ciò ha condotto a una catastrofe tecnologica che ha colpito il nostro Paese lo scorso inverno. In diverse città del Kazakistan si sono verificati incidenti causati dall'uomo nelle imprese che forniscono riscaldamento e corrente alla popolazione.

La situazione generale delle infrastrutture del Paese è la seguente:

Rete elettrica - danneggiata al 65%
Impianti di riscaldamento - danneggiati al 49%
Rete idrica - danneggiata al 19%
Impianti fognari - danneggiati al 40%
Alloggi - il 30% sono stati costruiti più di 50 anni fa
Impianti di cogenerazione - l'età media è di 61 anni, il tasso di danneggiamento è del 66%

Se questa tendenza continuerà, l'accesso a elettricità, riscaldamento e acqua diventerà un privilegio riservato agli abitanti più ricchi del Paese.

Le autorità, ritrovatesi alle prese con questa catastrofe creata dall'uomo, hanno tentato di porre rimedio alla situazione. Per sua stessa ammissione, tuttavia, lo Stato non dispone di denaro sufficiente a riparare l'intera infrastruttura. Così, per non «offendere» i proprietari costringendoli a riparare le reti di loro proprietà, il costo delle riparazioni dei servizi domestici e comunali è stato scaricato sulla popolazione, attraverso aumenti delle tariffe per le utenze.

In questa situazione abbiamo avanzato le seguenti richieste:
- Immediata nazionalizzazione mediante sequestro di tutti gli impianti di fornitura.
- Apertura di indagini sulle attività svolte dai proprietari privati di queste imprese durante il periodo in cui ne hanno esercitato la proprietà.
- Multe e procedimenti legali contro i proprietari che hanno ridotto le imprese in questo stato.

La dipendenza coloniale del Paese causa inoltre una costante inflazione. Quest'estate l'inflazione è salita al 14%, un livello record tra i Paesi dell'ex-URSS. Inflazione e aumenti dei prezzi degli alimentari e di altri generi sono divenuti una realtà quotidiana nel nostro Paese, di cui la popolazione non si stupisce più. Tutti si sono abituati agli aumenti di prezzi ingiustificati e alla frequente carenza di alcuni generi. Per esempio, da un paio di anni il Paese è colpito da una carenza di zucchero. La ragione è che le coltivazioni di barbabietola da zucchero locali sono andate distrutte, e gli zuccherifici superstiti lavorano canna da zucchero importata dall'Africa.

Le autorità del Paese danno prova di grande ingegno quando si tratta di mettere le mani nelle tasche dei cittadini comuni. Quest'autunno, per esempio, il governo ha introdotto l'obbligo di dotare di chip i cani e i gatti domestici. Questi chip non sono gratuiti, e ora i proprietari di cani e gatti dovranno sborsare di tasca propria da 10 a 15 euro per applicarli ai loro animali. Il denaro ricavato dall'applicazione dei chip finirà nelle tasche delle cliniche veterinarie pubbliche e private, oltre che in quelle dei fornitori che hanno importato i chip in Kazakistan. Questo provvedimento non è altro che una tassa sugli animali domestici.

Il Kazakistan si avvia verso la cosiddetta «quintuplice crisi», tipica dei Paesi a economia coloniale. Ecco le cinque componenti della crisi, accompagnate da alcuni commenti.

Economia

Quasi l'80% dell'economia è legata al settore semi-pubblico: in altre parole, ciò di cui dovrebbe e potrebbe occuparsi lo Stato viene affidato a imprese private. Imprese private legate a funzionari statali si aggiudicano i cosiddetti appalti, per esempio per la costruzione di strutture o la fornitura di servizi, i cui prezzi vengono gonfiati moltiplicandosi più volte. In questo modo le imprese ottengono profitti. Il 15% dell'economia è legata al commercio. Gran parte dei prodotti vengono importati dall'estero. Soltanto il 5% dell'economia è legata al settore realmente manifatturiero.

Crisi demografica

Impossibilitati a vivere normalmente e a guadagnare a causa della deindustrializzazione, alcuni cittadini del Paese hanno iniziato a sopravvivere con i sussidi per la natalità. Questo denaro pagato dallo Stato per la nascita e la crescita dei figli è sufficiente per la sopravvivenza di molte famiglie. Più sono i figli, più alti sono i sussidi. Tutto questo crea un pesante fardello per il bilancio, e in futuro questi bambini risulteranno superflui per il Paese, dove non vi sono industrie in grado di assorbire nuova manodopera. La conseguenza sarà che nuove generazioni di abitanti del Kazakistan si troveranno costretti a divenire lavoratori migranti.

Crisi delle infrastrutture

Il tracollo dei servizi domestici e comunali, la carenza di scuole e ospedali, la scarsa formazione della manodopera e dei dirigenti sono già ora una realtà oggettiva.

Crisi sociale

È conseguenza delle tre crisi citate. Nel prossimo decennio ci attendono disoccupazione, scarso livello di istruzione, carenza di specialisti qualificati, scarso livello della sanità e una catastrofica miseria sociale. Lo scadimento della cultura e il ritorno di concezioni medievali aggravano ulteriormente questa crisi.

Crisi politica

Rappresenta una manifestazione concentrata delle crisi citate sopra. I nuovi vertici del Paese non sono di fatto in grado di lasciarsi alle spalle il retaggio del regime di Nazarbayev - non vogliono né possono farlo. Nel Paese si stanno sviluppando varie forme di nazionalismo, xenofobia e intolleranza. I nazionalisti e i wahhabiti sono assai attivi nella loro propaganda. Conquistano proseliti tra i giovani disoccupati. Tutto ciò è destinato a causare nel prossimo futuro una generale instabilità e gravi problemi politici.

Noi ci opponiamo alla riscrittura della storia, alle campagne di decomunistizzazione e ai tentativi di vietare l'ideologia comunista nel Paese. Ci opponiamo inoltre alle varie organizzazioni e movimenti nazionalisti creati dall'alto e patrocinati dagli oligarchi allo scopo deliberato di fomentare l'odio etnico e di dividere i lavoratori e i cittadini, distraendoli dai veri problemi socio-economici - disoccupazione, miseria e perfino fame.

Nel contesto delle riforme politiche annunciate dal presidente del Kazakistan, abbiamo dato vita a un comitato organizzativo per la creazione del Partito Socialista del Kazakistan in grado di operare legalmente. Alla nostra società diciamo che soltanto con la lotta per il socialismo è possibile risolvere questi problemi e superare i molteplici aspetti della crisi.

Dmitriy Burminskiy, co-presidente del Movimento Socialista del Kazakistan


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