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- pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 27-06-24 - n. 905
Azione Comunista Europea: La lotta dei comunisti contro il fascismo - Contributo del WPI
Partito dei Lavoratori d'Iralnda | eurcomact.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
14/05/2024
Azione Comunista Europea (ECA) - Incontro su: Conclusioni storiche dalle tattiche dei fronti antifascisti. La lotta contemporanea dei comunisti contro il fascismo - Contributo del Workers Party of Ireland (WPI)
Madrid, 14/05/2024
Il contesto storico della lotta al fascismo
Uno studio adeguato della lotta contro il fascismo richiede una corretta analisi della natura di questo fenomeno. I tentativi di tracciare le sue origini e il suo sviluppo sono numerosi e vari, con ripetuti sforzi da parte delle forze della borghesia e della socialdemocrazia di confinare il concetto di "fascismo" a una forma di autoritarismo estremista contro i "valori politici democratici", un'aberrazione all'interno della "normale" società capitalista. La pretesa soluzione dell'UE alla rinascita del nazionalismo di estrema destra in Europa è rappresentata da "politiche europee di inclusione, solidarietà e uguaglianza", che però ignorano le vere ragioni dell'esclusione, della discordia e della disuguaglianza, promosse e sostenute proprio da quelle politiche e da quei "valori".
Il fascismo è il risultato della profonda crisi del capitalismo. È inestricabilmente legato al sistema capitalistico. È diventato una forza significativa in Italia e in Germania durante le pesanti crisi economiche, sociali e politiche che hanno seguito la Prima guerra mondiale, ma si è diffuso in tutta Europa al punto che praticamente ogni Paese europeo aveva almeno un movimento fascista all'epoca.
Nel 1917 il capitalismo fu rovesciato in Russia e il mondo assistette alla nascita del primo Stato e della prima società in cui la classe operaia prese il potere. Si creò così una società che provvedeva ai bisogni fondamentali come la salute, l'istruzione, i trasporti e la casa per tutti, la parità di diritti per le donne, compresi i diritti riproduttivi, grandi conquiste nell'arte, nella cultura, nella scienza, nella tecnologia e nello sport. Offriva una visione del progresso.
La crescita del fascismo in Irlanda
L'Irlanda, dopo l'indipendenza, si allontanò dalla politica rivoluzionaria di classe del 1913 per passare al nazionalismo. Dopo il 1916 il Sinn Fein iniziò a creare una nuova mitologia nazionalista largamente priva di contenuti sociali. In preda a un purismo nazionalista, si sforzava di dimostrare che non rappresentava una minaccia per l'ordine sociale e ignorava il sistema economico e le dinamiche sociali.
Sebbene alcuni repubblicani sostenessero il primato della classe sulla nazione, si trattava di voci minoritarie. La visione radicale di James Connolly e dei suoi compagni fu deliberatamente soppiantata dal nazionalismo cattolico borghese. Fu creato un nuovo mito che promuoveva il culto del nazionalismo romantico e soffocava le richieste politiche, sociali ed economiche del socialismo rivoluzionario.
La successiva creazione di un sistema politico parlamentare basato su due partiti nati dalla guerra civile, entrambi impegnati a preservare il sistema di sfruttamento capitalistico e il potere della Chiesa cattolica, ha garantito lo sviluppo di una società profondamente diseguale e conservatrice, avulsa dalle esigenze della classe operaia. Un Partito Laburista debole e riformista, pronto ad allearsi con la classe borghese, non riuscì a indebolire la presa della Chiesa e dello Stato capitalista e tradì le speranze della classe operaia. La direzione di marcia, dettata dalla classe dominante, fu quella della disuguaglianza, dello sfruttamento e dell'oppressione.
Nel giugno del 1923 la comunista tedesca Clara Zetkin, nel suo rapporto all'esecutivo del Comintern, illustrò la natura mortale della minaccia rappresentata dal fascismo e il suo legame con la crisi del capitalismo.
