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23° IMCWP: Contributo del Partito Comunista del Venezuela

Partito Comunista del Venezuela (PCV) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

18/10/2023

23° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

20-22/10/2023, Izmir (Smirne),Turchia

Sul tema: Le battaglie politiche e ideologiche per affrontare i capitalisti e l'imperialismo. I compiti dei comunisti di informare e mobilitare la classe operaia, i giovani, le donne e gli intellettuali nella lotta contro lo sfruttamento, l'oppressione, le menzogne imperialiste e il revisionismo storico; per i diritti sociali e democratici dei lavoratori e dei popoli; contro il militarismo e la guerra, per la pace e il socialismo.

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Cari compagni, prima di tutto, vorremmo portarvi i saluti fraterni e la solidarietà del Comitato Centrale del Partito Comunista del Venezuela (PCV), a tutte le delegazioni dei Partiti Comunisti e Operai presenti a questo importante incontro e, molto in particolare, salutare e ringraziare i compagni del Partito Comunista di Turchia per lo straordinario lavoro svolto per ospitare il 23° IMCWP e garantirne il regolare svolgimento.

Come sicuramente saprete, il nostro Partito è stato infine perseguito e il suo Comitato centrale, eletto dal 16° Congresso nazionale (3/5 novembre 2022), messo fuori legge da una decisione giudiziaria fittizia. È allarmante che l'esecutore di questa aggressione non sia stato un governo guidato dai vecchi partiti socialdemocratici o di estrema destra, ma un governo del cosiddetto "progressismo".

L'esacerbazione dell'anticomunismo in Venezuela e l'aumento della persecuzione statale contro il movimento operaio sono strettamente legati all'offensiva internazionale del capitale contro i diritti della classe operaia, nel contesto dell'attuale crisi globale del modo di produzione capitalista.

Crisi capitalista e aggressività imperialista

È l'intensità di questa crisi che spiega il crescente aggravarsi delle contraddizioni inter-imperialiste e intercapitaliste. In breve, la guerra, gli armamenti, le sanzioni, le tensioni alle frontiere e i conflitti bellici su varie scale sono la manifestazione più violenta della competizione tra le nazioni capitaliste per il controllo dei mercati, delle rotte commerciali e delle materie prime. L'aggressività imperialista è anche segnata dalla resistenza di potenze tradizionali come gli Stati Uniti, l'Unione Europea e il suo braccio armato, la NATO, alla perdita della loro egemonia nell'economia mondiale.

La situazione globale sta diventando più pericolosa e la minaccia di un conflitto armato su larga scala è una possibilità reale. Allo stesso modo, la crisi ha portato alla rinascita e al rafforzamento di forze ultranazionaliste, razziste e xenofobe, che fomentano l'odio nazionale e che servono le strategie di conciliazione di classe dei governi capitalisti nella loro competizione con altre nazioni.

Dal punto di vista politico, questi forti scontri di interessi facilitano i processi di raggruppamento dei Paesi capitalisti emergenti, che premono per modificare le regole che governano le relazioni politiche e commerciali del dopoguerra. I cosiddetti BRICS, e altre forme di alleanze internazionali, riflettono conflitti di interesse economico tra i poli capitalistici, che non hanno nulla a che vedere con la fine dell'imperialismo o con l'emergere di un nuovo ordine mondiale più giusto e democratico per i popoli.

Non possiamo perdere di vista le strette relazioni di interdipendenza che uniscono i paesi capitalisti sul mercato mondiale e che, anche con tutte le forme violente che la competizione può assumere, alla fine è l'identità di interessi che li unisce a prevalere. In questo senso, ciò che sta alla base dell'emergere del confronto tra i poli presumibilmente "antagonisti" del mondo "multipolare" è la lotta delle espressioni nazionali del capitale mondiale per ottenere condizioni più favorevoli di sfruttamento della forza lavoro mondiale e di appropriazione della ricchezza globale. Mettiamo quindi in guardia contro il riemergere dell'illusione di un capitalismo umanizzabile al servizio dei popoli, frutto di un cambiamento nei rapporti di forza tra le nazioni capitaliste.

