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Azione Comunista Europea: Conclusioni e prospettive per il movimento operaio in Europa - Discorso di apertura PCRF

Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) | eurcomact.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

18/03/2025

Azione Comunista Europea (ECA) - Incontro su: Conclusioni e prospettive per il movimento operaio in Europa. La lotta della classe operaia e del suo movimento è il vero catalizzatore dei cambiamenti - Discorso di apertura del PCRF (Parti Communiste Révolutionnaire de France)

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Cari compagni,

il tema di oggi, "Due anni dagli scioperi di massa in Francia, conclusioni e prospettive per il movimento operaio in Europa", è particolarmente importante per la classe operaia francese, non solo per l'intensità della lotta del 2023, ma anche per la sua durata, essendo i movimenti di massa di due anni fa il culmine di una lunga battaglia. Vorremmo quindi iniziare a collocare la battaglia alla controriforma del 2023 all'interno del lungo arco temporale delle lotte per il sistema pensionistico e dell'interesse su quest'ultimo da parte dei nostri monopoli.

In secondo luogo, esporremo in modo più dettagliato le nostre posizioni e analisi delle strategie sindacali messe in atto, i loro successi e i loro limiti. Infine, inseriremo la questione delle pensioni in un tema politico cruciale per i comunisti, in particolare nel Partito Comunista Rivoluzionario di Francia, oggi in un periodo di costruzione e rafforzamento del partito: l'anarco-sindacalismo e il suo rovescio, le burocrazie sindacali.

Come abbiamo detto all'inizio, la battaglia sulla riforma delle pensioni ha una lunga storia. Già nel 2014 il governo del presidente François Hollande ha cercato di affrontarla, senza successo. Nel 2017, il governo Macron si è posto l'obiettivo di smantellare il sistema pensionistico. Il motivo è l'importanza strategica delle pensioni per la borghesia francese: sono un'enorme fonte di capitale per la borghesia e fanno parte delle conquiste sociali ottenute dalla resistenza armata antifascista che i monopoli stanno cercando di aggredire, insieme all'istruzione e alla sanità. Nel 2019 sono iniziate le mobilitazioni.

La pandemia di COVID-19 ha interrotto le mobilitazioni su larga scala provocate da questa riforma, con il governo che ha temporaneamente ritirato questa offensiva sociale per ottenere la pace sociale durante la disastrosa gestione della pandemia, e solo nel 2023 la lotta è ripresa. Con un piano per posticipare il pensionamento da 62 a 64 anni con 43 anni di contributi, il governo Macron ha fatto un altro passo avanti. Laddove il piano di pensionamento a punti del 2019 aveva cercato invano di confondere le cose, l'indicazione brutale di un'età pensionabile ha rivelato pienamente l'obiettivo della borghesia. Nel 2023, i rapprti di forza si sono spostati a favore di una possibile vittoria del movimento operaio e sindacale. In primo luogo, l'impopolarità del governo ha raggiunto un picco in un sondaggio dopo l'altro, mostrando un crescente rifiuto della riforma (72% di contrari il 26 gennaio 2023, con un aumento di 6 punti in una settimana). L'impopolarità del governo, la violenza della polizia e la durata degli attacchi dal 2019 avevano momentaneamente creato una posizione più favorevole per la classe operaia.

Le mobilitazioni del 19 e del 31 gennaio 2023 sono state massicce (2,5 milioni di manifestanti in tutto il Paese), così come tutte le lotte che si sono svolte tra queste due date in settori strategici dei monopoli francesi: petrolchimico, elettricità e gas, settori chiave della produzione francese in grado di scuotere il governo. Dal gennaio 2023, il nostro Partito difende, sia nei sindacati che pubblicamente, la necessità di difendere forme di lotta molteplici che possano durare nel tempo e conquistare un più favorevole rapporto di forza: organizzare il blocco dei profitti attraverso scioperi generali regionali a rotazione che possano durare nel tempo. Infatti, l'interconnessione e l'interregionalizzazione della produzione fanno sì che il blocco di un settore geografico possa ostacolare l'intera produzione. Ma questo richiede un piano di lavoro.

