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Azione Comunista Europea: La lotta dei comunisti contro il fascismo - Contributo del KKE

Partito Comunista di Grecia (KKE) | eurcomact.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/05/2024

Azione Comunista Europea (ECA) - Incontro su: Conclusioni storiche dalle tattiche dei fronti antifascisti. La lotta contemporanea dei comunisti contro il fascismo - Contributo del KKE

Madrid, 11/05/2024

Cari compagni,

Negli scorsi mesi i media borghesi europei hanno sollevato un polverone prevedendo che i risultati elettorali delle forze nazionaliste e perfino di quelle fasciste siano destinati a schizzare alle stelle in occasione delle imminenti elezioni. Così, i vari partiti socialdemocratici borghesi dei Paesi UE, per esempio in Germania e altrove, esortano ora a votare a favore delle politiche «europeiste e progressiste» alle elezioni europee, allo scopo di fermare l'ascesa dell'estrema destra e del fascismo...

La loro ipocrisia è manifesta! È stato anche con il loro sostegno che in anni recenti, in diversi Paesi europei - per esempio i Paesi baltici, la Polonia, l'Ungheria, la Bulgaria e l'Ucraina - si sono demoliti monumenti antifascisti ed eretti monumenti alle Waffen-SS naziste, sono stati vietati partiti e simboli comunisti e si è riscritta la storia a vantaggio dei capitalisti - i principali sponsor del fascismo durante tutta la storia mondiale.

Per di più, ormai da anni il Consiglio d'Europa, l'UE e il Parlamento europeo vanno vomitando il loro anticomunismo attraverso una serie di risoluzioni che mirano a equiparare il comunismo al fascismo - il che significa di fatto giustificare il fascismo. E anzi, l'UE ha perfino tentato di cancellare sul piano semantico la Giornata della Vittoria Antifascista dei Popoli, il 9 maggio, ribattezzandola «Giornata dell'Europa».

E ancora, mentre in Ucraina si combatte una guerra imperialista, vi sono forze che invocano la «lotta antifascista» e la linea dei «fronti antifascisti» fatta propria dal VII Congresso del Comintern soltanto per nascondere agli occhi del popolo le vere cause della guerra. E ciò avviene in un momento in cui il battaglione neonazista Azov, che i leader dell'UE presentano più o meno come il difensore della libertà e della democrazia, combatte nello schieramento ucraino, e gruppi neonazisti come «Rusich» e la «Legione Imperiale Russa», presentati come difensori dei valori del «mondo russo», combattono nello schieramento russo.

Alla luce di tutto questo, la questione che stiamo discutendo oggi è particolarmente importante. L'incontro di oggi della European Communist Action ci offre l'occasione per sottolineare alcune conclusioni utili - a nostro avviso - che il KKE ha tratto dal suo studio della storia, nonché per illustrare alcuni aspetti dell'esperienza contemporanea e alcune valutazioni relative alla lotta contro il fascismo:

1. La ricorrenza del 9 maggio, che abbiamo commemorato di recente in occasione del 79° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, non è affatto la «Giornata dell'Unione Europea» come hanno tentato di imporre negli ultimi anni gli esponenti della costruzione reazionaria che è l'UE. È la Giornata della Grande Vittoria Antifascista dei Popoli, la grandiosa epopea dell'Armata Rossa e del popolo sovietico, nonché dei movimenti della Resistenza in Europa, in cui i partiti comunisti ebbero un ruolo d'avanguardia e decisivo.

2. I comunisti rendono omaggio a tutti coloro che presero le armi per combattere; a tutti coloro che si sacrificarono, che furono torturati, imprigionati ed esiliati; a tutti coloro che combatterono in ogni modo contro l'Asse imperialista e nazifascista formato da Germania, Italia, Giappone e dai loro alleati. Il KKE è orgoglioso di essere stato l'anima, la linfa vitale e la guida dell'eroica lotta del Fronte di Liberazione Nazionale (EAM), dell'Esercito Popolare di Liberazione Greco (ELAS), dell'Organizzazione Panellenica Unita dei Giovani (EPON) e di altre organizzazioni nate dall'EAM, nonché delle migliaia di suoi militanti che, con azioni e sacrifici eroici, scrissero alcune delle pagine più splendide della storia del partito e contribuirono all'esito vittorioso della guerra.