Mentre il progressismo distrae le persone con questi giochi geopolitici e con la speranza di un ordine capitalista più democratico e umano, la dura realtà è che il capitale globale sta accelerando la sua crociata internazionale contro i diritti della classe lavoratrice. Gli Stati capitalisti in generale stanno applicando misure per proteggere i monopoli, trasferendo gli effetti della crisi, delle guerre e della concorrenza commerciale sulle spalle dei lavoratori e, in generale, dei popoli. È così che si attuano le riforme del lavoro, distruggendo i diritti storici conquistati dai lavoratori, che si aumenta l'età pensionabile, che si congelano i salari di fronte all'aumento dell'inflazione, che si avanzano le politiche di flessibilizzazione del lavoro e di deregolamentazione, che si privatizzano i servizi di base e che si approvano tasse regressive. In breve, in tutti i Paesi capitalisti vengono imposte misure antipopolari per aumentare la competitività dei monopoli, a scapito dell'intera classe operaia mondiale.

In ogni Paese, i partiti comunisti e il movimento operaio di classe partecipano e guidano importanti processi di lotta e resistenza contro l'applicazione di queste politiche regressive. Tuttavia, l'assenza di un'efficace articolazione internazionale delle lotte della classe operaia e di un esercizio coerente dell'internazionalismo proletario indebolisce la capacità del nostro movimento di sconfiggere la strategia globale del capitale.

L'assenza di una strategia comune e la frammentazione delle lotte operaie a livello internazionale non è l'unico problema che affligge l'unità del nostro movimento. Ma anche la capacità del progressismo di manipolare la narrativa della tattica dell'unità contro un nemico principale, che presenta il movimento svuotato del suo carattere di classe, con il chiaro intento di congelare la lotta di classe all'interno di ciascun Paese e di neutralizzare la solidarietà internazionalista con il movimento operaio che combatte le politiche antipopolari applicate da questi governi riformisti.

Queste manipolazioni ideologiche del progressismo tendono ad arrivare a descrivere queste legittime lotte del movimento operaio per i propri diritti come azioni funzionali ai piani di dominio dell'imperialismo. In altre parole, non solo erigono barriere alla solidarietà proletaria, ma giustificano anche la politica di criminalizzazione e repressione delle lotte dei lavoratori in questi Paesi.

Questa è la complessa realtà in cui la classe operaia lotta su scala globale e che indubbiamente rafforza la capacità della borghesia mondiale di far valere i propri diritti.

In questi tempi di crisi sempre più profonda e di attacchi poderosi ai diritti dei lavoratori, le avanguardie politiche della classe operaia devono proporsi di avanzare con una strategia comune che sia l'espressione autentica dei loro interessi e dei loro obiettivi storici. I cambiamenti che servono gli interessi della classe operaia possono venire solo dalle sue lotte contro la borghesia, non da un riassetto delle forze tra le potenze capitalistiche.

La situazione in America Latina e nei Caraibi

Nel continente latinoamericano e caraibico si riflettono i cambiamenti nelle relazioni di potere che scuotono il mondo. Gli USA hanno perso parte considerevole della sua egemonia economica, anche se conservano la loro minacciosa presenza militare che sostiene la sua politica di ingerenza.

La vecchia politica della carota e del bastone continua ad esser il mezzo per imporre le loro pretese egemoniche. Utilizzano sanzioni illegali criminali, come quelle che applicano contro i popoli di Cuba, Nicaragua e Venezuela; forniscono segretamente e apertamente sostegno ai piani che destabilizzano i governi che non favoriscono gli interessi dei loro monopoli e rafforzano la presenza militare nella regione con alleanze con governi affini. Ma applicano anche le vie diplomatiche di accordo per frenare qualsiasi processo di cambiamento a favore degli interessi dei popoli da parte dei governi del progressismo.