L'altro vantaggio è quello di ridurre l'impegno finanziario dello sciopero per i lavoratori, dal momento che la loro stessa regione è coinvolta nello sciopero, in funzione della preparazione dell'orario e della pianificazione della lotta. Il nostro partito ha anche difeso la richiesta di manifestazioni nazionali centralizzate a Parigi. Questo tipo di manifestazione ci permetterebbe di estendere la lotta contro i centri decisionali dello Stato, occupando le strade e circondando o invadendo i luoghi in cui è rappresentata la democrazia borghese (l'Assemblea Nazionale, ad esempio). Infine, il nostro Partito ha difeso lo sciopero generale come forma di democrazia operaia, o forme di lotta in grado di attirare il sostegno popolare al movimento, come i "robin hood" impiegati da EDF che, da Lille a Marsiglia, hanno fornito l'elettricità gratuita o hanno ripristinato la corrente agli utenti che ne erano stati privati.

Tuttavia, la direzione intersindacale e le burocrazie di tutti i sindacati non avevano alcuna strategia di confronto, né alcun piano per organizzare e coordinare scioperi o occupazioni. Quando non li hanno impediti o rallentati, non hanno fatto nulla per organizzare convergenze, solidarietà e comunicazione tra i lavoratori in lotta nelle loro aziende. La strategia dei leader sindacali era quella di far ragionare le autorità pubbliche attraverso la "democrazia sociale", ovvero affidarsi al parlamentarismo!

Dopo mesi di intensa mobilitazione e lunghi scioperi e occupazioni, ma senza coordinamento o strategia, il movimento popolare si è indebolito dopo l'utilizzo dell'articolo 49-3, accompagnato da misure anti-sciopero e rinnovate violenze della polizia contro i manifestanti. Il 14 aprile 2023, il primo ministro Borne ha utilizzato questa norma antidemocratica, un caso da manuale della dittatura del capitale, per scavalcare costituzionalmente tutte le forme di parlamentarismo. Le manifestazioni spontanee, che hanno fatto seguito a quelle ancora numerose tenutesi all'inizio di aprile, hanno dimostrato che la rabbia popolare era viva e vegeta, di fronte a questo accumulo di attacchi ai nostri diritti sociali e democratici. Alcuni movimenti di sciopero, come quelli dei netturbini di Parigi, sono ripartiti con vigore.

Fino ad allora, il movimento di protesta si era in gran parte limitato a inviti a manifestare da parte dell'intersindacale, ma da marzo in poi ha iniziato a uscire dal quadro delle vuote marce sindacali per dare vita a diverse forme di organizzazione e di azione: si sono moltiplicate le manifestazioni spontanee, i gilet gialli sono tornati a lottare, le sezioni sindacali più radicali hanno continuato a chiamare allo sciopero e hanno proceduto ai tagli (elettricità, carburante, nettezza urbana, ecc. ...), blocchi di aziende, università, strade, sempre più numerosi; le manifestazioni erano caratterizzate dalla convergenza di parole d'ordine e azioni, che univano lavoratori in lotta, studenti e pensionati. Tuttavia, la mobilitazione non è riuscita a sostenersi a lungo termine e nel giugno 2023 gli scioperi di massa e le manifestazioni organizzate o spontanee erano giunte al termine.

