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Azione Comunista Europea: La lotta dei comunisti contro il fascismo - Discorso di apertura PCTE

Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE) | eurcomact.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/05/2024

Azione Comunista Europea (ECA) - Incontro su: Conclusioni storiche dalle tattiche dei fronti antifascisti. La lotta contemporanea dei comunisti contro il fascismo - Discorso di apertura PCTE

Madrid, 11/05/2024

Cari compagni,

a nome del Comitato Centrale del Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna e di tutti i suoi membri, diamo il benvenuto a Madrid alle delegazioni dei Partiti Comunisti e Operai dell'Azione Comunista Europea e salutiamo calorosamente le delegazioni che partecipano a questo incontro dai loro Paesi.

Per il PCTE è un onore ospitare questo importante incontro organizzato per discutere un tema che, purtroppo, è tornato di attualità: la lotta al fascismo e la strategia dei partiti comunisti.

Quasi 88 anni fa, la città in cui si svolge questo incontro divenne la capitale mondiale della lotta antifascista. Migliaia di militanti comunisti furono in prima linea nella lotta antifascista della classe operaia e, con loro, migliaia di uomini e donne di diversi Paesi risposero all'appello dell'Internazionale Comunista e si unirono alla Brigata Internazionale, abbandonando tutto ciò che avevano.

Il Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna vuole approfittare di questo incontro per rendere un solenne omaggio ai "volontari per la libertà", protagonisti di uno dei più eroici esempi di internazionalismo proletario che la Storia abbia conosciuto.

L'attuale dibattito sul fascismo

Le attuali condizioni della lotta di classe richiedono che i Partiti Comunisti e Operai siano in grado di trarre conclusioni dalla lotta antifascista. Il tributo e il riconoscimento dell'eroica lotta comunista contro il fascismo non sono incompatibili con l'analisi critica della nostra esperienza storica.

Per il PCTE non c'è tributo più grande ai combattenti antifascisti di ieri che trarre le conclusioni necessarie per lottare oggi più efficacemente contro l'avanzata della reazione.

La nostra analisi si basa sulla comprovata tesi leninista secondo cui l'imperialismo, lo stadio più alto del capitalismo, tende alla reazione in tutti i campi. Come hanno denunciato i nostri partiti, il pericolo di una generalizzazione della guerra imperialista sta crescendo, stimolato dalle crisi cicliche del capitalismo e dall'inizio di una nuova fase della disputa interimperialista.

La borghesia di ogni Paese si riarma e stabilisce le proprie alleanze internazionali con l'obiettivo di migliorare la posizione dei propri monopoli nella lotta per lo sfruttamento politico ed economico del mondo, per il controllo dei mercati di esportazione, delle fonti di materie prime, delle sfere di influenza, degli investimenti di capitale e per il controllo delle vie di trasporto delle merci.

Questa disputa si manifesta anche a livello politico e ideologico. La borghesia di ogni Paese cerca di mobilitare la classe operaia a favore dello schieramento imperialista a cui appartiene. Ovunque crescono nazionalismo e sciovinismo, razzismo e xenofobia. In tutti i Paesi imperialisti e nelle unioni interstatali si sperimentano nuovi meccanismi di controllo e repressione, utilizzando le tecnologie più sofisticate e i più recenti progressi dell'intelligenza artificiale.

La reazione non si manifesta solo nel tentativo di subordinare la classe operaia alla rispettiva borghesia nel quadro della guerra imperialista. All'interno di ogni Paese, la borghesia cerca anche di disciplinare la classe operaia.

In questo quadro generale, emergono organizzazioni reazionarie e apertamente fasciste di ogni tipo, alimentate anche dall'impoverimento e dalla radicalizzazione di settori della piccola borghesia, che esprimono e si collegano agli interessi dei settori della borghesia che le sostengono attraverso i loro strumenti mediatici, amplificando la riproduzione dell'ideologia reazionaria e borghese all'interno della classe operaia. Nel frattempo, insieme all'anticomunismo ufficiale, stanno preparando forze d'urto per attaccare il movimento operaio di fronte a una prevedibile intensificazione della lotta di classe.

Dopo quasi 80 anni dalla Grande Vittoria Antifascista dei Popoli, i fatti confermano che i Partiti Comunisti e Operai sono obbligati a prepararsi a nuovi e più duri scenari nella lotta di classe. Il nazifascismo è stato sconfitto 79 anni fa, ma non il sistema capitalista che lo ha generato e dal quale è completamente inseparabile.

