www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 04-03-24 - n. 893

Conferenza di Azione Comunista Europea: intensifichiamo la lotta per l'emancipazione delle donne, contro l'UE, il sistema di sfruttamento capitalista e le guerre imperialiste - Discorso di apertura del Partito Comunista di Grecia

Partito Comunista di Grecia (KKE) | eurcomact.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

26/02/2024

Gli interventi dei Partiti partecipanti alla conferenza

Discorso di apertura del Partito Comunista di Grecia

In occasione di questa teleconferenza, esprimiamo innanzitutto la nostra solidarietà con il popolo, le donne e i bambini della Palestina, che da mesi affrontano l'aggressione dello Stato assassino di Israele, spalleggiato da Stati Uniti, NATO e Unione Europea e con la partecipazione attiva della Grecia alla carneficina imperialista. Anche il popolo di Israele e i popoli del Medio Oriente sono vittime, vivono le conseguenze dei piani della borghesia di Israele e dei suoi alleati, mentre la miccia dell'escalation del conflitto imperialista è già accesa. Il KKE, insieme ai suoi nel movimento operaio e popolare e nella Federazione delle Donne di Grecia (OGE), ha intrapreso diverse azioni in solidarietà con tutti i popoli che vivono le conseguenze della guerra imperialista e anche per fermare il coinvolgimento della Grecia nei piani euro-atlantici.

La teleconferenza di oggi è anche un'occasione per esprimere la nostra solidarietà con la lotta dei contadini in difficoltà, che si stanno mobilitando in Grecia e in molti altri Paesi europei. Si sono sollevati contro la Politica agricola comune (PAC) dell'UE e la transizione "verde" che li sta distruggendo.

La nostra discussione odierna si svolge in un momento in cui l'UE e i governi degli Stati membri stanno intensificando l'attacco alla classe operaia e ai popoli. Le donne della classe operaia e degli strati popolari devono affrontare lo sfruttamento sul posto di lavoro e la mercificazione della salute, dell'istruzione e del welfare, che vengono considerati come un costo per il capitale. Allo stesso tempo, i giganti dell'economia godono di nuovi pacchetti di finanziamenti, privilegi e agevolazioni fiscali basati sul criterio della redditività e della competitività capitalistica, come nel caso del Fondo di ripresa dell'UE.

È importante che l'azione dei nostri partiti in questo periodo abbia un contenuto e una forma più specifica quando si rivolge alle donne di riferimento per noi dal punto di vista sociale e di classe, in modo da avere un impatto anche sui loro criteri di voto in vista delle elezioni europee.

Teniamo conto che si intensificherà il tentativo di tracciare false linee di demarcazione tra forze politiche borghesi "progressiste" e "conservatrici", tra partiti "democratici" e "di estrema destra". Tutto questo è inteso a nascondere l'odierna svolta reazionaria e la decadenza del capitalismo, per condizionare il pensiero delle donne e dei giovani in particolare.

Una risposta può essere data dalla concezione del partito comunista sull'emancipazione femminile che si oppone alle visioni oscurantiste e nazionaliste sull'istituzione della famiglia e sui ruoli sociali anacronistici di uomini e donne, riprodotti dalle forze di estrema destra. Le nostre posizioni sull'uguaglianza dei rapporti tra i sessi si oppongono anche a visioni irrazionali che arrivano a negare la realtà sociale oggettiva, la distinzione tra i sessi in base alle loro caratteristiche sociali storicamente formate, che non negano il sesso biologico.

Facce diverse della stessa moneta, per cercare di nascondere il fatto che nel quadro della divisione di classe e della discriminazione sociale, lo Stato borghese, il potere borghese - indipendentemente dal governo - non vuole né può garantire diritti sociali universali. La legge borghese, come quella delle precedenti società di sfruttamento, è diseguale.

Il nucleo della disuguaglianza delle donne rimane perché il capitale ha interesse a sfruttare la discriminazione contro le donne per intensificare lo sfruttamento capitalistico.

