www.resistenze.org - popoli resistenti - argentina - 04-06-16 - n. 592

In Argentina, la strategia dello shock

Tarik Bouafia | Investig'Action
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

25/05/2016

Infangato dallo scandalo dei "Panama Papers", il presidente Mauricio Macri vede la sua popolarità cadere di giorno in giorno. In causa: una politica reazionario-liberale che comincia a provocare degli immensi disastri economici e sociali.

Il 22 novembre scorso, il popolo argentino voltava la pagina di dodici anni di kirchnerismo eleggendo un Presidente liberale, Mauricio Macri. Figlio di uno dei più grandi padroni del paese, il nuovo Presidente accedeva al potere dopo avere condotto tutta la sua campagna sul tema del cambiamento e della rottura col passato; nel corso di questa ultima, aveva fustigato il bilancio della Presidentessa Cristina Kirchner accusando questa di avere diviso gli argentini, in particolare e isolato il paese a livello internazionale. Mauricio Macri si impegnava allora su tre punti: mettere fine al narcotraffico, sradicare la povertà e unire gli Argentini. Come? Il suo programma e le sue proposte si rivelavano abbastanza sfumate.

Non poteva infatti affermare, davanti a un popolo che aveva sofferto il martirio di trenta anni di politica neoliberale, che la sua politica assomigliava a quella degli anni 1980-1990, quando l'Argentina era sotto la scure del Fondo Monetario Internazionale.

Durante la campagna si sempre era guardato di esporre le sue vere intenzioni, vale a dire avviare una politica di austerità, aprire il paese al libero scambio, svalutare la moneta nazionale... Adottare questo discorso l'avrebbe sicuramente squalificato nella sua corsa alla presidenza.
La sua campagna è stata dunque quella della menzogna e della demagogia. Mai o quasi mai si erano sentiti dei discorsi tanto vuoti e una depoliticizzazione tanto pronunciata. I discorsi mettevano l'accento sulla forma e lasciavano da parte il contenuto. Gli incontri televisivi prendevano l'aspetto dello spettacolo, durante il quale veniva annunciato poco o niente.
Il candidato esclamò un giorno in favore di una "Rivoluzione della felicità" senza fornire ulteriori elementi. Il candidato dell'oligarchia si è posto come l'uomo della raccolta del consenso lontano dai conflitti e dalla violenza politica.

Ha potuto anche contare sull'appoggio incondizionato dei grandi media nazionali e internazionali che non hanno smesso di incensarlo. Il mastodontico Clarin e il quotidiano molto conservatore La Nacion erano largamente sostenitori della sua causa. Questi ultimi hanno occultato volontariamente la storia della fortuna della famiglia Macri e per una buona ragione. Il padre dell'attuale Presidente, Franco Macri, si era arricchito in particolar modo grazie alle politiche di privatizzazioni della giunta militare al potere dal 1976 al 1983. Aveva ricomprato per un tozzo di pane le imprese pubbliche per poi rivenderle a prezzo d'oro.

Il futuro Presidente è stato attento a spazzare via tutte le critiche che l'accusavano di essere il candidato dei ricchi e di voler ripristinare il neoliberismo nel paese.

L'evidenza dei fatti:

È quindi interessante, dopo quattro mesi al potere, ricordare le promesse e le dichiarazioni del candidato Macri e la realtà.

Sulla politica monetaria innanzitutto affermò: " Io non svaluterò. È una menzogna di Scioli (il candidato peronista)." (17/11/2015). Appena arrivato al potere, il Presidente ha svalutato la moneta nazionale del 60%.

Sul lavoro: "Siamo venuti a creare posti di lavoro, non a distruggerli" (16/11/2015). Dopo il 10 dicembre, giorno in cui è entrato in carica, ci sono stati più di 127.000 licenziamenti, in larga parte nel settore pubblico (1).

Sul prezzo dei trasporti: "Manterremo le sovvenzioni e non aumenteremo i prezzi" (2/12/2015). Il biglietto della metropolitana a Buenos Aires è aumentato di più del 50%, senza contare gli altri aumenti nel resto del paese.

Sulla povertà: "Uno dei nostri obiettivi, è la povertà zero" (02/08/2015). Secondo l'Università Cattolica Argentina, più di 1.400.000 persone sono sprofondate nella povertà in questi tre ultimi mesi.

Sulla corruzione: "Questo governo combatterà la corruzione" (10/12/2015). Il Presidente stesso, così come i membri del suo entourage, sono implicati direttamente nello scandalo dei Panama Papers. Macri è accusato di detenere tre società off-shore a Panama.

