www.resistenze.org - popoli resistenti - algeria - 05-02-16 - n. 575

Revisione costituzionale: qualche concessione formale per mascherare il rafforzamento del carattere di classe antipopolare e antinazionale del regime borghese

Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo (PADS) | lien-pads.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

02/02/2016

Di seguito la dichiarazione del Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo relativa al progetto di revisione costituzionale:

"Il regime ha scelto di far avallare il suo progetto di revisione della Costituzione dal Parlamento che si riunirà il 3 febbraio. Ha evitato il referendum per paura che l'indifferenza popolare verso il progetto renda manifesta una disapprovazione di massa.

Gli emendamenti decisi non porteranno a nulla di positivo per gli interessi dei lavoratori e le masse popolari, nè per la preservazione dell'indipendenza del paese.

Solo il riconoscimento del berbero come lingua ufficiale, riconoscimento ottenuto dopo anni di lotte dei cittadini, può in certa misura esser considerato come un avanzamento relativo.

Per esempio, i diritti scritti in modo categorico nella Costituzione del 1976, in materia di lavoro, di alloggio, di assistenza alla popolazione, di sostegno alle persone vulnerabili o bisognose, ecc., sono trasformati, nell'ambito di questa revisione, in vaghe promesse. Delle concessioni vengono fatte alle correnti cosiddette di opposizione come la limitazione ad una sola volta della rieleggibilità del capo dello Stato. ma questo è un falso dibattito: in un regime presidenziale la vera questione non è il limite o i limiti di mandato ma la natura degli interessi di classe rappresentati dal capo dello Stato.

Gli emandamenti positivi di qualche peso, seppur presenti, prevedono per la loro applicazione l'emanazione di leggi attuative. Per esempio la regolamentazione della detenzione preventiva, una procedura che ha permesso di imprigionare arbitrariamente migliaia di persone innocenti, rilasciate dopo anni di carcere. Viene anche vietato il carcere per gli autori di articoli di stampa. Ma, visto che una legge dovrebbe precisare le condizioni di esercizio della libertà di stampa, siamo certi che il Codice dell'Informazione sarà appena ritoccato: trasformando le pene detentive in sanzioni economiche, condannando quindi gli autori allo strangolamento finanziario.

Sappiamo anche che i nostri governanti hanno l'abitudine di approvare delle leggi che svuotano del loro contenuto i diritti costituzionali che operano in tutela dei cittadini contro l'arbitrio. A cosa valgono veramente i diritti e libertà democratiche garantite dalla Costituzione quando sono calpestati dal regime e dai suoi apparati di Stato?

Numerosi emendamenti introdotti non riguardano altro che questioni di dettaglio. Sono inseriti per compiacere un determinato gruppo satellite delle classi al potere. La maggior parte di questi emendamenti non troverebbero posto in una costituzione degna di questo nome. Non riflettono per nulla le preoccupazioni delle masse popolari rispetto all'attacco al potere d'acquisto, mentre i più ricchi non sono per nulla influenzati dalle misure di austerità, non c'è nulla sulle attuali esigenze di mobilitazione contro le ingerenze imperialiste, nulla sulle attività delle correnti ultra-reazionarie che agiscono sotto la maschera della religione di concerto con l'imperialismo, nulla sui pericoli di ulteriore sfruttamento dell'imperialismo e della reazione borghese interna come conseguenza della riduzione delle entrate petrolifere.

In realtà la molteplicità degli emendamenti nasconde i veri obiettivi dell'operazione:

1) Il regime conferisce, sotto la copertura della "politica di pace e di riconciliazione nazionale", una base pseudo-costituzionale alla nuova alleanza con le correnti reazionarie della società che utilizzano l'Islam per camuffare i loro interessi di classe;

2) Conferma, senza artifici verbali, la volontà di trasformare lo Stato in strumento al servizio degli appetiti insaziabili della borghesia e delle multinazionali. Questa caratteristica economica e sociale dello Stato borghese e filo-imperialista, rinunciando ad una politica di indipendenza reale, è scritta in modo franco nella modifica introdotta all'articolo 37: "Lo Stato opera per migliorare l'ambiente imprenditoriale. Incoraggia, senza discriminazione, lo sviluppo delle imprese... La legge vieta il monopolio...".

