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Azione Comunista Europea: La lotta dei comunisti contro il fascismo - Contributo del TKP
Partito Comunista di Turchia (TKP) | eurcomact.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
14/05/2024
Azione Comunista Europea (ECA) - Incontro su: Conclusioni storiche dalle tattiche dei fronti antifascisti. La lotta contemporanea dei comunisti contro il fascismo - Partito Comunista di Turchia (TKP)
Madrid, 14/05/2024
La lotta antifascista in Turchia
Nella storia della Turchia moderna, il fascismo e la lotta antifascista hanno avuto un impatto particolarmente importante negli anni della guerra fredda. In Turchia, il fascismo era strutturato essenzialmente come forza paramilitare e veniva utilizzato dalla classe dominante e dall'imperialismo contro i comunisti, i rivoluzionari e la classe operaia.
Le origini dell'ideologia fascista in Turchia risalgono agli anni del secondo conflitto mondiale. In quel periodo, quando le idee turchiste e razziste si strutturarono nel contesto generale dell'ideologia fascista internazionale, i fascisti turchi si organizzarono con l'aiuto dei nazisti. Quando la sconfitta dei nazisti divenne una certezza, il governo turco si affrettò a nascondere il sostegno che aveva fornito surrettiziamente al nazismo durante la guerra e tentò di intimidire i capi del movimento fascista turco, che erano stati beneficiari dell'appoggio dei nazisti, per mezzo del cosiddetto processo contro il turanismo e il razzismo del 1944.
La repressione e la paralisi che aveva colpito i comunisti, e l'eliminazione di ogni possibilità di organizzazione della classe operaia fin dai primi anni della repubblica, impedirono alla lotta antifascista di assumere un carattere popolare, in un contesto in cui il partito unico al potere, evitando di schierarsi esplicitamente durante la guerra, si mantenne ufficialmente «neutrale». In questo periodo, l'antifascismo rimase una posizione politica rappresentata soprattutto da intellettuali progressisti.
Durante la guerra, l'ostilità verso l'Unione Sovietica, epicentro della lotta antifascista, acquistò forza nella classe dominante turca, che tentava di mantenersi in equilibrio tra la Gran Bretagna e la Germania. Non appena terminato il conflitto, la borghesia turca fece della collaborazione con gli Stati Uniti e dell'ostilità verso i sovietici la propria linea politica ufficiale. Approfittando di questa situazione, i fascisti turchi prefigurarono quella che sarebbe stata la loro funzione in futuro, assaltando la tipografia del Tan, un giornale di sinistra che simpatizzava per l'Unione Sovietica, il 4 dicembre 1945.
Com'è noto, dopo il suo ingresso nella NATO nel 1952 la Turchia si trasformò in un avamposto del campo imperialista. L'utilità di un movimento fascista come forza anticomunista aumentò negli anni Sessanta, quando il movimento operaio e le forze di sinistra erano in ascesa. In quel periodo il fascismo turchista si rafforzò attraverso l'ispirazione islamista, e tentò di contrastare le forze di sinistra per mezzo di una propaganda religiosa e nazionalista dai contenuti anticomunisti. L'Unione Nazionale degli Studenti Turchi (MTTB), un'organizzazione fascista in cui erano attivi elementi islamisti, fu utilizzata come forza di piazza contro gli studenti rivoluzionari nel periodo 1969-1970, e perpetrò stragi come quella della Domenica di Sangue. Alla luce del fatto che la Domenica di Sangue fu attuata contro i giovani che protestavano contro la visita in Turchia della 6ª Flotta USA, gli scopi dell'organizzazione divennero evidenti.