3. Il fatto che l'Unione Sovietica e i movimenti partigiani abbiano combattuto il fascismo non altera il fatto che la seconda guerra mondiale, così come la prima, sia stata una guerra imperialista. Essa costituì il culmine della competizione per la spartizione dei mercati e delle sfere di influenza, inaspritasi in una situazione di crisi del capitalismo. Quando le contraddizioni dei monopoli, che si scontrano nella ricerca del profitto, non possono più essere risolte da fragili compromessi nel quadro della «pace» imperialista, devono essere risolte mediante la guerra.

Il grembo che partorì la prima e la seconda guerra mondiale e le guerre combattute nei decenni del secondo dopoguerra, fino ad arrivare agli odierni conflitti in Ucraina e in Medio Oriente è sempre lo stesso. E quel grembo sono i rapporti di produzione capitalisti, il sistema capitalista nella sua fase imperialista. In questo contesto, le classi borghesi utilizzano anche le forze nazionaliste e perfino fasciste per i loro piani di guerra, come dimostrano i nostalgici di Bandera e il Battaglione Azov in Ucraina, o l'«Istituto Superiore di Politica» del filosofo fascista Ivan Ilyin recentemente istituito in una grande università statale della capitale russa.

4. Nel secondo conflitto mondiale, le uniche guerre giuste furono quella dell'URSS, che combatteva in difesa del potere socialista dei lavoratori, e quella dei movimenti della Resistenza che lottavano contro l'occupazione fascista e per la sopravvivenza e il benessere dei loro popoli.

Ingiusta e imperialista fu invece la guerra della Gran Bretagna, degli USA e delle potenze su cui gravavano le responsabilità dell'ascesa e del predominio del fascismo in Germania, perché mirava a conservare e ad ampliare il ruolo che queste potenze si erano assicurate nell'ambito del sistema imperialista grazie alla loro vittoria nella prima guerra mondiale. Per contro, anche l'Asse fascista combatté una guerra imperialista e ingiusta, in quanto aspirava a ribaltare i rapporti di forza creatisi dopo il primo conflitto mondiale. Le due alleanze imperialiste rivali erano in competizione tra loro per accaparrarsi profitti e interessi geo-strategici. Entrambe si macchiarono di grandi crimini contro l'umanità. Per esempio, l'Asse fascista condusse esecuzioni ed epurazioni di massa, ma d'altro canto USA e Gran Bretagna bombardarono Dresda e impiegarono armi nucleari a Hiroshima e a Nagasaki - non per necessità militari di sorta, ma soltanto a titolo di ammonimento per l'URSS, nel tentativo di imporre i propri piani politici sugli sviluppi postbellici.

La conclusione per cui tutte le potenze borghesi che parteciparono al secondo conflitto mondiale condussero una guerra ingiusta deve essere pienamente assimilata dal movimento comunista internazionale! Questo è particolarmente importante oggigiorno, quando varie potenze borghesi si mascherano sotto il mantello dell'«antifascismo» nel tentativo di celare i loro veri obiettivi predatori nella guerra imperialista - questa guerra in cui l'asse imperialista euro-atlantico (USA, NATO, UE) si scontra con l'asse imperialista euro-asiatico in via di formazione tra Cina, Russia e i loro alleati, utilizzando la borghesia ucraina (che ha storicamente rivendicato il ruolo svolto dai collaborazionisti ucraini al fianco dei nazisti) come punta di diamante.

5. Il fascismo è una delle forme politiche assunte dal potere capitalista. All'indomani della prima guerra mondiale e di fronte all'influenza esercitata dalla vittoriosa Rivoluzione Socialista d'Ottobre, le borghesie tedesca e italiana dovettero fronteggiare un movimento comunista, operaio e popolare sempre più forte che sfidò il loro potere con la rivoluzione del 1918-1919 in Germania e le occupazioni di massa delle fabbriche del Nord Italia durante il Biennio Rosso (1918-1920). Parallelamente, la borghesia tedesca, tra i principali sconfitti del conflitto appena terminato, e la borghesia italiana, che pur essendone uscita vittoriosa riteneva di essere stata truffata nella spartizione postbellica del bottino dell'imperialismo, tentarono di alterare dinamicamente i rapporti di forza. In tale contesto, il fascismo e il nazismo furono scelti come la forma del loro potere politico più adatta per eliminare il nemico di classe in patria e per condurre la guerra contro altri Stati capitalisti all'esterno.