In questo periodo, la regione vive una nuova ondata di governi denominati progressisti. Certamente queste vittorie elettorali sono relazionate con un risveglio delle lotte popolari nella regione, tuttavia il carattere di ampia alleanza politica-elettorale, che include settori apertamente di destra liberale e socialdemocratica, imprimono a questi governi un profilo più chiaramente conservatore.

Dopo 20 anni, il progressismo latinoamericano non può più dissimulare i suoi limiti di classe, ha dimostrato di non essere in grado di compiere le trasformazioni di fondo che richiede la classe lavoratrice nel continente. In alcuni paesi, è l'espressione delle riforme sociali che applicano gli aggiustamenti antipopolari aggressivi che smantellano i diritti conquistati.

Nonostante questo disvelamento programmatico in vari governi progressisti, le forze politiche che li sostengono mantengono la narrazione di una falsa opposizione antagonista tra questi governi e quelli della destra tradizionale. Pongono la lotta nei termini di una falsa dicotomia tra governi neoliberali e progressisti, vendendo l'idea di un capitalismo buono e uno cattivo.

Il PCV ha espresso la sua solidarietà con i processi di cambiamento nella regione, che esprimono le aspirazioni alla trasformazione rivendicata dai popoli e alla rottura con l'egemonia statunitense; ha anche chiarito la sua opinione sui limiti di questi processi di alleanze interclassiste e sulla necessità di rafforzare l'azione politica indipendente dei partiti comunisti e del movimento operaio, unica garanzia di progresso verso conquiste durature.

In alcuni paesi della regione, l'alternanza al governo tra le forze del progressismo e i partiti tradizionali della destra, con le loro gestioni antipopolari e incapacità di compiere le promesse di riforme sociali, hanno generato un tale grado di disperazione, frustrazione e smobilitazione politica nelle masse popolari, che hanno favorito la crescita di forze politiche di carattere ultra-liberali e nazionaliste.

Cosa accade in Venezuela?

Il processo venezuelano è un esempio dei limiti del progressismo e il carattere riformista delle forze interclassiste. La crisi del capitalismo dipendente e rentier, acutizzato dalle criminali sanzioni, hanno creato le condizioni affinché il governo guidato dal presidente N. Maduro Moros - rappresentante della frazione borghese e mafiosa che controlla l'apparato statale e il governo - di attuare il più aggressivo riassetto antipopolare della storia del Paese..

La svolta neoliberista della politica economica del governo, insieme al complesso scenario della crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina, hanno aperto la strada alla convergenza di interessi e alle conseguenti trattative tra l'imperialismo, la borghesia e la classe latifondista storica e la nuova fazione borghese (che si autodefinisce "borghesia rivoluzionaria") che guida il governo in Venezuela.

Come informammo al 22° IMCWP dell'Avana, il paese avanza verso un processo di flessibilizzazione e graduale riduzione delle sanzioni sulla base di un patto di élite e l'implementazione di un aggiustamento economico antipopolare che offre piene garanzie al capitale privato nazionale e straniero.

Il PCV ha condannato con forza le sanzioni e l'interferenza imperialista. Allora come oggi, chiediamo la loro revoca immediata e incondizionata. Allo stesso modo, abbiamo rifiutato tutti i negoziati che comportano l'abbandono della sovranità e la cancellazione dei diritti dei lavoratori. Condanniamo l'impunità di cui godono i promotori di questa politica criminale, così come gli uomini d'affari e i politici che hanno approfittato di queste circostanze per accumulare ricchezza, mentre il popolo venezuelano soffre le peggiori difficoltà.

Il pacchetto antioperaio e antipopolare

Sono i lavoratori a pagare le conseguenze della crisi e delle sanzioni imperialiste, non la borghesia o l'élite al potere. Il governo del PSUV, attraverso le sue politiche antioperaie e antipopolari, si è assunto il compito di ridurre gli effetti di queste sanzioni sulla classe imprenditoriale, scaricando l'intero onere sui lavoratori.

