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- pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 09-12-24 - n. 918
La guerra imperialista alla luce degli sviluppi internazionali
Nuovo Partito Comunista dei Paesi Bassi (NCPN) | iccr.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
2024
Rivista Comunista Internazionale - Numero 13 - 2024
La guerra imperialista alla luce degli sviluppi internazionali
Negli ultimi anni si è verificato un aumento dei conflitti internazionali e delle guerre - per esempio con l'escalation della guerra in Ucraina e le crescenti tensioni nell'Europa orientale, nei Balcani e nel Caucaso; l'escalation dei conflitti in Medio Oriente e il genocidio contro il popolo palestinese perpetrato dallo Stato israeliano; le crescenti tensioni a Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale e in altre aree dell'Asia; i conflitti (armati) in Africa e in altre parti del mondo. Queste guerre costano la vita a migliaia di persone, e milioni di persone sono costrette a fuggire dalle loro case e a divenire profughi.
Lo Stato olandese è coinvolto in molti di questi conflitti e guerre internazionali. Spende miliardi per fornire armamenti all'Ucraina e a Israele. Sta aumentando le sue spese militari per raggiungere il parametro NATO del 2% del PIL. Si sta intensificando il dibattito sulla leva, mentre i militari si fanno pubblicità nelle scuole per attirare i giovani. Con l'intensificarsi delle competizione e delle rivalità tra le potenze imperialiste, la questione della pace si fa sempre più urgente. In questo articolo delineeremo molto brevemente le posizioni del NCPN sulle guerre imperialiste e sulle loro cause, gli attuali sviluppi nei riallineamenti dei rapporti di forze internazionali e il ruolo della borghesia olandese nella competizione e nelle guerre imperialiste. Le posizioni del NCPN sul tema sono state ampiamente discusse durante un congresso del partito nel giugno 2023, dibattito che costituisce la base per le visioni espresse da questo articolo.
Le radici delle guerre imperialiste
Per valutare una guerra è importante stabilire quale classe la sta conducendo, per quali scopi e in quale fase storica. La borghesia può inventarsi ogni sorta di pretesti per una guerra - autodifesa, difesa delle minoranze, lotta al terrorismo, al fascismo o al fondamentalismo, difesa della democrazia e via dicendo. Per comprendere le cause reali delle guerre imperialiste, tuttavia, è necessario andare oltre questi pretesti e capire che alla base degli sviluppi contemporanei del sistema imperialista e delle relazioni internazionali vi sono specifici sviluppi economici.
Le cause delle guerre imperialiste risiedono negli interessi degli sfruttatori, che lottano tra loro per il controllo di materie prime, rotte di trasporto, mercati e sfere di influenza. Le guerre imperialiste sono la conseguenza del sistema capitalista che riconosce nel profitto il suo valore supremo. Quando è necessario per garantire i profitti delle grandi imprese, gli Stati capitalisti non esitano a sacrificare il sangue dei loro abitanti sull'altare del profitto.
La guerra imperialista, come mezzo di spartizione di territori e controllo su risorse, mercati, sfere di influenza e rotte di trasporto, è una caratteristica essenziale dell'imperialismo. Le leggi stesse dello sviluppo capitalista tendono oggettivamente e inevitabilmente a creare le condizioni per i conflitti internazionali e per la loro trasformazione in guerre.
Per esempio, lo sviluppo capitalista dell'economia è soggetto alla legge dello sviluppo ineguale, per cui il rafforzamento di un'economia capitalista a spese di un'altra influisce sui rapporti internazionali di forza tra gli Stati capitalisti e le alleanze imperialiste. Ciò determina un'intensificazione della competizione tra gli Stati capitalisti.
La borghesia dei Paesi che si sviluppano più rapidamente sul piano economico ha bisogno di controllare risorse aggiuntive per sostenere la crescita economica, oltre che di avere il controllo di rotte di trasporto e di mercati in cui vendere le proprie merci, esportare i propri capitali eccetera. Con l'aumento della sua potenza economica, la borghesia di un Paese ha bisogno di accrescere anche la sua influenza diplomatica e geopolitica, a spese delle borghesie dei Paesi rivali. Questi avversari, tuttavia, non sono disposti a rinunciare alla loro quota senza combattere. La legge dello sviluppo ineguale altera costantemente i rapporti di forza tra i monopoli e tra i Paesi capitalisti, alimentando una feroce competizione tra loro.
