Ancora una volta, Bruxelles ricorre al semestre europeo per imporre radicali politiche pro mercato ai parlamenti eletti. Eppure, i tagli e le privatizzazioni neoliberiste degli ultimi anni hanno portato i sistemi sanitari e sociali sull'orlo del collasso.
Bruxelles. Due mesi dopo che la Banca centrale europea (BCE) ha sbloccato quasi da un giorno all'altro 750 miliardi di euro per i mercati finanziari in difficoltà, la Commissione europea ha deciso di stanziare lo stesso importo per la ricostruzione dei paesi in difficoltà.
La prima azione si è svolta senza grandi dibattiti - la BCE agisce in modo indipendente dalle istanze democratiche - mentre il pacchetto della Commissione è stato oggetto di aspre controversie tra i singoli Stati membri. In realtà, soprattutto, si tratta di due accessi completamente diversi: la BCE sta facendo tutto il possibile per garantire il suo obiettivo - la stabilizzazione dell'euro - .
Per questo non le importa nulla di come si comportino le imprese che comprano titoli, in termini sociali, ambientali o lavorativi. Per contro, la Commissione europea non vuole aiutare i paesi con un forte fabbisogno di denaro (come l'Italia o la Spagna).
Fa dipendere il suo piano di ricostruzione dagli impegni di riforma - e con esso la sua visione neoliberale delle esigenze dei sistemi sanitari in cattive condizioni.
Così il piano di ricostruzione, che la Presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen ha fatto proporre ai media, non è mai stato così "esemplare". Come è stato reso noto oggi, gli Stati che richiedono aiuti o prestiti rimborsabili devono presentare piani di sviluppo dettagliati, in linea con le raccomandazioni di politica economica formulate da Bruxelles nel quadro del semestre europeo".
Come avevamo già riferito qui, la Commissione negli ultimi anni ha chiesto per ben 63 volte tagli nel settore della sanità. Ora si stanzieranno fondi solo se vengono attuate tali raccomandazioni.
Trasparenti tentativi di sedazione
"Non si tratta di un'ingerenza da parte di Bruxelles", cerca di rassicurare il Commissario economico Paolo Gentiloni (un socialdemocratico). Originale la giustificazione: gli Stati non sono obbligati a chiedere nessun aiuto.
In alternativa, rimane il prestito al mercato monetario globale, con i relativi tassi di interesse esorbitanti per coloro che hanno più bisogno di aiuto. Così "liberamente", Roma, Madrid, Atene & Co., possono scegliere tra le "riforme" imposte e l'esplosione del debito.
La politica ambientale sarà plasmata dagli investitori del Carbone
Secondo la Commissione, per rendere in qualche modo più cosmetico il piano per il grande pubblico, anche le riforme in tema di economia verde e digitale, nonchè i piani sul clima, dovrebbero essere considerati come un prerequisito per gli aiuti.
Non si conoscono in dettaglio i particolari del Green New Deal che è stato tanto invocato - ma si sa chi ne è il portavoce: la Commissione ha assunto Blackrock, il maggiore investitore al mondo in petrolio, carbone e gas, come consulente ambientale.