La principale differenza che contraddistingue la forma politica fascista del potere capitalista consiste nel coinvolgimento attivo e di massa delle forze popolari al servizio dei piani reazionari del potere capitalista stesso. Questo coinvolgimento non fu necessario ai vincitori del conflitto precedente, i quali, grazie ai super-profitti dell'imperialismo, ebbero modo di assicurare il consenso delle forze popolari e operaie al potere capitalista forgiando alleanze con i loro settori medi e comprando l'appoggio dell'aristocrazia operaia.

Non esistono altre differenze di sorta. Le peculiarità del fascismo e del nazismo non possono essere ricollegate soltanto alla cessazione delle procedure parlamentari, una caratteristica che si riscontra in tutti i regimi dittatoriali borghesi. Tanto più che sia il fascismo sia il nazismo esordirono nell'ambito di parlamenti borghesi. Né si può ravvisare l'essenza specifica del fascismo e del nazismo nella repressione senza precedenti con cui essi colpirono i movimenti operai, popolari e comunisti - che è un tratto comune non soltanto alle dittature borghesi, ma anche ai regimi parlamentari.

Vogliamo ricordare qui che nei suoi 105 anni di storia il KKE ha affrontato terribili persecuzioni da parte dei regimi borghesi, ora dittatoriali e ora caratterizzati dalle forme della democrazia parlamentare. Per intenderci: così come in Grecia nel 1939 il regime dittatoriale di Metaxas creò la cosiddetta Amministrazione Provvisoria del KKE, formata da informatori, nel tentativo di sferrare un colpo al KKE, oggi il socialdemocratico Maduro, che pretende di parlare nel nome del «socialismo del XXI secolo», sta attaccando il Partito Comunista del Venezuela (PCV) e ha creato un falso PCV, riconosciuto ufficialmente dallo Stato borghese.

Nemmeno lo sfruttamento di altri popoli può essere identificato come una caratteristica peculiare del fascismo e del nazismo, dato che la tradizione parlamentare della Francia e dell'Inghilterra costituì l'altra faccia del colonialismo. Perfino il razzismo, che caratterizzò il nazismo anche se non il fascismo, non si riscontra soltanto nei regimi fascista e nazista. L'ideologia della «civilizzazione» delle razze inferiori costituì il mantello ideologico del colonialismo, e perfino nel dopoguerra molti Stati capitalisti membri dell'Unione Europea, in particolare la Gran Bretagna, intrattennero stretti rapporti con il regime sudafricano dell'apartheid.

I tratti che accomunano il fascismo ad altre forme politiche dimostrano che la lotta antifascista rimane incompleta se non mira al rovesciamento del potere capitalista.

6. Il VII Congresso del Comintern adottò la strategia dei Fronti Popolari Antifascisti, che sia prima sia dopo la seconda guerra mondiale parteciparono ad alcuni governi nel quadro del capitalismo - nel primo periodo come strumento di difesa contro l'ascesa del fascismo, e nel secondo come forma di transizione al potere dei lavoratori.

Prima della guerra i partiti comunisti, nell'ambito di questi fronti, tentarono di cooperare con le forze politiche socialdemocratiche, e perfino con quelle democratico-borghesi, allo scopo di isolare le forze borghesi fasciste e di impedire che esse prendessero il sopravvento in tutti i Paesi. Contemporaneamente, in quella fase la maggior parte dei partiti comunisti si concentrò esclusivamente sulla lotta contro le forze fasciste, e in tal modo essi non si limitarono a non scendere in campo contro le potenze borghesi e gli Stati capitalisti che partecipavano allo sfruttamento della classe operaia e alla guerra, ma crearono nei lavoratori e nel popolo l'idea che tali forze fossero antifasciste. Inoltre, mentre il conflitto infuriava, i partiti comunisti cercarono di preparare una collaborazione postbellica - anche di governo - con queste forze. In tal modo, i partiti comunisti non seppero collegare la lotta armata di liberazione antifascista alla lotta per la conquista del potere da parte dei lavoratori.

Un esempio tipico è offerto dal nostro Paese, la Grecia, che ottant'anni fa fu liberato dalle truppe naziste grazie alle splendide vittorie dell'Armata Rossa, nonché all'insostituibile contributo del movimento armato di resistenza antifascista e di liberazione e delle sue organizzazioni, quali il Fronte di Liberazione Nazionale (EAM), l'Esercito Popolare di Liberazione Greco (ELAS) e molte altre organizzazioni di massa e di resistenza armata, create su iniziativa del KKE. E tuttavia, nonostante questo magnifico movimento di massa e di resistenza armata e malgrado nel periodo della liberazione, nell'ottobre del 1944, si fossero create in Grecia le condizioni per una situazione rivoluzionaria - cioè una situazione in cui il potere borghese era scosso, in un contesto di crisi economica e politica generale e di debolezza dell'apparato repressivo e delle istituzioni di governo nelle mani della borghesia greca - il movimento operaio e popolare non trionfò. E questo fu dovuto in parte al fatto che il nostro partito non trasformò la lotta armata di liberazione e la lotta antifascista in una rivoluzione socialista in modo consapevole e pianificato; al contrario, si bloccò sulla linea dell'unità nazionale e della formazione di un governo delle forze antifasciste. In tal modo offrì alla borghesia (che di fronte al timore di perdere il suo potere lasciò cadere le sue vecchie divisioni tra filo-britannici e filo-tedeschi) e ai suoi alleati angloamericani l'opportunità per sferrare una massiccia offensiva politico-militare contro il KKE e contro il movimento operaio, mirante a consolidare il traballante potere borghese. Nel quadro di questo assalto, le cosiddette forze democratiche borghesi non esitarono a servirsi di ex-collaboratori dei nazisti. L'eroica lotta dell'Esercito Democratico Greco (DSE), pur protraendosi per tre anni, non riuscì a sventare questo complotto.

Ma anche nei Paesi europei in cui la linea dei fronti antifascisti si tradusse nella partecipazione dei partiti comunisti ai governi di coalizione postbellici, non soltanto tale partecipazione non costituì il primo passo verso la transizione al potere dei lavoratori, ma fu anzi utilizzata per garantirsi il consenso delle forze operaie e popolari più avanzate nella fase di consolidamento del potere capitalista. Dopo di che, i partiti comunisti furono ovunque estromessi dai governi.

7. È importante capire perché oggi in tutta Europa, e in alcuni casi anche altrove, il sistema borghese ricorra a questo tipo di «stampelle» nazionaliste, razziste e fasciste per rimettersi in piedi. Questo è un fatto innegabile, dal momento che il sostegno finanziario fornito a queste forze dal capitale e dai suoi apparati repressivi quali la polizia e le forze armate e la promozione di queste forze da parte dei grandi media borghesi, che le spacciano per organizzazioni «anti-sistema», sono sotto gli occhi di tutti.

Appare quindi evidente che queste forze vengono sfruttate dalle rispettive borghesie sia come scherani del sistema, sia come arma contro il movimento operaio e popolare. L'idea - diffusa anche all'interno del movimento comunista internazionale - che il fascismo venga «esportato» dagli Stati Uniti, descritti come potenza fascista o filo-fascista, è totalmente infondata ed errata.

8. A tale riguardo dobbiamo ricordare che il KKE, studiando la storia del Comintern, è giunto alla conclusione che la distinzione degli Stati del sistema imperialista internazionale tra «fascisti»/«guerrafondai» da un lato e «democratici»/«pacifici» dall'altro, che fu fatta propria dal Comintern prima della seconda guerra mondiale, era falsa e dannosa. Oggi alcune forze all'interno del movimento comunista internazionale stanno ritornando a questa falsa distinzione, che mette in ombra sia la natura classista dei regimi borghesi sia la causa dell'ascesa e del rafforzamento delle correnti fasciste, che risiede nel capitalismo monopolista in quanto tale e nel perseguimento degli interessi del capitale in ciascun Paese. Il KKE ha tratto un insegnamento dalla storia e non condivide questo approccio che pretende di dividere le forze imperialiste in «cattive» (cioè «fasciste» o «neofasciste») e «buone», né condivide, naturalmente, gli appelli a formare «fronti antifascisti» privi di una dimensione di classe, cioè alleanze non basate su criteri sociali e di classe, ma aperte a tutte le «persone oneste e progressiste», come alcuni ci esortano a fare. Simili approcci e appelli non possono che condurre il movimento comunista e la classe operaia alla smobilitazione, alla rinuncia alla loro missione storica e all'elaborazione di una linea mirante alla presunta depurazione dell'imperialismo dalle «forze fasciste». Queste posizioni, inoltre, forniscono un alibi alle forze borghesi sedicenti democratiche e pacifiste.

9. Allo scopo di giustificare l'approccio distorto descritto sopra, si parla molto e a sproposito della definizione di fascismo formulata da G. Dimitrov al VII Congresso del Comintern, ovvero «l'esplicita dittatura terrorista degli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario». Noi riteniamo che il VII Congresso abbia tracciato una distinzione assoluta tra il «potere» del capitale finanziario e gli interessi del capitale industriale. Analogamente, esso tracciò una distinzione assoluta tra gli Stati fascisti e gli Stati capitalisti democratici. In conseguenza di questa distinzione, l'alleanza tra il movimento operaio e comunista e parte dei poteri e degli Stati borghesi fu elevato al rango di ideologia, e come abbiamo visto questo indebolì la preparazione di classe alla lotta contro la classe avversa.

Oggi alcuni di coloro che fanno riferimento in modo strumentale a questa definizione del fascismo ignorano che l'Internazionale Comunista, prima di adottarla, ne aveva elaborata un'altra nel suo Programma del 1928, in cui, tra le altre cose, si osservava che «In presenza di particolari condizioni storiche, la traiettoria di questa offensiva borghese, imperialista e reazionaria assume la forma del fascismo»; le caratteristiche del fascismo, inoltre, furono descritte nei particolari nella Risoluzione sulla Situazione Internazionale formulata dal VI Congresso dell'Internazionale Comunista (1928). Costoro ignorano inoltre che la famosa definizione di Dimitrov del 1935 fu formulata in circostanze storiche ben diverse, quando l'URSS, dal canto suo, stava tentando di creare una frattura tra le potenze imperialiste e di trarre vantaggio dalle loro contraddizioni. Questa definizione viene quindi utilizzata oggi prescindendo dalle circostanze storiche che ne determinarono la genesi, e viene applicata in modo meccanico e non scientifico alla situazione attuale, in cui l'URSS non esiste più e la situazione venutasi a creare in Cina non è minimamente coerente con i principi del socialismo. Oggi siamo di fronte a una superpotenza capitalista in competizione con gli USA per la supremazia nel sistema imperialista internazionale.

10. Oggi come ieri, a spianare la strada all'emergere e allo sviluppo delle forme fasciste non sono soltanto le forze di destra, ma anche quelle della socialdemocrazia, che propugnano la teoria anti-storica degli «opposti estremismi», cioè l'inaccettabile equiparazione del comunismo al fascismo. In tal modo queste forze mirano non soltanto a scagionare il capitalismo dai crimini del nazifascismo, ma addirittura ad attribuire tali crimini al movimento comunista, l'unica forza che ha combattuto il nazifascismo con tenacia e abnegazione.

Inoltre, la disillusione delle forze popolari prive di una coscienza politica elevata di fronte alle promesse tradite dai partiti di destra e socialdemocratici al governo, in un contesto caratterizzato dall'assenza di partiti comunisti forti e di grandi lotte operaie, favorisce la ripresa politica delle forze nazionaliste, razziste e perfino fasciste. Ciò avviene in modo particolarmente marcato nel contesto di generalizzata distruzione dei ceti medi e bassi che caratterizza l'attuale fase di crisi del capitalismo, crescente povertà, disoccupazione e deterioramento dei partiti parlamentari borghesi. È allora che la borghesia si serve a più livelli dei partiti nazisti come di avamposti al servizio dei suoi interessi. Sfrutta cioè le attività dei nazisti che, in nome di un nazionalismo estremista e di una presunta «solidarietà», irretiscono le forze popolari, i disoccupati e i ceti piccolo-borghesi in rovina allo scopo di cooptarli.

11. Oggi a spianare la strada alle forze fasciste e a contribuire a «ripulirle» sono anche le forze «comuniste» opportuniste che, nel nome del «ripristino della sovranità del Paese» minacciata dall'UE, come nel caso dell'Italia, o della «lotta contro il fascismo esportato dagli USA», come nel caso della Russia, dialogano o collaborano con forze succubi del fascismo.

12. Negli scorsi decenni il KKE ha fronteggiato e continua a fronteggiare varie formazioni fasciste che sfruttano l'ideologia criminale nazionalista e nazionalsocialista per camuffare le loro azioni omicide contro immigrati, sindacalisti, militanti comunisti e altri. Un esempio è l'organizzazione fascista «Alba Dorata», che ha tentato di riesumare la tattica nazista delle «squadre d'assalto» alternando le azioni di questo tipo all'attivismo politico. Stiamo parlando di un gruppo fascista che, dopo la caduta della dittatura militare degli anni Settanta, mantenne contatti con i suoi principali leader e con altri gruppi di nazionalisti di estrema destra, propugnando un volgare anticomunismo, il razzismo e l'odio per il movimento operaio. Costoro stabilirono stretti contatti con l'esercito, la polizia e i servizi segreti, e misero in atto attacchi terroristici, piazzando ordigni esplosivi presso sedi del KKE e di altri partiti e organizzazioni giovanili, librerie e cinema in cui venivano proiettati film sovietici e antifascisti. Negli anni Ottanta «Alba Dorata» iniziò a operare in modo più organizzato, intensificando le sue aggressioni e intimidazioni, per esempio contro immigrati e studenti. Con il precipitare della profonda crisi del capitalismo del 2008-2009, «Alba Dorata» si trasformò da movimento marginale in forza di primo piano. Le successive misure antipopolari introdotte dai vari governi determinarono un importante rimescolamento del sistema politico borghese, sia nel campo socialdemocratico, con l'ascesa di SYRIZA e il crollo del PASOK, sia nell'estrema destra.

I nazisti di «Alba Dorata» sfruttarono le conseguenze della crisi per stabilire contatti con i ceti medi colpiti dalla crisi, nonché con settori impoveriti della classe operaia che non avevano creato legami o rapporti con il movimento operaio organizzato di classe e con il movimento sindacale. Tuttavia, la trasformazione di «Alba Dorata» da forza marginale in elemento centrale sulla scena politica non sarebbe stata possibile senza il sostegno di potenti settori della borghesia e del suo apparato statale. «Alba Dorata» veniva presentata alla popolazione come una «forza anti-sistema» che lottava contro i «mali» della società e desiderava il meglio per la gente. Nelle manifestazioni degli «indignati» comparvero slogan reazionari, fortemente promossi dai media borghesi, come «basta con i partiti» o «basta con i sindacati», che fornirono copertura politica ad «Alba Dorata». In tal modo, il sistema borghese sfruttò «Alba Dorata» contro le forze della lotta di classe organizzata e allo scopo di proteggere aggressivamente gli interessi della borghesia a spese dei lavoratori - schierandosi contro gli scioperi e a favore di ulteriori tagli salariali e dell'abolizione degli appalti, per esempio allo scopo di convincere gli armatori «a costruire le loro navi in Grecia». Gli esponenti di «Alba Dorata» ebbero gioco facile a trovare posto nei media borghesi, e formarono un gruppo parlamentare. Mediante attacchi terroristici contro sindacalisti e quadri del KKE e omicidi di immigrati, il gruppo tentò di imporsi come pugno di ferro del sistema borghese. In quel periodo, «Alba Dorata» disponeva di canali di comunicazione con altri partiti borghesi e con soggetti locali.

