www.resistenze.org - popoli resistenti - burkina faso - 05-09-07 - n. 193

da rebelion.org
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=55665
 
La rivoluzione, 24 anni fa
 
Hien Jonas e Kassim Kongo
 
Bendré
 
04/09/2007
 
Burkina Faso, 4 agosto
Alto Volta: un paese di 274.000 km2 e sette milioni di abitanti, nel cuore d’Africa. Per molti decenni l’Alto Volta, come la maggior parte degli stati africani, ha patito la dominazione coloniale. E per decenni questo paese ha sognato un capo di stato capace di fare cambiamenti strategici per la creazione di un nuovo Alto Volta, con grandi ambizioni per un autentico sviluppo.
 
In questo contesto, a sera inoltrata, alle 21; 30 del 4 agosto 1983, apparve un uomo che avrebbe dato corpo e vita al sogno dei voltaici: si chiamava Thomas Sankara. Era un militare, un soldato dell’esercito con il grado di capitano. Aveva raggiunto la guida del Consiglio Nazionale della Rivoluzione (CNR), il nuovo governo.
 
Era un Capo di Stato e il leader dei sette milioni di voltaici, un patriota ineguagliabile e un portatore di speranze.
 
Thomas Sankara proveniva da una famiglia modesta, e lottò per la causa della sua patria e del suo popolo fin da giovane. Il suo trionfo l’ebbe dopo l’assurda guerra contro il popolo fratello del Mali, nel 1974, da lì nacquero le sue istanze rivoluzionarie che portò nel Comitato Militare di Rilancio del Progresso Nazionale (CMRPN) quando, ancora ufficiale dell’esercito, copriva la carica di Segretario di Stato e dell’Informazione, e poi in qualità di Primo Ministro del Consiglio di Salvezza del Popolo (CSP). Quegli incarichi gli permisero di distinguersi, ed agli occhi dei voltaici si presentò come un uomo di grandi qualità. La lotta antiapartheid ed antimperialista condotta dal Presidente Sankara avrebbe più tardi confermato l’impressione positiva di quella “notte del 4 agosto 1983 sotto il cielo stellato della nostra patria”.
 
Impegnato nella guida della lotta contro l’imperialismo dominante, il presidente Thomas Sankara si preoccupava anche dello sviluppo del paese. L’Alto Volta era arretrato sotto tutti gli aspetti dello sviluppo ed il presidente Sankara sembrava volesse correre, per far uscire il popolo da quella condizione. Per il popolo, organizzò e condusse attivamente la lotta con tutta la nazione per costruire un paradiso libero e prospero; il 4 agosto del 1984 battezzò l’Alto col nome: “Burkina Faso”, che significa “il paese degli uomini liberi”.
 
La presa del potere del regime rivoluzionario permise l’applicazione di un vasto programma di costruzione di una nuova patria, quel programma contenuto nel Discorso d’Orientamento Politico (DOP) pronunciato il 2 ottobre del 1983 dallo stesso Sankara. Egli confermò la sovranità del popolo tramite la Rivoluzione Democratica e Popolare (RDP) antifeudale ed antimperialista. L’esercito fu mobilitato per quella causa, ed avrebbe effettivamente cominciato a trasformare la mentalità popolare, che a partire da allora veniva a conoscere - per la prima volta - i propri diritti e doveri.
 
Nei suoi discorsi profetici e visionari, T. Sankara prevedeva le grandi convulsioni economiche e l’impoverimento del continente africano. Per prevenire i futuri disastri impegnò il popolo del Burkina Faso sulla via del lavoro instancabile, della produzione e del consumo nazionale, in altre parole “a contare anzitutto solo sulle proprie forze.” Rispetto ai popoli africani, gettò un guanto di sfida alle potenze capitaliste: predicò la creazione degli Stati Uniti d’Africa, come avevano già fatto molti altri leader africani. L’unione africana avrebbe dovuto avere la propria moneta, simbolo dell’autentica unità degli africani, necessaria per prendere le redini del proprio destino.
 
