Traduzione dallo spagnolo per
www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Obiezioni al progetto per un nuovo codice penale
di Abuelas (Nonne) de Plaza de Mayo
08/12/09
Prendiamo atto che il progetto per un nuovo codice penale viola pilastri fondamentali dello Stato costituzionale di diritto: in primo luogo mina il principio di uguaglianza, infatti i settori della popolazione storicamente marginali sono i soggetti verso i quali si dirigerà maggiormente la persecuzione penale dell'accattonaggio (art. 98), della richiesta di elemosina, della vendita ambulante (art. 63).
Ma viene anche perseguita la protesta sociale, articoli 71, 72, 76, ed azioni come l'escrache [cfr:
Califano E.M NdT]
(art. 40 e 73), il tutto diretto principalmente contro coloro che hanno difficoltà ad accedere, fruire ed esercitare i diritti costituzionali. Viene inoltre limitata la libertà di espressione, di petizione e di partecipazione della società ai temi pubblici.
Terzo aspetto, si mina la garanzia di un processo legale attraverso l’istituzione di uffici giudiziari che hanno la facoltà di disporre detenzioni preventive a tempo indeterminato per casi di disputa penale e senza obbligo di difesa legale dell'accusato. Difficile comprendere che il progetto che stiamo contestando contempli modifiche più gravose e restrittive delle garanzie costituzionali dell’attuale Codice penale che, nonostante le successive modifiche, è stato approvato nel marzo 1973 con il decreto legge 8031, nel governo di fatto del comandante Alejandro Agustín Lanusse.
Criminalizzazione della povertà
Reprimere chi è disoccupato, o chiede elemosina per strada, significa ignorare la realtà socio-economica di un paese devastato dal neoliberismo, dove le pratiche di esclusione politica hanno lasciato molte persone al di fuori del sistema economico e del mondo del lavoro, esaurendo il quadro di protezione e garanzia dei diritti essenziali per una vita decente.
Reprimere chi si procura il sostentamento per le strade non è una risposta a chi è stato escluso e dovrebbe essere aiutato dallo Stato.
Segnaliamo con profonda preoccupazione che questi provvedimenti non fanno altro che criminalizzare la povertà e lasciano all’arbitrio della polizia la facoltà di arrestare coloro che hanno poco o nulla, senza mai affrontare il vero problema, cioè quali sono le condizioni per favorire progresso economico, sviluppo umano, lavoro, educazione, scienza, conoscenza e cultura, come stabilisce l'articolo 125 della Costituzione Nazionale o come prevede la Costituzione Provinciale all’articolo 36 (che tenta di legiferare su norme costituzionali chiare rispetto al modo in cui deve intervenire lo Stato Provinciale per risolvere una situazione di fatto di profonda disuguaglianza sociale) : "La Provincia promuoverà l'eliminazione degli ostacoli economici, sociali o di qualunque altra natura, che colpiscano od ostacolino l'esercizio dei diritti e delle garanzie costituzionali”.
La criminalizzazione della povertà porta ad azioni da perseguire, ma anche, nel caso di inadempimento del pagamento della multa, all’arresto. Si colpisce chi non può assumersi il costo di una multa (artt. 8, 9, 10, 11).
E’ inevitabile che leggi che prevedano un alto impatto in materia di criminalità, portino, come conseguenza, che le autorità che tutelano la loro applicazione possano utilizzare criteri arbitrari di scelta. Tutte queste azioni considerano gli individui che appartengono agli strati più vulnerabili della società, passivi, rinforzando stereotipi di forte contenuto discriminatorio.
Ciò evidenzia l’errore fatale di pretendere di stabilire modelli di convivenza attraverso un ordine punitivo.
Criminalizzazione della protesta
Il progetto del nuovo codice penale cerca, inoltre, di mettere un freno a diverse forme di protesta ed espressione sociale.
Invece di creare stimoli per avere più opinioni ai tavoli della discussione che dibatte i temi che interessano la società nel suo insieme, si opta per sanzionare le voci critiche.
Dovrebbero essere quelle più tutelate, se l’obiettivo è il vero rinvigorimento della democrazia. In questo modo si vede frustrata la partecipazione della cittadinanza ai temi pubblici, contrariando lo spirito degli articoli della Carta Magna Nacional y Provincial, a partire dalla sua riforma nel 1994.
Inoltre si ostacola la possibilità di controllo da parte della società sugli atti dei funzionari pubblici che maneggiano le risorse fondamentali dello Stato.
Il progetto non solo ostacola il rinvigorimento del sistema democratico, ma agisce anche come bavaglio severo e selettivo.
…Mentre dobbiamo ricordare che, nel nostro paese, la protesta, l'escrache, le diverse manifestazioni pubbliche, sono state storicamente i mezzi di richiamo alla giustizia di coloro a cui, per ragioni di fatto o di diritto, è proibito l'accesso alle vie formali ed istituzionali del sistema giudiziario o che non hanno trovato altro posto dove essere ascoltati.
Tenendo conto che a queste condizioni non sarebbe garantita la tutela giuridica continua ed effettiva che ordina l'articolo 15 della normativa costituzionale provinciale e che nell’articolo 13 garantisce piena libertà di espressione, crediamo che si dovrebbe definitivamente assicurare il diritto a manifestare e protestare.
Mai dimenticheremo che quando i tribunali erano ingiusti, furono le marce e gli escraches le forme di lotta che permisero, in realtà, di rendere visibile il nostro desiderio di verità e giustizia che ci ha permesso oggi di processare i responsabili del genocidio.
