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Cosa pensare della "competitività economica" internazionale promossa dalla borghesia locale algerina, dal governo e dalle potenze imperialiste mondiali?

Le Lien - pads (Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo) | lien-pads.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

11/02/2018

Alla guida di una delegazione di circa cinquanta uomini d'affari, il presidente del Medef, l'organizzazione degli imprenditori francesi, Pierre Gattaz, è stato recentemente ricevuto in Algeria con grande clamore da parte delle autorità. Nella sua uscita del 7 febbraio 2018 l'Agenzia di stampa algerina (APS) ha riferito ampiamente dell'incontro. Parlando a nome della borghesia francese durante una conferenza stampa, Gattaz ha dichiarato: "Attraversiamo una competizione internazionale e noi, aziende francesi, dobbiamo mostrare grande umiltà perché alcuni concorrenti sono molto bravi, molto veloci e agili".

Secondo l'APS, il presidente del Medef ha inoltre affermato di essere stato rassicurato sulla regola "51-49%" [secondo cui gli investitori stranieri non possono superare la quota di maggioranza del capitale, ndt]. Secondo il francese, essa "non deve essere un impedimento insuperabile per stabilirsi in Algeria". Gattaz ha riconosciuto che ci sono società francesi che hanno investito in Algeria e che sono "in grado di eludere questa regola".

Senza fornire dettagli sui metodi utilizzati dalle compagnie straniere per eludere una legge che dovrebbe preservare la sovranità del paese, il Ministro algerino dell'Industria e dell'Estrazione mineraria, Youcef Yousfi, lo ha confermato. E per incoraggiare le aziende francesi a venire in Algeria ha affermato:

"Produttori di paesi diversi dalla Francia, hanno dimostrato una forte aggressività. Sono pronti a risolvere qualsiasi problema, sono estremamente pazienti e non sono scoraggiati dalle difficoltà. Sanno aspettare e rischiare. Certo, stanno incamerando buoni profitti e ciò è positivo per loro".

Da queste affermazioni, possiamo dedurre innanzitutto che i governanti del nostro paese con l'accordo dei rappresentanti della borghesia capitalista locale hanno scelto in questa fase di giocare la carta della concorrenza tra le vecchie potenze capitaliste imperialiste, inclusa la Francia. e le potenze capitaliste e imperialiste emergenti come la Cina, la Russia e altre ai fini dello sfruttamento delle nostre ricchezze naturali, della spartizione dei mercati commerciali e un presunto sviluppo industriale del nostro paese.

Questa tattica, che sostiene di sfruttare la ricerca del profitto per stimolare lo sviluppo, è già stata testata da molti paesi. Come accaduto in Iraq, Siria e Libia, viene innescata da divisioni e conflitti interni seguiti da guerre combattute dalle potenze imperialiste per il dominio, tutte a scapito delle classi lavoratrici in generale e in special modo della classe lavoratrice di questi paesi. Per raggiungere i loro scopi, le potenze imperialiste fanno affidamento sui loro alleati interni, la borghesia, sottomessa ai loro interessi e le correnti reazionarie della società, quelle che attraverso la religione e il terrore rompono lo spirito combattivo dei lavoratori che lottano per liberarsi dallo sfruttamento.

In particolare, in Siria, la multinazionale francese Lafarge ha finanziato centinaia di milioni di euro con l'accordo del governo francese per sconfiggere il regime siriano e installare un potere fantoccio dominato dalle correnti oscurantiste che si nascondono dietro l'Islam.

Il Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo, partito di comunisti, chiama la nostra classe operaia e gli strati popolari a diffidare di questa scelta, a rimanere vigili nell'organizzare la lotta contro gli effetti perniciosi dei suoi piani che contribuiscono alla divisione del nostro popolo per stornarlo dai suoi bisogni reali e dalle moderne aspirazioni per profondi cambiamenti nella direzione di porre fine allo sfruttamento capitalista e all'oppressione di una nazione sull'altra.

Il Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo invita inoltre la classe operaia e gli altri strati operai e popolari a non farsi ingannare dal contenuto delle dichiarazioni dei rappresentanti del Medef e dei nostri governanti che promettono un presunto sviluppo dell'occupazione senza rivelarne le condizioni. La "competitività" sarà realizzata per consentire al capitale di ottenere il massimo profitto a scapito della nostra classe lavoratrice e dei livelli di lavoro. Come mostra tutta la storia dell'indipendenza dell'Algeria, l'imperialismo francese è particolarmente vendicativo. Non tollererà alcuna industrializzazione reale. Il suo obiettivo è ampliare i suoi legami con le classi sociali e i gruppi sociali che sfruttano le sue ali per creare cavalli di Troia per raggiungere l'obiettivo di riconquistare il possesso di giacimenti nazionalizzati di petrolio e gas nel febbraio 1971.

La "competitività" che fa esultare i nostri leader per la gioia delle classi sfruttatrici nazionali ed estere non si baserà sul contributo delle moderne tecnologie nei settori fondamentali della produzione dei mezzi di produzione e delle attrezzature che determinano la crescita della produttività del lavoro e il progresso irreversibile di una nazione. Al contrario. Alstom, che il governo algerino ha contribuito a salvare dalla bancarotta aggiudicandogli i principali mercati ferroviari, non ha utilizzato prodotti industriali algerini che sono di qualità. Quando gli è stato affidato il rinnovamento della linea elettrica mineraria nell'est ha importato tutto dalla Francia, persino i pali elettrici prodotti da una compagnia algerina e la cui robustezza è leggendaria. Il governo algerino ha umiliato il popolo accontentandosi come contropartita che Alstom impiantasse un laboratorio di assemblaggio di tram. Siamo lontani dalla strategia della Cina, che, in cambio dell'importazione di TGV, ha costretto Alstom a creare un impianto di produzione. Oggi la Cina produce i propri TGV cinesi al 100%.

L'unico segreto della "competitività" propagandato dal Medef e dalla FCE (Forum des chefs d'entreprise algerino) sarà la più estrema precarietà per la classe operaia, la sua competizione con altri settori di lavoratori per abbassare i salari, la retrocessione a condizione di lavoratori "usa e getta" in qualsiasi momento con la generalizzazione dei contratti a tempo determinato, l'allungamento della giornata lavorativa sotto il pretesto della concorrenza senza aumento salariale, il divieto di attività sindacale e persino il procedimento nei tribunali in caso di sciopero presto dichiarato "illegale".

In una parola, è la sottomissione alla schiavitù moderna che il Medef, sostenuto dai suoi accoliti algerini della FCE, cerca di imporre agli operai con la benevola complicità dei nostri governanti. Il licenziamento arbitrario dei sindacalisti dalla fabbrica di cemento di Lafarge a Oggaz lo ha dimostrato. Il licenziamento è conseguenza della condanna di "ostacolare la libertà di lavoro" pronunciata dalla giustizia algerina, quella giustizia che nel contempo ha ignorato la denuncia dei lavoratori del capo della sicurezza francese che sotto lo sguardo impassibile di gendarmi algerini, ha calpestato l'emblema nazionale.

La classe lavoratrice algerina è chiamata a organizzarsi nei sindacati di classe e nelle organizzazioni popolari che difenderanno le loro richieste immediate di migliori salari, maggiore protezione e prevenzione sociale, senza mai separare la loro lotta dal contesto della solidarietà internazionalista per la fine dello sfruttamento e dell'oppressione, per il socialismo nel nostro paese e nel mondo.


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