È necessario innanzitutto ripercorrere le tattiche e le strategie messe in atto dalle direzioni sindacali durante questa battaglia per comprenderne le sfide e i limiti. Infatti, invece di scioperi a rotazione su scala regionale o federale per settori chiave, gli scioperi furono condotti a intermittenza, un giorno alla settimana accompagnati da manifestazioni. Una tale forma di lotta non solo non poteva durare nel tempo, ma non poteva nemmeno costruire un rapporto di forze in grado di bloccare realmente i profitti dei monopoli a livello nazionale. Se tatticamente gli scioperi non erano quindi coordinati e pianificati, la strategia del dialogo sociale al posto di uno scontro di classe ha avuto un impatto sulla mobilitazione popolare fin dall'inizio. Infatti, organizzando incontri tra i leader sindacali e il governo, una tale strategia non poteva che amplificare il distacco delle direzioni nazionali dalle loro basi a causa della mancanza di dibattito sulle forme di lotta e sugli slogan, legata inoltre alla questione pratica dell'incapacità di coordinare in modo completamente autonomo le tattiche federali e regionali con una strategia nazionale.

Queste difficoltà, che il nostro partito ha documentato e affrontato attraverso il nostro giornale Intervention communiste e l'intervento dei nostri compagni, sono state affrontate con profondità nel 53° congresso della CGT nel marzo 2023, nel cuore della lotta per le pensioni. Abbiamo scritto un intero articolo su questo argomento nel numero 176 del nostro giornale.

A partire da questo breve bilancio, il nostro partito collega il fallimento che è stato questo conflitto con alcune radici storiche proprie della Francia, soprattutto in un periodo come il nostro di costruzione di un partito leninista oggi. È attraverso queste radici che pensiamo di poter offrire prospettive e conclusioni per il movimento operaio, in quanto ci indicano alcune tendenze da combattere in un'epoca di difesa del leninismo.

Marx ed Engels ci hanno insegnato nel XIX secolo che "la Francia è il paese tipico della lotta di classe", un esempio di spontaneità. La classe operaia tendeva, in primo luogo a causa della sua debolezza numerica, ma anche a causa delle sue illusioni democratiche derivanti dalla natura radicale della rivoluzione del 1789, a subordinare la sua azione alla borghesia repubblicana contro l'ala reazionaria e monarchica della classe capitalista.

Un'altra particolarità era che il marxismo fu introdotto più tardi rispetto ai paesi vicini. Le correnti più influenti della classe operaia rimasero sotto l'influenza della piccola borghesia e del suo famoso rappresentante Proudhon. Di conseguenza, le deviazioni parlamentari, scioviniste e legaliste furono riattivate in momenti diversi nei movimenti operaio, socialista e poi comunista. La radice politica di queste molteplici deviazioni risiede nella mancata assimilazione o nel rifiuto della teoria materialista dello Stato promossa dal giacobinismo e dal jauresismo.

Altri fattori oggettivi, come la struttura delle classi sociali in Francia o l'imperialismo francese, hanno contribuito al predominio del riformismo nel movimento operaio. Di fronte a queste diverse correnti opportuniste, Guesde, difensore del marxismo in Francia, non riuscì a collegare le battaglie sociali rivendicative alla battaglia generale e strategica contro il capitalismo, a causa della mancata assimilazione della teoria marxista dello Stato. Alla fine del XIX secolo, il movimento sindacale si sviluppò rapidamente. La CGT, fondata nel 1895, denunciò, non senza ragione, il "ruolo parassitario dei rappresentanti eletti", il che portò a un diffuso sfiducia nei confronti dei partiti politici, compresi i socialisti dell'epoca. Uno dei risultati fu la Carta di Amiens del 1906. Il sindacato CGT si dava quindi una "missione politica", proponendosi goffamente come embrione della "società socialista che nasce all'interno del sindacalismo", combinato con un "operaismo" antipartitico e l'anarco-sindacalismo. Il tempo a nostra disposizione è troppo breve per sviluppare la nostra analisi, che potete trovare nella nostra pubblicazione di 60 pagine titolata Lavoro sindacale e lavoro comunista nelle imprese (disponibile qui in lingua inglese).