Un altro fattore che contribuisce all'inasprimento delle contraddizioni inter-imperialiste è il fatto che la crescita economica capitalista viene sistematicamente interrotta da crisi economiche, come quella del 2020. Contrariamente a quanto affermano gli economisti borghesi, la crisi non è un'aberrazione dello sviluppo economico sotto il capitalismo, determinata da fattori esterni (come la pandemia). Al contrario, la crisi è una legge e costituisce una conseguenza inevitabile dello sviluppo economico capitalista in sé. Queste crisi colpiscono in modo non uniforme le varie economie. Gli Stati si differenziano tra loro anche in termini di capacità di attenuare l'impatto delle crisi economiche capitaliste. Così, la legge dello sviluppo ineguale si manifesta anche nei periodi di crisi, alterando i rapporti di forza.
L'aumento della competizione imperialista si manifesta sotto varie forme - per esempio, nell'attuale tendenza verso misure protezionistiche che mirano a limitare la competizione straniera a vantaggio di settori del capitale interno che hanno interesse a farlo. Ciò viene attuato mediante dazi e tetti massimi imposti alle importazioni, barriere procedurali, standard sui prodotti, sanzioni, sussidi alla produzione interna eccetera. In questo contesto si possono ravvisare diverse guerre economiche in cui gli Stati si colpiscono a vicenda con sanzioni e misure protezionistiche. Un esempio tipico è la guerra commerciale tra USA e Cina, ma si possono citare anche le ricorrenti tensioni tra USA e UE, con le sanzioni imposte dagli USA ai monopoli tedeschi e viceversa.
Tuttavia, la competizione imperialista non si manifesta soltanto a livello economico e diplomatico. Il rafforzamento di un'economia capitalista a spese delle altre non si verifica in modo «pacifico», ma crea le condizioni per conflitti inter-imperialisti aperti tra Paesi e blocchi imperialisti e capitalisti.
I Paesi imperialisti che si trovano in posizioni di vantaggio nel sistema imperialista internazionale tentano di estendere la propria influenza all'estero, specie nei Paesi capitalisti che occupano posizioni più basse nella gerarchia imperialista sul piano economico, politico e militare. Quando le pressioni economiche e diplomatiche non sono sufficienti, il capitale tenta di imporre i propri interessi mediante interventi imperialisti e guerre, per aprire nuovi mercati all'esportazione dei suoi capitali, sbarazzarsi di monopoli concorrenti, assicurarsi il controllo di risorse e rotte di trasporto e via dicendo. Ciò è evidente nei numerosi interventi imperialisti attuati dagli Stati Uniti, dalla NATO e quindi anche dal capitale olandese in Paesi quali Iraq, Afghanistan, Libia eccetera, dove gli interessi del capitale euro-atlantico si sono scontrati con quelli di monopoli concorrenti (per esempio il capitale russo) attivi in questi Paesi.
La necessità di competere per accaparrarsi risorse, controllare rotte di trasporto e neutralizzare i rivali svolge un ruolo importante nella trasformazione della competizione imperialista in guerra imperialista. Ciò dimostra che l'imperialismo porta la guerra «come le nuvole portano la pioggia».
Riallineamenti e intensificazione delle contraddizioni internazionali
Le guerre attualmente in corso nel mondo non possono essere comprese senza analizzare in modo più specifico l'attuale evoluzione dei rapporti di forza internazionali. Naturalmente non è possibile fornirne un'analisi esauriente in questo articolo, ma può essere utile soffermarsi su alcuni elementi.