Il regime non si accontenta di annunciare che farà tutto per accontentare i capricci degli sfruttatori locali e stranieri alla ricerca del massimo profitto. Proibisce il monopolio facendo credere che la proibizione porrà un freno alla tendenza di certi oligarchi, fin qui coccolati dallo Stato, a mettere l'economia sotto il loro dominio esclusivo, come fanno Rebrab o Haddad, o altri meno noti. In realtà coloro che hanno concepito questa revisione mettono una camicia di forza ai rappresentanti del popolo che vogliono proteggere l'economia nazionale e il potere d'acquisto delle masse popolari ricorrendo al monopolio statale contro le avidità, le attività disorganizzatrici e le tendenze monopoliste delle multinazionali e degli importatori, compresi i settori sensibili quali l'elettricità, l'acqua, lo sfruttamento degli idrocarburi, la sicurezza, ecc. Vogliono interdire ogni politica d'appoggio al settore pubblico, retta da principi economici diversi dalla ricerca del profitto immediato, come strumento di costruzione di una vera economia produttiva, anche se nell'ambito capitalista.

Grave è anche l'emendamento dell'articolo 131 (*). L'ambiguità calcolata di questa formulazione è che mette sullo stesso piano trattati e accordi internazionali. Questo lascia intendere che la difesa imperativa della sovranità economica nazionale non godrà più del primato sugli accordi di libero-scambio, di associazione e di integrazione economica. I trattati internazionali ratificati dal presidente della Repubblica sono dichiarati superiori alla legge nazionale, sia che siano trattati di pace o dei semplici trattati economici. Questo vuol dire che per gli autori di questa revisione costituzionale, l'accordo di associazione con l'Unione europea, un accordo nefasto e irriformabile per gli interessi del paese e dei lavoratori, non può esser messo in discussione dai rappresentanti della nazione anche se è stato firmato 10 anni prima di questa revisione costituzionale. I proclami contenuti in altri articoli della Costituzione sulla difesa dell'indipendenza del paese non sono altro che formule di stile destinate ai lettori più benevoli.

Attraverso una operazione gestita senza dibattito popolare, i banditi reggono il paese per conto delle classi sfruttratrici e parassitarie cercando di consolidare il loro programma di dominazione economica e politica. Nulla è più forviante di far credere che questa Costituzione emendata rifletta i calcoli dei clan che si preparano per il dopo Bouteflika. Questa Costituzione esprime nella sua essenza la tendenza delle classi sfruttratrici e parassitarie alla dominazione assoluta sul popolo, alla capitolazione davanti all'imperialismo, al loro bisogno di concludere un nuovo accordo con esso per saccheggiare tutte le ricchezze del paese, per sottomettere le classi lavoratrici a uno sfruttamento feroce. Questa revisione conferma che queste bande sono pronte a riconsegnare le chiavi del paese agli Stati imperialisti e alle multinazionali per proteggere i loro meschini interessi. Non vi è dubbio che il loro progetto di revisione sia stato sottomesso all'approvazione preventiva dei circoli imperialisti interventisti. Tutte le misure economiche prese in questi ultimi mesi per la grande soddisfazione della borghesia interna e delle multinazionali trovano la loro traduzione in questi emendamenti.

Il potere conta sul fatto che la revisione della Costituzione passerà in prima lettura davanti al  Parlamento. Ma cosa rappresenta veramente il voto di un Parlamento eletto da una minoranza insignificante della popolazione? Ma anche se avesse potuto rivendicare qualche legittimità, i lavoratori, le masse popolari, proseguiranno la loro lotta senza sosta per l'avvento di un regime democratico popolare al servizio dei lavoratori, coloro che vivono del frutto della loro forza lavoro manuale e intellettuale, che vogliono liberarsi dallo sfruttamento e dall'oppressione di classe.

La loro lotta non si iscrive in una semplice revisione costituzionale, o nel suo contrasto, ma in una trasformazione rivoluzionaria sulla strada dell'instaurazione di un vero regime democratico popolare che prepari la società socialista.

PADS

31 gennaio 2016

Note:

* Nel seguito la nuova formulazione dell'articolo 131, mentre l'articolo 132 non è stato modificato: in grassetto il testo aggiunto come parte di questa revisione:

Articolo 131: Gli accordi di armistizio, i trattati di pace, di alleanze e unione, i trattati relativi alle frontiere dello Stato, così come i trattati relativi allo status delle persone e quelli che coinvolgono spese non previste nel bilancio dello Stato, gli accordi bilaterali o multilaterali relativi alle zone di libero scambio, alle associazioni e alle integrazioni economiche, sono ratificate dal Presidente della Repubblica, dopo l'approvazione espressa da ciascuna delle camere del Parlamento.

Articolo 132: I trattati ratificati dal Presidente della Repubblica, nelle condizioni previste dalla Costituzione, sono superiori alla legge.


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.