www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 16-12-23 - n. 885

23° IMCWP: Contributo del Partito Comunista del Messico

Partito Comunista del Messico (PCM) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

19/10/2023

23° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

20-22/10/2023, Izmir (Smirne),Turchia

Sul tema: Le battaglie politiche e ideologiche per affrontare i capitalisti e l'imperialismo. I compiti dei comunisti di informare e mobilitare la classe operaia, i giovani, le donne e gli intellettuali nella lotta contro lo sfruttamento, l'oppressione, le menzogne imperialiste e il revisionismo storico; per i diritti sociali e democratici dei lavoratori e dei popoli; contro il militarismo e la guerra, per la pace e il socialismo.

* * *

Compagni,

Rivolgiamo il nostro ringraziamento al Partito Comunista di Turchia per l'organizzazione di questo Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai.

Di fronte all'aggravarsi della situazione internazionale, desideriamo ribadire quanto segue prima di passare al tema di questo Incontro:

- La nostra convinzione sulla centralità del lavoro, come elemento che determina la vita sociale ed economica, e della classe operaia e del movimento operaio, come classe sociale destinata a seppellire il capitalismo, e che nel contempo lotta contro i nuovi provvedimenti atti a svalutare il lavoro, frutto della crisi economica, già manifestatasi sotto forma di recessione in vari Paesi, nonché della guerra imperialista. La nostra solidarietà e unità di azione con il proletariato di Francia, Germania, Inghilterra, Grecia e, negli Stati Uniti, con lo sciopero dell'industria automobilistica e le migliaia di lavoratori degli alberghi e dei ristoranti, così come quelli della logistica e del commercio.

- La nostra solidarietà con il popolo della Palestina e il suo diritto di resistenza contro l'occupante, e la necessità che i partiti comunisti siano al centro della solidarietà con questo popolo di fronte alla guerra totale annunciata da Netanyahu, che ha ottenuto l'immediato e incondizionato appoggio di USA, UE e NATO.

- Intensificare la solidarietà con la Rivoluzione Cubana contro il blocco e le sanzioni dell'imperialismo.

- Naturalmente, abbiamo il dovere di condannare l'anticomunismo del governo del Venezuela, le azioni di Maduro e del PSUV miranti a mettere fuori legge il Partito Comunista del Venezuela e di usurparne la denominazione per mezzo di un gruppo di venduti del tutto estranei alla militanza nel PCV. È deplorevole il silenzio dei partiti comunisti che, con il pretesto equivoco del «fronte anti-imperialista», sacrificano la propria solidarietà con il PCV per non dover criticare questo governo «progressista» che giorno dopo giorno attua una politica statale antioperaia e antipopolare. È dimostrato in modo inequivocabile che non vi è né vi è mai stata una frattura o una scissione nel PCV - quella che è avvenuta è una montatura orchestrata dallo Stato e messa in atto da militanti del PSUV e dei suoi satelliti.

Compagni,

Naturalmente la lotta ideologica si intensifica insieme alla lotta di classe internazionale, in una fase in cui la competizione tra i Paesi capitalisti si va inasprendo. All'interno del sistema capitalista, la concorrenza tra USA e Cina, così come tra i rispettivi alleati, è la causa fondamentale della guerra imperialista che si manifesta nell'invasione russa dell'Ucraina, così come nelle tensioni a Taiwan e in altre zone dell'Asia, del Medio Oriente e dell'Africa.

Lo scontro economico, commerciale, politico, ideologico, diplomatico e ora anche militare non ha assolutamente nulla a che vedere con gli interessi dei lavoratori o dei popoli - verte invece su quale blocco di Paesi capitalisti debba predominare sugli altri. Così, la tendenza favorevole al cosiddetto multipolarismo, mirante a spodestare gli USA e l'UE, non ha l'obiettivo di contrapporre un altro mondo al mondo attuale dello sfruttamento e della barbarie. Al contrario, aspira a occupare la posizione dominante all'interno del modo di produzione capitalista. L'esperienza storica dimostra che non esiste alcun elemento che indichi che il multipolarismo capeggiato dai BRIC incarni una via diversa dal capitalismo. Al contrario, mira a uno sviluppo accelerato del capitalismo e di tutti i suoi mali - anche in Cina - sia sul piano oggettivo dei rapporti di produzione, sia sul piano teorico, dove i contenuti del cosiddetto socialismo di mercato equivalgono all'opposto delle caratteristiche della costruzione del socialismo.