La tendenza generale negli ultimi decenni è stata il rafforzamento della posizione economica della Cina in particolare e, a una certa distanza, di altri Paesi BRICS (Brasile, Russia, India e Sud Africa), a spese delle quote controllate da USA, UE, Gran Bretagna e Giappone. Il baricentro delle relazioni internazionali si sta spostando sempre più verso l'Asia. È lì che risiede la maggior parte della popolazione (cioè della forza-lavoro) mondiale, e si tratta di un'area ricca di innumerevoli risorse. La quota del PIL mondiale dell'Asia sta quindi eclissando sempre più quelle degli altri continenti.
La competizione tra USA e Cina è sempre più al centro delle contraddizioni internazionali. I monopoli cinesi esportano capitali in molte aree del mondo in cui in passato dominava il capitale USA. L'esportazione di capitali avviene per esempio tramite la cosiddetta «Nuova Via della Seta» e altri progetti che implicano enormi investimenti dei monopoli cinesi in Asia, Africa, America Centrale e Meridionale ed Europa. Questi investimenti si concentrano soprattutto nelle infrastrutture, nell'energia e nelle telecomunicazioni, ma anche in altri settori. Questi progetti garantiscono al capitale cinese materie prime e mercati.
In seguito al riallineamento dei rapporti di forza internazionali - che, come già menzionato, è conseguenza inevitabile della legge dello sviluppo ineguale e di altri fattori - si assiste a un'intensificazione delle contraddizioni internazionali per la redistribuzione e il controllo di materie prime, rotte di trasporto, mercati nonché territori.
La competizione tra USA e Cina si va intensificando e svolge un ruolo sempre più centrale nelle contraddizioni internazionali. Per questo le forze armate USA stanno concentrando sempre più la loro attenzione sull'Oceano Indiano e sull'Oceano Pacifico, un'area in cui gli USA dispongono di numerosissime basi militari e porti. Questo interesse prioritario per l'Asia («Pivot to Asia») è stato ufficializzato nel 2011 dall'amministrazione Obama. È stato inoltre dichiarato l'obiettivo di rafforzare la presenza delle forze armate USA - e in particolare della Marina - nella regione, e più nello specifico di schierare la maggior parte delle forze della marina USA nell'area del Pacifico. Gli USA manifestano preoccupazioni per il fatto che attualmente la Cina disponga di una marina più forte di quella americana (in termini di numero di navi), e minacci di passare in vantaggio anche in relazione ai missili balistici, ai sistemi di difesa aerea eccetera. La Cina ha costantemente aumentato le sue spese militari negli ultimi anni, inaugurando nel 2017 la sua prima base all'estero, a Gibuti.
Questo orientamento degli USA trova riscontro anche nelle alleanze militari forgiate dagli Stati Uniti negli ultimi anni. Nel 2017 è stata (ri)costruita un'alleanza politica e militare con l'Australia, il Giappone e l'India (Quad). Il 15 settembre 2021 - un mese dopo il ritiro delle forze USA dall'Afghanistan - gli USA annunciavano l'istituzione dell'AUKUS con Australia e Gran Bretagna. Si tratta di un'alleanza economica, politica e militare, chiaramente finalizzata alla competizione con la Cina. Anche l'accordo concluso dagli USA con i talebani e il ritiro delle forze USA dall'Afghanistan vanno interpretati nel contesto del riallineamento delle priorità degli Stati Uniti in funzione dei loro interessi strategici.
Gran Bretagna e Francia, i cui capitali hanno anch'essi forti interessi commerciali e investimenti in Asia e vedono interessanti opportunità in questa regione, stanno anch'esse intensificando la propria presenza militare e le proprie relazioni diplomatiche nell'area.
Altro teatro importante è il Mar Cinese Meridionale, attraverso il quale passa circa un terzo del commercio marittimo mondiale. In questa regione svolge un ruolo rilevante l'ASEAN. Si tratta di un'unione economica e politica tra dieci Paesi del Sud-Est Asiatico. L'ASEAN ha un accordo di libero scambio con la Cina dal novembre 2002 e intrattiene relazioni anche con USA, Russia e UE.