Per Sankara, l’aiuto esterno allo sviluppo, quello profuso dalle potenze capitaliste, era una sorta di corruzione, di alienazione ed un metodo efficace per disorganizzare gli africani, col fine di dominarli meglio. Perché se fosse stato vero aiuto, quei paesi donatori avrebbero dovuto cominciare proprio dalle zone più povere di quegli stessi paesi.
 
Nel Burkina Faso la rivoluzione proseguiva liberando le coscienze. Il presidente T. Sankara si mise d’impegno a cercare di risolvere i complessi problemi della disoccupazione, dell’emancipazione della donna della promozione dei giovani, e per la lotta contro la prostituzione e la mendicità. Si appellò all’unità nazionale bandendo “i funzionari e i militari corrotti, i commercianti disonesti, i reazionari e i servi locali dell’imperialismo”, vale a dire i “nemici del popolo”.
 
La Francia era continuamente segnalata per la sua ingerenza nelle questioni dei paesi africani indipendenti, motivo per cui il presidente burkinese non capiva la necessità di basi militari francesi in alcun paese africano che si definiva “indipendente”. L’eterna alleanza della Costa d’Avorio con la Francia era, secondo il presidente del Consiglio nazionale della Rivoluzione, la presenza dell’imperialismo alle porte del Burkina Faso.
 
In cambio, i paesi progressisti come Libia, Cuba, Corea del Nord ed altri sostenevano la rivoluzione burkinese. Sankara prevedeva di fondere Ghana y Burkina Faso in unico stato, sarebbe stato quello l’inizio della federazione dei paesi africani. Nella storia politica dell’Alto Volta non si era mai visto un uomo rischiare tanto la propria vita per condurre il paese ed il popolo sulla strada della prosperità e della vittoria con convinzione, come fece Thomas Sankara.
 
Questa è la ragione per cui il presidente del CNR era l’orgoglio del popolo burkinabé. I popoli di tutto il mondo rispettavano profondamente quel “enfant terrible” dell’Africa francofona “di acuta intelligenza”, “il presidente più sorprendente del pianeta”, che volle inventare il futuro per i popoli in lotta.
 
Thomas Sankara liberó le coscienze e trasformò la mentalità dei burkinesi per l’eternità. Creò coscienza collettiva nella gioventù africana.
 
Quella speranza fu assassinata, insieme a 12 suoi collaboratori, giovedì 15 ottobre 1987, alle 16:30 circa, a Ouagadugú, Burkina Faso, da uomini armati facenti parte dell’esercito nazionale.
 
In occasione del 24° anniversario della rivoluzione burkinese, dobbiamo ricordare l’immagine di un uomo che visse una vita utile per tutti.
 
Hien Jonas
 
Commemorazione del 4 agosto
 
Che pensava T. Sankara della gioventù?
 
Se il 15 ottobre 1987 non fosse successo ciò che sappiamo tutti, la rivoluzione del CNR quest’anno avrebbe compiuto 24 anni. Un’età matura, come quella di molti giovani burkinesi e africani che la videro nascere e crebbero in essa.
 
La rivoluzione del 4 de agosto 1983 fu considerata dalla gioventù come la porta aperta allo sviluppo partecipativo, quello dell’Africa che pensa per se stessa, ovviamente nel rispetto degli altri popoli. Forse dopo il discorso di Baule (1), i capi storici della rivoluzione sarebbero diventati democratici, pluralisti, chissà se questo avrebbe funzionato oppure no.
 
Se J.J. Rawlings riuscì a praticare entrambe le vie, bisogna pensare che il suo amico Thom Sank avrebbe potuto fare lo stesso, in certi casi cambiando la sua divisa con vestito e cravatta, e in molti altri con gli abiti di Faso dan Fani (2), sempre con la pistola dall’impugnatura d’avorio in evidenza, s’intende. Yasser Arafat lo ha fatto, il lider maximo Fidel Castro anche. E se…
 
E se.. come dice la canzone dei Yeleen (3). Con il “se”, si dice, tutto può essere.
 