Il fulcro dell'aggiustamento economico o "piano anti-blocco" - come lo chiamano eufemisticamente - è stata la distruzione dei diritti della classe operaia. Dall'ultimo aumento salariale di 18 mesi fa, il potere d'acquisto dei salari reali è stato ridotto del 90%. Il salario minimo legale e le pensioni raggiungono a malapena i 3 dollari al mese, a causa della politica criminale di congelamento dei salari in valuta locale, della dollarizzazione dei prezzi e di un tasso di inflazione annuale superiore al 400%.

Nella sua assoluta subordinazione agli interessi delle imprese, il governo di Nicolas Maduro ha rafforzato la politica dei bonus per i redditi dei lavoratori come misura compensativa. Con questa politica di sostituzione dei salari con i bonus, il governo ha ridotto in modo abissale il costo del lavoro, ampliando i margini di profitto delle imprese capitaliste. La politica salariale antioperaia ha avuto anche un impatto sul progresso della deregolamentazione del mercato del lavoro, favorendo le condizioni per il sovra-sfruttamento della manodopera. Il risultato è un orario di lavoro superiore alle 8 ore giornaliere, straordinari sottopagati, impiego senza contratto e molti altri abusi da parte dei padroni.

Ma i salari non sono stati l'unico diritto sacrificato; attraverso la nota ministeriale 2792, sono stati sospesi i contratti collettivi dei lavoratori di tutti i settori. Poi, attraverso istruzioni emanate dall'ufficio del bilancio pubblico (ONAPRE), si è ridotto unilateralmente e arbitrariamente il sistema retributivo dei lavoratori della pubblica amministrazione, dimezzando i loro stipendi, e infine si è eliminato di fatto il diritto dei lavoratori alle prestazioni sociali, ai benefici e ai risparmi. Tutto questo, unito alla precarizzazione dei servizi pubblici e allo smantellamento di conquiste essenziali come la sanità e l'istruzione pubbliche, delinea un quadro di selvaggio supersfruttamento e un allarmante deterioramento delle condizioni di vita delle famiglie lavoratrici.

Il progressismo definisce "resistenza antimperialista" questo sacrificio criminale dei diritti della classe operaia a favore dei capitalisti.

Il governo sfugge alle proprie responsabilità dando la colpa alle sanzioni imperialiste. Se le sanzioni hanno avuto un impatto devastante sull'economia nel suo complesso, non è meno vero che in questo periodo il governo ha stanziato ingenti risorse pubbliche per sovvenzionare il settore privato e che un'altra parte ha continuato a essere sperperata da una gestione corrotta. Quasi 10 miliardi di dollari di sussidi pubblici sono stati trasferiti al settore privato attraverso la valuta estera; circa 20 miliardi di dollari sono scomparsi dall'industria petrolifera nazionale in uno dei più vergognosi scandali di corruzione del governo di Nicolas Maduro, ed è evidente l'arricchimento accelerato di alti funzionari pubblici, militari, imprenditori e proprietari terrieri. L'enorme divario di disuguaglianza sociale nel Paese è la prova più evidente di un governo che sta gestendo la crisi a vantaggio dei più potenti.

La repressione statale delle lotte operaie

La svolta neoliberista ha innescato una ripresa delle lotte del movimento operaio e sindacale venezuelano. In media, nel Paese si registrano 17 manifestazioni al giorno per rivendicazioni salariali e professionali. Le principali richieste dei lavoratori sono il riconoscimento del diritto a salari e pensioni pari al paniere di base, il ripristino dei contratti collettivi e la fine della criminalizzazione delle lotte dei lavoratori.

La risposta del governo e dell'apparato statale è stata la persecuzione, la repressione e il perseguimento delle lotte dei lavoratori. Sono stati accertati più di 100 casi di lavoratori e molti restano ingiustamente detenuti. Recentemente, due leader sindacali delle imprese di base della Guayana sono stati catturati e imprigionati mentre svolgevano azioni di protesta. Per giustificare questa azione illegale, i tribunali hanno emesso un'ingiunzione costituzionale a favore dell'azienda, vietando l'esercizio del diritto di sciopero e qualsiasi forma di protesta sindacale.