La Russia - sulla cui natura attuale di Paese capitalista e membro del sistema imperialista internazionale non possono sussistere dubbi - gioca un ruolo importante nelle rivalità inter-imperialiste. Considerate le dimensioni della sua economia, si tratta di un Paese dotato di forti monopoli nell'energia, nell'industria pesante, nelle nuove tecnologie eccetera, che si colloca al 5° posto al mondo per numero di miliardari, pur presentando alcuni punti deboli. Ha un'influenza diplomatica relativamente importante e un certo prestigio militare. Con il suo intervento militare in Siria, successivo all'intervento guidato dagli USA, la Russia è riuscita a sventare i piani dei suoi rivali a tutto vantaggio degli interessi del capitale russo nella regione.
Le principali contraddizioni tra USA, NATO e UE da un lato e la Russia e i suoi alleati dall'altro sono rispecchiate anche dagli sviluppi verificatisi nell'Europa orientale. L'escalation della guerra imperialista in Ucraina, che ha fatto migliaia di morti e milioni di profughi, ha fatto seguito a un progressivo aumento delle tensioni - il colpo di Stato reazionario, l'accordo di associazione con l'UE e l'annessione della Crimea da parte della Federazione Russa nel 2014.
Per quanto riguarda le relazioni tra USA e UE, la competizione e la rivalità - in particolare con la Germania - sono in aumento. Ciò si è manifestato tra l'altro nel fallimento dei negoziati per un trattato di libero scambio (TTIP) nel 2019, ma anche nelle misure protezionistiche e nelle sanzioni reciproche contro i monopoli dell'altra parte. Al tempo stesso, si stanno rinnovando i tentativi di cooperare in modo più stretto alla luce della competizione con la Cina, con la Russia e altri blocchi, per esempio attraverso il rafforzamento della NATO.
Anche all'interno dell'UE, tuttavia, esistono numerose contraddizioni, che si manifestano nello stallo dei negoziati relativi a varie questioni. I vari settori del capitale, all'interno di ciascun Paese, hanno interesse a una maggiore o minore integrazione nell'UE. È presente una rilevante tendenza borghese euro-scettica, che è espressione dei settori della borghesia interessati a una minore cooperazione con l'UE o, in alcuni casi, all'uscita vera e propria dall'Unione - spesso motivati dal loro desiderio di lasciare la porta aperta alla cooperazione con blocchi di potenze rivali, o da altre ragioni che rendono questa posizione più vantaggiosa.
Ovviamente questi sono solo alcuni spunti. La situazione internazionale è assai complessa e in continua evoluzione. In generale, il mutamento dei rapporti di forza internazionali tra i Paesi capitalisti e i blocchi imperialisti determina un aggravamento delle contraddizioni internazionali e dei problemi causati dalla sovra-accumulazione di capitali. Le attuali guerre e interventi imperialisti sono legati a questi riallineamenti e contraddizioni, e implicano il rischio di una guerra imperialista più generalizzata.
Il ruolo della borghesia olandese nei conflitti imperialisti e l'esempio dell'Ucraina
Il capitale olandese è attivamente coinvolto in queste contraddizioni inter-imperialiste. Partecipa ad alleanze imperialiste quali l'UE e la NATO, al cui interno la borghesia olandese tenta di rafforzare la propria posizione e di promuovere i propri interessi. I Paesi Bassi sono sempre più coinvolti in interventi militari, perlopiù nel quadro della NATO o dell'UE. Le spese per la «difesa» sono quasi raddoppiate in pochi anni, toccando i 21,4 miliardi di euro.1 L'obiettivo è garantire gli interessi della grande impresa olandese all'estero ed espanderne l'influenza. In questo contesto lo Stato olandese interferisce soprattutto nei Caraibi, dove esistono ancora colonie olandesi, resti del sistema coloniale. Ma la borghesia olandese ha messo gli occhi anche sull'Ucraina, nell'ambito del suo allineamento con gli interessi della NATO e dell'UE.