E’ il permesso per sognare.
 
Durante la rivoluzione i giovani furono la punta di lancia. Era la gioventù che portava la torcia, perché in essa stava il futuro della nazione. Per questo molte cose furono fatte solo per e dai giovani. Era necessario formare una gioventù cosciente e adeguata a dirigere e realizzare lo sviluppo del paese. La parola d’ordine, l’amore per la patria, si saldava a tutto ciò che non era né egoista né meschino.
 
La rivoluzione è passata, e con lei i suoi nobili ideali. Che penserebbe oggi Thom Sank della gioventù che amava tanto? Se potesse mandare una lettera dall’oltretomba, arriverebbe con le pagine bagnate dalle sue lacrime. Quell’uomo non si riconoscerebbe più nei suoi giovani, futuro della nazione.
 
I fatti sono disarmanti. Ciò che colpisce di più è la propensione alla frode: i giovani dirigenti di oggi sono dediti alla frode per procurarsi dei titoli. Che faranno per riempirsi le tasche quando saranno a posti di responsabilità, giacché il nostro sistema pone al di opra di tutti chi ha un titolo?
 
Non si tiene conto dell’avvertimento del defunto Ki-Zerbo, che assicura che un titolo vale solo per ciò che vale chi lo possiede. Come fa qualche sportivo - e i ciclisti sono i più incriminati - si usano dei sotterfugi per essere lì dove non si meriterebbe di stare. Gli sportivi si dopano. E i nostri giovani studenti frodano. Con la rivoluzione, quanti casi di frode agli esami si erano visti? Se ci sono stati, si potrebbero contare sulle dita di una sola mano Ora, se si facessero esami o concorsi senza frodi, si stupirebbe persino l’amministrazione. A Thom Sank non basterebbe rivoltarsi nella sua tomba, dovrebbe alzarsi, prendersi la testa fra le mani per piangere e chiedere aiuto all’onnipotente per il suo popolo che cola a picco.
 
Dietro la consuetudine della frode segue il carrierismo. Con il medesimo sistema i giovani accedono immediatamente ai posti di responsabilità; la via maestra è quella della politica della pancia. Si mettono sotto la protezione dei “Mogo-Puissant” (i dignitari influenti della repubblica, NdT) e fungono da “portatori d’acqua” nelle lotte per il potere dei grandi.
 
Si vedono questi “giovani potenti” agitarsi per difendere quella o quell’altra camarilla, ed alcuni riescono anche a raggiungere dei posti nell’amministrazione pubblica o nel settore privato, dove sono pagati per continuare ad adulare e a vendersi agli interessi di chi sta sopra di loro. Sono vere cancrene che propagano confusione e la negazione degli interessi generali. Che miseria!
 
Alcuni hanno escogitato un sistema più efficace per farsi valere; si tratta della creazione di associazioni apparentemente politiche, che non a caso fioriscono prima delle elezioni. Nascono come funghi e servono per produrre consenso. Un altro sistema valido è poi proclamarsi “amico del Gran Sachem” (capo della tribù NdT). Lavorano per il loro amico e quello in cambio gli permette di piazzarsi meglio nella società.
 
Come soffrirebbe Thom Sank tutto ciò, lui che ha sempre lottato contro il culto della personalità!
 
Kassim Kongo
 
La vergogna
 
Dal 4 agosto del 1983 al 4 agosto del 2007. Sono passati 24 anni. I patrioti progressisti fecero uscire il paese dall’anonimato proclamando una rivoluzione. Per quattro anni la popolazione voltaica divenuta burkinabese, intrapresero un processo di trasformazione progressivo e progressista in tutti gli aspetti della vita sociale. A lungo termine e come in tutte le rivoluzioni che scrissero il destino del mondo come quella francese, americana o russa, la rivoluzione si assunse il destino del popolo, per il popolo e con il popolo.
 