Negli anni Settanta si riscontra l'istituzionalizzazione del fascismo con la creazione del Partito del Movimento Nazionalista (MHP) e della sua struttura paramilitare, i Lupi Grigi. I Lupi Grigi, organo giovanile del movimento fascista, si dedicarono anche all'organizzazione del traffico di droga e di armi. In questi anni il MHP divenne lo strumento cruciale degli Stati Uniti e dell'organizzazione Gladio contro le forze rivoluzionarie, e si macchiò a partire dal 1977 di stragi e omicidi politici. In linea con il proprio ruolo, il MHP ampliò rapidamente la propria base allineandosi alle forze della destra turca. In particolare, procedette a organizzare i giovani poveri delle campagne. Il MHP diede vita a un vivaio di assassini indottrinando i giovani contro il comunismo, per mezzo di idee religiose e razziste. Le stragi di Bahçelievler, Beyazıt, Çorum e Maraş, perpetrate contro giovani rivoluzionari, intellettuali ed esponenti della comunità Alevi tra il 1978 e il 1980, anticiparono lo spostamento degli equilibri politici in Turchia a favore del sistema capitalista.
Il movimento rivoluzionario non fu in grado di agire efficacemente contro il movimento fascista, forte di un'organizzazione centralizzata e finanziato dalla classe dominante. Questa incapacità fu dovuta in gran parte alla strategia della «transizione graduale al socialismo» (che attribuiva programmaticamente la priorità alla democratizzazione e al «completamento della rivoluzione borghese»), che influenzava tutte le componenti della sinistra. Il sostegno fornito dal DISK (Confederazione dei Sindacati Rivoluzionari) e da varie altre forze rivoluzionarie al CHP (Partito Repubblicano del Popolo) contro i governi del Fronte Nazionalista alle elezioni nazionali del 1977 fu il risultato di questa strategia gradualista.
Anche il fatto che il dibattito sui fronti popolari che aveva animato il Comintern venisse analizzato senza tenere conto del contesto storico contribuì a indebolire la lotta contro il movimento fascista. In un periodo in cui la classe operaia era più organizzata, la sinistra stava acquistando una legittimità di massa nella società e una crisi rivoluzionaria era più imminente che in qualunque altro periodo della storia moderna, i rivoluzionari turchi persero tempo e trascurarono i loro compiti principali, concentrandosi su una lotta di piazza contro il potere del sistema invece di adottare strategie miranti a rovesciare il sistema capitalista in quanto tale. A causa di queste debolezze della sinistra, in occasione del colpo di Stato del 1980 ampi settori della società turca ravvisarono nel golpe un intervento in grado di «mettere fine alla lotta fratricida».
Il colpo di Stato del 1980 costituì anche un parziale colpo contro il movimento fascista; ma le forze fasciste all'interno della società vennero comunque tenute di riserva, pronte a essere impiegate per i loschi fini del sistema capitalista. D'altro canto, la borghesia turca si stava preparando per sferrare un attacco massiccio; le organizzazioni della sinistra e della classe operaia dovevano quindi venire completamente distrutte. Consapevole che la repressione e la violenza non sarebbero state sufficienti a tale scopo, la giunta militare adottò come ideologia ufficiale la cosiddetta sintesi turco-islamista. Aprendo all'islamismo e al nazionalismo, i militari prepararono il terreno per l'organizzazione dei gruppi religiosi settari e della mafia nazionalista negli spazi lasciati vuoti dalla sinistra. A partire da questo periodo, l'organizzazione di Fethullah Gülen, il più potente dei gruppi religiosi settari, ampliò rapidamente sia la propria presenza nell'ambito dello Stato sia i propri mezzi per accumulare ricchezza. Negli anni Novanta, i militanti fascisti degli anni Settanta, reinventatisi come mafia nazionalista, non si limitavano a controllare il traffico statale di droga e di armi, ma venivano anche esaltati come eroi per gli omicidi di intellettuali curdi da loro perpetrati per conto dello Stato.
Alla fine degli anni Novanta i crimini perpetrati dall'organizzazione fascista interna allo Stato avevano ormai raggiunto un livello tale da rendere impossibile tenerli nascosti all'opinione pubblica. Di fronte al cambiamento di linea politica di cui i capitalisti turchi avevano bisogno in vista del Duemila, la struttura esistente del movimento fascista rappresentava un ostacolo. Questo cambiamento di linea politica, che all'epoca il TKP definì «restaurazione», fu caratterizzato dal ridimensionamento del movimento fascista e degli interventi in ambito politico delle forze armate turche (TSK), storicamente legate al movimento fascista. Esso implicò anche la riduzione dell'antifascismo all'interno della società al livello di mera presa di posizione liberale «anti-statale» e attivismo della società civile, nonché misure di privatizzazione attuate dal MHP, peraltro definito «statalista».
L'AKP, che riscosse l'appoggio esplicito delle centrali imperialiste, salì al potere in veste di protagonista di questo cambiamento politico. E ancora una volta, durante il regime dell'AKP, gli impulsi antifascisti della società furono indeboliti dalle influenze liberali subite dalla sinistra. I gruppi interni alle forze armate, alla magistratura e alla burocrazia che costituivano degli ostacoli per la creazione della Turchia islamica e neoliberista a cui l'AKP intendeva dare vita furono epurati mediante i cosiddetti processi politici dell'Ergenekon, dal nome di un mito storico collegato al razzismo turco. Nel frattempo, la sinistra liberale e il movimento curdo appoggiavano l'AKP nel nome dell'epurazione degli elementi fascisti in seno allo Stato. La sinistra liberale, appoggiando con la formula «non basta, ma votiamo sì» il referendum istituzionale del 2010, facilitò l'instaurazione dell'autoritarismo dell'AKP, che ebbe inizio nel 2015 per toccare il culmine con l'introduzione del regime presidenziale nel 2018. Fatta eccezione per il TKP, tuttavia, nessuno è stato in grado di riconoscere la relazione simbiotica esistente tra il fascismo e il liberalismo. Alla sinistra turca sfugge una realtà molto semplice: gli ex-sostenitori liberali dell'AKP lo bollano oggi come «fascista» semplicemente perché la borghesia turca ha bisogno di una nuova linea politica. E sciaguratamente, la sinistra turca non esita a schierarsi con i liberali contro il «Palazzo» e contro il «regime di un uomo solo».
Per assicurarsi che la borghesia turca abbia modo di saccheggiare le risorse della società e di inasprire senza alcun limite lo sfruttamento dei lavoratori, l'AKP continua a reprimere l'opposizione e ad attuare misure di tipo fascista. Tuttavia, analizzare l'AKP esclusivamente alla luce di queste prassi fasciste equivale a identificare l'AKP e Tayyip Erdoğan come l'origine di tutti i principali problemi della Turchia, mettendo in secondo piano l'egemonia del capitalismo e il ruolo che l'AKP si è assunto nel rafforzare e conservare tale egemonia. Ispirandosi alla socialdemocrazia, la sinistra turca dice alla gente che per prima cosa è necessario liberarsi dell'AKP e di Tayyip Erdoğan, e in nome di questo giustifica la partecipazione a ogni sorta di spregiudicate alleanze. Sin dall'inizio, il TKP ha sempre sostenuto che l'AKP è una forza controrivoluzionaria sapientemente progettata e sostenuta dall'imperialismo, che mira ad alleggerire la classe capitalista dai fardelli del retaggio storico della repubblica, come lo statalismo e il laicismo. Sosteniamo inoltre che è impossibile valutare questo partito senza tenere conto delle preoccupazioni per la propria sopravvivenza, della sete di profitto e dei calcoli internazionali della classe capitalista. E sin dall'inizio il TKP ha condotto la sua lotta contro l'AKP con tale approccio olistico.
