L’Armenia si prepara a fronteggiare le conseguenze di una guerra USA Con l’Iran
“Nezavisimaja
Gazeta” - 30 maggio 2003
Mentre si moltiplicano i segnali dell’intensificazione della pressione USA
sull’Iran (ormai sono quotidiane le prese di posizione di Bush e dei suoi
collaboratori, sul nucleare iraniano, sulle “violazioni dei diritti umani” da
parte del regime di Teheran, ecc.), cresce la preoccupazione nei paesi
confinanti, che potrebbero essere coinvolti in una nuova avventura militare
dell’amministrazione di Washington. Tra questi c’è l’Armenia.
Sulle possibili implicazioni per Jerevan di un’acutizzazione della crisi nei
rapporti tra Washington e Teheran, il quotidiano liberale russo “Nezavisimaja
Gazeta” ha interpellato alcuni esperti armeni di politica internazionali.
M.G.
“NG” ha informato circa un piano preparato dal Pentagono
relativo ad un attacco militare all’Iran, che avrebbe lo scopo di rovesciare il
regime esistente. A tal scopo il dicastero militare USA propone che i territori
dell’Azerbaigian e della Georgia costituiscano la base d’appoggio per l’attacco
all’Iran. Sulla situazione che verrebbe a crearsi in Armenia e su quali misure
dovrebbe assumere Jerevan, parlano gli studiosi armeni.
Amajan Ogasenjan, presidente
dell’Associazione dei politologi dell’Armenia, Jerevan
Se gli USA dovessero tradurre in pratica i loro progetti, la
situazione in Armenia verrebbe destabilizzata in modo estremamente serio. E non
solo per la possibilità che l’Azerbaigian venga spinto a risolvere in maniera
definitiva il problema del Karabach. Esiste anche il problema del cosiddetto
Azerbaigian settentrionale – l’Iran confinante con l’Armenia, dove vivono
popolazioni etnicamente azere. E l’esistenza alle frontiere di una popolazione
di lingua turca rappresenta una minaccia per gli interessi della sicurezza
nazionale dell’Armenia. In Iran l’Islam gioca lo stesso ruolo che in URSS
giocava l’ideologia comunista. Se il clero dovesse perdere le posizioni di
leadership, al suo posto potrebbe subentrare il nazionalismo, quale ideologia
portatrice di discordia. Ciò porterebbe ad un inasprimento della situazione
nell’Iran settentrionale che confina con l’Armenia. E di fronte alla minaccia
incombente, diventerà inevitabile il coagulo della società attorno all’attuale
potere statale, perché non si intravedono alternative.
Aleksandr Iskandarjan, prorettore
dell’Istituto Caucasico dei mezzi d’informazione di massa, Jerevan
Come è noto l’Azerbaigian e la Turchia bloccano le loro frontiere
con l’Armenia. Le frontiere sono chiuse e il traffico delle merci può passare
solo attraverso la Georgia e l’Iran. Ma, a causa dell’insicurezza della
situazione nella stessa Georgia, una gran parte dei carichi (la stessa cosa
avviene per le esportazioni armene) passa per l’Iran. Di modo che qualsiasi
instabilità si manifesti in questo paese,si
rifletterebbe subito e fortemente sull’Armenia.
Nel caso che il Pentagono cominci a realizzare i suoi piani e ad usare a tal
scopo il territorio dell’Azerbaigian, allora Baku sarebbe indotta a contrattare
con l’America alcuni vantaggi per sé, e in primo luogo, attraverso la ricerca
di una soluzione favorevole del problema del Nagorno Karabach (regione contesa tra Armenia e Azerbaigian,
nota del traduttore). L’Armenia non può che guardare con preoccupazione
a tutto quanto sta avvenendo. Ma, temo, senza poter influire sulla situazione.
Sejran Bagdasarjan, politologo, presidente
dell’organizzazione sociale “Collaborazione russo-armena”, Mosca
La principale speranza dell’Armenia non è riposta tanto sulle
proprie risorse, quanto sui trattati internazionali e sui rapporti reciproci
nell’ambito del “Patto per la sicurezza collettiva” (tra i paesi della CSI, nota del traduttore), in particolare con
la Russia, a cui in modo abbastanza preciso sono affidate le garanzie della
sicurezza. Anche gli esponenti della “diaspora” armena, soprattutto negli USA,
possono svolgere un ruolo particolarmente attivo.
Allo stesso tempo, le relazioni armeno-iraniane stanno vivendo un momento di
intenso sviluppo. E’ prevista a breve una visita in Armenia del presidente
dell’Iran Khatami. Penso che, nel corso dei colloqui, si sarà in grado di dare
una risposta a molti problemi, in particolare quelli che destano così grande
preoccupazione nel Caucaso meridionale.
Traduzione dal russo
di Mauro Gemma