E non è tutto. Il capo dello stato argentino non ha aspettato per mettere fine alla politica protezionistica del suo predecessore, politica che aveva favorito l'industria nazionale. Questa decisione del nuovo Presidente di aprire il suo paese al libero scambio sarà gravida di conseguenze. Questa stessa politica commerciale era stata infatti già istituita sotto i governi di Carlos Menem (1989-1999). Risultato? Più di 125.000 imprese nazionali erano sparite e milioni di persone si erano ritrovati brutalmente in stato di disoccupazione.
Subito dopo la vittoria di M. Macri, la vicepresidente Gabriella Michetti aveva dichiarato a suo tempo: "Andiamo verso un modello basato sull'agro-esportazione e sui servizi. Basta industria!."

Poi, all'epoca della visita del Presidente Obama, Mauricio Macri si è mostrato entusiasta all'idea di un accordo di libero scambio tra il Mercato Comune del Sud (Mercosur) e gli Stati Uniti. Una sorta di nuovo Accordo di libero scambio delle Americhe (ALCA) che era stato respinto nel 2005 dalla maggior parte delle nazioni sud-americane.
Un'altra misura che ha fatto infuriare gli Argentini e particolarmente gli ambientalisti, è stato la revoca delle tasse di esportazione per le imprese minerarie che operano impunemente nel paese. Una decisione pesante di conseguenze, che rischiano di distruggere ancora di più il paesaggio nazionale.
Così, tutte queste misure si stanno rivelando essere una vera terapia d'urto per fare tabula rasa del passato kirchnerista. .

Tuttavia, è legittimo chiedersi come il popolo argentino possa accettare queste misure tanto brutali. Per questo, il nuovo potere di destra ha previsto tutto.

La lenta marcia verso l'autoritarismo

Nel suo lavoro (2), Naomi Klein mostrava che il neoliberismo non era nato pacificamente e democraticamente nell'Inghilterra di Tchatcher o negli Stati Uniti di Reagan, ma nell'11 settembre 1973, giorno del colpo di stato del generale fascista Augusto Pinochet in Cile. Questo modello economico pensato e teorizzato alla scuola di Chicago potè essere messo in atto grazie allo shock e alla paura provocata dal colpo di stato militare.
In Argentina, gli stessi metodi produssero gli stessi risultati. Tuttavia le cose sono cambiate, oggi. I militari restano nelle loro caserme. Sono stati sostituiti da altri attori che giocavano già un ruolo importante nella destabilizzazione dei governi di sinistra negli anni1970: i media e la giustizia. E' con questi mezzi che il nuovo Presidente argentino tenta di consolidare la sua autorità e di fare accettare le sue misure alla maggioranza.
Attento ai rapporti d'affari della destra brasiliana e argentina, il Presidente ecuadoriano Rafael Correa ha dichiarato giustamente: "Non c'è più bisogno di dittature militari, giudici sottomessi e media corrotti bastano."

Il candidato Macri aveva giurato all'epoca della sua campagna di non toccare mai l'indipendenza della giustizia. Dichiarò il giorno della sua ascesa al potere, il 10 dicembre scorso: "Non ci saranno mai giudici macristi." Alcuni giorni più tardi, designava due nuovi giudici alla Corte Suprema.

Il nuovo potere argentino si distingue anche per un'importante persecuzione politica. Tra le migliaia di lavoratori licenziati, alcuni facevano parte di organizzazioni politiche vicine al kirchnerismo. L'accusa dell'ex-presidente Cristina Kirchner per corruzione a un giudice vicino al presidente Macri assomiglia a un tentativo di mettere a tacere gli oppositori politici. In più, questo aspetto frettoloso dell'ex-presidente coincide stranamente con lo scandalo dei Panama Papers in cui il Presidente è implicato. Probabilmente un modo di deviare l'attenzione dalla popolazione.
Questa censura fatta contro le voci dissidenti è simboleggiata in generale dagli attacchi sistematici dell'esecutivo contro i media alternativi e la libertà di espressione. È una vera crociata che è stata lanciata contro tutti quelli che si oppongono da vicino o da lontano alla politica di M. Macri.
Importanti giornalisti come Victor Hugo Morales o Pedro Brieger sono stati semplicemente reinviati rispettivamente alla radio e alla televisione pubblica. Da parte sua, il giornalista Roberto Navarro, vero flagello del Sig. Macri e che ha un programma di economia politica su una canale privato, ha ricevuto numerose minacce mentre diffondeva notizie sulle attività torbide del socio del Presidente Macri.