Non dobbiamo sottovalutare i danni e pensare che tutto ciò che dobbiamo fare è stilare un elenco di richieste sindacali per rimettere in moto le cose. Dobbiamo riflettere a fondo sulle forme di lotta necessarie affinché il movimento di sciopero prevalga. Dobbiamo essere pienamente consapevoli che le burocrazie sindacali non sono semplicemente "morbide", ma che sono un tramite per la politica e gli interessi dei monopoli. Da qui l'importanza decisiva di lavorare a livello di base, tra i lavoratori nel loro sindacato e nella loro sezione sindacale.

La necessaria ricomposizione sindacale di classe e di massa avverrà quando la burocrazia sindacale, dal sindacato locale o aziendale alla direzione confederale per la CGT, apparirà come traditrice agli occhi delle masse. Bisogna lavorarci instancabilmente ed è nelle lotte che i tradimenti si rivelano, non attraverso la proclamazione di principi rivoluzionari spesso male interpretati all'interno dei sindacati.

Negli ultimi anni, tutte le organizzazioni sindacali riformiste sono letteralmente diventate parte dell'apparato statale. L'aristocrazia operaia è un vero e proprio strato sociale sotto l'imperialismo. Insieme alla fedeltà all'apparato sindacale, il riformismo politico dominante, l'anti "sindacalismo di classe" dagli anni '90, ma già potente negli anni '80 (anche nella CGT, che è stata trascinata verso il basso dalla fine degli anni '50 con il revisionismo e la socialdemocratizzazione del PCF), questo riformismo ha causato un profondo danno ideologico ai quadri sindacali ormai di medie o piccole dimensioni ("Union Départementale", "Union Locale", sindacati di base).

Questa è la realtà del sindacalismo francese, una realtà che ha contribuito a sottrarre al movimento operaio le conquiste sociali, anche se è vero che ciò è avvenuto in un periodo di controrivoluzione. La lotta sindacale è comunque riuscita a impedire il CPE (contratto primo impiego) di Villepin e Sarkozy nel 2006, ma al prezzo di uno sconfinamento delle direzioni sindacali (compresa la direzione confederale CGT) che non si è ancora verificato nella lotta per le pensioni.

Durante la svolta eurocomunista del PCF, questo tradimento di classe ebbe ripercussioni catastrofiche per il movimento sindacale, poiché portò all'incoraggiamento politico delle correnti riformiste e alla capitolazione dei dirigenti. Dal 1981 in poi, con l'elezione di Mitterrand e la partecipazione del PCF al governo, le federazioni sindacali della CGT spingevano per la moderazione delle richieste, abbandonando i settori combattivi che erano in lotta. La CGT lasciò la FSM e aderì alla CES, prima di entrare a far parte della Confederazione sindacale internazionale. Nel corso dei decenni si è così sviluppata un'interdipendenza tra la dirigenza opportunista ed eurocomunista del PCF e la dirigenza sindacale riformista e burocratica, con una che alimentava continuamente l'altra. Ovviamente, questa dinamica ha le sue basi oggettive, prima fra tutte l'aristocrazia operaia nelle sue varie forme di esistenza sociale, che costituisce la base oggettiva per la penetrazione delle idee riformiste e borghesi all'interno del movimento operaio. Oltre a questi gruppi aristocratici, ci sono stati cambiamenti significativi nella composizione della classe operaia francese.

Questi includono il declino dei settori tradizionali (metallurgia, ferro e acciaio, tessile, ecc.. ), ma anche la digitalizzazione dell'economia, l'esternalizzazione di parte della produzione da parte della borghesia monopolistica verso piccole e medie imprese da essa strettamente controllate; la delocalizzazione e l'internazionalizzazione della produzione; il duplice movimento di aumento relativo della qualificazione della forza lavoro, che ha momentaneamente rafforzato ancora di più l'aristocrazia operaia, così come il perpetuarsi della disoccupazione e della repressione antisindacale. Per quanto riguarda la Francia di oggi, e come risultato di questa dinamica storica, il movimento sindacale è in gran parte dominato da tutte le varietà di riformismo e opportunismo, con la recente leadership della CGT sotto Sophie Binet, ad esempio, che ha chiesto un voto unilaterale per lo pseudo "Nuovo Fronte Popolare".