Più specificamente, l'UE e i governi borghesi degli Stati membri mirano ad aumentare il tasso di occupazione di uomini e donne. Secondo le loro stime, la ridotta partecipazione delle donne al lavoro salariato rispetto agli uomini "costa" alle economie capitaliste più di 370 miliardi di euro all'anno. In altre parole, riflette il fatto oggettivo che la forza lavoro salariale di donne e uomini è fonte di plusvalore, di profitto. L'aumento della partecipazione delle donne al lavoro sociale è visto come un prerequisito per migliorare la redditività dei monopoli europei nella loro competizione con quelli di Stati Uniti, Cina, Giappone, ecc.

La direzione specifica di integrare un maggior numero di donne soprattutto nel lavoro salariato viene attuata, anche se con contraddizioni. Non annulla gli alti tassi di disoccupazione e sottoccupazione femminile. Risulta poi influenzata dalle condizioni della riproduzione capitalistica, dalle disomogeneità dello sviluppo capitalistico in ogni Paese e tra gli Stati borghesi.

Su questa base, le istituzioni borghesi elaborano e promuovono una serie di misure sulla "conciliazione tra lavoro e vita familiare" per gestire le conseguenze dell'espansione del lavoro salariato femminile e della mancanza di sostegno alla maternità e alla famiglia.

Un aspetto chiave di questo attacco del capitale in tutti gli Stati capitalisti, come direzione di lunga data dell'UE, è la piena flessibilità dell'orario di lavoro giornaliero e settimanale. La flessibilità si applica anche al posto di lavoro, ad esempio sotto forma di telelavoro.

L'obiettivo è l'intensificazione del lavoro, in quanto i confini tra tempo di lavoro e tempo di non lavoro diventano sempre più labili. Tutto ciò influisce sul livello dei salari e delle pensioni delle donne.

Al giorno d'oggi, gli attuali orientamenti e le pratiche politiche dei governi borghesi includono una serie di misure volte a ripartire tra i due sessi il tempo trascorso fuori dal lavoro a causa delle responsabilità familiari.

Il vero motivo è la necessità dei monopoli di aumentare e attrarre forza lavoro di entrambi i sessi con competenze specifiche. Ad esempio, di fronte alla mancanza di un efficace sostegno sociale alle giovani donne per la procreazione nell'età più fertile, multinazionali del settore presentano la crioconservazione degli ovuli o la prospettiva dell'ectogenesi come una soluzione per mantenere le donne al lavoro nell'età produttiva e intensificare il loro sfruttamento. Oggi il potere capitalista utilizza le nuove conquiste scientifiche e tecnologiche non per migliorare le condizioni di lavoro e di vita, ma in una direzione reazionaria e antisociale per aumentare la redditività capitalista, nel contesto dell'automazione e della digitalizzazione dell'economia capitalista.

In una direzione simile si collocano le misure dell'UE e dei governi per l'uguaglianza sessuale, che hanno abolito le misure di protezione del corpo femminile sul posto di lavoro, come ad esempio il divieto di turni di notte per le donne nell'industria. Il motivo alla base di queste misure era quello di favorire le imprese capitalistiche. Il deterioramento delle misure di tutela della maternità sul posto di lavoro è legato al fatto che esse sono considerate un costo per lo Stato e per i datori di lavoro capitalisti. In sostanza, "uguaglianza" significa livellare verso il basso i diritti delle donne e degli uomini.

Cari compagni,
lo sviluppo del capitalismo nella sua fase imperialista, il dominio dei monopoli, l'inasprimento della concorrenza capitalistica e l'intensificazione dello sfruttamento capitalistico a livelli senza precedenti hanno sollevato nuove questioni sulle condizioni di riproduzione e di educazione della nuova leva della classe operaia.

