www.resistenze.org - popoli resistenti - argentina - 07-05-14 - n. 497

Dati ufficiali sulla situazione dei lavoratori argentini

A proposito del 1° maggio

Julio C. Gambina | rebelion.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

06/05/2014

È interessante notare, a proposito della celebrazione della Giornata Internazionale dei Lavoratori, evidenziare alcuni dati sull'occupazione e i salari in Argentina, derivanti da uno studio della FISYP [1].

Il documento osserva che le informazioni provengono dalla EPH-INDEC, la Encuesta Permanente de Hogares (Programma nazionale di rilevamento dati sulle caratteristiche demografiche e socioeconomiche della forza lavoro) dell'INDEC (Ente nazionale di statistica), con i dati del quarto trimestre del 2013 che si riferiscono alla situazione dei salariati.

Lo studio mostra che solo il 49,4% dei salariati è occupato a tempo pieno, cioè lavora più di 35 ore settimanali ed è registrato.

Che la metà dei salariati guadagna meno di 4.500 pesos argentini al mese dalla sua occupazione principale [circa 400 euro, di seguito le cifre saranno espresse in euro, ndr].

Che il 33,5% dei salariati non sono regolarizzati dai loro padroni, evidenziando il permanere di una situazione di impunità imprenditoriale che continua a non regolarizzare i lavoratori privandoli della sicurezza sociale.

Che l'81,2% dei salariati non registrati guadagna meno di 400 euro al mese dalla loro occupazione principale.

Lo stipendio medio dei lavoratori non regolari è di 260 euro al mese. Quello dei non regolari, ma a tempo pieno, ossia che lavorano più di 35 ore settimanali è di circa 335 euro.

Che il reddito medio derivante dall'occupazione principale dei diversi gruppi di lavoratori salariati è di 452 euro al mese.

Questa media è il risultato di:

Salariati completi: 524 euro
Uomini: 514 euro e Donne: 374 euro
Lavoratori statali: 555 euro
Lavoratori privati: 426 euro
Lavoratori regolari: 549 euro
Lavoratori non regolari: 260 euro
Lavoratori regolari e a tempo pieno: 596 euro
Lavoratori non regolari e a tempo pieno: 335 euro

Le medie evidenziano la precarietà del reddito dei lavoratori salariati e la persistenza dell'impunità imprenditoriale che nega la sicurezza sociale ad un terzo dei lavoratori.

L'insieme dei dati ufficiali evidenzia la base reale che giustifica la domanda dei lavoratori di un miglioramento del reddito e delle condizioni d'impiego in Argentina.

In un altro studio della FISYP si evidenzia il "recupero dei posti di lavoro" nel decennio trascorso dal 2002, anche se "basato su due aspetti che si sono dimostrati costitutivi e imprescindibili per la sostenibilità del modello: un elevato livello di precarizzazione e lavoro 'in nero' (non regolarizzato con impunità per gli imprenditori) a livelli senza precedenti in periodi di boom economico".

Il caso dello Stato nazionale è interessante, dal momento che "a giugno 2013 il 15,7% dei sui dipendenti aveva contratti di collaborazione e finisce così per essere uno dei datori di lavoro responsabili della situazione di precarietà lavorativa".

Sul lavoro "non regolare" si sostiene che "appare come una necessità del modello economico vigente", essendo un dato strutturale con limiti verso il basso dal 2008.

Il rapporto descrive un differenziato "recupero del potere d'acquisto dei lavoratori negli ultimi dieci anni; per il settore privato e regolare... del 32%" mentre "i lavoratori non regolari... hanno aumentato appena il loro potere d'acquisto".

Si segnala che "Il potere d'acquisto dei salari è, al momento, a livelli comparabili a quelli di un lavoratore medio alla fine degli anni 1940, ben lontani dal picco del 1974".

Lo studio segnala, a proposito della robusta politica sociale, che "nonostante l'elevato livello di occupazione esistente, i salari sono tanto bassi da rendere necessario un trasferimento significativo dallo Stato per integrare i redditi dei settori popolari, incapaci senza questo aiuto di far fronte alle loro esigenze quotidiane".

Si conclude sottolineando che i "debiti", in questo periodo di "precarizzazione del lavoro, lavoro in nero e basso potere d'acquisto dei salari", si rendono "necessari al sostegno di un modello economico che ha strutturalmente trasformato il tipo dei posti di lavoro che si creano in Argentina".

Sono studi che richiedono di essere discussi senza ideologismi o concezioni propagandistiche, sul risultato delle condizioni di vita di questi anni trascorsi dopo la crisi del 2001/02, in particolare al fine di pensare a una strategia di emancipazione dei lavoratori.

Nota

1. FISYP – Fundación de Investigaciones Sociales y Políticas, www.fisyp.org.ar


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