La posta in gioco per il nostro partito durante la lotta per le pensioni era l'inasprimento del risultato dell'evoluzione precedentemente descritta: basi combattive su posizioni di classe e di massa in forme di lotta e organizzazioni, ma tendenti all'anarco-sindacalismo a causa della mancanza di un partito comunista, in risposta alle onnipresenti burocrazie sindacali che non potevano essere all'altezza delle sfide di questa battaglia.

Durante la lotta per le pensioni, come oggi, nella costruzione del nostro partito, sosteniamo che l'intervento dei comunisti, come militanti sindacali e come membri del partito, è più necessario che mai, in modo che attraverso i fatti e l'esperienza possiamo contemporaneamente combattere le direzioni riformiste e superare l'anarcosindacalismo che vediamo nel movimento sindacale. È ancora importante ricordare che queste tendenze all'interno della base della CGT e dei suoi settori più combattivi sono fondamentalmente sane nel loro rifiuto delle politiche perseguite dalla dirigenza, ma che possono solo portare a una concezione sindacalista della lotta in ultima analisi altrettanto riformista di quelle che affermano di combattere. È caratteristico che uno dei più noti oppositori della dirigenza della CGT si dichiari anarco-sindacalista e abbia pubblicamente sostenuto i candidati della WAP alle ultime elezioni europee.

Durante la lotta per le pensioni, come oggi, nella costruzione del nostro partito, sosteniamo che l'intervento dei comunisti, come militanti sindacali e come membri del partito, è più necessario che mai, in modo che attraverso i fatti e l'esperienza possiamo contemporaneamente combattere le direzioni riformiste e superare l'anarcosindacalismo che vediamo nel movimento sindacale. È ancora importante ricordare che queste tendenze all'interno della base della CGT e dei suoi settori più combattivi sono fondamentalmente sane nel loro rifiuto delle politiche perseguite dalla dirigenza, ma che possono solo portare a una concezione sindacalista della lotta in ultima analisi altrettanto riformista di quelle che affermano di combattere.

In questa battaglia, il nostro partito ha deciso che i suoi membri dovrebbero partecipare a tutte le iniziative volte a ricostruire il sindacalismo di lotta di classe, senza settarismo, attraverso l'esperienza e il dibattito approfondito sui risultati delle lotte. Nello stesso movimento, rafforzare una classe e una forma di sindacato di massa e rafforzare un partito leninista e i suoi quadri attraverso l'esperienza, senza negare le differenze tra i compiti del sindacato e del partito, in modo che l'impasse dei "sindacati rossi" anarco-sindacalisti possa essere superata attraverso la lotta di classe. Senza l'intervento dei comunisti rivoluzionari, la lotta sindacale non porta alla comprensione della necessità di rovesciare il capitalismo e della necessità del comunismo. Il nostro obiettivo strategico in Francia è la costruzione di un partito forte e riconosciuto dalle masse, mentre questo obiettivo è confuso da un falso partito comunista (il PCF) e da organizzazioni satellite altrettanto opportunistiche. Se l'esistenza di un centro di classe non è meccanicamente legata all'esistenza di un partito comunista di tipo rivoluzionario, la concomitanza o la correlazione tra i due sembra vicina.

Cari compagni, come il Partito Comunista Leninista, il sindacalismo di classe ha le sue radici materiali, create dallo sfruttamento del lavoro salariato. Nessuna misura amministrativa o autoritaria di una direzione confederale o di un sindacato centrale, come spesso si vede, potrà cambiare questo stato di fatto. La crisi del capitalismo nella sua fase imperialista, le attuali contraddizioni amplificate, creano ogni giorno, a partire da tutte le ingiustizie, chiusure, delocalizzazioni, le condizioni per la rinascita del sindacalismo di classe e di un partito comunista rivoluzionario.


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