La caratterizzazione del fascismo e la tattica dei fronti popolari

Le condizioni che il Movimento Comunista Internazionale dovette affrontare dopo la Seconda Guerra Mondiale impedirono un dibattito rigoroso sull'esperienza della lotta antifascista.

La dissoluzione dell'Internazionale Comunista, le politiche di accerchiamento imperialista dell'Unione Sovietica e dei Paesi che stavano costruendo il socialismo, lo sviluppo e l'aggravarsi della crisi del Movimento Comunista Internazionale hanno impedito, a nostro avviso, di giungere ad alcune conclusioni oggi improcrastinabili.

All'interno del Movimento Comunista Internazionale, la caratterizzazione del fascismo approvata dal VII Congresso dell'Internazionale e la tattica dei fronti antifascisti o dei fronti popolari si fossilizzarono. I partiti comunisti, mutati in socialdemocratici dopo il trionfo della controrivoluzione, oggi rispolverano i vecchi manuali e subordinano la classe operaia alla borghesia.

Di fronte all'avanzata della reazione e alla rinascita del fascismo, invitano la classe operaia all'unità antifascista e a formare ampi fronti con settori della cosiddetta borghesia democratica con cui, in molti casi, come nel caso della Spagna, collaborano in un governo imperialista che difende l'Unione Europea e la NATO, che non esita a intensificare lo sfruttamento subito dai lavoratori e a reprimere la loro lotta con la forza, come richiede il padronato in ogni momento.

In Spagna questa posizione è difesa, in un modo o nell'altro, da Podemos, Sumar, Sinistra Unita, PCE e PSOE. Si appellano alla memoria antifascista della classe operaia e del popolo per rafforzare la loro subordinazione alla politica borghese, mentre tutti hanno gestito o gestiscono gli interessi della borghesia dal governo spagnolo.

Affrontare con successo questi piani, in difesa dell'indipendenza organizzativa, politica e ideologica della classe operaia, richiede che i Partiti Comunisti e Operai approfondiscano oggi una serie di dibattiti che il nostro Partito riassume come segue:

- La caratterizzazione del fascismo approvata dal VII Congresso dell'Internazionale Comunista. Il nostro Partito ritiene sbagliato separare la borghesia in due sezioni, una reazionaria e l'altra democratica, nascondendo il ruolo che la borghesia svolge come classe dominante all'interno della formazione sociale capitalista. A questo proposito, vale la pena ricordare che nel corso degli anni l'Internazionale Comunista ha utilizzato diverse caratterizzazioni del fascismo.

- In conseguenza di ciò, il nostro Partito ritiene che la tattica dei fronti popolari o antifascisti abbia significato, in molti casi, una rinuncia alla questione del potere, che ha poi influenzato l'orientamento dei partiti comunisti e ha portato a un rafforzamento dell'opportunismo e della socialdemocrazia.

Il PCTE si è sforzato di analizzare la storia della lotta comunista in Spagna che i partiti fraterni conoscono e le cui conclusioni abbiamo trasmesso in varie riunioni del Movimento Comunista Internazionale e che, in gran parte, sono state incorporate nel nostro Manifesto-Programma.

Il Fronte Popolare in Spagna e le conclusioni del PCTE

La proclamazione della Seconda Repubblica, il 14 aprile 1931, segnò un cambiamento nella forma della dominazione capitalista. I settori più dinamici della borghesia intrapresero un'opera di modernizzazione volta a riorganizzare il potere borghese, cercando di allineare il capitalismo spagnolo ai Paesi più avanzati.

I settori della classe dirigente i cui interessi si scontrarono con le riforme intraprese, una volta terminato il periodo noto come "Due anni neri" (dal novembre 1933 al febbraio 1936), risposero alla vittoria elettorale del Fronte Popolare, nel febbraio 1936, abbracciando la soluzione fascista. Essi ebbero l'appoggio esplicito delle potenze nazifasciste e la complicità delle potenze capitalistiche democratiche, timorose della forza dimostrata dalla classe operaia, che aveva già tentato di prendere il potere nell'ottobre 1934.

La guerra rivoluzionaria nazionale della classe operaia e del popolo spagnolo contro il fascismo e l'intervento straniero fu la prima battaglia della Seconda Guerra Mondiale. Si trattava di una guerra imperialista il cui scoppio era stato previsto dall'Internazionale Comunista dopo la grande crisi di sovrapproduzione e accumulazione di capitale che, a partire dal crollo della borsa del 1929, si sviluppò nella prima metà degli anni Trenta. Come era accaduto nella Prima Guerra Mondiale, i diversi governi continuarono le loro politiche monopolistiche attraverso una nuova guerra di saccheggio che avrebbe portato a una nuova divisione del mondo.