Negli anni immediatamente successivi alla guerra civile in Irlanda, i vescovi cattolici condannarono "la peccaminosità insita nel popolo e la necessità di una costante vigilanza contro le influenze minacciose". La retorica anticomunista era molto diffusa. La Rivoluzione d'Ottobre, che era stata accolta con entusiasmo dai lavoratori di Dublino, creò il timore di una rivoluzione sociale in una società già conservatrice e reazionaria, ansiosa di eliminare qualsiasi possibilità di cambiamento politico, sociale ed economico.
Negli anni Venti i leader dell'Unione degli Agricoltori irlandesi proposero una Forza di Libertà degli Agricoltori per reprimere gli scioperi e agire contro "il lavoro, il socialismo e il bolscevismo".
Negli anni '30, l'emergere del movimento "Blueshirt" guidato da un ex ufficiale dell'esercito e commissario di polizia, il generale Eoin O'Duffy, con una forte ambizione di far parte del fascismo europeo, collegò le sue idee fasciste e corporative al conservatorismo cattolico che esercitava una profonda influenza in Irlanda in quel periodo.
L'idea del corporativismo fu proclamata come una terza via tra il capitalismo e il socialismo ma, in realtà, le forze che la proclamavano volevano distruggere il mondo del lavoro organizzato e promuovere gli interessi della classe capitalista.
La guerra civile spagnola e il fascismo europeo
Quando Cumann na nGaedheal (il predecessore dell'attuale partito di coalizione, Fine Gael) si fuse con le Blueshirts nel 1933, movimenti autoritari di destra erano saliti al potere in Ungheria (1920), Italia (1922), Spagna (1923-30), Portogallo (1926), Polonia (1926), Albania (1929), Jugoslavia (1929), Germania (1933) e Austria (1933), e movimenti analoghi avrebbero presto avuto successo in Estonia (1934), Lettonia (1934), Bulgaria (1934), Lituania (1936), Grecia (1936) e Romania (1938).
La guerra per salvare la Repubblica spagnola dalla ribellione fascista di Franco giunse in un momento in cui i rivoluzionari irlandesi si trovavano a un livello minimo, dovendo affrontare un'intensa ostilità da parte delle forze dei governi dell'Irlanda del Nord e dello Stato libero irlandese (oggi Repubblica d'Irlanda), dei media e dell'intero establishment politico ed economico. Venivano inoltre regolarmente diffamati dal clero in tutta la divisione settaria dell'Irlanda, ma soprattutto dalla Chiesa cattolica, che era immensamente potente nello Stato libero irlandese.
Come la chiesa cattolica a livello internazionale, la leadership cattolica reazionaria irlandese accolse con favore la guerra di Franco per rovesciare le politiche laiche e progressiste della Seconda Repubblica e del Fronte Popolare. L'Irlanda, sia a nord che a sud, era un Paese profondamente religioso e le chiese, soprattutto quella cattolica, erano molto potenti. Avevano il controllo su gran parte della vita in Irlanda, dall'istruzione all'assistenza sanitaria, e avevano l' attenzione dei governi dell'epoca.
Molte persone, quindi, credettero al clero, ai politici e ai giornali quando ripetevano la propaganda fascista sui pericoli per la religione rappresentati dalla Seconda Repubblica. O'Duffy, sostenuto dal capo della Chiesa cattolica irlandese, il cardinale MacRory, e con l'approvazione personale di Franco, aveva raccolto 700 volontari per combattere per i nazionalisti. Chiamò la sua campagna "la crociata irlandese contro il comunismo". Tuttavia, una volta arrivati, passarono gran parte del tempo ubriachi, furono pessimi combattenti e si dimostrarono talmente imbarazzanti che Franco li rimandò rapidamente a casa. Brendan Behan, il famoso drammaturgo irlandese, disse che avevano compiuto "la notevole impresa militare di tornare a casa con più uomini di quelli con cui erano partiti".
Al contrario, i volontari irlandesi delle Brigate Internazionali si comportarono eroicamente nella battaglia per la difesa della Spagna repubblicana. Un altro drammaturgo irlandese, Sean O'Casey, in un articolo intitolato "La bandiera nera del fascismo" scrisse: "Dobbiamo abbatterla con ogni mezzo in nostro potere...".