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre inaugurò l'epoca della transizione storica dal capitalismo al socialismo, e le idee del marxismo-leninismo si tramutarono in una forza materiale in tutti i continenti - per questo, la contraddizione storica si manifestò tra il vecchio e il nuovo, tra il capitalismo e il socialismo. La reazione ideologica elaborata dalla borghesia fu l'impulso dato alla «terza via», la presunta alternativa tra questi due modelli, che si è sempre dimostrata non essere altro che una versione dissimulata dell'agonizzante modo di produzione capitalista. Ha assunto denominazioni diverse nelle diverse epoche, ma ha conservato un'essenza inalterabile: quella di non scegliere il socialismo come via e come soluzione, bensì adottare una versione moderna del capitalismo. Il multipolarismo non è una versione contemporanea della «terza via», né tantomeno il mondo nuovo del socialismo - non è altro che la concorrenza, l'antagonismo, la rivalità all'interno del sistema imperialista da parte di un blocco di Paesi capitalisti in ascesa che cercano sbocchi per l'esportazione dei loro capitali, come già avviene in Africa o con la Nuova Via della Seta, e aspirano a scalzare gli USA dal ruolo dominante all'interno del sistema capitalista che essi occupano sin dalla seconda guerra mondiale, nello stesso modo in cui gli USA stessi ne scalzarono l'Inghilterra. È la stessa strategia seguita dalle potenze imperialiste in ascesa nel secolo scorso, come il Giappone e la Germania, contro le vecchie potenze quali Inghilterra e Francia - uno scontro che provocò la prima guerra mondiale.

I lavoratori del mondo non devono schierarsi con uno sfruttatore o con l'altro, bensì schierarsi contro di essi e affrontarli per accumulare forze a favore del programma storico dei comunisti: il rovesciamento della borghesia come classe dominante e del capitalismo, giunto ormai ai suoi limiti storici e che ci trascina rapidamente verso il baratro, sia attraverso la generalizzazione della guerra, sia attraverso l'inarrestabile devastazione dell'ambiente, la degradazione sociale e la morte.

La via del socialismo-comunismo, del nuovo modo di produzione, rappresenta una necessità, e per questo il movimento comunista internazionale ha il dovere di concentrare i suoi sforzi nello sviluppo del movimento rivoluzionario. È chiaro che vi è una serie di ostacoli, che nell'insieme stanno alla base della crisi ideologica, politica e organizzativa del movimento comunista internazionale; per questo, di fronte alla realtà della lotta di classe e dei fenomeni che essa costantemente produce si manifestano prospettive divergenti - le une collocate su una linea classista e internazionalista, le altre no. Lo vediamo in relazione alla questione della guerra imperialista: vi sono perfino partiti comunisti che forniscono appoggio o collaborazione a governi compromessi con la NATO, che addirittura inviano armi e risorse al governo di Zelensky. Tutto ciò viene giustificato con lo slogan del «fronte ampio» e con la lotta contro il «male peggiore» rappresentato dalla destra. Per contro, vi sono coloro che appoggiano con entusiasmo gli interessi dei monopoli russi, quando i principi dell'internazionalismo proletario dovrebbero indurci a combattere con determinazione entrambi i gruppi di Paesi capitalisti. Anche in questo caso si invocano il «fronte ampio anti-imperialista» e il «male peggiore» rappresentato dagli Stati Uniti. In entrambi i casi, in modo contraddittorio, si utilizzano tattiche e argomentazioni fallimentari per giustificare un posizionamento che è di fatto al servizio dell'una o dell'altra potenza imperialista.

Viene così ignorata la prospettiva scientifica dell'esperienza della costruzione del socialismo nel Novecento, e viene negata la necessità di una strategia rivoluzionaria unitaria, rimpiazzata dai particolarismi delle cosiddette vie nazionali; si cede all'attacco ideologico della borghesia - e a tale riguardo vogliamo citare un esempio lampante: fu il movimento operaio unito sotto la bandiera del marxismo a fare propria la lotta per l'emancipazione della donne, esortandole a sollevarsi e a combattere per i loro diritti. Come sappiamo, fu allora che nacque l'8 marzo, e che allora la lotta era soprattutto con le correnti femministe quali le suffragette. Pochi anni dopo sorse una nuova tendenza femminista, che come tutte le correnti borghesi o piccolo-borghesi si produsse in attacchi contro il movimento operaio e comunista, tentando di dividere la classe con argomentazioni quali il «separatismo» e la diffusione di idee liberali e individualiste e mirando a dividere le donne dagli uomini all'interno della classe operaia; e molti partiti comunisti hanno semplicemente ceduto a queste tendenze, adottandone la narrazione. Nella lotta delle donne, ciò che vi è di più attuale, valido e utile sono tuttora le idee dell'emancipazione mediante la lotta contro le cause oggettive dell'oppressione e della diseguaglianza delle donne, già illustrate da Engels, Bebel, Zetkin e Kollontai.

