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- popoli resistenti - bolivia - 19-07-11 - n. 373
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
I “latifondi mediatici” stanno per sparire
Fortunato Esquivel
Alai.net
14/07/2011
La legge sulle telecomunicazioni oggi in vigore é stata approvata nel 1997, in settimana il parlamento affronterà il dibattito (1) per la nuova legge a vantaggio della popolazione boliviana e probabilmente sarà la fine per i monopoli dei media. La legge in vigore, approvata dal governo neoliberale di allora, aveva riordinato lo spazio delle emittenti per eliminare quelle sindacali, gli unici media dell’opposizione. Da allora la durata della licenza diventò di vent’anni. La scadenza sarà quindi nel 2017, ma per allora sarà in vigore la nuova legge in fase di dibattito.
Le autorità hanno preannunciato che la ripartizione delle radiofrequenze sarà del 33% per il settore privato, 33% per il settore pubblico (governo, municipi e università) e 34% per le radio comunitarie, i popoli indigeni e i contadini.
Ora il 98% delle frequenze sono in mano al settore privato, il che ha permesso la creazione di autentici “latifondi mediatici” che hanno garantito potere politico per manipolare l’opinione pubblica. La nuova legge tratterà solo gli spazi radiotelevisivi, ma é bastato annunciarla per mobilitare i padroni dei media che già denunciano danni ai loro interessi. Il leader dei proprietari di radio è un ex impiegato dell’ambasciata statunitense abile produttore di programmi a Voice of the America. Ha detto che la nuova legge pretende di dividere le frequenze in gruppi settari.
La nuova Legge delle Telecomunicazioni metterà in regola il possesso delle frequenze. Dovrebbe evitare che banchieri e potenti gruppi economici possano accedervi, dato che le usano per garantirsi il potere e oltretutto sono elementi strategici che non possono certo rimanere in mani straniere.
In questa fase di cambiamenti, i media dovrebbero essere al servizio degli interessi generali di tutti i boliviani mediante una comunicazione libera, egualitaria, partecipativa e coinvolgente, attenta agli interessi dei popoli, le cui lotte per cambiamenti radicali vengono da molto tempo indietro.
Se facciamo caso all’attualità, ci rendiamo conto che i media servono le oligarchie. Sono i loro strumenti di dominio a beneficio dei loro esclusivi interessi, ragione per cui bisogna confidare che la nuova legge la farà finita con questo patrimonio dell’oligarchia, facendolo diventare una proprietà di tutti i boliviani.
I monopoli verso la loro fine
La Legge sulle Telecomunicazioni rimpiazzerà quella vigente e regolerà il funzionamento tecnico dei media audiovisivi. Più avanti, sarà la volta di un’altra legge sui Media che potrebbe normare i contenuti e l’esercizio legale dei comunicatori, cominciando proprio dai padroni, che ora nella stragrande maggioranza dei casi non hanno nulla a che vedere col giornalismo. Auguriamo un lavoro proficuo ai legislatori che senza paura dovranno continuare su questa strada con il sostegno necessario. Approvando tale legge, si spazzerà via quella neoliberale in vigore da quattordici anni che fa regnare il disordine nelle frequenze e nei contenuti, soprattutto nel loro numero; le radio superano le mille emittenti e i canali televisivi sono circa 500.
Le oligarchie mediatiche
Tre reti televisive hanno accumulato un enorme potere di manipolazione dell’opinione pubblica, al loro servizio politico e settario in opposizione feroce ai veri cambiamenti in corso in Bolivia.
Chi sono i proprietari e che interessi rappresentano? Eccoli:
Red Uno
Il suo proprietario è il politico imprenditore croato Ivo Kuljis Fütchner. In società con Gonzalo Sánchez de Lozada (MNR), Carlos Palenque (CONDEPA), Johnny Fernández (UCS) e Manfred Reyes Villa (NFR). Come politico é stato un fallimento, ma ha ottenuto benefici per le sue aziende.
In campo imprenditoriale è legato a successi bancari, della rete di supermercati Hipermaxi, dei frigoriferi Fridosa, delle industrie Kupel, di allevamenti in grande scala, d’istituti scolastici ed esportazione di soia e beni di base.
Red PAT
E’iniziata con un notevole impegno di giornalisti associati per far capire che dai professionisti si può ottenere una televisione meno alienata. In effetti, all’epoca, Red PAT è stata unica nel panorama nazionale. Ma le imparzialità non sembrano avere futuro in questo paese e così questa rete si é orientata verso il neoliberismo fino a cadere nelle mani dell’imprenditore di origine araba Abdalá Daher, i cui interessi, fra l’altro, sono legati a importazioni elettroniche. Daher é conosciuto in ambito politico e l’unico scandalo che gli si attribuisce é l’essere stato costretto a contributi per Eduardo Rosza Flores, usato per guidare il separatismo di Santa Cruz.
Red UNITEL
Questa é la rete più radicale dei latifondi mediatici, filiale della CNN nordamericana e proprietà della famiglia Monasterios, il cui principale rappresentante è Osvaldo Monasterios Áñez, attivo militante del MNR e parlamentare in almeno due occasioni.
La sua rete deve difendere parecchie cose, perché i Monasterios sono legati a enormi aziende bancarie, fabbriche di bibite e di gelati, alcool e derivati, aziende zootecniche (allevamento di bovini razza Nelore), importazione di mobilia e l’amministrazione della Zona Franca Zoframaq (Puerto Suárez).
Certo che d’interessi ne hanno. Un potere economico così grande e difeso da una cricca di giornalisti attraverso programmi abilmente concepiti per condurre una tenace opposizione al processo di cambiamento, sulla base di sondaggi e inchieste chiaramente manipolate, che non fanno altro che smentire le loro poco credibili pretese di imparzialità.
I parlamentari che si occuperanno della nuova Legge sulle Telecomunicazioni devono affrontare la questione se i media devono stare nelle mani di potenti imprenditori in grado di influenzare l’opinione pubblica, e se hanno la collaborazione di manipolatori occulti, che sappiamo esserci.
Nota
(1) NDLR: La Camera dei Deputati ha approvato il progetto di legge sulle telecomunicazioni che garantisce la distribuzione equa delle frequenze, che dovrebbe essere girato alla Camera Alta (Senato) per essere approvato.
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