Di fronte a minacce e intimidazioni, il molto popolare giornalista ha dovuto rinunciare a trasmettere il programma. Ha dichiarato in seguito: "Mi dispiace che non si possa informare le persone sulle attività del Presidente e del suo socio nel mio paese. Come ha detto Papa Francesco: "da quando Macri ha preso il potere, viviamo in un revanscismo come non l'avevamo sperimentato dal 1955."
Altra vittima del censura macrista è il canale di notizie Telesur (vedi Notizie JNA 13 ).
Infine, ultima misura altamente contestata, l'abrogazione della legge sui media votata nel 2009 e che mira a ridurre la concentrazione dei media e a permettere un più grande pluralismo. Questa legge era stata salutata in gran parte del paese, come un'importante e avanzato passo democratico. Tuttavia, andava contro il potente Gruppo Clarin, vicino al Presidente Macri. Così appena prese le sue funzioni, il capo dello Stato si è affrettato a rimuoverla.
È tutto il paesaggio mediatico che sta subendo una profonda riorganizzazione dunque. Ma quale è lo scopo di questa censura contro le voci dissidenti?
Simon Bolivar ha scritto: "Un popolo ignorante è lo strumento stesso della propria distruzione." Censurare dei media, fare tacere le critiche, impedire ai giornalisti di fare il loro lavoro, non è né più, né meno che un tentativo di immergere il popolo nell'ignoranza e nella mancanza di cultura. In effetti, non c'è nulla di più pericoloso per un potere che un popolo sveglio, consapevole e istruito.

Una delle armi dei dominati, una delle armi di un popolo oppresso, è la conoscenza. Privarlo di questo significa cercare di mantenerlo nell'apatia e nella passività. Uno dei grandi meriti dell'epoca Kirchner, è di avere sviluppato dei veri programmi di educazione popolare su tutte le materie: la storia, la geopolitica, la filosofia...

Grazie a loro milioni di persone hanno potuto accedere al sapere e alla cultura.
E tutto questo perchè il presidente Macri detesta semplicemente, perché detesta il popolo, le masse laboriose, i poveri.
Così, il collocamento sotto tutela della giustizia, la persecuzione politica e gli attacchi contro gli alternativi di una grande violenza simbolica. Una violenza che non colpisce il corpo, ma la mente.
E durante questo tempo, i media alleati al potere riescono meravigliosamente bene a fare i cani da guardia. Sono onnipresenti per legittimare l'ordine dominante, le loro decisioni, la loro politica. Nello stesso tempo, occultano le verità scomode (3).

La vera violenza non è mai troppo lontana

Di fronte alle devastazioni della politica economica del Sig. Macri, numerosi lavoratori argentini, "fatti indietreggiare come cani" secondo le parole della Sig.ra Kirchner, hanno ripetutamente manifestato pacificamente.

Di fronte a loro in compenso, le forze dell'ordine non hanno esitato a fare uso di gas lacrimogeni e a sparare proiettili di gomma sulla folla. Una violenta repressione che la dice lunga sul clima teso che regna oggi in Argentina.
Questa violenza istituzionale contro i naufraghi del sistema Macri si affianca a una criminalizzazione crescente della contestazione sociale. Prova di questa svolta autoritaria, il Ministro degli Interni Patricia Bullrich ha reso pubblico il 17 febbraio scorso delle nuove misure per regolamentare drasticamente ed eventualmente reprimere, ogni tipo di manifestazioni (4).

Mauricio Macri si è lanciato così in una vero attacco repressivo contro tutti quelli che contestano la sua politica. Così, secondo il politologo Atilio Boron, l'Argentina starebbe cambiando regime: "In appena tre settimane, le violazioni sistematiche e incessanti del potere verso le norme, i procedimenti e i valori propri di una democrazia, hanno lanciato la vertiginosa transizione della Repubblica verso una forma di governo differente che, nella scienza politica, è conosciuta sotto il nome di Regime. Questo ultimo si distingue per il suo disprezzo per la legalità, per il suo autoritarismo nell'esercizio dei poteri presidenziali e nella violazione sistematica delle regole del gioco e della cultura del dialogo proprie della democrazia" (5)
Questa nota pubblicata alla fine di dicembre è più attuale che mai, come gli attacchi contro la democrazia e lo Stato di diritto sono ormai evidenti.

Questa inquietante transizione della Repubblica al Regime ricorda le ore più buie della storia dell'Argentina.

Note:

(1) http://www.resumenlatinoamericano.org/2016/04/12/argentina-los-despidos-en-la-era-macri-ya-superan-los-127-mil/

(2) Naomi Klein, La stratégie du choc, la montée d'un capitalisme du désastre, Leméac/ Actes Sud , 200

(3) «Panama papers»: l'influent quotidien argentin «La Nacion» dans la tourmente, Le Monde.fr

(4) http://www.atilioboron.com.ar/2015/12/argentina-de-la-republica-al-regimen.html

(5) http://www.minseg.gob.ar/pdf/protocolo-final.pdf

*Giornalista. Corrispondente per Investig'Action in Argentina

Fonte: Le Journal de Notre Amérique No.14, Investig'Action


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.