Come sarebbe accaduto anni dopo ad altri partiti comunisti e operai, il PCE e l'Internazionale Comunista non riuscirono a formulare una strategia che collegasse correttamente la lotta armata contro il fascismo con la questione del potere.

La questione principale da risolvere dopo il colpo di Stato del 18 luglio 1936 non era il tipo di dominio capitalista preferibile per la classe operaia - democratico o fascista - ma il carattere di classe del potere. Nella Spagna repubblicana si verificò una situazione rivoluzionaria, ma la borghesia, attraverso i partiti repubblicani, il PNV, l'ERC e il PSOE, riuscì a mantenere il potere in condizioni di guerra.

La cosiddetta "borghesia democratica", come le potenze capitalistiche democratiche, aveva ben chiaro fin dall'inizio della guerra il proprio carattere di classe. Lo dimostrarono i vari governi di Gran Bretagna, Francia e degli altri Paesi che siglarono il criminale "patto di non intervento". Anche i governi basco e catalano, che hanno negoziato con altre potenze capitaliste per raggiungere una "pace separata", e persino il Presidente della Repubblica.

Isolato dalla borghesia, che aveva la stretta collaborazione di socialdemocratici, trotzkisti e anarchici all'interno del movimento operaio, la determinazione del PCE a resistere fino alle ultime conseguenze e il rischio di un esito rivoluzionario nelle fasi finali della guerra portarono infine al colpo di Stato di Casado, che concluse quasi tre anni di lotta eroica.

Il Partito non si era preparato a continuare la lotta in condizioni di clandestinità. Nonostante gli sforzi compiuti dall'Internazionale Comunista, dall'esperienza spagnola dopo la sconfitta nella guerra rivoluzionaria nazionale non furono tratte conclusioni per continuare e guidare la lotta per il potere dei partiti che affrontavano il fascismo.

La lotta antifascista fu separata dalla lotta per il socialismo-comunismo, con il pretesto di stringere un'alleanza con i settori "democratici" della borghesia. Questo errore strategico avrebbe avuto gravi conseguenze per quei partiti comunisti nei cui Paesi la vittoria antifascista non aveva visto la partecipazione diretta dell'Armata Rossa.

Alcuni aspetti della lotta contemporanea dei comunisti contro il fascismo

Sulla base della nostra analisi, il nostro partito propone all'Azione Comunista Europea di approfondire le seguenti questioni:

- Il rapporto intrinseco tra capitalismo monopolistico e fascismo. È necessario che i nostri partiti approfondiscano lo studio comune della nostra storia e caratterizzino correttamente il fenomeno della reazione e del fascismo, una delle cui manifestazioni specifiche è l'anticomunismo.

- La necessità di rafforzare l'indipendenza organizzativa, politica e ideologica della classe operaia. Riteniamo che questo sforzo implichi l'opposizione comunista alla partecipazione ai governi borghesi, alla partecipazione dei nostri Paesi alle diverse alleanze imperialiste (Unione Europea, NATO, ecc.); non scegliere da che parte stare nella guerra imperialista e rafforzare l'analisi di classe della guerra; non scendere a compromessi con le diverse fazioni della borghesia con il pretesto dell'unità antifascista.

- La necessità di far crescere i partiti comunisti attraverso il loro radicamento nella classe operaia, in particolare in quella industriale, e la loro organizzazione nelle aree produttive. Solo attraverso la ricomposizione dell'organizzazione operaia è possibile proiettare un'egemonia proletaria che affronti e neutralizzi tutti i rischi di estensione e promozione delle tendenze reazionarie e fasciste a livello sociale.

- La necessità di rafforzare l'unità della classe operaia definendo una politica specifica nei confronti della classe operaia migrante, rafforzando la lotta contro il razzismo e contro le organizzazioni e le correnti che cercano di promuovere la divisione con diversi pretesti.

- La necessità di preparare i nostri partiti a nuove e più difficili condizioni nella lotta di classe. Riteniamo essenziale unire le forze per superare la crisi che sta attraversando il Movimento comunista internazionale. Dobbiamo unire gli sforzi per rafforzare l'internazionalismo proletario e la solidarietà tra i popoli.

Per il PCTE, la lotta antifascista è inseparabile dalla lotta per il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo e deve essere collegata, in ogni momento e luogo, alla necessità di costruire il socialismo-comunismo. Solo così la minaccia fascista finirà. Solo così possiamo garantire che non passeranno!


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