Ciò che intendiamo dire è che chi alterna oggi la bandiera rossa con quella viola, domani con quella verde, dopodomani con quella arcobaleno, prima o poi finirà per abbandonare definitivamente la bandiera rossa. Qualcosa di simile è avvenuto negli anni Sessanta con la cosiddetta «nuova sinistra», con esiti catastrofici per molti partiti comunisti. Tutto ciò non è che il riflesso di uno scadimento della teoria rivoluzionaria e di un annacquamento della lotta ideologica.

I partiti comunisti creatisi dopo la nascita della III Internazionale fissavano confini molto chiari con i partiti della socialdemocrazia. Oggi diversi partiti assomigliano - e non è un'esagerazione - ai partiti della II Internazionale in via di disfacimento, per esempio in relazione al tema della partecipazione ai governi borghesi o alla politica della collaborazione di classe. Si tratta di una tendenza politica che si ripete da quasi novant'anni, a partire dai fronti popolari, e che nei decenni successivi ha partorito il browderismo, l'eurocomunismo e la progressiva rinuncia alla lotta reale per il socialismo, preferendole le cosiddette fasi intermedie che non hanno mai permesso in nessun caso alla classe operaia di riportare vittorie sul nemico di classe, provocando al contrario un indebolimento del movimento operaio e degli stessi partiti comunisti.

Pochi mesi fa, in occasione del VII congresso del PCM, ci siamo concentrati su una valutazione della corrente politica del cosiddetto progressismo, che da un quarto di secolo è ascesa al governo in vari Paesi dell'America Latina. Inizialmente ci assicuravano che questo avrebbe inaugurato una via del tutto nuova al superamento del capitalismo: si parlava di post-capitalismo, di capitalismo andino, di socialismo del XXI secolo. Ma a conti fatti non si può sfuggire a una conclusione: si è trattato e si tratta semplicemente di modalità di gestione dello stesso sistema, che non tentano in alcun modo di eliminare lo sfruttamento, che anzi si va inasprendo sotto i colpi inferti ai meccanismi di organizzazione dei lavoratori e dei sindacati, per effetto della svalutazione della forza-lavoro, come avviene in Venezuela, o della compravendita autorizzata del movimento sindacale con il denaro offerto da Kamala Harris, come avviene in Messico. Né vi è stato un rafforzamento delle forze rivoluzionarie - al contrario, questi governi hanno favorito il clientelismo elettorale, indebolendo e cooptando movimenti e organizzazioni sindacali e contadine, coinvolgendoli nella corruzione, e favorendo la smobilitazione del movimento operaio e popolare. La conseguenza è stata che quando il grosso della borghesia ha deciso di appoggiare dei nuovi prestanome, con i governi reazionari, la classe operaia si è ritrovata indifesa, disorientata e incapace di combatterli.

Dobbiamo renderci conto che una delle maggiori cause della confusione ideologica è la mancata comprensione della teoria leninista dell'imperialismo, che viene ridotta a dominio di un Paese capitalista potente sugli altri, trascurando il fatto che la questione sta nello sviluppo dei monopoli. Per questo esiste un anti-imperialismo che è ostile soltanto agli USA, ed è più che disposto a stabilire alleanze con altri Paesi capitalisti potenti. Perfino oggi, allo scopo di appoggiare la guerra imperialista, ci si inventa una ridicola «Piattaforma anti-imperialista» che si abbandona ad attacchi diffamatori ai danni del marxismo-leninismo e di vari partiti comunisti. Come dimostrano le loro tattiche, l'obiettivo principale di questi ambienti è combattere le posizioni leniniste all'interno del movimento comunista internazionale, e non certo organizzare lo scontro frontale con la NATO e gli USA.