Lo scoppio della guerra imperialista in Ucraina è l'esito dell'escalation degli antagonismi tra le diverse potenze imperialiste. Due popoli che in passato vivevano pacificamente fianco a fianco sotto l'Unione Sovietica socialista si fronteggiano ora in una sanguinosa guerra. Entrambi gli schieramenti, il governo reazionario ucraino e i suoi alleati NATO da un lato e la Federazione Russa capitalista dall'altro, ricorrono a falsi pretesti per giustificare la guerra imperialista. Ma in sostanza, quella che viene condotta da entrambe le parti è una guerra imperialista combattuta per gli interessi dei monopoli.
La borghesia ucraina ha forti incentivi a difendere il governo reazionario ucraino e gli interessi del blocco imperialista euro-atlantico a cui appartiene e nel cui ambito tenta di promuovere i propri obiettivi strategici. A tale fine investe anche ampie risorse finanziarie. Diamo un'occhiata a ciò che lo Stato borghese olandese proclama orgogliosamente di fare per «aiutare l'Ucraina».
Nel 2023 la borghesia olandese ha contribuito con 200 milioni di euro a un fondo di garanzia del bilancio UE per l'Assistenza Macro-Finanziaria (MFA). Inoltre l'Ucraina riceverà un prestito di 200 milioni attraverso il Fondo Monetario Internazionale, un fondo di garanzia di 100 milioni attraverso la Banca Mondiale e 27,5 milioni tramite la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS). La borghesia olandese ha fornito 90 milioni di euro all'Ukraine Relief Trust Fund della Banca Mondiale, 72 milioni all'impresa di distribuzione di energia ucraina Ukrenergo tramite la BERS e 18 milioni per la fornitura di componenti per le reti elettriche.
Una parte rilevante dei cosiddetti «aiuti all'Ucraina», pari a 65 milioni di euro, è destinata alla comunità degli affari olandese e ucraina. Questa somma comprende 50 milioni di euro per la riattivazione delle infrastrutture e 15 milioni destinati a sostenere le piccole e medie imprese. Ulteriori contributi alla ricostruzione comprendono un contributo di un milione di euro stanziato dall'associazione delle municipalità olandesi per progetti a Cherson, Odessa e Mykolajiv.
Sul fronte militare, in particolare, lo Stato olandese ha consegnato finora all'Ucraina materiali, armamenti, veicoli militari e altre forniture militari per un valore di ben 2,63 miliardi di euro. Queste forniture comprendono decine di carri armati, caccia F-16, missili Patriot e altri sistemi missilistici, oltre 1000 veicoli militari e molto altro.2
Nel solo 2023 sono stati stanziati 1,6 miliardi di euro per forniture dirette, acquisto di materiale militare e contributi al Fondo Internazionale per l'Ucraina e al Trust Fund della NATO.3 Nel 2024 l'ammontare totale degli aiuti finanziari raggiungerà i 2 miliardi, in linea con le promesse fatte alla NATO. Lo Stato renderà inoltre disponibili 102 milioni di euro per «aiuti umanitari», recupero e ricostruzione, nei primi quattro mesi del 2024. Verranno inoltre stanziati 89 milioni di euro per fare fronte alle spese, tra cui quelle legate alla futura istituzione di un «tribunale speciale» per l'Ucraina.
Il sostegno economico e politico dello Stato borghese olandese non è dovuto a un senso di «benevolenza» verso il popolo ucraino, che è divenuto vittima dei blocchi imperialisti e del suo stesso governo reazionario. L'interesse dei monopoli olandesi, soprattutto in relazione alla «ricostruzione» dell'Ucraina, risiede nell'enorme redditività di questo nuovo mercato per il settore edilizio. Le imprese olandesi vedono l'Ucraina come un proficuo ambito di esportazione dei loro capitali. E lo Stato borghese olandese, in veste di «capitalista universale», le appoggia attivamente in questo sforzo.
Le imprese olandesi possono chiedere finanziamenti per progetti da intraprendere in collaborazione con organizzazioni ucraine. Il cosiddetto Partnership Fund stanzia 25 milioni di euro per finanziamenti da 500.000 a 5.000.000 di euro destinati a imprese e «organizzazioni della società civile» olandesi intenzionate a cooperare al recupero e alla ricostruzione. Sono inoltre disponibili altri 60 milioni di crediti di esportazione (le assicurazioni sui crediti di esportazione coprono il rischio di mancato pagamento da parte dell'acquirente).