Quando il primo contingente antifascista irlandese partì per la Spagna, Frank Ryan, l'ufficiale più anziano dell'unità irlandese in Spagna, descrisse quest'azione come "una risposta all'intervento del fascismo irlandese nella guerra contro la Repubblica spagnola, che, se incontrastato, sarebbe rimasto una vergogna per il nostro stesso popolo... La nostra lotta è la lotta del popolo spagnolo...".
Alla fine degli anni Trenta, le Blueshirts furono assorbite dal partito Fine Gael, che rimase uno dei due partiti borghesi dominanti in Irlanda per tutto il XX secolo e che ancora oggi è un partito di governo.
La guerra mondiale scatenata dall'imperialismo e dalle sue forze fasciste provocò molti milioni di morti, feriti e invalidi, e indicibili sofferenze e distruzioni in tutto il mondo.
Nel 1945 furono l'Unione Sovietica, il suo partito rivoluzionario e il suo popolo a svolgere un ruolo decisivo nella sconfitta del fascismo, del nazismo e dell'imperialismo giapponese. L'Armata Rossa, i partigiani comunisti e i combattenti della resistenza in Europa hanno contribuito in modo determinante alla sconfitta.
Analisi critica delle esperienze storiche di lotta contro il fascismo e delle esperienze contemporanee di lotta contro il fascismo
Nel corso della storia il fascismo ha avuto i suoi oppositori militanti. Tra questi vi sono stati comunisti, socialisti, sindacalisti, socialdemocratici e liberali e spesso sono sorti ampi fronti antifascisti. Sebbene l'ambizione di unire i lavoratori in una coalizione contro il fascismo fosse attraente, fin dall'inizio ha avuto le sue difficoltà. Una difficoltà immediata è rappresentata dall'inevitabile tentativo delle forze anticomuniste e socialdemocratiche di definire il fascismo in modo tale da ridurlo a una forma di attività estremista, razzista e violenta, del tutto avulsa da una corretta analisi della reale natura del problema, delle sue radici nell'ordine sociale capitalista e dei passi necessari per superarlo.
Queste difficoltà sono state aggravate dalla linea adottata dall'Unione Europea e dai suoi Stati membri che, insieme al Consiglio d'Europa, tenta falsamente di equiparare il fascismo al comunismo e, di fatto, attraverso una campagna di disinformazione anticomunista, ha incoraggiato la messa al bando di partiti, simboli e monumenti comunisti e ha favorito la crescita del neonazismo e del fascismo.
Il veleno del nazionalismo
La pericolosità del nazionalismo, che si è manifestata in Irlanda e in Gran Bretagna ponendo l'accento sull'identità nazionale e sul "patriottismo" piuttosto che sulla classe, costituisce un terreno fertile per l'attuale ascesa delle politiche di estrema destra, fasciste, razziste, anti-rifugiati, anti-migranti e "anti-stranieri". Mentre i partiti politici borghesi cercano di attribuire la colpa dei crimini d'odio, delle rivolte e degli incendi di ostelli agli elementi estremisti, sono queste stesse forze ad aver creato la propaganda e le condizioni che sostengono questi gruppi. L'isteria generata intorno all'immigrazione in Irlanda, dove coloro che sono motivati da teorie cospirative di estrema destra e dalla cosiddetta guerra culturale si sono concentrati su rifugiati, migranti, alloggi, servizi pubblici, criminalità e altre questioni, ha permesso alle forze di destra di prendere piede e di mobilitare un livello preoccupante di sostegno.
I partiti politici borghesi in Irlanda e altrove fanno il gioco dei razzisti, cercando di cooptarli per rafforzare il proprio sostegno. I partiti socialdemocratici e di pseudo-sinistra, parlando di "preoccupazioni legittime", incoraggiano l'estrema destra. È un'illusione immaginare che cooptando i punti di vista dell'estrema destra si possano conquistare alla politica socialista coloro che li sostengono. In realtà, nel perseguire questo obiettivo illusorio, il veleno del nazionalismo reazionario si diffonde nel movimento operaio e tra i socialisti, a loro spese. La divisione si diffonde tra la classe operaia, la coscienza di classe si indebolisce e le forze di estrema destra hanno l'opportunità di crescere.