Arbitrio della polizia
Concludendo questa breve analisi sulle nuove forme punitive, notiamo che pericolosamente molte di esse sono "norme penali in bianco", cioè che l'azione che configura il crimine non è determinata in forma precisa, né certa, lasciando alla discrezione dell'autorità di polizia di stabilire quando un comportamento corrisponde al crimine che la legge reprime.
Indipendentemente dalle intenzioni, "reati" come il vagabondaggio, art. 64, l’elemosina, artt. 63 e 98, o "l'offerta o la richiesta di servizi a carattere sessuale a pagamento", art. 66, favoriscono l’abuso delle facoltà repressive e l’aumento dell’arbitrio della polizia. Questa "norma in bianco" potrebbe, a sua volta, determinare i "delitos de autor", nei quali si finisce per reprimere le persone per la loro condizione sociale e non per una determinata condotta.
In altre parole, essendo legittimata la discrezionalità poliziesca sul decidere quando si incorre in una contravvenzione - con la conseguenza per esempio di esser trattenuti senza causa giustificata (art.64) - l’autorità di polizia potrà incriminare chi considera "pericoloso" a prescindere dal suo comportamento e giustificando la propria decisione nella vaghezza della norma. A sua volta la riproduzione di questo sistema repressivo discrezionale potrà trasformarsi in situazioni di violenza istituzionale che purtroppo, nel nostro paese e nella nostra provincia, abiamo già ampiamente conosciuto.
Infine molte di queste violazioni attentano al principio di autonomia personale, consacrato costituzionalmente nell'art. 19, permettendo l'intromissione dello Stato nelle azioni private degli uomini e delle donne in ambiti intimi, rendendo la vita quotidiana di ogni persona, perseguibile se l'autorità della polizia applica la legge in questione in modo discrezionale…
Garanzie del giusto processo
Dopo essere stato reso pubblico il progetto preliminare - o bozza , come dice il Ministro degli Interni - che rende la Magistratura dipendente funzionalmente dal Potere Esecutivo e notando che il progetto finalmente presentato, nel suo articolo 152, abilita il Potere Esecutivo "alla creazione di organismi e istituzioni necessarie", ci vediamo costrette a segnalare che una giustizia dipendente nelle sue funzioni dalla struttura di governo, produce una collisione con il principio della separazione dei poteri. Se teniamo conto che l'esercizio giurisdizionale da parte del Potere Esecutivo soffre di grandi obiezioni costituzionali , queste obiezioni in materia penale sono molto più gravi poiché persone dipendenti del potere di turno possono decidere circa la vita delle persone.
Non è tollerabile in un sistema democratico repubblicano mettere la libertà delle persone in mano a giudici che dipendano esclusivamente per loro funzioni, designazione e durata, dal Potere Esecutivo, contravvenendo alle garanzie di indipendenza ed imparzialità.
[…]
Anche riguardo alla nomina dei giudici bisogna richiamare l’articolo 175 della Costituzione Provinciale che prevede che la funzione sia delegata al Consiglio della Magistratura assicurando in tal modo i parametri di adeguata diffusione, adeguati criteri predeterminati per la valutazione, integrità e rispetto per le istituzioni democratiche ed i diritti umani.
Prendiamo atto con preoccupazione del travisamento del ruolo del pubblico ministero previsto dal progetto: poiché l'art. 116 li allontana dalla loro funzione di condurre l'azione penale in difesa degli interessi della società nella ricerca della verità nel processo ed in difesa dei valori sanciti dalla Costituzione e dalle leggi.
[…]
Nello stesso modo è scavalcato l’articolo 108 per il quale si sancisce parità di opportunità al momento di difendere le proprie ragioni..
Un'altra nota caratteristica del progetto è che non stabilisce la difesa d'ufficio e gratuita poiché prevede che l'accusato si difenda personalmente da solo ed è a discrezione del giudice la presenza di un avvocato in caso di arresto (art. 110).
Se teniamo conto della possibilità di trasformare in arresto le multe quando queste non sono saldate, si nota la flagrante violazione alla garanzia di difesa in giudizio.
La detenzione immediata è prevista per un massimo di 12 ore, potendosi trasformare in prigione preventiva per tempo indeterminato secondo la gravità del fatto o per questioni processuali, art. 120. Questa facoltà incostituzionale può avere luogo senza ordine dall'autorità giudiziale competente, contravvenendo all'art. 18 della Costituzione Nazionale…
Conclusione
Questa analisi ci fa riflettere circa la portata ed il significato di una riforma come quella che si pretende di orchestrare. Noi crediamo che questo sia un cambiamento di paradigma in materia penale.
[...]
Ricordando che quando si aumenta l'arbitrio della polizia si restringono le libertà personali mettendo in scacco le garanzie ed i diritti conquistati e costituzionalmente devoti, citiamo semplicemente la Costituzione Provinciale che sancisce, non solo le facoltà degli individui, ma anche i limiti e le competenze dell'esercizio del potere delegato:
Articolo57 - Ogni legge, decreto od ordinanza contrari agli articoli precedenti o che impongano restrizioni all'esercizio delle libertà e diritti riconosciuti in essi, diversi da quelli previsti dagli articoli stessi, o che privino i cittadini delle garanzie di sicurezza,
saranno incostituzionali e non potranno essere applicati dai giudici. Gli individui che subiscono gli effetti di un ordine che violi o limiti questi diritti, libertà e garanzie, hanno facoltà di agire in giudizio per chiedere che l’impiegato o il funzionario che l'ha autorizzato, risponda del risarcimento del danno causato.