Questa partenza subì un arresto, una sera del 1987, tra le 16,00 e le 16:30, quando un commando fece fuoco abbattendo quel leader carismatico del movimento che era Thomas Sankara. Quel giorno la rivoluzione fu affossata.
 
Oggi è il 4 agosto del 2007: questa giornata evoca contemporaneamente speranza ed amarezza, allegria e tristezza. Speranza ed allegria perché il 4 agosto del 1983 si era aperto un cammino verso un destino comune fatto di sacrifici e lotte “quelli che vivono sono quelli che lottano”.
 
Amarezza e tristezza perché quella parentesi di speranza appena aperta fu chiusa in modo crudele e inumano solo quattro anni più tardi. Da allora, quella amarezza è un segnale di resa impressa nei valori di un paese e di un popolo: il Burkina Faso e i burkinesi.
 
Questo stato d’animo si estende in tutta l’Africa. Ne ha scritto Edem Kodjo: “Morto Thomas Sankara, il continente affonda più che mai in una dolora perplessità. L’Africa, la cui immagine non è la più gloriosa, che si trascina al cospetto delle nazioni con la mano tesa, che si rappresenta come una perenne minorata incapace di farsi carico del proprio destino, di tirar fuori la luce della sua creatività e del suo positivismo, è sempre più screditata. E i suoi figli sperimentano un solo sentimento: la vergogna.”
 
Dopo aver assistito impotente alla deportazione delle sue braccia più valide nella schiavitù, il popolo africano ha sotterrato i suoi migliori capi; Sankara e Marien N’Gouabi, se ne sono andati.
 
I popoli hanno accettato che qualcuno dei loro, mossi dall’egoismo, portino i loro cervelli altrove. Lumumba, assassinato, e N’Krumah, anche loro se ne sono andati. Ma il tempo darà loro ragione Così vanno le cose per gli africani.
 
Como diceva preoccupato dopo il 15 ottobre uno studiante ruandese: “Addio Sankara, tu non sei più qui, come gli altri. La tua partenza mi fa pensare. Gli africani sono coscienti di quello che fanno?”
 
(1) Nella Conferenza Franco-Africana del1991 celebrata a La Baule, François Mitterrand, allora presidente della Francia, invitò i suoi omologhi africani a riformare i loro regimi, in senso democratico e condizionò la continuità della cooperazione francese alla fine dei governi dal partito unico e all’apertura al multipartitismo e alla democrazia, così come allo sradicamento della corruzione. Si legga in: http://www.asodegue.org/septiembre1506.htm
 
(2) Associazione dei disegnatori tessili del Burkina Faso che stanno divulgando una nuova moda basata sui tessuti e abiti tradizionali del paese, che sta diffondendosi in tutto il mondo. La disegnatrice più importante de questo movimento è Clara Lawson, che organizza sfilate e presentazioni in vari paesi occidentali con slogan del tipo: “vestiti per la pace” o “per la lotta contro l’AIDS”.
 
(3) Gruppo musicale burkinese di soul e rap comparso sulla scena musicale del paese nel 2000, che ha subito attirato l’attenzione di pubblico e professionisti con il primo disco: “Il sentiero della tragedia”
 
Il duo propone una fusione di sonorità musicali, stili e sensibilità di nord e sud, associando dolci melodie e ritmi rap, con ispirazioni profondamente africane e testi impegnati. Yeleen è immediatamente diventato il portavoce della gioventù alla ricerca del benessere sociale.
 
Si legga in: http://www.journalbendre.net/spip.php?article1829〈=fr
 
*Hien Jonas è il vicepresidente del comitato organizzativo del 20° anniversario del 15 de ottobre (assassinio del presidente Thomas Sankara), ad Uagadugú, Burkina Faso, e collaboratore di Bendré, “Settimanale d’informazione e riflessione del Burkina Faso”.
*Kassim Congo è un altro collaboratore di Bendré.
*Caty R. fa parte dei collettivi di Rebelión, Cubadebate e Tlaxcala.
 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR