www.resistenze.org - popoli resistenti - algeria - 10-01-11 - n. 346

da http://www.nena-news.com/?p=5975
 
Algeria: il regime spara, salgono a cinque i morti
 
"La chiusura di ogni spazio d'espressione non lascia che la rivolta come mezzo di contestazione - ha denunciato il principale partito d'opposizione, il Raggruppamento per la cultura e la democrazia - Davanti ad una miseria dilagante, lo Stato risponde con il disprezzo e la repressione"
 
servizio della redazione con fonti di varie agenzie e del quotidiano Il Manifesto
 
09/01/2011
 
Roma, Nena News – Proseguono le proteste in diverse regioni dell’Algeria dove da giorni migliaia di manifestanti, in gran parte giovani, protestano contro il carovita, la disoccupazione e la mancanza di alloggi per le famiglie piu’ povere. Nuove dimostrazioni sono scoppiate in Cabilia ma anche ad Annaba e Tipaza, piu’ calma la situazione ad Algeri. Il regime ha ordinato alla polizia di aprire il fuoco e sino ad ora quattro, forse cinque, manifestanti sono morti e 800 persone sono rimaste ferite. Il principale quotidiano francofono algerino, El Watan, riferiva ieri di un quarto manifestante ucciso. La quinta vittima sarebbe un uomo morto durante l’assalto al suo negozio. Ieri a morire negli scontri erano stati un giovane di 18 anni, ad Ain Lahdjel, 200 km ad est della capitale, e un ragazzo rimasto carbonizzato all’interno di un hotel incendiato dai manifestanti nei pressi di Boumerdes. Un uomo di 32 anni era morto invece a Bou Smail perche’ colpito alla testa da un proiettile, altre fonti parlano di un lacrimogeno esploso sul volto. Ed è proprio a Bou Smail, porticciolo vicino a Tipaza, che nelle ultime ore decine di giovani sono scesi in strada e hanno affrontato le forze di sicurezza con particolare violenza, alimentata anche dalla notizia dell’uomo ucciso. A ferro e fuoco pure la berbera Cabilia, da sempre in contrasto con il potere centrale. Diverse strade della regione, tra cui la principale via di collegamento con la capitale, sono state bloccate dai manifestanti. Nel centro di Tizi Ouzou, gruppi di giovani hanno eretto barricate dando vita ad una fitta guerriglia con gli agenti in tenuta antisommossa. La protesta si è allargata ad altri villaggi della zona ma anche nei pressi di Boumerdes e Bejaia. Annaba, profondamente segnata dalle proteste dei giorni scorsi, ha vissuto questo pomeriggio nuovi momenti di tensione.
 
Protagonisti della protesta sono statiancora una volta giovani e giovanissimi che hanno sfogato la loro rabbia e frustrazione. “La chiusura di ogni spazio d’espressione non lascia che la rivolta e la strada come mezzo di contestazione – ha denunciato il principale partito d’opposizione algerino, il Raggruppamento per la cultura e la democrazia (Rcd) – Davanti ad una miseria dilagante, lo Stato risponde con il disprezzo, la repressione o la corruzione». Quale che sia il risultato di queste proteste, avranno comunque contribuito al rafforzamento della resistenza cittadina e al discredito del sistema in vigore”. Il ministro dell’interno ha annunciato il pugno duro contro gli autori delle violenze. “I tribunali saranno aperti e sono già stati coinvolti nei casi di giovani presi in flagrante reato di vandalismo o furto”, ha detto senza precisare il numero degli arresti effettuati fino a questo momento. Secondo alcuni osservatori, proprio l’arresto di alcuni giovani anche nella capitale, potrebbe gettare benzina sul fuoco e far ripartire la protesta.
 
Che la tensione sia altissima lo testimonia l’annullamento di tutte le partite del campionato di calcio in programma nei giorni scorsi. Dall’inizio dell’anno in Algeria si registrano scontri dovuti al forte rincaro dei prezzi dei generi di prima necessità e ai problemi legati alla mancanza e precarietà di case, ma anche a più generali rimostranze di tipo politico e sociale – come l’alto tasso di disoccupazione, ufficialmente all’11% ma intorno al 25% -, che covano sotto la cenere. Gli incidenti sporadici di prima si sono andati intensificando a partire da mercoledì scorso e ieri si sono ripetuti, come ci si aspettava, dopo la preghiera del venerdì nonostante un forte dispiegamento di forze anti-sommossa di fonte alle mochee. Gente comune, giovani e giovanissimi anche di 10-12 anni (in Algeria il 75% degli abitanti ha meno di 30 anni) sono scesi in strada attaccando i negozi e bruciando copertoni e cassonetti dell’immondiazia, lanciando pietre contro i poliziotti che hanno risposto con i gas lagrimogeni.
 
Scontri e incidenti sono stati segnalati anche a Costantina, Orano, Bejaja, Annaba, Tizi Ouzou, Tipaza, Djelfa, Ouargla, Blida, Tabessa (al confine con la Tunisia), oltre che in diversi quartieri di Algeri , fra cui anche quello emblematico e popolare di Bab el-Oued, l’epicentro del movimento di protesta del 1988 – «la guerra del cous cous» – che poi sfociò nella micidiale e sanguinosa insorgenza islamista degli anni ‘90. Scene di rivolta e di guerriglia urbana. Il governo non ha fornito dati ufficiali, ma arresti e feriti sono molti.
 
Il governo del presidente Bouteflika e dell’Fln – la cui politica autocratica d’élite è uno degli obiettivi della frustrazione e della rabbia popolari – sta cercando di contenere l’ondata di protesta e ha convocato un consiglio dei ministri per oggi nel tentativo di correre ai ripari e frenare il forte aumento dei prezzi di principali prodotti alimentari. Dall’inizio dell’anno i prezzi di zucchero, olio, farina e cereali sono aumentati fra il 20 e il 30%. Il ministro del commercio, Mustafa Benbada, ha annunciato che abolirà la tassa introdotta su quei generi alimentari nella speranza di riportare i prezzi ai livelli precedenti. Il ministro della gioventù Hachemi Djiar, ha lanciato un appello ai giovani «a dialogare in modo pacifico» e a resistere ai «tentativi di manipolazione». Incombe lo spettro dell’insurrezione islamista degli anni ‘90 e del radicamento del ramo maghrebino di al Qaeda, come pure delle recenti rivolte nella vicina Tunisia dell’immarcescibile presidente a vita Zine al Abidine Ben Alì (un idolo dell’occidente e degli organismi finanziari).
 
Un sintomo è l’arresto del n.2 del disciolto «Fronte islamico per la salvezza» (Fis), Ali Benhadj. Secondo i media algerini, Benhadj, avrebbe avvicinato i giovani manifestanti tentando di cavalcare la protesta come avvenne nelle rivolte popolari dell’ottobre ‘88. Il leader islamico, noto alla fine degli anni ‘80 per le sue prediche infuocate nelle moschee, era stato arrestato nel 1992, dopo lo scioglimento del Fis, e aveva scontato 12 anni prima e poi un altro anno. Graziato dal presidente Abdelaziz Bouteflika, ha il divieto di rilasciare dichiarazioni politiche e partecipare a manifestazioni pubbliche. Il figlio, Abdelkader, si è arruolato in al Qaeda per il Maghreb islamico e, secondo alcune voci, sarebbe stato ucciso durante l’ultima operazione anti-terrorismo in dicembre nella Cabilia.
 
Nel Maghreb l’incendio si sta estendendo dalla Tunisia all’Algeria. A Tunisi il 17 dicembre sono cominciati gli incidenti e almeno 3 persone sono state uccise, giovedì è stato arrestato un popolare rapper, Hamada Ben-Amor, autore di una canzone critica con Ben Alì, e sono segnalati cyber-attacchi a sostegno della protesta. In Tunisia fra l’83 e l’84 scoppiò «la guerra del pane» che portò alla caduta del vecchio Bourghiba e aprì la strada al golpe di palazzo di Ben Alì nell’87. Dopo più di 20 anni di «pace sociale» (leggi repressione) e di «forte dinamismo economico», anche in Tunisia sembra che la rivolta cominci a divampare. Nena News 
  
  
da http://www.nena-news.com/?p=5917
 
Algeria in fiamme per aumento prezzi
 
Il Maghreb è in rivolta contro i governi. Dopo le manifestazioni in Tunisia dei giovani disoccupati, esplode la rabbia anche ad Algeri per il costo della vita insopportabile per gran parte della popolazione e la crisi degli alloggi.
 
07/01/2011
 
Roma, Nena News – Il governo algerino diffonde messaggi rassicuranti e annuncia sviluppo economico e persino la costruzione tra una dozzina di anni di una centrale atomica. Ma nella capitale Algeri ieri sera sono esplosi nuovi scontri tra giovani e polizia dopo le proteste contro l’impennata dei prezzi dei principali beni di consumo insopportabile per la maggioranza della popolazione. Già negli anni Ottanta l’Algeria fu teatro di manifestazioni di massa contro il carovita che vennero represse nel sangue dal regime.
 
Il Maghreb sta vivendo tensioni forti e i giovani sono i protagonisti della lotta per il lavoro e l’aumento dei salari. Dopo le manifestazioni delle scorse settimane in Tunisia dei laureati senza lavoro, adesso anche l’Algeria è teatro di raduni e proteste di giovani che potrebbero allargarsi anche ad altri paesi arabi nordafricani.
 
La scorsa notte ad Algeri i dimostranti hanno bloccato una delle principali arterie stradali del quartiere di Bab el Oued e hanno accolto con una fitta sassaiola l’arrivo dei reparti antisommossa della polizia. Gli scontri sono andati avanti per ore ma non si sono registrati feriti, solo qualche contuso. I prezzi di alcuni generi di base come zucchero e olio hanno subito aumenti eccezionali che gran parte degli algerini ritengono ingiustificati e penalizzanti per le famiglie a basso reddito, già colpite dall’aumento della disoccupazione. Il ministro del commercio Mustapha Benbada ha detto che gli aumenti sono dovuti alla crisi economica internazionale e ai produttori e ai distributori che pretendono margini di profitto «esagerati» ma il governo non ha fatto nulla per bloccare le speculazioni lasciando la maggioranza della popolazione senza alcuna tutela. Oggi si prevedono nuove manifestazioni di protesta, non solo ad Algeri.
 
Il mese scorso si erano avute violente dimostrazioni contro la crisi degli alloggi ad Algeri. Nella capitale gli abitanti dei quartieri Laquiba e Palmeti si riversarono in strada per rivendicare il diritto alla casa e le proteste si allargarono anche al quartiere di Baraki, dove centinaia di giovani tennero impegnata per diverse ore la polizia. I feriti furono almeno 40. La rivolta esplose dopo anni di attesa di alloggi in cambio di quelli precari che erano stati assegnati provvisoriamente a molte famiglie nel quadro di una politica di ricollocamento lanciata dopo il terremoto del 2003. In Algeria si contano oltre mezzo milione di alloggi precari e le autorità hanno promosso un piano per l’assegnazione di case popolari alle famiglie che attualmente vivono nelle bidonville a sud di Algeri. Il piano quinquennale 2010-2014 prevede la costruzione di un milione di appertamenti popolari ma nel frattempo migliaia di famiglie vivono in condizioni di estremo degrado.
 
Ieri sono scesi in strada anche centinaia di bambini nella banlieue di Algeri per protestare contro le condizioni di vita nei loro quartieri. A manifestare a Baraki sono stati più di 200 allievi di scuole elementari e medie. I bambini hanno lasciato i banchi di scuola per gridare la loro rabbia di fronte alle forze di polizia, ha riferito il quotidiano ‘El Watan’. «Questa scuola è una bidonville. Rischiamo di prenderci delle malattie ogni volta che ci mettiamo piede e, quando piove, tutto l’edificio viene inondato. Non vogliamo più studiare in mezzo alla melma», hanno gridato i baby-manifestanti. «Le autorità di nuovo si sono distinte per il loro assenteismo, per non dire menefreghismo», ha sottolineato ‘El Watan’ «ma non importa, i bambini di Baraki sono riusciti a dimostrare che l’indignazione è la principale forza a muovere i cittadini».
 
Intanto in Tunisia è morto martedì notte in ospedale il giovane disoccupato Mohammed al-Biuazizi, il cui tentativo di suicidio aveva scatenato lo scorso 17 dicembre la rivolta di Sidi Bouzid. Secondo quanto riferito dalla tv araba al-Jazeera» il giovane è deceduto per le ustioni riportate in buona parte del corpo dopo aver tentato di darsi fuoco, un gesto di protesta contro le autorità tunisine che gli avevano sequestrato la merce venduta abusivamente. Il giovane disoccupato aveva ricevuto lascorsa settimana la visita in ospedale del presidente tunisino, Zin el-Abidin Ben Ali, che dopo la rivolta di Sidi Bouzid (durante la quale la polizia ha ucciso almeno due dimostranti) ha disposto un rimpasto di governo e rimosso il governatore dellaprovincia tunisina. La rivolta di Sidi Bouzid si è estesa anche nelle altre città del paese africano provocando per quasi due settimane continue manifestazioni di giovani e scontri con la polizia a causa dell’aumento della disoccupazione. Nena News
 
 

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