Il riemergere del fascismo
Il fascismo sta riemergendo in tutta Europa e altrove. Ci sono molti esempi nei nostri Paesi. Il fascismo e l'imperialismo, lo stadio più alto del capitalismo, sono inestricabilmente interconnessi e inquadrati nel sistema capitalistico mondiale.
Le vittime di guerre, interventi imperialisti e regimi reazionari hanno il diritto di cercare una vita più sicura. I problemi dei senzatetto, degli affitti e delle case inaccessibili, dei servizi pubblici in crisi e della povertà non sono colpa dei migranti. Sono l'inevitabile conseguenza del sistema capitalista. La soluzione può essere trovata solo nella lotta per rovesciare il sistema che crea guerre, povertà e rifugiati. I comunisti, in quanto internazionalisti, devono denunciare e sfidare apertamente il fascismo in tutte le sue manifestazioni, ma devono sempre essere consapevoli della natura opportunista di altre forze, comprese quelle che, con finti programmi rivoluzionari, cercano di arrogarsi il marchio dell'antifascismo.
In relazione alla situazione in Ucraina, il nostro Partito ha ripetutamente chiarito che gli sviluppi in Ucraina avvengono nel contesto di un particolare quadro sociale e politico. Abbiamo riconosciuto il carattere del colpo di Stato del 2014 e dei successivi regimi ucraini; abbiamo deplorato la sua xenofobia, i suoi attacchi ai partiti politici, compresi i comunisti, ai sindacati e ai diritti dei lavoratori, ai diritti culturali e linguistici; il suo incoraggiamento e sostegno alle milizie neonaziste come il Battaglione Azov e la sua provocatoria esaltazione della NATO e delle armi nucleari; le sue campagne omicide contro il Donbass. Abbiamo anche condannato la posizione provocatoria degli Stati Uniti e dell'Unione Europea di accerchiare la Russia e di espandere inesorabilmente la NATO a est.
Tuttavia, dobbiamo valutare la situazione nel contesto della nostra posizione ideologica basata sui principi del marxismo-leninismo e, di conseguenza, sulla nostra comprensione della natura dell'imperialismo come definita da Lenin. Pur non dubitando delle forze fasciste presenti in Ucraina, questa non è una guerra antifascista. La Russia e l'Ucraina sono oggi paesi capitalisti. I nostri partiti riconoscono il carattere di classe di questi regimi che servono gli interessi della classe capitalista. Ciascuna parte incoraggia e utilizza attivamente gruppi apertamente neonazisti. Questa guerra è il risultato dell'escalation delle rivalità inter-imperialiste nella regione.
Ivan Aleksandrovich Ilyin (1883-1954), che sosteneva l'uso della violenza contro il bolscevismo e lo Stato sovietico e che considerava il fascismo un'idea nazional-patriottica, è oggi ammirato da molti esponenti dell'estrema destra statunitense ed europea e dall'attuale dirigenza dello Stato russo.
La natura del fascismo e la lotta per porvi fine
Il fascismo è un sintomo della crisi politica e strutturale del capitalismo, sebbene spesso adotti falsamente una facciata anticapitalista per attirare i lavoratori sfruttati. È, infatti, una manifestazione del potere capitalista e si rivela sempre al servizio degli interessi del capitale monopolistico. Difende sempre la proprietà capitalista dei mezzi di produzione, lo sfruttamento capitalista e la guerra imperialista. Riconosciamo che il fascismo esisterà finché esisterà il capitalismo.
Nella lotta contro il fascismo, i comunisti devono tenere conto delle condizioni storiche concrete e del rapporto di forza tra le classi in ogni paese in queste condizioni e in ogni fase storica. Dobbiamo imparare dalla storia e dalla forza della nostra ideologia. Il fascismo sarà sconfitto solo da una classe operaia rivoluzionaria. La lotta contro il fascismo si concluderà solo con il rovesciamento del capitalismo, l'instaurazione del potere operaio e il socialismo.
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