www.resistenze.org - popoli resistenti - bolivia - 14-07-07
Riceviamo dai compagni del Partito Comunista di Bolivia una loro dichiarazione sugli sviluppi della situazione nazionale e sulle caratteristiche dell’attacco scatenato dalla destra oligarchica e filo-imperialista al processo di cambiamento in corso nel paese. Volentieri traduciamo e pubblichiamo.
da: domich2001@hotmail.com
Dichiarazione del Partito Comunista di Bolivia
08/07/2007
La Commissione Politica del Partito Comunista di Bolivia, dopo un’esaustiva analisi della situazione politica che sta attraversando il paese, si rivolge a tutto il popolo boliviano per illustrarne gli aspetti più importanti.
Dalla seconda metà di giugno, in particolare, si è acutizzata la tensione sociale con l’ingresso di altri settori nell’arena del confronto politico; ciò si è visto soprattutto nelle marce verso Sucre. Alcune di queste marce facevano riferimento a questioni importanti, discusse nell’Assemblea Costituente, mentre altre pretendevano di concentrare l’attenzione su argomenti per la verità secondari, ma che hanno aiutato a mettere in evidenza le vere intenzioni di una destra sempre più sfacciata. Per citare un esempio, facciamo riferimento alla mobilitazione di studenti e cattedratici di alcune università private in “difesa dell’autonomia”, dell’insegnamento privato e della “libera scelta” del tipo di insegnamento desiderato. Queste parole d’ordine non potrebbero essere più ipocrite nel loro tentativo di coprire intenzioni torve che cercano di strappare vantaggi come quello di esentare le università private dal pagamento di imposte e di permettere la “libera importazione” di investimenti per l’insegnamento. Ciò equivarrebbe alla “costituzionalizzazione” del mercato libero per l’insegnamento privato. Oltre ad avere un fondamento cinicamente mercantile, il movimento ha un carattere apertamente politico ed è finanziato dalla destra. La sua reale motivazione è attuare il boicottaggio e far fallire l’Assemblea Costituente e provocare maggiore tensione e disordine propizio alla cospirazione che punta all’abbattimento del governo.
Strategia della tensione continua
Non è assolutamente casuale che si siano trovati a coincidere nuove mobilitazioni e scioperi, come quello dei panettieri a La Paz, l’occupazione provocatrice del colle Posoconi a Huanuni, il mancato approvvigionamento di gas e di benzina e l’aumento ingiustificato e provocato dei prezzi dei beni di prima necessità. I blocchi stradali soprattutto nei dipartimenti di Santa Cruz, di Beni e Taija si moltiplicano e stanno rendendo caotico il trasporto di passeggeri e merci. Risulta paradossale che lo scontro più pubblicizzato sia stato quello con i minatori di Huanuni. Al di là della legittimità dei loro argomenti si percepisce, certamente, un’intemperanza inspiegabile e una strana reticenza a dialogare. A ciò si aggiunge la riapparizione di discussi ex dirigenti sindacali di oscure trascorse appartenenze e sospette connivenze con il recente passato. La ricerca dello scontro e la campagna mediatica – quasi senza risposta da parte di un esecutivo vacillante – configurano un chiaro uso della “strategia della tensione” che lascia prevedere la conclusione degli avvenimenti. Però, questi problemi potrebbero essere superati con relativa facilità, se non si svolgessero sullo sfondo della contraddizione più acuta e pericolosa, quella che minaccia l’unità nazionale e la cui manifestazione è lo scontro tra oriente e occidente. La destra politica, consigliata, finanziata e collusa con l’imperialismo persegue l’obiettivo di trasformare tale contraddizione in antagonistica, acutizzandola al massimo e spingendo l’Assemblea Costituente in un vicolo cieco.
Sfide trasformatrici della Costituente
Il fallimento dell’Assemblea Costituente o anche la sconfitta delle forze della destra in essa presenti sarebbero il pretesto per abbandonare le forme pacifiche del confronto politico e passare alla violenza aperta. Ma quali sono il contenuto e l’essenza di tali confronti? Ovviamente, il contenuto è dato dagli interessi e dalle aspirazioni nazionali-etniche regionali. Ma è la sua essenza classista, in ultima istanza e in una società capitalista, a essere determinante. Da un lato ci sono le posizioni di una destra che non vuole riconoscere il carattere multinazionale, plurilinguistico e pluriculturale della Bolivia, ma che, soprattutto, non vuole perdere il dominio delle ricchezze, delle terre e dello sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori. In particolare l’oligarchia orientale è la portabandiera di queste posizioni che puntano sicuramente al separatismo. La bandiera delle autonomie aiuta a dissimulare i veri propositi che ormai si dimostrano francamente sediziosi. Un esempio lampante di ciò è la proclamazione del “giorno dell’autonomia” a cui si dà rilievo “nazionale”; la presentazione dello Statuto “Autonomico Departamental”; l’anticipato appello alla disobbedienza civile qualora la nuova Costituzione non risulti gradita; l’inaccettabile proposta di arrogarsi il diritto di regolare la migrazione, la creazione della carta di identità di Santa Cruz e infine la facoltà di dettare leggi proprie e di organizzare proprie istituzioni di sicurezza. Ma sono particolarmente i preparativi bellici e l’imminenza dello scatenamento della violenza da parte di organizzazioni di chiara marca fascista a preoccupare di più. Il traffico di armi e la preparazione di gruppi d’assalto vanno avanti già da tempo e qualcuno sta in agguato aspettando il fallimento dei metodi politici.
