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- pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 04-12-24 - n. 917
La guerra in Ucraina e il ruolo della Turchia
Partito Comunista di Turchia (TKP) * | iccr.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
2024
Rivista Comunista Internazionale - Numero 13 - 2024
La guerra in Ucraina e il ruolo della Turchia
L'inizio della guerra in Ucraina andrebbe forse collocato nel 2014, ma in questo articolo 1 ci concentreremo sul periodo successivo all'intervento russo in territorio ucraino del febbraio 2022. La guerra in Ucraina non è scoppiata tra due Stati nazionali - l'Ucraina è stata spinta avanti come un fantoccio dalla NATO, vale a dire dal blocco imperialista euro-americano, ragion per cui la guerra è scoppiata tra NATO e Russia. Più in generale, comunque, l'Ucraina costituiva un fronte della guerra di spartizione imperialista, che è il prodotto della competizione imperialista che ormai imperversa in tutto il mondo - una guerra che non è ancora divenuta totale.
In questa guerra, come vedremo nell'articolo, la Turchia ha svolto un ruolo di secondo piano, ma assai complesso. In una situazione che si è registrata di rado nella storia mondiale, la classe capitalista turca e i suoi esponenti politici hanno fornito armi a una delle parti in conflitto mentre al tempo stesso sviluppavano relazioni economiche e mantenevano rapporti diplomatici con l'altra parte. Pur definendo la Russia una potenza occupante e denunciando l'annessione della Crimea, la Turchia ha tentato di proteggere quanto più possibile la Russia dall'embargo economico impostole dal blocco euro-atlantico. Se da un lato la Turchia è rimasta membro della NATO e ha partecipato alle esercitazioni NATO, dall'altro ha favorito la Russia applicando le norme della Convenzione di Montreux e non consentendo alla NATO l'ingresso nel Mar Nero. Nel corso della guerra in Ucraina, quindi, la Turchia non ha agito come membro della NATO o come tipico ingranaggio della macchina del blocco euro-atlantico, ma ha tentato di giocare una partita su due tavoli.
In questo articolo tenteremo di individuare le ragioni di questa peculiarità. Perché la classe capitalista russa si è dimostrata così pragmatica in questa situazione? Perché la Turchia ha tante controversie con gli USA, pur essendo uno Stato membro della NATO? Perché la Russia ha mantenuto e intensificato i suoi rapporti con un Paese che è alleato dell'Ucraina e le fornisce armamenti?
Prima di entrare nei dettagli della questione è necessario soffermarsi su due processi fondamentali, in modo da definire una cornice concettuale. Il primo è la crisi dell'egemonia imperialista, senza la quale non è possibile comprendere le relazioni internazionali odierne; il secondo è il tentativo compiuto da vari Paesi, tra cui la Turchia, di dare la scalata alla piramide imperialista, facendosi forti dell'accumulazione di capitali da essi realizzata negli ultimi trent'anni.
Che cos'è la crisi dell'egemonia imperialista?
Per evitare di andare fuori tema, sarà bene darne una breve definizione. Dopo il secondo conflitto mondiale, gli USA - in termini di contributo alla produzione globale e di capacità di influenza militare, finanziaria, politica e ideologica a livello mondiale - costituivano indubbiamente il Paese più importante del mondo imperialista.
Sotto la loro guida fu scatenata una lotta contro la politica della classe operaia di tutto il mondo, e in particolare contro l'Unione Sovietica, e furono loro a guidare il capitalismo mondiale.
Dopo il processo di contro-rivoluzione nell'Unione Sovietica e nel mondo socialista, gli USA mantennero la guida del mondo imperialista. Ora che non vi erano più governi socialisti e che la classe operaia aveva battuto in ritirata, era giunto il momento di ristrutturare il mondo, cancellare le conquiste dei lavoratori e rimuovere ogni ostacolo nazionale rimasto di fronte al capitale. Sotto la guida degli USA, la classe capitalista poté agire con una libertà di cui non aveva mai goduto dopo la Rivoluzione d'Ottobre. In Afghanistan, Iraq e Jugoslavia, la ristrutturazione imperialista fu attuata attraverso interventi militari correttivi da parte di USA, NATO e UE.
Questo processo, caratterizzato dal grande trionfo e dalla sicurezza di sé del capitale, fu accompagnato dalla crisi strutturale del capitalismo e da un'enorme esportazione di capitali da Ovest a Est, dove lo sfruttamento dei lavoratori era estremo, i movimenti di capitali incoraggiati e i problemi ambientali ignorati. Nel decennio successivo al 2000 ci si rese conto che lo Stato cinese stava gestendo l'accumulazione di capitali sulla base di questa esportazione di capitali, in funzione di una strategia di livello mondiale. Negli anni 2000 la Cina avrebbe superato gli USA in termini di contributo alla produzione globale, creato un proprio sistema di alleanze e mobilitato un immenso capitale finanziario. Avrebbe sviluppato un progetto egemonico di respiro mondiale come la Nuova Via della Seta e iniziato a espellere gli USA e il blocco euro-atlantico dai mercati africani, asiatici e perfino europei, mediante l'esportazione di capitali. La Cina si sarebbe inoltre militarizzata sempre più sotto l'ombrello della sicurezza garantita dalla Russia, iniziando a minacciare la supremazia USA nell'area del Pacifico.
Il crollo finanziario del 2008 negli USA segnò una svolta nella competizione imperialista. Nel 2011, quando gli USA annunciarono al mondo che avrebbero ampliato il proprio arsenale militare allo scopo di conservare l'egemonia nell'area del Pacifico, ebbe inizio di fatto la guerra di spartizione imperialista, per quanto in modo dissimulato.
I complotti orditi dagli USA e dai loro alleati in Libia e in Siria e l'intervento della Russia in Siria nel 2015 si possono inquadrare nel contesto della guerra di spartizione imperialista. Quanto all'Ucraina, essa è direttamente soggetta a questa spartizione, con le sue risorse che solleticano gli appetiti dell'imperialismo e la sua enorme produzione agricola e industriale, eredità dell'Unione Sovietica. Tuttavia, una delle ragioni della guerra iniziata con l'espansione della NATO verso est, l'armamento dell'Ucraina e la sua trasformazione in strumento politico della NATO atto a provocare la Russia sul piano militare era la volontà di esaurire militarmente la Russia, rendendola incapace di combattere al fianco della Cina nel Pacifico. Questo, peraltro, non deve farci dimenticare che anche la Russia è un Paese capitalista, che persegue obiettivi espansionistici e tenta di guadagnare posizioni nel contesto della crisi dell'egemonia imperialista.
Il ruolo della Turchia nella crisi dell'egemonia imperialista
Nel 1990 la Turchia era un Paese che gli USA potevano manovrare per mezzo di colpi di Stato militari, un Paese in cui gli USA si erano costruiti una solida egemonia nelle forze armate, nello Stato, nella politica, nei media e nell'economia. Per chi aspirava a governare la Turchia era divenuta un'abitudine ottenere il beneplacito degli USA - e lo fece anche Erdoğan nel 2001.
Tuttavia, specie dopo il 2002, durante il lungo dominio dell'AKP in Turchia, ebbero luogo vari processi di accumulazione di capitali. Il primo fu un trasferimento di proprietà pubbliche, che vennero saccheggiate quasi per intero dal capitale. Nel corso di questo processo, tutte le più importanti imprese industriali del Paese finirono sotto il controllo del capitale. In secondo luogo, l'attacco sferrato contro le organizzazioni della classe operaia diede vita in Turchia a un regime del lavoro deregolamentato, caratterizzato da un altissimo livello di sfruttamento. In terzo luogo, dopo le modifiche alla legislazione che facilitarono le operazioni del capitale, si verificò un enorme afflusso di capitali esteri verso la Turchia.
Tutti questi processi permisero al capitale turco di prosperare e di rivolgere lo sguardo verso l'estero. Nuovi mercati, nuovi ambiti di investimento dei capitali, nuove forme di egemonie e perfino nuovi territori da annettere...
Sebbene l'economia turca sia tuttora fortemente dipendente dal blocco euro-atlantico, la competizione imperialista guidata dagli USA limitava l'espansionismo del capitale turco. Per esempio, le guerre in Siria e in Libia inizialmente danneggiarono gli investimenti e le posizioni del capitale turco. Con la Russia, al contrario, la vicinanza geografica creava un bacino economico naturale, e i turisti russi erano i principali clienti del settore turistico.
Dopo la svolta del 2008, la Turchia cambiò direzione, trasformandosi da Paese soggetto all'egemonia dell'imperialismo in Paese che aspirava a praticare l'imperialismo in proprio. Il tentativo di golpe del 2016, lanciato dall'organizzazione di Gülen - una fazione dell'AKP - e guidato direttamente dagli USA, costituì un passaggio cruciale di questo processo. Per la prima volta gli USA fallirono nell'attuare un colpo di Stato militare in Turchia: la loro egemonia stava subendo una notevole erosione. Nel corso della lotta interna allo Stato e forse anche tra fazioni della borghesia di orientamento diverso, il gruppo guidato da Erdoğan non esitò a cercare il sostegno della Russia.
La Turchia iniziò a schierare truppe all'estero non soltanto in ambito NATO e ONU, ma anche in funzione degli interessi della classe capitalista turca. In Turchia si è sviluppato un importante complesso militare-industriale che è in grado di guidare le tendenze imperialiste del capitale. In passato gli USA non avrebbero mai consentito una cosa del genere. Per di più, questo sviluppo ha avuto luogo nonostante le restrizioni imposte dagli USA sulla fornitura di armamenti e di prodotti intermedi necessari per la produzione di armamenti.
La quota della Turchia nell'esportazione di armi a livello mondiale è passata dallo 0,69% nel periodo 2013-2017 all'1,1% nel periodo 2018-2022, e la Turchia è al 12° posto a livello mondiale tra i fornitori di armamenti.2 Sembra che in Turchia esistano circa duemila piccole e medie imprese che producono velivoli senza pilota, dalle viti ai laser.3 In seguito alla collaborazione tra l'impresa Baykar e lo Stato, la Turchia ha iniziato a intervenire nei conflitti regionali. Paesi che in passato ordinavano UCAV (velivoli da combattimento senza pilota) sono divenuti dipendenti dalla Turchia per le specifiche tecniche, l'addestramento per il volo e le munizioni utilizzate dai droni stessi.
Il capitale turco ha dichiarato il XXI secolo «Secolo della Turchia», benché tale affermazione rientri in gran parte nella propaganda ideologica, analoga a quella messa in campo da Paesi quali Cina, Brasile e India nel contesto della crisi dell'egemonia imperialista.
Al tempo stesso, la Turchia ha cercato di aprirsi la strada con iniziative diplomatiche e di inserirsi in vari processi di pace imperialisti.
Ci occuperemo della fragilità del capitalismo turco alla fine dell'articolo, ma senza comprendere la trasformazione subita dal capitalismo turco negli ultimi trent'anni non sarebbe possibile capire la sua posizione peculiare nel conflitto russo-ucraino.
Le relazioni turco-ucraine durante il conflitto
Malgrado il crollo del colonialismo dopo la seconda guerra mondiale, l'imperialismo si è mantenuto secondo modalità molto più complesse, attraverso varie derivazioni dell'esportazione di capitali. Oggi, una di queste derivazioni si manifesta nel settore agricolo nell'affitto o nell'acquisto di terreni agricoli in Paesi stranieri.
Stati Uniti, Cina e i principali Paesi dell'UE praticano l'agricoltura soprattutto in vari Paesi stranieri, perlopiù africani. Anche il capitale turco si è inserito in questa tendenza, nel contesto del suo nuovo espansionismo.
Nell'ambito dell'Unione Sovietica, l'Ucraina divenne il più grande laboratorio di ricerca agricola del mondo e visse una rivoluzione in termini di produttività agricola. Oggi le dimensioni dei terreni coltivabili ucraini sono calcolate in circa 100 milioni di ettari. Prima della guerra, dall'Ucraina provenivano il 10% del grano, il 13% dell'orzo, il 15% del mais e quasi il 50% del girasole esportati a livello mondiale. Questo dato ci tornerà utile quando ci occuperemo del «corridoio del grano». Paesi come Cina e Arabia Saudita hanno affittato dall'Ucraina vaste estensioni di terreni agricoli. Quanto alla Turchia, prima della guerra operavano in Ucraina una quarantina di imprese turche, che controllavano tra 25.000 e 30.000 ettari di terreno.