Nella situazione di crisi che stiamo vivendo in Turchia, riscontriamo l'ascesa di due forme di nazionalismo, mentre i lavoratori subiscono un rapido processo di impoverimento e perdono speranza nel futuro. Noi del TKP interpretiamo l'ascesa del nazionalismo come un efficace strumento utilizzato dalla classe dominante contro il rischio che i lavoratori allentino i propri legami con il sistema capitalista e si rivolgano a opzioni di sinistra. Il Partito della Vittoria (Zafer Partisi), che promuove una linea anti-immigrazione e ha acquisito popolarità in alcuni settori giovanili, è un esempio particolarmente evidente di questo quadro. L'ascesa dell'ostilità verso i curdi e del sentimento anti-immigrazione tra i lavoratori turchi, l'avvicinamento dei lavoratori curdi all'ideologia e al programma del nazionalismo curdo e l'allentamento dei loro legami con la Turchia determinano divisioni all'interno della classe operaia, che ne indeboliscono le potenzialità rivoluzionarie.
Il TKP considera proprio dovere condurre una lotta efficace contro gli attacchi del capitale alla classe operaia, attacchi che creano le basi per l'ascesa del nazionalismo. Contro la crescente influenza del nazionalismo sulla classe operaia e le sue conseguenze, che potrebbero provocare una strage a base etnica, il TKP sta facendo del suo meglio per rafforzare la politica di classe e per dare legittimità al comunismo nell'ambito della classe operaia. In tale contesto, i due sviluppi più importanti del periodo più recente sono stati l'ampliamento e il rafforzamento delle organizzazioni del TKP, specie dopo il terremoto del 6 febbraio, nelle città in cui risiedono principalmente lavoratori curdi, e la sua capacità in rapida crescita di stabilire una presenza e un'organizzazione nei quartieri operai, tradizionalmente di tendenza nazionalista-conservatrice e considerati un bacino di voti per i partiti di destra.
In Turchia il TKP rileva, oltre a una grave crisi economica, un'erosione dei pilastri ideologici del sistema capitalista. I partiti borghesi sono percepiti da settori rilevanti della classe operaia (che pure continuano a votarli a malincuore) come strutture inaffidabili e senza scrupoli, prive di una direzione precisa. La spirale della miseria e dell'esclusione fa sì che proprio i lavoratori i cui sentimenti di appartenenza nazionale vengono tradizionalmente sfruttati dai partiti fascisti stiano guardando sempre più al TKP. L'aumento del numero di persone che si definiscono ex-sostenitori del MHP e oggi sono iscritti al nostro partito rappresenta un fenomeno interessante e significativo.
Su iniziativa del TKP, lo scorso gennaio è stata istituita l'Assemblea dei Rappresentanti del Popolo di Turchia (THTM), una piattaforma che riunisce socialisti ed elementi che si definiscono kemalisti. L'Assemblea costituisce uno strumento di intervento nei settori kemalisti della società finalizzato a far loro comprendere e accettare la realtà della lotta di classe. L'organo, di cui fanno parte noti intellettuali, giornalisti e artisti turchi, ha riscosso notevole interesse presso l'opinione pubblica. La THTM, attualmente in fase di organizzazione in numerose località, rappresenta una speranza in quanto organizzazione destinata a contrastare alcuni atteggiamenti nazionalisti quali l'ostilità verso il popolo curdo (da cui non vanno immuni nemmeno alcuni ambienti kemalisti di sinistra in Turchia) e a rafforzare la politica di classe.
In risposta all'iniziativa liberale che sta attualmente emergendo con il consenso tra governo e opposizione, il TKP sta intervenendo su due settori caratterizzati da sensibilità politiche diverse. Da un lato, opera allo scopo di attenuare i rigurgiti nazionalisti turchi all'interno dei settori repubblicani, patriottici e laici di orientamento socialista; dall'altro, si impegna allo scopo di restituire forza agli elementi repubblicani e socialisti nell'ambito delle reazioni dei lavoratori e dei giovani curdi contro l'oppressione statale, la propaganda reazionaria e l'impoverimento. Consapevole del fatto che l'influenza dell'ideologia fascista su vari settori sociali potrebbe aumentare per effetto dei pesanti attacchi in corso da parte del capitalismo, il TKP sta mettendo in campo massicci sforzi allo scopo di indirizzare queste sensibilità sociali verso una prospettiva di classe e trasformarle in energie rivoluzionarie.
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