Compagni,

Come si può evincere da questo breve riassunto, vi sono divergenze, e manca una posizione ideologica comune che faccia da unica base per un'informazione e una comunicazione unitaria. Tra pochi mesi ricorderemo il centenario della morte di Lenin, ma le sue idee sono più che mai vive, e il suo contributo è più che mai attuale per affrontare le sfide a cui dobbiamo rispondere nella contemporaneità. Alcune questioni importanti riguardano la stampa, la coscienza di classe, il partito e la Rivoluzione.

Non si possono negare lo sviluppo costante delle tecnologie di comunicazione e le loro potenzialità, ma questo non può sostituire il contatto dei comunisti con la classe, un'attività che consente di dare vita a un giornale che funga da strumento centrale di organizzazione. Notiamo che alcuni partiti fratelli sono passati a modalità informative interamente virtuali, liquidando i loro periodici e smantellando le loro reti di informazione e di distribuzione, e rimanendo così prigionieri dei social network non soltanto per quanto riguarda la diffusione delle loro posizioni, ma anche in relazione alla costruzione organica, in cui incontrano già diversi problemi dovuti alle deformazioni che si creano nella coscienza militante. Gli strumenti elettronici e audiovisivi possono essere utili per la nostra missione politica, ma unicamente ed esclusivamente in un ruolo subordinato e secondario rispetto alla stampa vera e propria, asse che articola il contatto con la classe. È un fatto che in America Latina sono ben pochi i partiti comunisti che pubblicano periodici a scadenze regolari; la maggior parte si limita alla diffusione virtuale, rinunciando così agli strumenti che consentono la costruzione del partito.

El Machete, il periodico fondato da Siqueiros e Rivera nel 1924, riveste un ruolo importante nella stampa comunista: viene pubblicato regolarmente, viene stampato e distribuito nei luoghi di lavoro, nei quartieri popolari, sui trasporti pubblici e aspira a rappresentare la voce delle lotte ignorate dalla stampa borghese e lo strumento organizzativo centrale del PCM.

Non è possibile valutare la praticabilità di un centro unico di informazione internazionale senza prima affrontare la discussione relativa alle questioni ideologiche e strategiche.

Negli ultimi vent'anni, la rete Solidnet ha avuto grande utilità come meccanismo di interscambio di informazioni attendibili tra i partiti comunisti e operai - attendibili in quanto ogni partiti comunista ha la responsabilità di inviare materiale a sua scelta. Solidnet deve essere rafforzata, alla luce della sua grande utilità e agilità.

Compagni,

Avanziamo incessantemente verso una guerra imperialista generalizzata; l'incontrollabilità del capitalismo ha già causato danni irreparabili all'ambiente; la logica del profitto condanna le masse alla fame mentre si gettano alimentari nell'immondizia; lo sfruttamento è causa di infelicità - queste sono le catene che dobbiamo spezzare. La soluzione, la Rivoluzione Socialista, dipende dal ruolo dei partiti comunisti, elemento essenziale per il suo scatenamento. La storia ci spinge a svolgere i nostri compiti.

Per concludere, qualche breve dato sul Messico. Siamo entrati nell'ultimo anno del governo socialdemocratico di Obrador. Prima delle elezioni del 2018 affermammo che non esisteva alcun punto di convergenza con il suo progetto di governo, mentre i contrasti erano numerosi. Oggi è possibile fare un bilancio, ed esso non è che la conferma della prognosi formulata all'epoca dal PCM: si tratta di un governo antioperaio e antipopolare, che ha sancito l'intensificazione dell'interdipendenza con il blocco economico-commerciale del Nord America attraverso il T-MEC, finalizzato espressamente allo scontro con la Cina capitalista; un governo che ha militarizzato il Paese, che ha privilegiato i profitti dei monopoli riducendo i diritti e il tenore di vita della classe operaia; un governo ostile ai popoli originari che ha promosso mega-progetti lesivi dei loro territori e diritti; un governo anti-contadino. Con buona pace della retorica anti-neoliberale, nessuna privatizzazione è stata abrogata, nessuna impresa è stata nazionalizzata o statalizzata; siamo di fronte a un governo che utilizza la demagogia e il populismo per restaurare il dominio capitalista. Con quanto cinismo questa corrente politica ha cavalcato l'indignazione suscitata dal caso Ayotzinapa, per poi finire per proteggere i colpevoli di questo crimine di Stato. La probabilità alquanto elevata che le elezioni del 2024 mantengano questa corrente politica socialdemocratica alla guida dello Stato messicano ci spinge allo scontro aperto, a sostegno di una prospettiva di classe, a favore di cambiamenti radicali e profondi a beneficio dei lavoratori e del popolo del Messico.


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