www.resistenze.org - popoli resistenti - bangladesh - 16-02-07

Crisi politica in Bangladesh
 
di Marcello Graziosi
 
Assume contorni sempre più pericolosi la vera e propria crisi istituzionale che si è aperta in questi ultimi mesi in Bangladesh, tanto che le elezioni politiche, previste per il 22 gennaio 2007, sono state rimandate a seguito di violenti scontri di piazza. Non è la prima volta nel corso dell’ormai più che trentennale storia di questo instabile paese del subcontinente indiano di oltre 125 milioni di abitanti – provincia orientale del Pakistan fino al 1971 e da allora indipendente – che l’opposizione minaccia di boicottare il voto, accusando i partiti al governo di aver pianificato una frode. Situazione che si è verificata più volte, coinvolgendo dai primi anni ’90 del secolo scorso le due maggiori forze politiche del paese, a ruoli spesso invertiti: il Partito Nazionalista del Bangladesh (Pnb), che rappresenta gli ambienti della destra liberista e comunalista, alleatosi con la parte più radicale tra i partiti islamici; la Lega Awami (Law), forza politica di ispirazione progressista e filo-indiana, protagonista della lotta per l’indipendenza e della prima Costituzione del 1972, fondata sui principi del secolarismo, nazionalismo, socialismo e democrazia.
 
Dopo un quinquennio di governo guidato dal Pnb, e precisamente da Khaleda Zia (vedova del Generale Ziaur Rahman, autore del colpo di stato del 1975 e fondatore del partito), il potere avrebbe dovuto passare ad una sorta di “governo tecnico” che, guidato da un’autorità riconosciuta neutrale, aveva il compito di organizzare le elezioni. L’opposizione ha contestato con grande energia la nomina effettuata, ritenuta di parte, tanto che, con una sorta di colpo di mano, lo stesso presidente Jajuddin ha deciso di assumere direttamente questo incarico, al di fuori di ogni norma costituzionale. Nei disordini che ne sono seguiti si sono contati almeno 50 morti, con l’esercito schierato nelle strade di Dhaka. A guidare il cartello dell’opposizione è la Law di Sheikh Hasina, figlia di “Mujib”, il primo ministro dell’indipendenza dal Pakistan, già alla guida del governo dal 1996 al 2001. “Se la crisi politica dovesse ulteriormente aggravarsi – ha commentato il Comitato Centrale del Partito Comunista Indiano (Marxista) ai primi di gennaio del 2007 – vi è il rischio concreto che l’esercito intervenga e assuma il potere. Tale prospettiva potrebbe avere il sostegno degli Stati Uniti, ma segnerebbe una decisa sconfitta per le forze democratiche del Bangladesh e potrebbe avere forti ripercussioni anche sull’India”. Il piccolo Partito Comunista del Bangladesh, da parte sua, dopo aver accusato la Law di aver accettato nella grande coalizione forze moderate legate al precedente governo, ha dichiarato di voler lavorare nella direzione di costituire un’Alternativa Democratica e di Sinistra nel paese.