Partito del Lavoro d'Austria | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
26/05/2025
Dichiarazione del Comitato Centrale del Partito del Lavoro d'Austria (PdA) in occasione del 70° anniversario della firma del Trattato dello Stato austriaco, Vienna, 15 maggio 2025
Il 15 maggio 1955, al Palazzo Belvedere di Vienna, è stato firmato il Trattato di Stato "sulla ricostituzione di un'Austria indipendente e democratica". Un trattato di Stato è un accordo internazionale, cioè vincolante secondo il diritto internazionale, al quale i firmatari si impegnano dopo la rispettiva ratifica parlamentare. In questo caso, oltre all'Austria, gli Stati contraenti erano o sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e l'URSS o la Russia come suo successore legale.
Il Trattato, che in Austria ha valore costituzionale, impone all'Austria di astenersi da qualsiasi unificazione politica e/o economica con la Germania, di garantire i diritti delle minoranze etniche autoctone slovene e croate, di mantenere un governo democratico basato su elezioni a scrutinio segreto, di vietare gruppi e attività nazionalsocialiste e fasciste, di rispettare la legge Asburgo.
In cambio, gli altri Stati firmatari si impegnarono a ritirare le loro truppe di occupazione militare entro 90 giorni e a sciogliere la Commissione Alleata come organo di controllo politico. L'Austria riottenne così la piena sovranità, avendo già dichiarato la sua indipendenza dalla Germania e il ripristino di una repubblica democratica alla fine di aprile 1945.
Il Trattato di Stato è collegato ad altri due documenti che devono essere intesi come condizioni quadro: secondo il Memorandum di Mosca, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e l'URSS (successivamente la Russia) garantivano all'Austria l'integrità territoriale entro i confini stabiliti dal Trattato di Stato. E con la Legge sulla neutralità del 26 ottobre 1955, l'Austria dichiarava la sua neutralità perpetua, anche con status costituzionale.
Da un punto di vista comunista, il Trattato di Stato può essere considerato un successo, poiché furono il Partito Comunista e l'URSS a spingere per la possibilità della neutralità come via d'uscita dall'occupazione, mentre l'SPÖ e l'ÖVP, così come gli Alleati occidentali, erano scettici per ragioni strategiche. Il Trattato di Stato e la neutralità impedirono all'Austria di aderire alla NATO e, per diversi decenni, anche alla CECA, alla CEEA e alla CEE, ovvero alla CE, l'odierna UE. L'Austria fu così risparmiata dalle truppe, dalle basi e dagli stoccaggi missilistici (nucleari) della NATO.
Tuttavia, la neutralità austriaca è sempre stata contaminata da aspetti equivoci, poiché originariamente rivendicava la neutralità dagli Stati capitalisti-imperialisti della NATO e della CE da un lato, e dall'URSS, dai paesi socialisti e dal Trattato di Varsavia dall'altro. Ma naturalmente non c'è mai stata e non potrà mai esserci neutralità tra capitalismo e socialismo. In quanto Stato borghese-capitalista in cui si propagava l'anticomunismo, l'Austria ha sempre fatto parte dell'Occidente e dei piani imperialisti della NATO.
Le informazioni raccolte dalle stazioni radar dell'esercito austriaco, che arrivavano fino all'Unione Sovietica, venivano ovviamente condivise con la NATO. Ironia della sorte, il capitale austriaco ha anche sfruttato il suo status di neutralità dal 1955 in poi per mantenere una presenza nel redditizio commercio con l'Europa orientale, un fatto su cui si è potuto fare affidamento anche dopo il 1990.
Ma non tutto era ipocrisia: in alcuni casi fu certamente possibile per l'Austria agire in veste di mediatore, ospitare incontri e istituzioni di mantenimento della pace, cioè realizzare almeno in parte la neutralità e la politica di pace, anche se non sempre per motivi altruistici.
Dopo la controrivoluzione nell'URSS e nell'Europa orientale, la situazione è cambiata radicalmente. L'Austria è divenuta membro dell'UE, che sta assumendo sempre più i tratti di un'alleanza militare, nel quadro della cosiddetta "Partnership for Peace" della NATO; le forze armate austriache partecipano a missioni all'estero sotto il comando della NATO e dell'UE e ora anche al progetto missilistico della NATO "Sky Shield". In definitiva, tutto ciò che resta della neutralità austriaca è un mancato allineamento molto formale.
Come comunisti, non abbiamo illusioni sulla capacità dell'imperialismo di mantenere la pace. L'integrità e l'inviolabilità del territorio austriaco, garantite dalle quattro grandi potenze firmatarie - Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Russia - vengono ignorate quasi quotidianamente dalla NATO o dagli Stati membri della NATO con sorvoli illegali, mentre i governi federali austriaci autorizzano anche il trasporto di armi e truppe attraverso il paese - da parte della NATO e verso zone di guerra. Il fatto che l'Austria possa in qualche modo rimanere neutrale tra il blocco USA/NATO e la Russia non è realistico.
Ed è per questo che chiediamo anche che lo Stato borghese rispetti le proprie leggi. Chiediamo una vera politica di neutralità e di pace, la fine della partecipazione alle attività della NATO e alla militarizzazione dell'UE. Respingiamo completamente l'idea, ripetutamente propagandata, di una piena adesione alla NATO, che comporterebbe il completo abbandono della neutralità. La neutralità, ben radicata nella popolazione, è un ostacolo importante all'adesione alla NATO, al quale non rinunceremo.
Ma lo Stato borghese e il suo governo non ci ascoltano. Continuano a minare la neutralità, collaborano con gli Stati Uniti e la NATO, agiscono come guerrafondai e continuano ad armarsi con l'UE invece di sostenere le iniziative di pace.
Per noi questo significa che dobbiamo intensificare la lotta per la pace. La classe operaia e gli strati popolari non hanno alcun interesse nelle guerre imperialiste dei governanti. In quest'ottica, difendiamo le disposizioni del Trattato di Stato e della Legge sulla neutralità contro coloro che nel 1955 le hanno accettate solo con riluttanza. Tuttavia, sappiamo che la lotta per la pace e l'autodeterminazione deve andare oltre. Perché la vera sovranità democratica della nazione austriaca implica che la classe operaia organizzata, in quanto classe dominante, prenda il potere che le spetta e intraprenda la via rivoluzionaria e socialista verso un paese senza oppressione, sfruttamento e guerra.
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