Inoltre, la voce più importante dell'esportazione di capitali dalla Turchia riguardava il settore edile, e l'Ucraina era divenuta uno snodo cruciale per le imprese edili turche.
Il settore più importante in relazione al ruolo della Turchia nel conflitto era tuttavia costituito dall'industria militare e dal commercio di armi. Le tensioni tra Ucraina e Russia non sono iniziate nel 2022, ma molto prima. Le relazioni militari sviluppatesi tra Turchia e Ucraina prima del 2022 sono continuate dopo lo scoppio della guerra.
Innanzitutto, nel conflitto a bassa intensità nel Donbass e nel Lugansk, i droni e le armi leggere fornite dalla Turchia erano cruciali e l'Ucraina è divenuta un mercato per i monopoli dell'industria degli armamenti turca. Ma la Turchia si è orientata verso l'Ucraina anche per un'altra ragione.
Prima della seconda guerra mondiale, la Turchia aveva adottato un'economia pianificata e nazionalista e stava vivendo un rapido sviluppo economico. Dopo il conflitto, tuttavia, il suo passaggio sotto l'egemonia americana determinò una crisi dell'orientamento e del ritmo dell'industrializzazione. A causa di questo intervento imperialista, fino a tempi recenti la Turchia non era in grado di produrre motori. Ma l'industria militare, sviluppatasi rapidamente negli ultimi quindici anni, aveva bisogno di motori per i carri armati, le navi da guerra e i droni. Il suo intento era trasferire tecnologie, invece di limitarsi a importare motori. Per questa ragione, il capitale turco ha messo gli occhi sull'Ucraina e sulle sue fabbriche di motori lasciate in eredità dall'Unione Sovietica. Dal canto suo, l'Ucraina era interessata a uno scambio di tecnologie - è nata così un'alleanza militare.
Nell'ottobre 2020, in occasione della visita in Turchia di Zelensky, eletto presidente dell'Ucraina con il ruolo di agente del blocco euro-atlantico, i due Paesi hanno sottoscritto un accordo di cooperazione militare. L'impiego di droni turchi durante il conflitto nel Karabakh aveva determinato un embargo non ufficiale contro la Turchia da parte del blocco euro-atlantico. Così, la Turchia si è rivolta all'Ucraina per la fornitura di prodotti intermedi necessari per la produzione di armamenti.
Nel 2022, soltanto tre settimane prima dell'inizio della guerra, Erdoğan ha visitato l'Ucraina - in quell'occasione è stato firmato un accordo di cooperazione relativo alle tecnologie avanzate, all'aviazione e all'industria aerospaziale ed è stato stabilito che Baykar avrebbe edificato una fabbrica di droni in Ucraina.4
Allo scoppio della guerra, l'esercito ucraino utilizzava già una quantità di materiale di produzione turca. In generale, l'opinione pubblica turca veniva tenuta all'oscuro riguardo a quale materiale esattamente venisse venduto all'Ucraina, e potevamo apprendere soltanto ciò che veniva riportato dai media ucraini o russi. Un esempio è costituito dalle radio prodotte da Aselsan, un'impresa tecnologica turca, e utilizzate dai reparti corazzati e di fanteria ucraini. Si è parlato anche di una cooperazione turco-ucraina nella produzione di sistemi di lancio di missili anticarro. Anche nel settore navale la Turchia ha iniziato a produrre natanti per l'Ucraina. Nel 2021 una corvetta è stata varata presso il Comando Navale di Istanbul.5 È inoltre circolata la notizia che gli elmetti compositi e i giubbotti antiproiettile importati dalla Turchia per i soldati ucraini fornivano loro un vantaggio psicologico rispetto all'esercito russo nella fase iniziale del conflitto.6
Ma la voce più importante della fornitura di armamenti era costituita dai droni. Non è possibile conoscerne il numero esatto, dal momento che viene mantenuto segreto, ma secondo la stampa la Turchia ha fornito una cinquantina di droni. I droni hanno hanno svolto un ruolo importante nella fase iniziale della guerra. Subito prima del conflitto, quando l'esercito ucraino attaccava provocatoriamente il Lugansk e il Donbass, la Russia si era risentita di fronte alla diffusione di una fotografia in cui un drone turco distruggeva un cannone russo.7 La Turchia aveva replicato alle proteste russe dichiarando che l'impresa che vendeva i droni era privata, e che lo Stato non poteva interferire. In realtà, lo Stato e i monopoli dell'industria delle armi agivano di concerto e non era chiaro chi tra loro manovrasse il processo.
