www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 17-06-24 - n. 904

Azione Comunista Europea: La lotta dei comunisti contro il fascismo - Contributo del SKP

Partito comunista di Svezia (SKP) | eurcomact.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/05/2024

Azione Comunista Europea (ECA) - Incontro su: Conclusioni storiche dalle tattiche dei fronti antifascisti. La lotta contemporanea dei comunisti contro il fascismo - Contributo del SKP - Communist Party of Sweden

Madrid, 11/05/2024

Cari compagni,

È significativo che nell'ultimo mese abbiamo avuto notizia di due violenti attacchi fascisti in Svezia. Nel primo, una conferenza antifascista della sinistra borghese è stata assalita da aggressori mascherati che hanno spruzzato vernice rossa sui partecipanti e li hanno aggrediti fisicamente, tanto che diversi partecipanti hanno avuto bisogno di cure ospedaliere. Nel secondo attacco, un gruppo di nazisti del cosiddetto Movimento di Resistenza Nordica ha assalito un campo a Stoccolma dove vivono i migranti dell'UE, distruggendo rifugi e beni personali di persone già costrette a vivere in condizioni disastrose ai margini della società.

Tutto ciò avviene all'ombra di un clima economico in peggioramento per i lavoratori. I servizi sociali e sanitari sono colpiti da tagli e lo Stato si concentra sempre più su misure repressive, in modo da essere pronto a rispondere al malcontento popolare. Con l'accettazione delle posizioni della destra nazionalista su immigrati e rifugiati da parte di una fetta più ampia del panorama politico borghese, compresi i socialdemocratici, cresce la fiducia dei fascisti, sempre pronti a potenziare gli organi repressivi dello Stato.

La tattica dei fronti e dell'SKP

L'approvazione della tattica dei fronti popolari contro il fascismo, da parte del VII Congresso del Comintern nel 1935, equivalse a una rivalutazione del riformismo e la precedente posizione offensiva contro quei partiti fu sostituita da una lotta per l'unità con essi. Il Partito Comunista di Svezia, l'SKP, come molti altri partiti comunisti dell'epoca, adottò una tattica volta a stabilire un'unità politica con i socialdemocratici e con altre forze "progressiste".

Inoltre, l'SKP cercò di costruire un partito operaio unito, una tendenza che può essere fatta risalire almeno al già citato VII Congresso del Comintern e che fu vista come un logico sviluppo del fronte unito, che a sua volta avrebbe rafforzato il fronte. Come stabilito dal VII Congresso, per raggiungere tale unità sono state poste condizioni e precondizioni che hanno imposto ampie richieste alla socialdemocrazia, rendendo estremamente difficile il compito dell'SKP di raggiungere l'obiettivo di un partito unificato. Nel tentativo di raggiungere questo obiettivo, le condizioni poste dal Comintern furono significativamente diluite dall'SKP nel corso del tempo, con l'adozione di nuovi programmi di partito e di azione. Nelle parole di Georgi Dimitrov, l'unità non era "una riconciliazione con l'ideologia e la pratica socialdemocratica", ma la politica ha posto le basi per un atteggiamento più conciliante nei confronti della socialdemocrazia.

Dopo lo scioglimento del Comintern, i comunisti iniziarono a cercare le loro strade. Il percorso dell'SKP, nella sua ricerca di unità con i socialdemocratici, vide il partito rinunciare ai suoi "principi" e sostituire nel suo programma la dittatura del proletariato, la rivoluzione e la lotta per la Svezia sovietica. Rinunce che hanno aperto la porta all'accettazione dell'idea di una transizione pacifica al socialismo.

Il tentativo più concreto di realizzare la politica del fronte unito in Svezia si può trovare nel movimento di solidarietà per la Spagna durante la guerra civile nel Paese. A parte gli oltre 500 svedesi che si offrirono volontari per combattere il fascismo in Spagna, il lavoro svolto in patria fu di grande portata rispetto alle dimensioni della popolazione svedese. Il Comitato svedese di aiuto per la Spagna (SHfS) fu formato dal SAC anarco-sindacalista, dal Partito socialista, dal SKP e dai socialdemocratici, con una rappresentanza soprattutto dell'ala sinistra di questi ultimi. L'SHfS raccolse effettivamente fondi per l'azione umanitaria in Spagna, mentre solo gli anarcosindacalisti e i comunisti sostenevano costantemente l'invio di armi!

Nonostante fossero numericamente inferiori ai socialdemocratici, furono i comunisti a farsi carico della maggior parte del lavoro di solidarietà. Quando la fine della guerra in Spagna si avvicinò e divenne chiaro che il fascismo avrebbe trionfato, i socialdemocratici riuscirono a estromettere i comunisti, sventrando di fatto l'SHfS. Grazie alla loro opera di solidarietà per la Spagna, i comunisti erano riusciti ad aumentare la loro influenza tra i lavoratori, ottenendo alcuni successi nelle elezioni parlamentari e nei sindacati. Ma questi successi, tuttavia, furono anche il frutto dell'attenuazione delle proprie politiche per consentire la cooperazione all'interno del fronte, come già descritto in precedenza. Quindi i lavoratori con cui riuscirono a stabilire un contatto durante questo lavoro non appoggiarono mai pienamente i comunisti.

La conclusione che si può trarre da questa esperienza è che il fronte unito non è un metodo per l'organizzazione rivoluzionaria. Nonostante il lavoro con i fronti avesse permesso di ottenere molto sostegno, questo sostegno non era genuino a causa delle concessioni che i comunisti erano costretti a fare per potervi partecipare, e con l'inasprirsi del clima politico della Seconda guerra mondiale questo sostegno svanì.

Per riassumere gli effetti dei cambiamenti subiti dal partito comunista in Svezia, nel periodo appena descritto, l'ideologia del partito fu radicalmente cambiata e ciò pose le basi per la degenerazione del partito, la cui maggioranza divenne quello che oggi è il Partito della Sinistra, l'ala sinistra del capitale, mentre una minoranza emerse come l'attuale partito comunista, l'SKP.

Fascismo, riformismo e capitalismo

Nella democrazia borghese il capitalismo trova la sua principale base sociale nel movimento riformista, che, a prescindere dai desideri individuali all'interno del movimento, pacifica il popolo lavoratore e lo mantiene saldamente nel quadro del capitalismo. In questo modo il capitalismo, nella sua veste democratica, si garantisce una base sociale. Finché il riformismo può garantire questo sostegno al capitalismo, la dittatura fascista e la repressione apertamente violenta restano fuori dall'agenda. Solo quando questo sostegno inizia a cedere e rischia di crollare, il fascismo diventa un'alternativa concreta per il capitale.

Quando il riformismo non è più in grado di garantire al capitalismo una base sociale soddisfacente, il capitale deve cercare sostegno altrove. Se le condizioni lo consentono ancora, questo cambiamento avverrà attraverso i processi della democrazia borghese, ma se questo non è più possibile la democrazia borghese si congeda e viene sostituita da un'aperta dittatura capitalista. Il movimento fascista, che non può garantire al capitalismo la passività del popolo lavoratore, trova invece la sua base nella piccola borghesia e nel lumpenproletariat. Essi garantiscono la continua intensificazione dello sfruttamento, e laddove il riformismo garantiva la pace sociale attraverso belle promesse, il fascismo lo fa attraverso la cruda violenza di classe.

Riformismo e fascismo sono quindi due facce della stessa medaglia. In fasi diverse e in situazioni diverse, entrambi lavorano per garantire la pace sociale e quindi anche il continuo aumento dello sfruttamento e la permanenza del capitalismo.

In conclusione

Poiché il fascismo è intrinseco al capitalismo, la lotta contro il fascismo non può essere separata dalla lotta contro il capitalismo. Una malattia non può essere curata semplicemente attaccando i suoi sintomi, ma solo attaccando le sue cause profonde.

L'esperienza della tattica dei fronti uniti e popolari, e la sua eredità, dimostrano che la linea fondamentale del conflitto deve essere sempre quella tra lavoro e capitale.


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