La creazione di condizioni adeguate per uno sfruttamento più efficace dei lavoratori ha portato lo Stato borghese, soprattutto a metà del XX secolo, ad assumere un ruolo importante nell'educazione, nell'istruzione e nella formazione tecnica dei bambini e degli adolescenti, concentrandosi sulla produzione - fornendo conoscenze e imponendo l'ideologia borghese dominante. La scuola divenne obbligatoria e il lavoro minorile venne limitato.

A questo proposito, i governi borghesi di tutta l'UE e della Grecia stanno promuovendo misure per la cura dei bambini in età prescolare e degli anziani, adattate agli orari irregolari dei genitori. D'altra parte, negli ultimi decenni nella società capitalista, dove tutto viene comprato e venduto per sviluppare ulteriormente la redditività del capitale, assistiamo alla mercificazione dell'istruzione, della sanità, della sicurezza sociale e dei servizi di assistenza, mentre la responsabilità dello Stato viene ridotta, tra l'altro, aumentando l'onere per le donne della classe operaia e degli strati popolari.

Questi aggiustamenti avvengono attraverso contraddizioni e arretramenti, con il criterio di non impedire la riproduzione allargata del capitale sociale.

È per questo che i governi borghesi adattano le loro politiche in relazione alla famiglia in base alle esigenze dello Stato, alla fase del ciclo economico capitalista, alla portata delle migrazioni, ecc.

Ad esempio, la complessa sfida demografica e il miglioramento dei tassi di natalità in Grecia e in altri Paesi capitalisti preoccupa gli stati maggiori borghesi non dal punto di vista delle esigenze delle donne e degli uomini che vogliono procreare, ma dal punto di vista della riproduzione dello Stato-nazione, cioè in termini capitalistici.

Qualsiasi modernizzazione borghese non può risolvere le contraddizioni, comprese quelle relative alla posizione sociale delle donne e ai loro diritti sociali. In alcuni casi assistiamo anche a un arretramento, come confermano ad esempio le proibizioni del diritto all'aborto delle donne negli Stati Uniti e altrove.

Concetti e pratiche anacronistiche e patriarcali vengono riprodotti ancora oggi. Nella decadente arena capitalistica, i valori dell'individualismo, della competizione e del pensiero egoistico influenzano tutte le relazioni umane, comprese quelle interpersonali. Essi dominano l'intera società perché permangono le catene dei vincoli economici e sociali. Perché la formazione della percezione sociale di un fenomeno è determinata dai meccanismi di manipolazione ideologica e politica, che sono nelle mani della classe dominante-sfruttatrice.

È su questo terreno che si riproducono anche in Grecia le teorie che presentano il patriarcato come causa principale e primaria della discriminazione sociale contro le donne.

Il patriarcato viene presentato come un sistema indipendente, distaccato dai rapporti di sfruttamento della produzione e della distribuzione. La causa della discriminazione contro le donne è, come sostengono, il dominio degli uomini negli organi del potere borghese e in quelli delle società azionarie-capitalistiche, che nascondono il loro carattere di sfruttamento.

Tali teorie e pratiche politiche sottraggono le nuove forme di disuguaglianza delle donne dalle loro radici di classe. Cercano di nascondere il fatto che la sopravvivenza del capitalismo si basa anche sull'incorporazione di concetti reazionari precapitalistici, anche se questi concetti non si adattano alle leggi ferree dell'organizzazione capitalistica dell'economia e della società.

Ad esempio, gli sviluppi con la partecipazione di massa delle donne alla produzione sociale, anche in settori considerati a prevalenza maschile, si sono espressi tardivamente in cambiamenti nel diritto di famiglia, negli atteggiamenti relativi allo status sociale di donne e uomini.