Le stesse pratiche repressive e intimidatorie le applicano contro i lavoratori dell'istruzione. Di fronte alla possibilità della convocazione di una sciopero nel settore, la Ministra dell'Istruzione del governo, ha minacciato gli insegnanti con licenziamenti collettivi e la loro sostituzione con lavoratori disoccupati o pensionati. Si tratta di uno stato capitalista che utilizza il ricatto della popolazione operaia disoccupata per rompere la solidarietà di classe e premere al ribasso i salari.

Come si vede, il confronto con l'imperialismo non esclude la lotta di classe all'interno del Paese.

Oggi il governo parla apertamente di un'alleanza strategica con le federazioni imprenditoriali e del ruolo dello Stato come mero agente regolatore al servizio degli interessi dei capitalisti. Questa euforia liberale dà libero sfogo all'azione predatoria dei proprietari terrieri, del capitale agrario e minerario sulle riserve naturali del Paese. La crisi ecologica dell'arco minerario della Guayana ne è uno degli esempi più drammatici. Questa stessa azione sta procedendo contro i diritti dei popoli indigeni: sfratto dalle loro terre, distruzione del loro habitat e repressione delle loro lotte di resistenza.
Come se non bastasse, la svolta reazionaria del governo del PSUV si esprime anche nelle sue alleanze con l'estremismo religioso. Il bilancio pubblico per il 2023 destina più risorse alla promozione di questi culti che allo sviluppo scientifico.

La giudiziarizzazione del PCV

L'attacco alla classe operaia ha significato anche l'imposizione di restrizioni alle libertà sindacali e all'esercizio del suo diritto democratico a organizzarsi in partiti politici legali

L'intervento giudiziario del Partito Comunista del Venezuela, avvenuto il 10 agosto con la sentenza illegale n. 1160, corrisponde a questo obiettivo di disarmare la classe operaia degli strumenti di lotta nel mezzo della brutale offensiva contro i suoi diritti.

Sull'assalto giudiziario contro il nostro partito, è importante che i partiti comunisti e operai del mondo conoscano le seguenti aberrazioni legali che contraddistinguono la sentenza:

La Camera Costituzionale del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) emette la sentenza n. 1160 in risposta a un ricorso presentato da un gruppo di persone non militanti del PCV, ossia, ha ammesso una richiesta presentata da persone che non avevano la qualità giuridica per agire in nome del PCV, e pertanto, viola la Legge Organica in materia costituzionale;

Il ricorso presentato da questi mercenari non conteneva prove che corroborassero la loro militanza nel PCV, e che dimostrassero la veridicità delle denunce formulate, cosa che vuol dire che il TSJ ha adottato una decisione senza nemmeno verificare i fatti;

A sua volta, la Camera Costituzionale ha negato il diritto costituzionale alla difesa del Partito Comunista del Venezuela, ignorando la memoria difensiva e le prove presentate dal PCV, violando in modo palese lo stato di diritto e il giusto processo;

Il TSJ ha designato una Giunta ad Hoc integrata da 7 persone non militanti del PCV per assaltare la personalità giuridica del partito, disconoscendo illegalmente il Comitato Centrale eletto dal XVI Congresso del PCV;

Questa giunta ad hoc è così formata: 3 militanti del PSUV, 1 militante del partito Somos Venezuela, 1 ex-candidato del partito UPP89 e 2 ex-militanti del PCV. A costoro si conferisce il potere di assumere i diritti legali del PCV e riorganizzare tutte le sue strutture a livello nazionale.

Come si può notare, la sentenza 1.160 è una completa aberrazione giuridica che non ha alcuna base nel diritto venezuelano. Siamo di fronte a un esercizio autoritario del potere statale per attuare la decisione politica della dirigenza del governo nel tentativo di distruggere il Partito Comunista del Venezuela.