L'Ucraina ha un'economia relativamente piccola ma una popolazione molto istruita. Il Paese dispone di vasti terreni agricoli e ha circa 40 milioni di abitanti. Tutto questo offre molte opportunità alle imprese olandesi, specie nei settori agricolo e della logistica (trasporti, attrezzature), ma anche nel campo della costruzione di porti. Attualmente sono circa 250 le imprese olandesi attive in Ucraina.
Gli accordi di cooperazione puntano in primo luogo a favorire gli scambi con l'UE imperialista, attraverso la creazione di una zona di libero scambio. Per esempio, le barriere commerciali verranno meno via via che l'Ucraina si adatterà alle norme europee e ridurrà i dazi sulle importazioni. Questo farà risparmiare alle imprese europee circa 390 milioni di euro all'anno. Le imprese olandesi avranno maggiore accesso a un vasto mercato di 40 milioni di consumatori. Nel 2018 i Paesi Bassi hanno esportato in Ucraina beni per un valore di circa 974 milioni di euro; nel 2014 il valore era di circa 775 milioni. Inoltre l'Ucraina è uno dei Paesi più fertili del mondo, il «granaio d'Europa». Anche la borghesia olandese attiva nel settore agricolo, quindi, aspira a trarre profitto da scambi «più agevoli» con l'Ucraina.4
Come afferma Lenin nella sua opera L'imperialismo: «Finché il capitalismo resta tale, l'eccedenza dei capitali non sarà impiegata a elevare il tenore di vita delle masse del rispettivo paese, perché ciò importerebbe diminuzione dei profitti dei capitalisti, ma ad elevare tali profitti mediante l'esportazione all'estero, nei paesi meno progrediti».5
Sul fronte militare, come già accennato, il Ministero della Difesa olandese dichiara quanto segue:
Consegne dirette: attrezzature tratte dalle scorte militari dei Paesi Bassi per un valore di 1,1 miliardi di euro sono state consegnate all'Ucraina. Questo era il valore delle attrezzature al momento della consegna. Ma dal momento che anche il ripristino o la sostituzione delle attrezzature consegnate comporta un costo, la spesa per i Paesi Bassi sale a 1,49 miliardi.
Consegne commerciali: i Paesi Bassi hanno anche acquistato attrezzature militari per l'Ucraina, spendendo 934 milioni di euro.
Fondo Internazionale per l'Ucraina: i Paesi Bassi hanno versato 100 milioni di euro al Fondo Internazionale per l'Ucraina, che paga le attrezzature militari fornite all'Ucraina direttamente dall'industria bellica.
Trust Fund NATO: i Paesi Bassi contribuiscono con 100 milioni di euro all'Ukraine Comprehensive Assistance Package (UCAP) della NATO. Questo fondo paga attrezzature e servizi quali carburanti, forniture mediche, equipaggiamenti invernali e jammer per neutralizzare i droni. Il fondo è destinato all'acquisto dei cosiddetti aiuti non letali; esclude cioè le armi e i sistemi d'arma.6
Le forniture militari sono costituite da:
Carri armati T-72 (60 unità), veicoli corazzati YPR, anche per missioni di salvataggio e per l'addestramento (207 unità), veicoli da ricognizione Fennek e veicoli cingolati Viking; carri armati Leopard 1 forniti congiuntamente con Danimarca e Germania (minimo 100 unità), carri armati Leopard 2A4 forniti congiuntamente con la Danimarca (14 unità), obici corazzati PzH2000 (8 unità) e mortai da 120 mm; sistemi di difesa aerea quali sistemi di lancio per missili Patriot (2 unità), missili antiaerei Patriot, batterie antiaeree mobili MR-2 (100 unità), batterie antiaeree da 40 mm Bofors 40L70 (20 unità), sistemi VERA-NG (4 unità), missili e sistemi missilistici per la difesa antiaerea e il controllo dei droni, come i missili Stinger, e caccia F-16.7
In aggiunta al sostegno finanziario e alla consegna di armi vi è la partecipazione delle forze armate olandesi all'addestramento dei militari ucraini. Lo Stato olandese ha inoltre inviato nell'Europa orientale caccia, navi da guerra e personale militare nel quadro della NATO.
