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Dichiarazione del PADS sull'attacco al codice del lavoro

Comincia a svelarsi il piano della nuova offensiva del governo contro ciò che resta delle conquiste sociali dei lavoratori: il codice del lavoro sarà rivisto in modo apertamente anti-operaio.

Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo (PADS) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

09/09/2014

Secondo le informazioni divulgate dai sindacalisti che hanno potuto leggere la versione finale delle modifiche proposte, vengono generalizzati i contratti a tempo determinato (CTD). Il lavoratore si trova alla mercé del padrone, senza beneficiare di alcuna tutela. Il contratto a tempo indeterminato diventa un'eccezione. La clausola della preventiva autorizzazione da parte dell'ispettorato del lavoro per l'assunzione di lavoratori con un contratto temporaneo per ragioni connesse alla natura oggettiva di impresa, prevista nelle leggi sociali dagli anni 1990, è revocata, dando totale libertà al datore di lavoro di definire arbitrariamente la durata del contratto. La nuova disciplina incorpora questa regressione anti-operaia e non prevede per contro alcuna sanzione per i datori che non riconoscano il diritto dei lavoratori a tempo determinato alla sindacalizzazione. Il sindacato padronale UGTA è il primo a negare questo diritto ai lavoratori con contratti a termine per prevenire che diventino influenti nell'organizzazione elementi combattivi e che rifiutano il "patto sociale" firmato con gli sfruttatori.

Le norme anti-sciopero introdotte nel 1990 dal governo "riformista" di Hamrouche vengono peggiorate. Il dispositivo progettato rende praticamente impossibile uno sciopero "legale". E' su questa base che quasi tutti gli scioperi che hanno avuto luogo nel settore privato e in alcune aziende pubbliche sono stati sistematicamente dichiarati illegali da parte dei tribunali e i rappresentanti dei lavoratori licenziati e condannati a pagare multe o pene detentive. Gli emendamenti rafforzano l'arsenale repressivo con l'aggiunta di nuove vessazioni. Gli organizzatori degli scioperi devono specificare in anticipo l'orario, la data, il luogo e il numero di militanti in azione. Sono previste sanzioni in tutti i casi vengano apportate modifiche per le esigenze della lotta. Fatto ancora più grave, il nuovo progetto intende sospeso il rapporto di lavoro durante uno sciopero. Questa è una forma grossolanamente mascherata di concessione ai padroni del diritto di serrata.

Il progetto legalizza la nefasta pratica padronale di non riconoscere ai lavoratori il diritto alla reintegrazione sul posto di lavoro, in particolare per i sindacalisti, quando ingiustamente licenziati anche se i giudici danno loro ragione. Viene inoltre mantenuta la modifica introdotta nel 1997 dal Consiglio di transizione: per essere riconosciuto dal datore di lavoro, il sindacato deve fornire l'elenco degli iscritti, che dimostri la presenza di almeno il 20% delle maestranze. In altre parole, il sindacato invia i suoi membri alla ghigliottina padronale!

Altre modifiche segnano profondamente la regressione giuslavoristica.

Questi emendamenti retrogradi sono stati architettati in modo antidemocratico, senza consultare i soggetti direttamente coinvolti: i lavoratori, coloro che producono la ricchezza del paese. Le modifiche al codice del lavoro costituiscono l'espressione perfetta della natura di classe del sistema borghese e mafioso che governa il paese, un sistema che serve gli interessi degli sfruttatori capitalisti e delle società estere bramose di profitti, ai danni del popolo.

Tali modifiche sono avanzate dietro la cortina fumogena dell'abrogazione annunciata per il 1° gennaio prossimo dell'articolo 87 bis delle leggi sociali adottate dopo l'accordo con il FMI nel 1994. Questo articolo includeva i premi ai minimi salariali, privando così gli stipendi più bassi degli aumenti. Con l'annuncio ipocrita di questa decisione si è però accuratamente evitato di sollevare la questione del mancato rispetto da parte dei datori di lavoro dei minimi tabellari e della pratica largamente diffusa di non dichiarare i lavoratori alla previdenza sociale.

Il Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo, partito di comunisti, ha denunciato il progetto, il cui contenuto è stato scritto dai lacchè del capitalismo sotto dettatura dei padroni algerini e delle multinazionali straniere alla ricerca di tutti i mezzi per precarizzare i lavoratori, rafforzare lo sfruttamento e accrescere i tassi di profitto.

I rappresentanti della borghesia al potere o all'opposizione, come nel caso di Hamrouche, padre dell'arsenale giuridico entrato in vigore negli anni 1990 per paralizzare le lotte operaie e facilitare il consolidamento del capitalismo sotto la copertura delle "riforme", sono e saranno sempre d'accordo per applicare una legislazione antioperaia. È per questo che la classe lavoratrice deve battersi nelle proprie organizzazioni di classe in modo indipendente ed espandere l'alleanza con gli altri gruppi sociali che sono oggetto dello sfruttamento capitalistico e le cui condizioni di vita sono simili a quelle che patiamo.

E' necessario rafforzare la mobilitazione ed è necessaria l'unità di azione di tutti i lavoratori per sconfiggere questa nuova offensiva padronale e il suo regime, che agisce contro il diritto fondamentale dei lavoratori ad aspirare a una vita dignitosa con migliori condizioni retributive e di lavoro.


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