L'usurpazione della personalità giuridica del partito permette a questi mercenari di usare la forza dello Stato per privare la vera leadership del PCV e i suoi militanti della sede e delle proprietà del partito. Non appena la sentenza è stata emessa, questi mercenari - con l'appoggio della dirigenza del PSUV - hanno proceduto alla formazione di nuove strutture dirigenziali regionali con la presenza di quadri intermedi del PSUV, comunità evangeliche e attivisti di altre organizzazioni subordinate al governo, mostra chiaramente che nessun militante del PCV sta partecipando alla loro farsa e che siamo di fronte a un'aggressione spregevole e vergognosa condotta dal governo.

Ciò ha una finalità chiara: distruggere la resistenza di classe dei lavoratori all'aggiustamento anti-popolare, indebolire le lotte per i salari e rivendicazioni lavorative e impedire il rafforzamento di una alternativa rivoluzionaria ai due blocchi della borghesia responsabile del disastro nazionale - quella che esercita il governo e quella formata dalle diverse opzioni della destra tradizionale.

Con l'assalto al PCV, la classe lavoratrice ha perso l'ultimo partito con status legale che gli rimaneva. Questo significa che gli hanno rubato anche il diritto di partecipare con candidature proprie, che rappresentino i propri veri interessi, nelle elezioni presidenziali del 2024 e quelle parlamentari del 2025. Il patto di élite ha compiuto così l'obiettivo di sequestrare i futuri processi elettorali per la partecipazione esclusiva dei partiti della borghesia.

La forma con cui è stato eseguito l'assalto del nostro partito, ha messo in chiaro il livello di disfacimento morale del PSUV nel disperato tentativo di contenere le lotte popolari e presentarsi come forza affidabile per gli interessi degli imprenditori e i monopoli imperialisti.

Ringraziamo i partiti comunisti e operai per le loro espressioni di solidarietà e li invitiamo a sostenere una campagna internazionale per chiedere la revoca della sentenza illegale n. 1160 e il ripristino dei diritti legali e democratici dell'autentica militanza del Partito Comunista del Venezuela.

Indipendentemente dalle divergenze che abbiamo nella caratterizzazione del governo del Venezuela e del PSUV, attentare contro il diritto di esistere di un Partito Comunista deve generare una risposta decisa e senza tentennamenti da parte del Movimento Comunista Internazionale. Il Piano d'Azione che abbiamo approvato nel 22° IMCWP dell'Avana, ci invita a "esprimere solidarietà con i comunisti che affrontano persecuzioni e proibizioni del libero esercizio dei loro diritti politici e sociali", ma anche a "realizzare campagne internazionali in solidarietà e appoggio alla lotta della classe operaia… nella sua giusta rivendicazione per il diritto alla sindacalizzazione, migliore salario e condizioni lavorative e i suoi diritti democratici".

Vi assicuriamo che i piani della borghesia e dei suoi partiti per distruggere il CPV non avranno successo. Falliranno come i tre precedenti tentativi della nostra storia, per la semplice ragione che la nostra politica è una genuina espressione degli interessi di una classe operaia che lotta per riconquistare i propri diritti.

Ci auguriamo che la nostra esperienza serva da lezione e insegnamento ai Partiti Comunisti e Operai del mondo. Come ben diceva Lenin, "tranne il potere, tutto è illusione".

Grandi sfide hanno davanti a sé i Partiti Comunisti e Operai in questi momenti decisivi della lotta di classe a livello mondiale. Sulla nostra posizione e ruolo, vogliamo solo ricordare una citazione di Marx ed Engels nel Manifesto del Partito Comunista:

"I comunisti si distinguono dagli altri partiti proletari solo per il fatto che da una parte essi mettono in rilievo e fanno valere gli interessi comuni, indipendenti dalla nazionalità, dell'intero proletariato, nelle varie lotte nazionali dei proletari; e dall'altra per il fatto che sostengono costantemente l'interesse del movimento complessivo, attraverso i vari stadi di sviluppo percorsi dalla lotta fra proletariato e borghesia. "

Viva l'internazionalismo proletario!


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