Mosse spropositate che portano acqua al mulino golpista
A causa delle poco meditate dichiarazioni di un ministro dell’area economica, in merito alla yucca che potrebbe rimpiazzare il pane, si è scatenata una feroce offensiva dei mezzi di comunicazione che vuole provocare l’aumento dei prezzi e l’inflazione. Insieme ai mezzi di comunicazione, ci sono anche metodi classici come la diffusione di voci che, purtroppo, sono “confermate” dalle dichiarazioni di funzionari infami o di gruppi alleati o di individualità instabili e vacillanti che, in realtà con le loro affermazioni e pose radicaloidi fanno il gioco della destra. Quella fabbrica delle voci, dietro cui si nasconde la destra, diffonde fandonie come “la confisca delle case, la liquidazione dell’insegnamento privato, l’assalto alla proprietà agraria, la liquidazione del trasporto privato di passeggeri, la chiusura dei mezzi di comunicazione”, ecc. ecc.
In definitiva, si può affermare che la cospirazione antidemocratica sta ricorrendo a tutti gli espedienti già conosciuti dal popolo boliviano; aggiunge ad essi nuove versioni come quella del “golpe morbido” o del “golpe strisciante”. Questa non è che una versione aggiornata del vecchio metodo del golpe controrivoluzionario. Lo scopo è lo stesso: o interrompere brutalmente un processo di cambiamento o evitare preventivamente che vengano intaccati determinati interessi.
Pilastro della stabilità, l’organizzazione popolare
Al momento il governo sta basando la sua sicurezza sulle Forze Armate e sulla Polizia Nazionale. Fortunatamente la risposta è positiva, rispettosa della legalità, da parte dell’Alto Comando e individualmente da parte di patrioti in uniforme, soprattutto delle Forze Armate. Ma non si può ignorare che esiste un lavoro sistematico esercitato su di esse, da parte della destra e dello stesso imperialismo. Come in qualsiasi congiuntura politica l’atteggiamento di queste due istituzioni dipende dai rapporti di forze nella società. Di qui deriva la necessità di rafforzare la base sociale che appoggia il cambiamento. Ma siamo di fronte ad una realtà diversa e preoccupante. Molte basi sociali popolari operano in modo anarchico e invece di contribuire ad un clima di serenità e saldezza per il cambiamento, mostrano un “movimento dei movimenti” intemperante e intransigente che non accetta coordinamento e regole.
Ridefinizione delle politiche e rafforzamento del processo
Di fronte a questa situazione, il governo sembra aver smarrito l’orientamento e si comporta in modo confuso, nel momento in cui la sorte del processo esigerebbe decisioni e l’assunzione di misure serie in vari ambiti, particolarmente nell’economia, in materia sociale e nella politica.
In ambito economico è necessaria l’adozione di un piano di emergenza che eviti le pressioni sulla produzione e la circolazione dei prodotti e dei servizi di prima necessità, approfittando del fatto che, fortunatamente, si può contare su importanti riserve internazionali. E’ necessario dare impulso agli investimenti e creare fonti di lavoro. Occorre contrastare l’intento neoliberale di depositare le nostre riserve all’estero per guadagnare interessi. E’ fondamentale invece rafforzare l’apparato produttivo nazionale.
In ambito sociale: approvare una nuova legge delle pensioni e contemporaneamente attuare la Legge Generale del Lavoro, abrogando il decreto 21060.
In ambito politico: la creazione di un centro articolato che ottenga la partecipazione organica tanto delle organizzazioni politiche di sinistra quanto dei movimenti sociali. Occorre avviare un lavoro realmente articolato con i militanti di base del MAS e con i suoi dirigenti non settari e meno condizionati dal pregiudizio.
E’ necessario l’ampliamento del periodo delle sessioni dell’Assemblea Costituente. Ma occorre approfittare di questo periodo per formulare e riformulare decisioni su aspetti centrali: visione del paese, diritti dei lavoratori e difesa della sovranità nazionale e delle risorse naturali, autonomie dipartimentali e autonomie indigene che rispondano ad un esame scientifico della struttura nazionale-etnica del paese. E’ anche necessaria una precisione del lessico in questa materia. Le competenze e le prerogative delle autonomie possono solo essere discusse e risolte nell’ambito della nuova Costituzione Politica dello Stato boliviano, che riconosca il carattere multinazionale (plurinazionale), plurilinguistico e pluriculturale e in un nuovo parlamento e attraverso leggi specifiche. Qualsiasi anticipazione o attuazione de facto delle autonomie rappresenta un attentato all’unità nazionale.
Nel movimento sindacale si impone una riorganizzazione che consegni ai lavoratori il ruolo che storicamente esso è chiamato a giocare nel processo di cambiamento sociale progressivo.
Per superare le mancanze annotate con un approccio critico e autocritico, e far fronte alle ragioni di fondo dell’attacco destabilizzatore, occorre, insieme ad un’adeguata diagnosi, dimostrare la volontà politica di dare coerentemente impulso all’unità di azione delle forze progressiste e patriottiche della città e della campagna. In tal senso, nella linea conseguente di sostegno all’avanzata nel processo di cambiamenti, è imprescindibile conseguire la più ampia unità popolare attraverso rinnovati canali di partecipazione dei cittadini e decisioni che garantiscano il suo continuo approfondimento, a vantaggio del popolo e del cammino liberatore intrapreso per il riscatto della patria.
Commissione Politica del Partito Comunista di Bolivia
La Paz, 8 luglio 2007
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare