www.resistenze.org - popoli resistenti - afghanistan - 01-10-21 - n. 801

Dichiarazione del PCM sugli ultimi sviluppi in Afghanistan

Partito Comunista del Messico (PCM) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

30/09/2021

Il popolo lavoratore dell'Afghanistan sta vivendo uno dei suoi peggiori arretramenti sociali, come risultato di decenni di intervento politico e militare imperialista. Dopo 20 anni di occupazione statunitense, 40.000 morti civili, 70.000 feriti di guerra e quasi 350.000 rifugiati, questi ultimi in aumento con il ritorno al potere dei talebani, le forze più oscurantiste e reazionarie stanno tornando al potere. Questo ritiro non è una vittoria che si può paragonare a quella dell'eroico popolo del Vietnam nel 1975 con la sconfitta delle forze militari statunitensi, come vogliono far credere alcune forze opportuniste, ma il risultato di un patto segreto in cui si danno garanzie alla spoliazione imperialista, regolando le sfere di influenza tra centri rivali, e alla brutale oppressione.

Bisogna notare i doppi standard dell'imperialismo statunitense e dei suoi alleati, che un paio di decenni fa etichettavano i talebani come terroristi e ora li etichettano come "partner strategici"; e questo vale sia per il blocco imperialista in ritirata che per i loro rivali cinesi, russi e pakistani, tra gli altri, tutti pronti ad avanzare i propri interessi. I centri si contendono le rotte di mercato, l'estrazione di minerali preziosi, le grandi riserve di litio, la produzione e il trasporto di derivati del papavero, ecc. Il governo talebano non è una forza antimperialista, al contrario, è una gestione che facilita la spoliazione attraverso il terrore aperto.

Per il Partito Comunista del Messico (PCM), la grave regressione delle libertà collettive e individuali delle lavoratrici afgane, tanto in voga nei circoli borghesi di opinione, ha la sua origine nel processo di controrivoluzione e di distruzione delle basi economiche socialiste in Afghanistan. L'imperialismo cerca di nascondere la verità storica, che con i fatti dimostra che prima della sua promozione,  finanziamento e consulenza alle forze militari talebane, la donna lavoratrice afgana, come qualsiasi altro lavoratore, aveva più garanzie e libertà di quelle che può darle oggi la democrazia capitalista. L'imperialismo è reazione e parassitismo, il suo intervento militare non può svolgere i compiti che solo la rivoluzione può svolgere; e questo fatto indelebile nella memoria storica sarà cruciale perché il popolo afgano trovi una via d'uscita nel suo interesse e perché i popoli del mondo traggano le lezioni necessarie.

Alcuni dei progressi più notevoli per lo sviluppo e il benessere del popolo lavoratore afgano, guidati dalla rivoluzione socialista e soffocati dall'intervento imperialista, furono il programma di alfabetizzazione impartito alle donne; la separazione tra religione e stato; lo stato laico; l'eliminazione della coltivazione dell'oppio; la legalizzazione dei sindacati; la legge sul salario minimo per i lavoratori e le lavoratrici; la parità di diritti per uomini e donne; la riforma agraria con l'assegnazione della terra ai contadini diseredati; l'istruzione universale e gratuita per entrambi i sessi, e così via.

Questi progressi non arrivarono senza opposizione e suscitarono una feroce reazione da parte dei proprietari terrieri, del clero, degli usurai, delle élite politiche tradizionali, dei militari aristocratici, dei trafficanti d'oppio, ecc. che condussero una guerra all'ultimo sangue per resistere e invertire l'avanzata sociale le cui condizioni erano mature. L'imperialismo armò fino ai denti le forze ribelli, gli fornì assistenza, le finanziò e spinse fino all'indicibile nell'"Operazione Cyclone", per stessa ammissione della CIA, la più grande operazione segreta della sua storia. Come possiamo vedere, non è la prima volta che gli Stati Uniti hanno stretto un patto e armato la reazione anticomunista in Afghanistan in cambio di garanzie per i loro interessi.

Denunciamo il discorso demagogico del governo messicano, che da un lato apre le porte ad alcune donne afgane per il loro esilio ma dall'altro mantiene una politica anti-immigrati e xenofoba nel sud del Messico, diretta contro decine di migliaia di lavoratori haitiani, centroamericani, ecc. Il PCM, basato sul principio dell'internazionalismo proletario, esprime la sua solidarietà al popolo lavoratore afgano, alle forze rivoluzionarie e di classe, che prima o poi emergeranno per affrontare il regime reazionario dei talebani.

Proletari di tutti i paesi, unitevi!

L'8° Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista del Messico


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