Il KKE denunciò il ruolo di «Alba Dorata» isolandola, insieme ad altre formazioni fasciste, dal movimento sindacale e dall'attività politica, mentre gli altri partiti borghesi mantenevano verso questa formazione un atteggiamento di perbenismo borghese ispirato ai «criteri parlamentari». Un episodio tipico fu quello in cui il sindaco comunista di Patrasso si rifiutò di concedere ai nazisti di «Alba Dorata» spazi per la propaganda elettorale. Il sindaco comunista fu processato, ma grazie alla solidarietà popolare fu assolto in tribunale. In numerose occasioni, i comunisti impedirono agli esponenti di «Alba Dorata» di presenziare a eventi pubblici.

L'assassinio del musicista antifascista Pavlos Fissas e gli attentati omicidi contro immigrati e sindacalisti comunisti suscitarono una grande ondata di resistenza popolare, che per il momento azzoppò questa banda criminale fascista e condusse all'incarcerazione dei suoi vertici. È significativo che, per responsabilità di tutti i governi borghesi, compreso quello del partito di «sinistra» SYRIZA, siano trascorsi ben sette anni tra l'arresto degli assassini di «Alba Dorata» e il loro processo terminato con una condanna. La decisiva lotta popolare, che ha visto i comunisti in prima linea, ha contribuito alla condanna dei criminali nazisti. Il KKE e gli avvocati dei sindacalisti comunisti, durante il processo contro «Alba Dorata», ne hanno evidenziato la natura nazista e funzionale al sistema, sottolineando inoltre come le attività criminali dell'organizzazione andavano ricondotte specificamente alla sua criminale ideologia nazista. Sappiamo bene, tuttavia, che finché esisterà il sistema capitalista, che è il vivaio di questo tipo di formazioni, non sarà possibile farla finita con il fascismo. Come ha osservato D. Koutsoumbas, segretario generale del Comitato Centrale del KKE, «Ciò che conta è che il popolo distrugga il male alla radice, rovesciando il sistema che depone le uova del serpente nazifascista».

Cari compagni,

Il KKE è giunto alla conclusione che la lotta contro il fascismo, in difesa dei diritti dei lavoratori e delle conquiste popolari, è inseparabile dalla lotta contro i monopoli, contro lo sfruttamento capitalista e contro il loro potere. Un partito comunista non deve in alcun caso lasciarsi irretire da un'alleanza con le forze borghesi e opportuniste in nome di un «antifascismo» vago e generico. Per citare Brecht: «Coloro che sono contro il fascismo senza essere contro il capitalismo, che si lamentano della barbarie che proviene dalla barbarie, sono simili a gente che voglia mangiare la sua parte di vitello senza però che il vitello venga scannato. Vogliono mangiare il vitello, ma il sangue non lo vogliono vedere. Per soddisfarli basta che il macellaio si lavi le mani prima di servire la carne in tavola. Non sono contro i rapporti di proprietà che generano la barbarie, ma soltanto contro la barbarie. Alzano la voce contro la barbarie e lo fanno in paesi in cui esistono bensì gli stessi rapporti di proprietà, ma i macellai si lavano ancora le mani prima di servire la carne in tavola».

Per questo la dedizione di un partito comunista all'obiettivo del potere dei lavoratori e alla lotta per l'unità delle forze dell'alleanza sociale della classe operaia e degli altri settori popolari urbani e rurali per la lotta anti-monopolista e anticapitalista deve essere incrollabile. Solo in questo modo è possibile rafforzare l'opposizione operaia e popolare al potere borghese e promuovere la prospettiva della lotta popolare per il rovesciamento della barbarie capitalista e per la costruzione della nuova società socialista-comunista.

Soprattutto oggi, quando i popoli devono fronteggiare l'inasprimento della competizione interna al capitalismo e in varie parti del mondo divampa l'incendio attraverso il quale gli imperialisti intendono determinare la spartizione delle risorse naturali, della forza-lavoro, delle rotte di trasporto delle merci, delle quote di mercato e degli avamposti geopolitici, dobbiamo prendere chiaramente posizione sia contro il falso «antifascismo», sia contro il sistema capitalista che dà origine al fascismo e alla guerra.

I popoli devono insorgere!
Devono scendere in piazza nella lotta, con i comunisti in prima linea!
Devono inviare un messaggio contro la guerra e contro l'imperialismo alle elezioni europee, contro l'UE guerrafondaia, sostenendo i partiti comunisti.


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