Viviamo in un periodo in cui la fluidità della svolta reazionaria della società dello sfruttamento di classe domina e si riflette nelle relazioni tra i due sessi. Le percezioni sociali tradizionali, gli atteggiamenti sui ruoli sociali dei sessi e sulle relazioni tra di essi stanno cambiando in misura considerevole. In altre parole, si sta mettendo in discussione il ruolo sociale tradizionale delle donne come buone mogli che si prendono cura dei figli e il ruolo sociale tradizionale degli uomini, che erano visti solo come fornitori di denaro della famiglia. In questo contesto, sorgono nuovi scontri all'interno della famiglia, che rimane obbligata a riprodurre con i propri mezzi la forza lavoro di cui il capitale avrà bisogno in futuro.

Tutte le manifestazioni della vita sociale sono subordinate all'altare del profitto capitalistico. Il rapporto parentale, la procreazione umana, come nel processo di maternità surrogata, e persino la sessualità sono commercializzati, portando enormi profitti alle aziende, agli Stati, ai circoli criminali, legalmente o illegalmente.

Sulla concezione che il Partito ha del posto della donna nella società

La base per l'abolizione delle relazioni ineguali tra uomini e donne è la partecipazione delle donne al lavoro sociale. La condizione per l'emancipazione sociale delle donne è il rovesciamento dei rapporti di sfruttamento nella produzione e nella distribuzione.

Solo attraverso l'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo, l'instaurazione della proprietà sociale dei mezzi di produzione concentrati, viene spianata la strada per:

- La partecipazione universale delle donne al lavoro e agli organi del potere operaio rivoluzionario;

- l'uguaglianza tra i sessi nei rapporti interpersonali, nelle relazioni tra genitori e figli.

Solo il potere operaio rivoluzionario costituisce la base solida per sradicare i concetti anacronistici che sopravvivono dal passato. Lo Stato operaio può stabilire il nuovo contenuto rivoluzionario delle relazioni tra individuo e società su base paritaria.

Questo obiettivo sarà raggiunto:

- Attraverso il nuovo contenuto dell'intervento educativo, ideologico e culturale della società socialista-comunista;

- attraverso il contenuto creativo del contributo individuale al lavoro sociale.

Questo si riflette anche nelle elaborazioni del nostro Partito sull'uguaglianza di genere, sulla posizione della donna nella società socialista-comunista, attingendo all'esperienza del corso dell'edificazione socialista nel XX secolo.

Con questi contenuti, il nostro Partito si adopera per una maggiore partecipazione del popolo e in particolare delle donne operaie, alla lotta di classe, alla lotta politica, al Partito e alla Gioventù Comunista, alla loro promozione negli organi del Partito e del movimento sindacale. In questa direzione, la nostra azione nel movimento radicale delle donne in Grecia, nella Federazione delle Donne di Grecia (OGE), gioca un ruolo cruciale.

Come recita il nostro slogan: Intensifichiamo la lotta per l'emancipazione delle donne, contro l'UE, il sistema di sfruttamento capitalista e le guerre imperialiste.

Traiamo esperienza dalle parole di Lenin, di cui quest'anno ricorre il centenario della morte:

"La militarizzazione invade oggi tutta la vita sociale (...) Come reagiranno a questo le donne proletarie? (...) Diranno ai loro figli: «Presto sarai cresciuto. Ti daranno un fucile. Prendilo e impara a maneggiar bene le armi. È una scienza necessaria ai proletari: no, non per sparare su i tuoi fratelli, sugli operai degli altri paesi, come accade in questa guerra e come ti consigliano di fare i traditori del socialismo, ma per combattere contro la borghesia del tuo paese, per mettere fine allo sfruttamento, alla miseria e alle guerre, non con le pie intenzioni, ma piegando la borghesia e disarmandola». *

Note:

*) I. Lenin, Programma militare della rivoluzione proletaria "la rivendicazione del disarmo è l'espressione più chiara, risoluta e conseguente della lotta contro ogni militarismo e contro ogni guerra", Opere complete, vol. 23 [agosto 1916 - marzo 1917], Editori Riuniti, Roma, 1965, pp. 80-81


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.