Si può dire che questi dati parlino da soli. Ma è chiaro che la borghesia olandese sta trascinando il popolo olandese, la classe operaia olandese al seguito dei pericolosi piani orditi da UE e NATO, allo scopo di consolidare i propri profitti. A questo obiettivo è disposta a sacrificare qualunque cosa, compresa la sicurezza e la vita del popolo. Soltanto il NCPN si oppone ai suoi piani, senza nutrire alcuna illusione di natura riformista o riguardo alla Russia capitalista nel contesto di questo sanguinoso conflitto imperialista.
Va ricordato che il governo olandese e i monopoli olandesi forniscono sostegno (militare) anche a Israele, che comprende tra l'altro parti di ricambio per i caccia F-35 impiegati nel genocidio contro il popolo palestinese.
La lotta per la pace e per il socialismo
Gli attuali sviluppi dimostrano la necessità della lotta per la pace, per l'eliminazione delle cause che provocano le guerre imperialiste e per l'abbattimento dello sfruttamento capitalista. Il NCPN continuerà ad appoggiare le iniziative contro le guerre e gli interventi imperialisti e per la pace. I Paesi Bassi hanno bisogno di un movimento per la pace organizzato, con un orientamento di classe e anti-imperialista.
La classe operaia olandese deve opporsi a qualunque partecipazione o sostegno dello Stato olandese alle guerre e agli interventi imperialisti. Il NCPN è contrario al riarmo, agli armamenti nucleari (dislocati dagli USA in territorio olandese), alla militarizzazione e alle proposte di reintrodurre la leva per mettere i giovani lavoratori olandesi a disposizione dei piani del grande capitale olandese e della NATO, nel ruolo di carne da cannone.
Sul piano ideologico combattiamo i guerrafondai, gli sciovinisti e i nazionalisti, e promuoviamo i valori dell'internazionalismo proletario, della solidarietà internazionale e dell'amicizia tra i popoli. Appoggiamo e organizziamo proteste e iniziative di solidarietà internazionale, per esempio con il popolo della Palestina in lotta per la liberazione nazionale.
L'ipocrisia del pacifismo va smascherata, ed è importante ridurne l'influenza nel cosiddetto «movimento» per la pace, cioè la lobby pacifista borghese (per esempio PAX), che appoggia la linea del governo olandese e le alleanze imperialiste di cui i Paesi Bassi fanno parte. Il NCPN denuncia il carattere imperialista e i rischi implicati dalle alleanze imperialiste quali NATO e UE. La lotta della classe operaia olandese deve mirare all'uscita dei Paesi Bassi dalle alleanze imperialiste, ed è una lotta che è strettamente connessa alla lotta per il socialismo.
Nella lotta per il socialismo risiede la speranza di mettere fine per sempre a tutte le guerre. Il socialismo, in quanto società libera dallo sfruttamento capitalista, in cui lo sviluppo non è dettato dai profitti dei monopoli ma dai bisogni del popolo, e in cui non vi è spazio per lo sciovinismo, per le discriminazioni e per i guerrafondai, distrugge le cause stesse delle guerre imperialiste. La lotta per la pace procede fianco a fianco con la lotta per il socialismo.
4 La versione ufficiale dello Stato borghese olandese riguardo ai «vantaggi» dell'Accordo di Associazione tra UE e Ucraina è disponibile al seguente indirizzo: https://www.rijksoverheid.nl/onderwerpen/associatieakkoord-oekraine/voordelen-associatieakkoord-oekraine-voor-nederland
5 V. I. Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, capitolo IV,in Opere complete, Roma 1966, vol. 22, p. 242.