Anche l'affondamento dell'incrociatore Moskva, nave ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero, è stato attribuito a droni forniti dalla Turchia. Pare che questi droni, pur essendo inquadrati dai radar dell'incrociatore Moskva, siano stati abbattuti da missili Neptune.8
Peraltro, il blocco euro-atlantico, oltre a spedire giovani uomini a morire al fronte, ha riversato in Ucraina quantità tali di armi da mettere in ombra le esportazioni turche di armamenti nel Paese. Non è facile accertare l'attuale entità delle forniture di armi turche, data la maggiore segretezza delle informazioni in un contesto di guerra.
Quanto alla fornitura di motori dall'Ucraina, le fabbriche di motori utilizzati per la produzione di droni, munizioni ed elicotteri da combattimento sono state ripetutamente bombardate dalla Russia nel corso del conflitto. Di conseguenza, l'importazione di motori ucraini destinati all'industria degli armamenti turca potrebbe essersi interrotta.
Le relazioni turco-russe durante il conflitto
Dal 2008 le relazioni tra Turchia e Russia hanno vissuto numerosi alti e bassi, che esulano dal tema di questo articolo. Vi è stato l'episodio dell'assassinio dell'ambasciatore russo, o quello del jet russo abbattuto da velivoli turchi nei cieli della Siria. In generale, tuttavia, si può affermare che la classe capitalista russa abbia tollerato la spregiudicatezza e il pragmatismo della classe capitalista turca.
Sotto il capitale monopolistico russo - formatosi mediante il saccheggio dei mezzi di produzione appartenenti alla società sovietica - e il suo rappresentante politico Putin, la Russia non si è trasformata in un colosso industriale come la Cina, con il suo enorme contributo alla produzione globale. In Russia, rispetto alla Cina, mancavano sia le centinaia di milioni di contadini da convogliare verso le zone di sfruttamento libero, sia una classe operaia che lavorasse al difuori di qualunque regola. Per questo non si è verificato un massiccio afflusso di capitali dall'estero. D'altro canto la Russia, con la macchina militare ereditata dall'Unione Sovietica, si è assunta il compito di difendere le nascenti aree di egemonia della Cina, estese dal Pacifico all'Asia Centrale e dal Medio Oriente al Mediterraneo. La Russia è così divenuta un bersaglio che la NATO intende eliminare prima della Cina. Per questo motivo, le turbolenze create dalla Turchia all'interno della NATO facevano il gioco della Russia, che ha cercato di intensificare e di appoggiare queste turbolenze. Malgrado tutte le contraddizioni, le due classi capitaliste impegnate nel tentativo di conquistare nuove posizioni nella piramide imperialista si sono avvicinate tra loro nel nome della sicurezza e degli ambiti di profitto.
Malgrado la Turchia abbia continuato a ribadire dal febbraio 2022 sulla necessità di ripristinare l'integrità territoriale dell'Ucraina - Crimea compresa - le relazioni russo-turche hanno continuato a svilupparsi. La costruzione della centrale nucleare di Akkuyu sulla costa mediterranea da parte di un'impresa russa non ha subito rallentamenti. Ma ciò che più conta è che, malgrado l'embargo sul petrolio e il gas naturale imposto alla Russia dal blocco euro-atlantico, la Turchia ha continuato ad acquistare gas naturale dalla Russia, trasformandosi anzi nel principale snodo per il gas russo in Europa.
Il gas naturale russo entrò per la prima volta in Turchia attraverso la frontiera bulgara nel 1987, all'epoca dell'Unione Sovietica. Seguì il gasdotto Blue Stream che collegò la Russia alla Turchia attraverso il Mar Nero, la cui realizzazione fu concordata nel 1997 e che iniziò a pompare gas nei primi anni 2000. Alla sua inaugurazione nel 2003 parteciparono sia Erdoğan sia Putin.
Nel 2014 Putin propose il gasdotto Turkish Stream, che avrebbe collegato la Russia alla Tracia (Turchia Europea) attraverso il Mar Nero e che è stato inaugurato ufficialmente nel 2020. Lo sviluppo più importante durante il conflitto in Ucraina è stata la proposta russa di costruire una grossa stazione di esportazione di gas in Turchia, che permetterebbe alla Russia di esportare gas in Europa senza passare attraverso il territorio ucraino. Per il progetto - destinato a essere ultimato entro quest'anno secondo l'accordo tra le due parti - è stata scelta la Tracia.9
Durante gli anni del conflitto (2022-2023), il volume degli scambi della Russia con la Turchia è quasi triplicato rispetto agli anni precedenti, toccando un valore pari a quasi 70 miliardi di dollari - di cui circa 58 miliardi costituiti da importazioni dalla Russia.10
Questo aumento degli scambi non è stato legato soltanto all'aumento di importazione di gas naturale; la Turchia ha anche cercato di aggirare di nascosto l'embargo commerciale contro la Russia. Inoltre, in Turchia si sono costituite numerose imprese russe con l'obiettivo di aggirare l'embargo. Tra le imprese sanzionate dagli USA per violazione dell'embargo figurano quattro aziende turche. Per esempio, un'impresa chiamata Azu è stata accusata di acquistare microchip in tutto il mondo per poi inviarli in Russia.11 Inoltre, il sistema di pagamento MIR utilizzato dalle banche russe veniva accettato anche dal sistema bancario turco, che lo ha abbandonato soltanto su pressioni del blocco euro-atlantico. Ciononostante, nell'ottobre 2022 la Commissione Europea ha ritenuto necessario inviare una delegazione in Turchia per ammonirla riguardo alle sanzioni.
Per accaparrarsi posizioni migliori all'interno della gerarchia imperialista non è sufficiente intervenire in conflitti regionali e perseguire una politica estera aggressiva; anche svolgere un ruolo nei processi di pace regionali permette di rafforzare l'egemonia di uno Stato in una determinata regione. È ciò che ha fatto la Turchia: in qualità di Stato che intratteneva relazioni con entrambe le parti, desiderava svolgere un ruolo diplomatico.
Delegazioni provenienti dall'Ucraina e dalla Russia si sono incontrate a Istanbul il 29 marzo 2022, poco più di un mese dopo lo scoppio della guerra, con la mediazione di Erdoğan. Se si fosse raggiunto un accordo di pace, probabilmente la Turchia sarebbe stata uno dei Paesi garanti. Ma il problema non erano né le perdite territoriali ucraine né il possibile ingresso dell'Ucraina nella NATO: il blocco euro-atlantico aveva spinto avanti l'Ucraina e provocato la guerra con l'intento di indebolire la posizione della Russia nel conflitto in corso all'interno del sistema imperialista e, in tal modo, di ridimensionarne le capacità militari. Per questo non vi è stato alcun accordo di pace allora, e nel corso dei due anni successivi i lavoratori dei due Paesi hanno continuato ad ammazzarsi tra loro al fronte.
Un'altra mossa diplomatica attuata dalla Turchia ha riguardato la Black Sea Grain Initiative (iniziativa sul grano del Mar Nero). Abbiamo già ricordato l'importanza dei prodotti agricoli ucraini e russi per il mercato mondiale e per la sicurezza alimentare globale. Aggiungiamo ora che i fertilizzanti prodotti in Russia sono cruciali per i mercati mondiali. Il mondo stava tentando di riprendersi dalla pandemia e l'aumento dei prezzi dei generi alimentari aveva imposto un pesante fardello alla classe lavoratrice. A ciò si aggiungeva l'impossibilità di accedere ai porti ucraini a causa del conflitto. La Russia non era in grado di trasferire i suoi prodotti agricoli verso i porti mondiali a causa dell'embargo commerciale imposto contro di lei. Non era possibile nemmeno trasferire denaro tramite le banche, né assicurare le navi e le merci destinate a essere scaricate nei porti.
Su iniziativa della Turchia e con il sostegno dell'ONU, il 22 luglio 2022 è stato sottoscritto a Istanbul il Grain Corridor Agreement (accordo sul corridoio del grano), alla presenza di delegazioni russe e ucraine. La Turchia aveva riportato così un successo diplomatico di proporzioni mondiali, e fino al maggio 2023 oltre 30 milioni di tonnellate di prodotti agricoli sarebbero stati inviati in Paesi di tutto il mondo.
L'accordo, tuttavia, non è stato rinnovato e la Russia vi avrebbe quindi messo fine. Innanzitutto, è divenuto chiaro che i prodotti agricoli esportati sarebbero stati immagazzinati nei più importanti Paesi imperialisti - soltanto il 10% di essi sono stati consegnati ai Paesi poveri le cui popolazioni stavano morendo di fame.12
Pur essendo stato promosso a tale scopo, l'accordo non è naufragato perché i cereali sono stati rubati ai Paesi poveri. Il blocco euro-atlantico abusava del trattato approfittando della navigazione nel Mar Nero e attaccando la sicurezza della Russia con natanti senza equipaggio. Inoltre, l'embargo sui prodotti agricoli non era stato allentato, malgrado la richiesta russa in tal senso e l'inserimento di questo punto nell'accordo.
La Convenzione di Montreux e i problemi strutturali del capitalismo turco
Il ruolo più importante svolto dalla Turchia nel corso del conflitto è stato indubbiamente rappresentato dall'applicazione della Convenzione di Montreux. Il Trattato di Losanna del 1923 non attribuì alla neonata Repubblica Turca la sovranità sui Dardanelli e sullo Stretto di Istanbul, che collegano il Mar Nero al Mediterraneo. Fu soltanto nel contesto dell'imminente guerra di spartizione imperialista, e con il sostegno dell'Unione Sovietica, che tale diritto di sovranità fu riconosciuto alla Turchia con la Convenzione di Montreux sottoscritta nel 1936.
Ai sensi di questo accordo, gli Stati affacciati sul Mar Nero che avessero voluto condurre le loro navi da guerra su questo mare avrebbero potuto farlo rispettando determinati limiti di tonnellaggio, dando un preavviso di tre settimane e lasciando il Mar Nero entro due settimane. Il trattato vietava l'ingresso di sottomarini, portaerei e incrociatori nel Mar Nero in tempo di pace. Se fosse scoppiata una guerra sul Mar Nero, gli Stati affacciati su questo mare non avrebbero potuto entrare nelle sue acque per nessuna ragione.
Lo Stato turco ha iniziato ad applicare questo accordo immediatamente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Non ha nemmeno consentito il ricongiungimento delle navi da guerra russe con la flotta del Mar Nero. La Russia non ha fatto obiezioni, dal momento che l'applicazione della Convenzione di Montreux, di fatto, tagliava fuori la flotta della NATO dal Mar Nero.
Questa situazione ha fatto sì che la classe capitalista e lo Stato turchi fossero oggetto di pressioni da parte del blocco euro-atlantico sin dall'inizio della guerra. Tali pressioni, esercitate attraverso canali non ufficiali, miravano a violare il trattato insediando una base navale NATO sulla costa del Mar Nero. Non sappiamo se anche durante incontri ufficiali vi siano state pressioni mantenute segrete.
Per violare la Convenzione di Montreux sono stati escogitati vari pretesti. Per esempio, si volevano inviare navi caccia-mine dopo la detonazione di mine deposte dall'Ucraina intorno al porto di Odessa. La Turchia ha respinto anche questo tentativo. Nell'ambito dell'accordo di sicurezza sul Mar Nero recentemente sottoscritto tra Gran Bretagna, Norvegia e Ucraina, vi era l'intenzione di trasferire due caccia-mine nel Mar Nero.13
La Turchia, forse incapace di resistere a queste pressioni, ha sottoscritto questo mese un accordo di sicurezza sulle mine con la Bulgaria e la Romania, entrambi Paesi NATO affacciati sul Mar Nero. L'accordo non autorizza l'accesso di navi da guerra straniere, ma il fatto che tutti e tre i Paesi firmatari siano membri della NATO suscita inquietudine e lascia presagire la possibilità che questa ipotesi rientri nel piano.
Il capitalismo turco, benché caratterizzato in anni recenti da uno sviluppo sufficiente a fare da base per le mire espansioniste della classe capitalista turca, ha una struttura fragile. Il suo deficit ormai cronico e il suo indebitamento con banche occidentali, elementi difficili da dissimulare, la Turchia ha tutta l'aria di un Paese esposto alle crisi economiche. Inoltre non è ancora in grado di produrre aerei da caccia ed è messa all'angolo dall'embargo USA. Per acquistare gli F-16 e ammodernare la sua flotta aerea è costretta a fare la fila alla porta degli Stati Uniti.
Tutto ciò induce la Turchia a comportarsi in modo più malleabile. Per esempio, la sua opposizione all'ammissione della Finlandia e della Svezia nella NATO non è durata a lungo, malgrado l'importanza che questo allargamento della NATO avrebbe ai fini dell'accerchiamento della Russia e in un eventuale conflitto europeo.
Se la classe capitalista turca permetterà che la Convenzione di Montreux venga violata, ciò potrebbe implicare un ingresso di fatto della Turchia in una guerra contro la Russia, al fianco della NATO. Il movimento politico di avanguardia della classe operaia della Turchia monitora attentamente questo processo, che implicherebbe una grave crisi politica e una minaccia per i lavoratori, ed è pronto a intervenire.
Note:
*) Erhan Nalçacı, membro del Consiglio Esecutivo Centrale del TKP
1 Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta nel gennaio 2024. Nei mesi successivi, tuttavia - come l'articolo prevedeva - abbiamo potuto osservare come le fazioni filo-USA/NATO della classe capitalista turca e dei partiti di governo e di opposizione a essa legati abbiano preso il sopravvento sulla scena politica. La Turchia ha concluso il trattato sugli F16 con gli USA, ha collaborato con la NATO su molte questioni operative e ha iniziato a limitare i suoi scambi con la Russia, adeguandosi all'embargo commerciale. Il suo sostegno militare all'Ucraina sembra oggi dipendere più dalla NATO che dagli suoi interessi. La Convenzione di Montreux non è ancora stata violata, ma si sono registrate inquietanti forzature in direzione di un coinvolgimento degli USA.
3 https://www.crisisgroup.org/tr/europe-central-asia/western-europemediterranean/turkiye/turkiyes-growing-drone-exports (visitato il 12.01.2024)
4 https://www.crisisgroup.org/tr/europe-central-asia/western-europemediterranean/turkiye/turkiyes-growing-drone-exports (visitato il 12.01.2024)
5 https://www.indyturk.com/node/482386/siyaset/bayraktar-si%25CC%2587ha-d%25C4%25B1%25C5%259F%25C4%25B1nda-t%25C3%25BCrkiye-ukraynaya-hangi-askeri-malzemeleri-satt%25C4%25B1#:~:text=T%25C3%25BCrkiye'nin%2520son%2520y%25C4%25B1llarda%2520Ukrayna,24%2520adet%2520daha%2520sat%25C4%25B1lmas%25C4%25B1%2520kararla%25C5%259Ft%25C4%25B1r%25C4%25B1lm%25C4%25B1%25C5%259Ft%25C4%25B1 (visitato il 17.01.2024)
6 https://www.crisisgroup.org/tr/europe-central-asia/western-europemediterranean/turkiye/turkiyes-growing-drone-exports (visitato il 12.01.2024)
7 https://www.bbc.com/turkce/haberler-turkiye-60258180 (visitato il 17.01.2024)
8 https://www.crisisgroup.org/tr/europe-central-asia/western-europemediterranean/turkiye/turkiyes-growing-drone-exports (visitato il 12.01.2024)
9 https://www.yirmidort.tv/ekonomi/turkiye-ve-rusya-anlasti-dogalgaz-merkezi-icin-yol-haritasi-tamam-136599 (visitato il 18.01.2024)
10 https://ticaret.gov.tr/data/5bcc5d4813b876034cfece26/RF%20%C3%9CLKE%20RAPORU%20%20-%202023.pdf (visitato il 18.01.2024).
11 https://tr.euronews.com/2023/04/12/abdden-rusya-ambargosunu-ihlal-ettigi-gerekcesiyle-turkiye-merkezli-sirketlere-yaptirim (visitato il 18.01.2024)
12 https://haber.sol.org.tr/yazar/tahil-koridoru-yalan-dehlizi-380957 (visitato il 18.01.2024)
13 https://www.reuters.com/world/europe/uk-transfer-two-minehunters-ukraine-it-launches-maritime-support-plan-2023-12-11/ (visitato il 18.01.2024)
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